il 25 aprile..
PENSIONARE IL 25 APRILE
Milano, 25 aprile 2003. Urla e schiamazzi impediscono al Segretario della CISL Pezzotta di tenere l’abituale concione del 25 aprile. In precedenza alcuni manifestanti (naturalmente compagni che sbagliano, ma, chissà perché, i compagni che non sbagliano restano sempre a guardare e non li bloccano e neppure li denunciano !) hanno incendiato due auto e la bandiera dei Liberatori Americani, senza i quali il 25 aprile non sarebbe mai esistito.
Roma, 25 aprile 2003. Insulti e offese ad Israele e la delegazione della Comunità Ebraica, indignata, abbandona la manifestazione rituale del 25 aprile.
Resto dell’Italia, 25 aprile 2003. Grazie ad un clima generalmente piacevole, anche se non in modo uniforme, gli Italiani, rimosso ogni ricordo del passato, così com’è per le Guerre Puniche, sfruttano la circostanza di un giorno di assenza dal lavoro per svagarsi, lasciando ai vecchi tromboni della politica le stantie celebrazioni del tempo che fu.
Nonostante la pressochè totale assenza di esponenti della Maggioranza (tranne quelli precettati – presumibilmente loro malgrado – per i ruoli istituzionali ricoperti) la sinistra riesce ad allargare la spaccatura al proprio interno anche nella giornata dedicata alla propaganda.
Solo da un Quirinale sempre più sepolcro imbiancato e sempre meno in sintonia con la Nuova Italia, si celebra fastosamente, tra stucchi ed orazioni, una Festa che di Nazionale e di Unitario non ha nulla se non, appunto, l’occasione per una scappata al mare, favorita dalla succosa circostanza per cui, quest’anno, il 25 aprile è capitato di venerdì.
A questo punto non rimane che ripensare ad una Festa Nazionale che unisca, nel rispetto dei sentimenti di tutti.
Non può essere il 25 aprile che vede divisi persino i compagni.
Non può essere il 2 giugno, perché escluderebbe i Monarchici, soprattutto permanendo il sospetto di una non limpida gestione nella conta dei voti nel 1946.
Non può essere il 4 novembre, perché irriterebbe gli Alto Atesini.
Non rimane, allora, che affidarsi alla sorte, magari organizzando una specifica Lotteria della Festa (così ci sarebbe anche il fattore gioco che tanto appassiona noi Italiani) e, tolte le date simbolo di parte (21 e 25 aprile, 1° maggio, 28 ottobre, 2 giugno, 4 novembre) e quelle di Feste già consolidate e accettate come il 25 e 26 dicembre, il 1° e il 6 gennaio etc.) estrarre a sorte la data in cui celebrare la nostra Festa Nazionale, mandando in pensione, con il 25 aprile, riti e liturgie del tempo che fu.
Milano, 25 aprile 2003. Urla e schiamazzi impediscono al Segretario della CISL Pezzotta di tenere l’abituale concione del 25 aprile. In precedenza alcuni manifestanti (naturalmente compagni che sbagliano, ma, chissà perché, i compagni che non sbagliano restano sempre a guardare e non li bloccano e neppure li denunciano !) hanno incendiato due auto e la bandiera dei Liberatori Americani, senza i quali il 25 aprile non sarebbe mai esistito.
Roma, 25 aprile 2003. Insulti e offese ad Israele e la delegazione della Comunità Ebraica, indignata, abbandona la manifestazione rituale del 25 aprile.
Resto dell’Italia, 25 aprile 2003. Grazie ad un clima generalmente piacevole, anche se non in modo uniforme, gli Italiani, rimosso ogni ricordo del passato, così com’è per le Guerre Puniche, sfruttano la circostanza di un giorno di assenza dal lavoro per svagarsi, lasciando ai vecchi tromboni della politica le stantie celebrazioni del tempo che fu.
Nonostante la pressochè totale assenza di esponenti della Maggioranza (tranne quelli precettati – presumibilmente loro malgrado – per i ruoli istituzionali ricoperti) la sinistra riesce ad allargare la spaccatura al proprio interno anche nella giornata dedicata alla propaganda.
Solo da un Quirinale sempre più sepolcro imbiancato e sempre meno in sintonia con la Nuova Italia, si celebra fastosamente, tra stucchi ed orazioni, una Festa che di Nazionale e di Unitario non ha nulla se non, appunto, l’occasione per una scappata al mare, favorita dalla succosa circostanza per cui, quest’anno, il 25 aprile è capitato di venerdì.
A questo punto non rimane che ripensare ad una Festa Nazionale che unisca, nel rispetto dei sentimenti di tutti.
Non può essere il 25 aprile che vede divisi persino i compagni.
Non può essere il 2 giugno, perché escluderebbe i Monarchici, soprattutto permanendo il sospetto di una non limpida gestione nella conta dei voti nel 1946.
Non può essere il 4 novembre, perché irriterebbe gli Alto Atesini.
Non rimane, allora, che affidarsi alla sorte, magari organizzando una specifica Lotteria della Festa (così ci sarebbe anche il fattore gioco che tanto appassiona noi Italiani) e, tolte le date simbolo di parte (21 e 25 aprile, 1° maggio, 28 ottobre, 2 giugno, 4 novembre) e quelle di Feste già consolidate e accettate come il 25 e 26 dicembre, il 1° e il 6 gennaio etc.) estrarre a sorte la data in cui celebrare la nostra Festa Nazionale, mandando in pensione, con il 25 aprile, riti e liturgie del tempo che fu.
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