Vaccino contro il Cancro

**The Beast** · 13-09-2016, 15:45:20

No, non lo sono.

Inviato col Bicipite

***M K K*** · 13-09-2016, 16:22:40

Ennesimo articoletto insulso.
Di studi e ricerche in corso e conclusi che hanno portato a risultati incoraggianti e promettenti ne esistono a decine , peccato che durante i vari e lunghi(ssimi) step di sperimentazione pre approvazione e commercializzazione vengano bocciati o superati da altri studi...
È cosi da sempre , sia per il cancro che per HIV ed AIDS

***Liam & Me*** · 13-09-2016, 17:42:01

Si', sono attendibili. Nella misura in cui si tiene conto che, come dici anche tu, il vaccino al momento non e' pronto per il mercato. Da quello che so, dovrebbe essere nella Fase 1 dei Clinical trials,* il primo sugli esseri umani, dove di solito si testa la tossicita' nell'uomo di un potenziale farmaco, e nel caso di farmaci anticancro si raccolgono anche indicazioni iniziali di efficacia.

Per spiegare come funziona ci vorrebbe un po', dipende dal livello di dettaglio che vuoi.

Detta in maniera molto semplice, un vaccino non e' solo un qualcosa che ti viene somministrato per prevenire l'insorgere di una malattia, ma in certi casi, come in quello delle potenziali terapie anticancro, puo' essere somministrato anche dopo che la malattia si e' presentata (si parla di vaccini terapeutici). Puoi vedere un "vaccino" come un termine che indica una strategia per attivare il nostro sistema immunitario a combattere una determinata malattia.

L'idea dei vaccini anticancro di per se' e' in giro da decenni, ma come spesso accade il problema e' convertire una buona idea in qualcosa che puoi usare in pratica.
Il problema principale e' che le cellule di un tumore sono comunque parte del nostro corpo, e il sistema immunitario e' progettato per lasciare le cellule del nostro corpo in pace. Il trucco, in breve, e' convincere il sistema immunitario che le cellule tumorali sono da eradicare. Il che non e' facilissimo, perche' le cellule tumorali per molti versi non sono diversissime da quelle sane. Bisogna quindi trovare un qualcosa (di solito proteine) che le cellule tumorali presentano sulla loro superficie piu' di quanto non facciano quelle sane.
Una volta individuate queste, bisogna convincere il sistema immunitario a sopprimere tutte le cellule che le presentano sulla loro superficie.

Un metodo - a spanne sulla stessa linea di quello che e' stato fatto qui - parte da cellule del sistema immunitario chiamate cellule dendritiche (DC cells). Queste sono le sentinelle del sistema immunitario, e hanno il compito di pattugliare il nostro corpo - specialmente zone che si interfacciano col mondo esterno, tipo pelle e polmoni - cercando di riconoscere tutto cio' che non c'entra, tipo un frammenti di patogeni - e.g. batteri.

A quel punto loro prendono questi frammenti, li "mangiano" e "risputano" sulla loro superficie dei frammenti piu' piccoli (antigens), che funzionano da messaggio per cellule piu' incazzate, T-cells, che arrivano in contatto con loro, "leggono" il messaggio, e iniziano il processo che portera', se tutto va bene, alla morte delle cellule che presentano sulla loro superficie questi frammenti, nel nostro caso le cellule tumorali.

Questo e' in soldoni cosa questo vaccino si propone di fare.

A livello pratico, in passato si e' provato spesso a somministrare direttamente questi frammenti (antigens) alle cavie, con tutta una serie di pro e di contro. In questo lavoro vengono invece somministrati "libretti di istruzioni" (messenger RNA, mRNA) per fare si' che sia il paziente stesso a produrre questi frammenti.
Un problema dell'amministrare RNA e' che questo appena arriva in circolo viene degradato molto velocemente. Quindi prima di iniettarlo qui lo intrappolano dentro liposomi (fai conto siano bolle di sapone grandi ~ qualche centinaio di nanometri) che lo proteggono fino a che non raggiunge il sito d'azione (le cellule dendritiche).

Dato che di libretti di istruzioni ne puoi fare quanti ne vuoi, teoricamente questo e' un sistema che si puo' applicare a quasi tutti i tumori. Pero' vedo comunque che hanno cominciato dai melanomi, che storicamente sono quelli che rispondono meglio a questo tipo di approccio.

Un po' prolisso, mi rendo conto, ma ci sono un bel po' di concetti da spiegare e semplificare per renderli comprensibili.

Un ultimo commento: il fatto che si sia gia' ai clinical trials vuol dire che la tecnologia e' un bel pezzo avanti, non e' il solito articoletto stupido sul corriere. Ma la colpa non e' degli studi in se', ma della stampa che per vendere copie e guadagnare click attribuisce loro significati che non hanno.

Va considerato anche che tra i potenziali farmaci che entrano nei clinical trials, circa 1 su 20 arriva sul mercato. Non per ignoranza da parte di qualcuno, e' che ci sono una serie di parametri che emergono solo nei test clinici.

* per arrivare sul mercato un potenziale farmaco deve passare tre Fasi da 1 a 3. Questi si fanno dopo che test preclinici (su animali) hanno dato risultati promettenti.

Semplificando davvero troppo:

Fase 1 - si testa la sicurezza di un farmaco - e' in piccola scala, qualche decina di volontari
Fase 2 - si testa l'efficacia - qualche centinaio di pazienti
Fase 3 - si testano dosaggi e formulazioni che dovranno andare sul mercato. Si guarda se il trattamento e' effettivamente meglio di cio' che e' gia' disponibile sul mercato. I test si fanno in diversi centri, su qualche migliaio di pazienti

Fase 4 si fa una volta che il prodotto e' gia' sul mercato, per verificare che effettivamente la sicureza e l'efficacia del farmaco siano quelli visti nei clinical trials. A volte si fa anche una Fase 0, dipende da tante cose.
Lo scoglio grosso di solito e' tra Fase 2 e 3.

**Virulogo.88** · 13-09-2016, 17:59:32

Fanpage è una fonte abbastanza scarsa direi, io poi cerco di stare alla larga da articoli con un titolo troppo euforistico.

***KURTANGLE*** · 13-09-2016, 23:54:47

cavolo Liam grazie, sei di una chiarezza straordinaria

***Testa*** · 14-09-2016, 10:02:50

in merito all'articolo, non lo so
ma quel "filone" di studi è attivo da anni

***KURTANGLE*** · 14-09-2016, 12:42:17

comunque la pubblicazione dell' articolo su nature credo ne certifichi la bontà.
3 persone sono pochine......peraltro tutte ammalate dello stesso tipo di cancro (che come ha detto Liam è uno dei più sensibili a tali cure)
Spero i risultati siano incoraggianti e si possa testarlo su più pazienti e soprattutto su più tipi di cancri diversi.

La sensazione comunque è che la ricerca non miri più tanto a perfezionare i farmaci che vengono somministrati ai malati ma miri piuttosto alla prevenzione o alla cura tramite attivazione e specializzazione del sistema immunitario

***Testa*** · 14-09-2016, 12:52:11

non so se sia la più facile, senz'altro è la più "logica"
del resto anche molte terapie alternative già in uso ( anche serie eh, non cialtronerie da stregoni) hanno come target il sistema immunitario ( es. Pantellini)

***NaturalHardCore*** · 14-09-2016, 13:14:42

Magari l'idea è buona ma dalla fase uno all'uso in terapia per tutti possono passare anche più di dieci anni. Quotone a Liam che ha semplificato in maniera eccellente.

***Liam & Me*** · 14-09-2016, 14:14:26

Originariamente Scritto da PENETRATEMELA Visualizza Messaggio

comunque la pubblicazione dell' articolo su nature credo ne certifichi la bontà.
3 persone sono pochine......peraltro tutte ammalate dello stesso tipo di cancro (che come ha detto Liam è uno dei più sensibili a tali cure)
Spero i risultati siano incoraggianti e si possa testarlo su più pazienti e soprattutto su più tipi di cancri diversi.

La sensazione comunque è che la ricerca non miri più tanto a perfezionare i farmaci che vengono somministrati ai malati ma miri piuttosto alla prevenzione o alla cura tramite attivazione e specializzazione del sistema immunitario

Quello che dici ha senso. Un paper su Nature è il top, eccezioni a parte, vuol dire che non stai pettinando le bambole.

Soprattutto se hai un numero di pazienti piccolo, devi focalizzarti su un unico tipo di tumore per assicurarti che I risultati siano riproducibili.

Per quanto riguarda l'uso su tumori diversi, uno dei problemi principali è che un tumore solido solitamente è eterogeneo, ovvero non tutte le cellule sono esattamente uguali. Di conseguenza, se vuoi attivare il sistema immunitario a combattere un tumore, devi tenere questa cosa in considerazione. Magari tu hai individuato I frammenti (antigens) presenti sulla maggioranza delle cellule tumorali e attivi il sistema immunitario contro quelli. Poi però rischi che le altre continuino a replicarsi e tu purtroppo sei da capo.

Un approccio che è stato studiato per risolvere questa cosa è asportare il tumore e usarlo per capire quali frammenti (antigens) quel particolare tumore in quel particolare paziente possiede più del normale (sovraesprime). Fa parte di quegli approcci di medicina personalizzata, che immagino nel lungo termine prevarrà. Poi si utilizza questa informazione per combattere o prevenire metastasi. Non ho letto molto su questo approccio in particolare, mi sembra di ricordare che il limite principale fosse che per fare tutto questo serva parecchio tessuto tumorale, il che non è sempre possibile avere.
Tutto questo senza cominciare a guardare ai costi.

Quindi in linea di principio la strategia dell'articolo può essere applicabile a quasi tutti I tumori, che poi questo sia possibile in pratica, è tutto un altro paio di maniche.

Sui tipi di terapie in generale, dipende, si usa quello che funziona meglio.