Juve Campione:godooooooooooooooooo..........

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  • swanz
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    • Provincia Varese
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    Oggi con l'Ascoli non abbiamo giocato bene, ma sono queste le partite che poi alla fine contano: vincere anche in giornate così così.

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    • Steel77
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      Originariamente Scritto da swanz
      Oggi con l'Ascoli non abbiamo giocato bene, ma sono queste le partite che poi alla fine contano: vincere anche in giornate così così.
      già,e grazie al grande alex

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      • Peppe83'
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        • Jan 2001
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        Dai Juve avanti così....Non abbiam brillato oggi nper la scarsa vena di alcuni colossi...Camoranesi Trezegol (non servito...) Vieira Ibra....Ma cmq non abbiam demeritato...Ottimo Ascoli. FORZA JUVE!!!

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        • Steel77
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          • Feb 2002
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          La Juve soffre, ma vince
          I bianconeri si trovano ad inseguire il Parma, in vantaggio con Delvecchio, ma Camoranesi e Vieira rovesciano il risultato e regalano il quinto successo di fila alla capolista


          PARMA, 24 settembre 2005 - Cambia il copione, non il finale, a lieto fine, del film bianconero. La Juventus passa anche a Parma, dopo essersi trovata in svantaggio, grazie al terzo gol di Vieira, vero valore aggiunto della versione 2005-06.
          Squadra rivoluzionate rispetto alle previsioni della vigilia. Beretta recupera Bonera e sulla sinistra del centrocampo schiera Delvecchio, un attaccante, forse per tenere sulle sue Camoranesi. Capello rispolvera Thuram al centro della difesa e in avanti propone il tandem Zalayeta-Trezeguet. Titolare anche Mutu, schierato sulla fascia mancina di centrocampo.
          La gara è combattuta, nervosa, a tratti anche cattiva. Nel clima da arena il Parma dimostra di trovarsi a suo agio: Simplicio e Grella contrastano e recuperano palloni, la capolista non trova spazi. Il vantaggio degli emiliani arriva al 13': lo firma Delvecchio, che sorprende Pessotto e con un sinistro incrociato ben calibrato trova l'1-0. Per la prima volta in campionato la Juventus si trova in svantaggio. I bianconeri vanno in affanno, stentano in fase di rifinitura, le occasioni latitano, gli attaccanti sono a corto di rifornimenti e Mutu non ingrana, il solo Camoranesi riesce a inventare qualcosa. Quel qualcosa diventa una gemma al 44', quando l'italo-argentino si inventa un destro stupendo dal limite dell'are che pareggia i conti e penalizza un buon Parma.
          Nella ripresa è tutt'altra Juve. Non solo per l'ingresso di Emerson al posto di Giannichedda. I bianconeri partono subito aggressivi, e sfiorano il gol due volte, con Zalayeta prima e Trezeguet poi, ma Lupatelli si supera sulla conclusione ravvicinata del francese. Capello inserisce altri grossi calibri, Ibrahimovic e Nedved. Camoranesi, il migliore dei suoi, spedisce fuori di testa di un niente, poi Vieira, imbeccato da una magia di Ibrahimovic insacca il 2-1. La Juve spinge il piede sull'accelleratore e centra il filotto, cinque gare, altrettante vittorie.

          grandi camoranesi e ibra!

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          • Steel77
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            • Feb 2002
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            Juve-rapid Vienna 3-0

            La Juve cala il settebello
            I bianconeri ottengono la settima vittoria consecutiva tra campionato e Champions League. A segno Trezeguet, Mutu e Ibrahimovic, al primo centro in Europa con la Vecchia signora.
            TORINO, 27 settembre 2005 - Sette partite giocate, altrettante vittorie. E' l'impressionante ruolino di marcia della Juventus in questo inizio di stagione tra campionato e Champions League. L'ultimo successo arriva contro i modesti austriaci del Rapid Vienna, ma è pur sempre targato Europa con la E maiuscola, quella della coppa con le grandi orecchie, obiettivo dichiarato della stagione bianconera.
            Solo una sorpresa, in casa bianconera, rispetto alle formazione ipotizzata alla vigilia. Sulla corsia destra di difesa gioca Pessotto preferito a Blasi da Capello. In attacco confermati i giganti Trezeguet-Ibrahimovic, con lo svedese alla ricerca del suo primo gol europeo in maglia juventina.
            Juve padrona del campo fin dalle prime batttute di gara. Nedved e compagni non forzano il ritmo, ma basta poco per mettere in difficoltà il Rapid. Le occasioni fioccano, con Ibrahimovic, testardo nel cercare il centro personale, Trezeguet, Camoranesi ed Emerson, che stasera, complice l'assenza per squalifica di Vieira veste i panni di incursore, con Giannichedda a guardargli le spalle. Il gol arriva, inevitabile, e la firma è quella consueta di Trezegol. Rete pregevole: Ibrahimovic lancia Zambrotta sulla fascia mancina, l'esterno della Nazionale, tra i migliori, mette in mezzo di sinistro ed il centravanti francese, sottomisura, trafigge Payer. Secondo gol in altrettante gare di Champions, quest'anno.
            Nel secondo tempo il ritmo cala ulteriormente, e gli austriaci mettono fuori la testa con un paio di incursioni del nuovo entrato, l'attaccante belga Lawaree. Niente di trascendentale, ma la Juve ha il torto di non provare a chiudere la gara fin da inizio ripresa, e fatalmente rischia qualcosa. Al 15' Capello decide che è arrivato il momento di Del Piero. Il capitano della Juve sostituisce Trezeguet, collezionando così la 100ª presenza in Europa con il club bianconero: un record. Il numero 10 bianconero regala a Ibrahimovic la palla d'oro per sbloccarsi, ma il centravanti svedese, non nella migliore serata, centra Payer in uscita. Pinturicchio, positivo, quindi si mette in proprio: il suo sinistro al volo è da applausi, ma Payer gli dice di no. Così trova gloria Mutu che si conferma recuperato su ottimi livelli: sulla sinistra, a centrocampo, fa quello che vuole e il suo mancino nel finale vale il 2-0. C'è tempo anche per l'evento più atteso: Ibrahimovic con un destro al volo schiacciato per terra su assist di Nedved porta a tre le reti bianconere. La vittoria arriva rotonda e puntuale, ma contro l'Inter, domenica sera servirà una prestazione migliore per centrare il Totogol bianconero: l'otto su otto.

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            • KURTANGLE
              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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              Originariamente Scritto da Steel77
              La Juve cala il settebello
              .

              il settebello lo cala tua sorella
              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
              Originariamente Scritto da GoodBoy!
              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


              grazie.




              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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              • Steel77
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                Originariamente Scritto da KURTANGLE
                il settebello lo cala tua sorella
                meno male che nn ce l'ho

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                • epico
                  L'informatore Esoterico
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                  e meno male che c'era chi diceva che il centrocampo di Milan e Inter era piu forte di quello della juve...ma andatevi a fare un corso a Coverciano.

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                  • Banjo
                    Bodyweb Senior
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                    Originariamente Scritto da epico
                    e meno male che c'era chi diceva che il centrocampo di Milan e Inter era piu forte di quello della juve...ma andatevi a fare un corso a Coverciano.
                    Ma attaccati a questa liana, Epico
                    Originariamente Scritto da master wallace
                    Se solo tu capissi il concetto della ******* e del BB. . ., ma. . chiedo troppo.

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                    • KURTANGLE
                      Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                      Originariamente Scritto da Steel77
                      meno male che nn ce l'ho
                      Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                      parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                      Originariamente Scritto da GoodBoy!
                      ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                      grazie.




                      PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                      • Steel77
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                        Juve, dimostrazione di forza
                        I bianconeri piegano l'Inter 2-0 capitalizzando un grande primo tempo. A segno Trezeguet e Nedved, è l'ottava vittoria bianconera consecutiva tra campionato e Champions


                        TORINO, 2 ottobre 2005 - E fanno otto. Una pioggia di successi per la Juventus, come quella che scende incessante sul Delle Alpi e che fa da scenario alla gara di cartello della giornata. Juve contro Inter. Prima contro seconda in classifica, a tre punti di distanza: in palio, quindi, il primato. E va bene che è presto per guardare alla classifica, ma osservare tutti dall'alto è sempre una bella sensazione.
                        Piove, dunque, a dirotto, come la sera della Supercoppa. Allora l'Inter portò a casa il primo trofeo stagionale, grazie ad una perla di Veron, il grande assente, nei supplementari. Stasera è tutt'altra gara: anche allora la Juve condusse il gioco, ma stavolta trova anche i gol nel corso di un eccellente primo tempo. E la conseguente vittoria, l'ottava in altrettante gare tra campionato e Champions League. Unica battuta vuoto, appunto, in Supercoppa, nel primo impegno ufficiale stagionale. Un ruolino di marcia clamoroso.
                        Confermate le formazione ipotizzate alla vigilia. Capello sceglie Blasi come terzino destro, Thuram recupera, pur non al meglio, in avanti la coppia Ibrahimovic-Trezeguet. L'Inter deve fare a meno di Veron, febbricitante, spazio a Pizarro, matchwinner in Champions League contro i Rangers Glasgow.
                        La Juve forza subito i tempi, neanche fosse lei a dover rincorrere in campionato. Nedved ci prova su punizione, ma non trova, di poco, la porta. Ibrahimovic è in giornata di grazia, scorrazza a tutto campo, mettendo a dura prova la coppia centrale nerazzurra Materazzi-Samuel, ottima contro Toni e Prso nelle ultime uscite, ma in palese disagio contro lo svedese. Ma la Juve fa la differenza soprattutto con la diga mediana Emerson-Vieira. I due mori mettono in difficoltà Cambiasso e soprattutto Pizarro, regista nerazzurro, che non ha il tempo per impostare la manovra. Tamponano, raddoppiano, propongono azioni offensive e si sganciano, soprattutto il gigante francese, in frequenti inserimenti offensivi. L'Inter dapprima scricchiola, poi cede. Punizione potente di Ibrahimovic, Julio Cesar non trattiene, Trezeguet, sempre lui, di testa mette nell'angolino basso. Uno a zero. La Juve insiste, vuole il k.o. E lo trova con Nedved, a segno con un capolavoro su punizione. L'Inter ora sbanda, Materazzi meriterebbe il rosso per un'entrataccia che azzoppa Ibrahimovic, costretto ad uscire. Entra Del Piero. E finisce il primo tempo. La Juve può rifiatare, l'Inter riordinare le idee.
                        L'intervallo trasforma la squadra di Mancini. Ed era l'ora. I nerazzurri bussano subito forte alla porta bianconera con Martins, che di testa colleziona la prima vera palla gol per i nerazzurri. Ma la Juve è squadra esperta, solida, costruita a immagine e somiglianza di Capello. I bianconeri perdono per infortunio anche Thuram e Trezeguet, stringono i denti, ma non si disuniscono. L'inter preme a testa bassa, ma non fa male più di tanto. Più generosa che brillante, più disordinata che lucida. Allora il Mancio tenta il tutto per tutto: fa ricorso all'artiglieria pesante: dentro anche Recoba e Cruz a far compagnia a Martins, il più vivace dei suoi, ed Adriano, in cattiva serata. Inter a quattro punte con Recoba e l'Imperatore che partono da esterni di centrocampo. Non basta, la Juve festeggia il meritato successo: l'Inter sprofonda a -6, dietro alla coppia Milan-Fiorentina, seconda a meno cinque dalla vetta. Di certo non una montagna da scalare, ma dopo sei sole giornate un distacco già significativo.

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                        • KURTANGLE
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                          basta esaltato !!!!!!
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




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                          • swanz
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                            Gran bel risultato. Francamente sul piano del gioco l'Inter se l'è cavata bene, non vedo il motivo di tutte queste critiche. E' vero però che non sono mai arrivati a tu per tu con Abbiati (a parte Martins che però era in ritardo).

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                            • Steel77
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                              La Juve sale sull'ottovolante
                              I bianconeri conquistano l'ottava vittoria in altrettante gare (è record) grazie alle reti di Ibrahimovic, al primo centro in campionato, Mutu e Zalayeta. Lecce generoso, ma poco incisivo

                              LECCE, 23 ottobre 2005 - Otto su otto. La Juventus passa anche a Lecce e allunga l'en plein di vittorie in questo inizio di campionato. Un filotto da record, che eguaglia la Juve del 1930-1931 e quella del 1985-1986. Un successo importante per ridimensionare al rango di episodio il passo falso di Monaco in Champions League e per scoraggiare le inseguitrici. Un successo verso cui ha aperto la strada una firma prestigiosa, quella di Ibrahimovic, che in 5 giorni, tra Bayern e Lecce, ha segnato di più (due reti) che nel resto della stagione (una rete nel finale contro il Rapid Vienna in coppa). Un dato non casuale, Ibrahimovic fa sempre e comunque reparto da solo, ma Capello per alzare trofei, soprattutto in Europa, avrà bisogno dei suoi centri. La Juve non è stata scintillante, ma solida (solo due reti subìte finora in campionato) nel primo tempo e incisiva ad inizio ripresa, del resto giocando ogni tre giorni è difficile aspettarsi prestazioni a cinque stelle. E la panchina è di gran lusso: Chimenti, entrato al posto dell'infortunato Abbiati non lo ha fatto rimpiangere, anzi, Mutu e Zalayeta hanno giocato bene e trovato il gol. Il Lecce non ha mai sbracato, dimostrando però limiti offensivi evidenti, ma andrà giudicato contro avversari più malleabili.
                              Capello mischia le carte in ossequio del turnover. In difesa fiducia a Chiellini sulla fascia sinistra, con Zambrotta che trasloca a destra. A centrocampo Mutu è preferito a Camoranesi, in attacco la coppia Del Piero-Ibrahimovic. Baldini è costretto a mischiare le carte. Diamoutene infatti non ce la fa: dentro Pecorari al centro della difesa, sulla destra recuperato Cassetti. Delvecchio è preferito a Valdes a centrocampo: fuori un fantasista e dentro un incontrista, dunque, la Juve del resto la Juve è prima in classifica, è saggio coprirsi un po'.
                              La Juve parte forte: l'uno contro uno di Ibrahimovic su Stovini è inesorabile, la conclusione incrociata dell'attaccante svedese vale il vantaggio bianconero. E' la prima rete in campionato del centravanti, lo scorso anno a segno 16 volte. La gara è equilibrata, il Lecce, generoso, prova a spingere per cercare il pari, ma l'unica occasione gliela regala Abbiati con un'uscita maldestra, Ledesma si mangia l'1-1. La Juve capisce che non è proprio il caso di rischiare e prova a chiudere i conti con Mutu e Del Piero: Sicignano, sempre attento, respinge in entrambe le circostanze.
                              Nella ripresa la Juve si ripresenta senza Ibrahimovic, ma con uno Zalayeta in più. Il Bradipone smania dalla voglia di giocare, e si sbatte, sfiorando il gol di testa e di piede. La Juve ora è più cattiva, determinata, sfrutta meglio le fasce con Zambrotta e Chiellini, più a suo agio quando deve spingere che quando difende. Il Lecce fatica a farsi pericoso dalle parti di Abbiati, complice l'evidente ritardo di condizione di Vucinic ed un Cannavaro invalicabile. E allora Mutu, complice una deviazione sfortunata di Pecorari, trova il 2-0 con un sinistro teso dal limite dell'area. La Juve vince con merito e mantiene i cinque punti di vantaggio sul Milan, mercoledì i bianconeri sono attesi dalla trasferta in casa della Sampdoria, poi sabato il big match di San Siro con i rossoneri: l'esame più difficile per la prima della classe

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                              • Steel77
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                                Capello: "Segreti? Decidere"
                                Il tecnico della Juve degli otto successi consecutivi si racconta: "Se c'è un problema, non faccio finta di non vederlo. Lo affronto sempre. Del Piero è un leader e un esempio di professionalità"


                                TORINO, 24 ottobre 2005 - La vittoria di Lecce allunga a otto la striscia di successi consecutivi della Juventus di Fabio Capello, ed è appena la terza volta in cent’anni di campionati che una squadra (guarda caso, sempre la Juventus) infila una serie simile. E’ evidente che un’impresa così sia alla portata esclusiva dei grandi giocatori, ma di campioni se ne sono visti tanti, in un secolo di storia, e quasi tutti si sono fermati prima: otto vittorie di fila si spiegano soltanto con una leadership di straordinaria qualità, e questa lunga chiacchierata con Capello (che ieri ha uguagliato due miti come Carcano e Trapattoni) nasce proprio dal desiderio di illustrarla.

                                — Lei ha vinto col Milan, col Real Madrid, con la Roma, con la Juve. Riesce a individuare una chiave che descriva il segreto di questi continui successi?

                                «Direi il coraggio di affrontare sempre i problemi in prima persona. Non faccio finta di non vederli, non delego ad altri la loro soluzione. Nella massima parte dei casi ho avuto a che fare con problemi piccoli, e quindi risolvibili, perché non li ho mai lasciati crescere o, peggio, incancrenire. Io i problemi li affronto subito».
                                — Questa Juventus gliene sta dando davvero pochi.
                                «E’ vero, ma tenga presente che conviene correggere ciò che non va nei periodi positivi piuttosto che in quelli negativi. E quindi, se è questo che intendeva, anche adesso lavoro tanto. Semmai parlo poco, meno del solito e già non sono un gran chiacchierone. Altrove mi era capitato di riunire la squadra per cercare la via d’uscita a una situazione delicata sentendo il parere di tutti. Qui non è ancora successo».
                                Qual è il suo modo di rapportarsi ai singoli campioni della sua rosa? Facciamo qualche esempio: dopo il flop all’Inter, dovuto a problemi fisici, il Cannavaro arrivato lo scorso anno alla Juve era un punto interrogativo. Come l’ha rilanciato?
                                «Chiedendogli di non avere fretta. Il pericolo poteva essere che, smaniando dalla voglia di dimostrarsi ancora all’altezza, non si desse il tempo per riacquistare la totale efficienza fisica. A Cannavaro ho solo raccomandato calma, non c’era bisogno di altro».
                                — Una volta firmato il contratto con la Juve, la sua prima richiesta tecnica fu la conferma di Trezeguet. Che ha più volte sottolineato di sentirsi in debito con lei per questo.
                                «David ha sempre fatto gol e non c’era motivo perché non continuasse. Così mi sono esposto per dargli pubblicamente fiducia, e nello sport la fiducia è un propellente di straordinaria importanza, ti fa produrre quella che io chiamo adrenalina inconscia. Ecco, in questo è preziosa la mia vecchia esperienza da calciatore, perché nel tempo il contorno del football si è ampliato enormemente, ma il suo nucleo non è cambiato: per quanto bravo sia, il giocatore ha sempre bisogno di conferme, dunque di fiducia. E Trezeguet non fa eccezione».
                                Il fatto che Ibrahimovic fosse da tempo un suo pupillo ha complicato o semplificato il vostro rapporto?
                                «Diciamo che lo sprono a migliorarsi sempre, a lavorare per allargare ulteriormente le sue potenzialità. Zlatan è giovane, ricco di talento, ha il mondo davanti a sé. Deve soltanto completare la sua maturazione psicologica, evitando di farsi prendere dalla fretta».
                                — Veniamo a Del Piero, ai momenti difficili che ci sono stati e al suo brillante rilancio.
                                «Del Piero è un vero esempio di professionalità, perché è un grande giocatore che ha accettato la concorrenza non a parole, ma nei fatti. Se andate a rileggere le sue dichiarazioni, quelle che a volte sono state presentate come polemiche, scoprirete che non mi ha mai mancato di rispetto e, in sostanza, ha sempre e soltanto detto che gli sarebbe piaciuto giocare di più. Ci mancherebbe che un Del Piero non abbia la libertà di esprimersi così».
                                — E’ corretto definirlo il leader morale della Juventus?
                                «E’ corretto definirlo un leader tout court. Ne ho diversi in squadra, e intendo giocatori che pensano sempre al bene della squadra e per quello, se è il caso, si sacrificano. Ricordiamoci che è sempre il gruppo a individuare un leader, mai lui ad autoimporsi».
                                Nel corso della sua carriera quali sono i leader che ha avuto?
                                «Nel Milan ce n’erano tantissimi. Cito a memoria Baresi, Maldini, Costacurta, Rijkaard e Van Basten, Boban e Savicevic. Ma anche l’Ancelotti che ho allenato nella fase finale della sua carriera, Albertini, Donadoni. E Desailly. E Filippo Galli...».
                                A Madrid e a Roma?
                                «I leader del Real erano Hierro, il grande Redondo, Raul, quel simpaticone di Illgner e quel chiacchierone di Seedorf. E della Roma cito Emerson, Cafu, Panucci, Tommasi, Chivu...».
                                — Sta dimenticando Baggio e Totti, oppure la sua è una scelta?
                                «Non è una dimenticanza. Sono due grandi giocatori, ma è difficile che un attaccante sia un leader perché in lui spesso prevale la natura egoista, e sia chiaro che non lo considero un difetto. Se si rilegge le mie nomination troverà poche punte capaci di sacrificare il loro ego per il bene comune: Van Basten, Raul e Del Piero, stop».
                                E’ vero che Cassano è stato l’unico ribelle con il quale lei ha praticato la virtù della tolleranza?
                                «Questa è una favola che sarà bene mettere in chiaro, perché chi all’epoca era alla Roma può raccontare gli scontri durissimi che ho avuto con lui. Il fatto è che in certe occasioni, quelle in cui Cassano provocava, mi è capitato di far finta di niente perché volevo che fossero i compagni a intervenire. A prendere posizione. Anche questa è gestione psicologica».
                                — Lei è un grande estimatore di Phil Jackson, il tecnico che ha vinto nove titoli di basket Nba. Ha appreso qualcosa dai suoi libri?
                                «Li ho letti e sottolineati, perché è un uomo preparato e molto acuto. Mi ritrovo perfettamente nella descrizione che fa del lavoro di allenatore: creare una disciplina di squadra all’interno della quale possano esaltarsi le capacità dei singoli. La Juventus è una formazione molto organizzata fino a 25 metri dalla porta avversaria, dove gli spazi si restringono ed è il talento degli attaccanti a trovare la soluzione».
                                Jackson è tornato quest’anno a Los Angeles, da dove se n’era andato per i dissidi con Bryant. Il suo primo pensiero, dichiarato in un’intervista alla tv Espn, è stato convincere Kobe che il flop dei Lakers l’anno scorso non era colpa sua.
                                «Tornare dove si è fatto bene è un atto di grande coraggio, e so di cosa parlo visto che la mia seconda esperienza al Milan non fu semplice. Bryant è l’uomo migliore che Jackson ha a disposizione, ed è giusto che per recuperarlo gli dica "non sei più tu il parafulmine, ora sono io". Splendida interpretazione del ruolo di allenatore».
                                — I giocatori sono grati a un tecnico che si comporta così?
                                «Non cerco mai la loro riconoscenza, e fatico a parlare di loro singolarmente perché la stampa, come sostiene anche Jackson, è sempre almeno metà del problema: nel senso che una frase sbagliata o equivocata di un’intervista può provocare guasti gravi. Se critico un giocatore temo di dare l’impressione di cercare un alibi per me; se lo elogio, corro il pericolo di ingelosire la squadra. Si ricordi che il tecnico è uno contro 25, ed è costantemente sotto osservazione da parte dei giocatori, che tengono molto a una sua coerenza di comportamento».
                                — Carcano, Trapattoni, adesso lei: alla Juve è davvero più facile come sembra?
                                «Qui c’è una struttura che filtra e ammortizza i problemi, altrove li dovevo risolvere tutti io. La differenza è questa, e non è poca».

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