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dopo il muro di berlino , la romania l unione sovietica anche il regime di saddam....

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    #91
    Che Saddham sia stato un crudele dittatore non è in dubbio ma la guerra era stata fatta con la scusa delle armi di distruzione di massa che alla fine non sono state trovate, gli yankee avevano torto, in Iraq non c'erano queste armi così pericolose.....
    Ora in iraq non c'è più il rais ma ci sono bande di delinquenti che compiono razzie di ogni tipo....
    E delle grandi ditte USa hanno già gli appalti per la ricostruzione del paese per miliardi di dollari di introiti...
    sigpic"Ooh amore ooh amante
    Che fai stasera ragazzo?
    Tutto va bene, solo tienimi stretto
    Questo perché sono un buon amante vecchio stampo"

    Così non capisce. Devi dire "Conan, hai rotto er *****!" (Sergio cit.)

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      #92
      Finita un'era?

      Dopo l’11 settembre 2001 l’amministrazione Bush ha aumentato il proprio budget per la difesa di 50 miliardi di dollari, una somma superiore al totale di spesa per la difesa di Gran Bretagna o Germania.
      La posizione americana è senza precedenti nella storia: 100 anni fa la Gran Bretagna era una superpotenza, stendendo il proprio dominio su di un quarto della popolazione mondiale, ma era solo la seconda o terza potenza economica e una delle tante potenze militari dell’epoca. All’inizio del ‘900 la chiave del potere militare stava ancora nella flotta navale e l’Inghilterra dominava i mari con una flotta da guerra che era grande il doppio di qualsiasi altra flotta concorrente.
      Per fare un paragone, gli Stati Uniti spenderanno quest’anno per la difesa all’incirca quanto spendono tutti gli altri 191 paesi messi insieme. E questa somma è pari a circa il 4% del PIL americano, cioè una percentuale abbastanza bassa per gli standards post II guerra mondiale.

      Il dominio non è solo militare: l’economia USA è grande quanto le tre successive, Giappone, Germania e Gran Bretagna, insieme. Con il 5% della popolazione mondiale, gli USA producono il 43% del PIL mondiale e spendono in ricerca e sviluppo il 50% della intera spesa mondiale in quel settore.

      Vista la situazione descritta e conoscendo un po’ la storia, ciò che sorprende è che il resto del mondo non si sia ancora coalizzato contro gli Stati Uniti: fin dal sorgere degli stati nazione nel ‘500, la tendenza è sempre stata quella delle politiche di “balances of power” contro i paesi più potenti; dagli imperi tedeschi, alla Francia alla fine del ‘700 e inizio ‘800, ad ancora la Germania, due volte, nel corso del ‘900. Fino all’Unione Sovietica ancora nel ‘900.
      E la potenza americana non è recentissima: già nella I guerra mondiale l’apporto americano fu importantissimo; nella seconda lo fu ancora di più, e per i dieci anni successivi gli USA ebbero un PIL che era circa il 50% di quello mondiale. Eppure il mondo tese a coalizzarsi contro l’Unione Sovietica, che, seppure armatissima, al suo massimo apice ebbe un PIL del 12% su quello mondiale: pur con alti tassi di sviluppo era pur sempre solo un quarto dell’economia americana.
      Perché?
      Forse dobbiamo tornare un po’ indietro, e prendere alcuni fatti come segnali precisi.
      Roosevelt incontrò Churchill e Stalin a Tehran nel ‘43 e a Yalta 2 anni dopo. Era un uomo malato e ormai paralizzato dalla vita in giù, e in qualità di dominatore della guerra che si stava per concludere avrebbe potuto dettare la sua legge anche agli alleati, imponendo a loro di visitare il vincitore a casa sua; ma capì che la potenza americana non poteva, per sopravvivere, basarsi sull’”imperium”.
      Alla fine della guerra erano già poste le basi per la creazione delle Nazioni Unite per regolare i termini delle relazioni internazionali; e gli accordi di Bretton Woods furono l’inizio del riordino dei rapporti economici mondiali in una chiave almeno in parte condivisa, e non solamente imposta dal più forte.
      Nelle Nazioni Unite gli americani vollero anche la Cina affinché anche il gigante asiatico, seppur debolissimo, fosse rappresentato.
      In Giappone (quel Giappone verso cui avrebbero potuto nutrire fortissimi sentimenti di vendetta) ricostruirono una democrazia salvando l’imperatore dopo un decennio di militarismo fascista (per avere un’idea del potere dei militari in Giappone basta ricordare che invasero la Cina e insediarono un governo fantoccio nello stato da loro fondato del Manchukuo, la Manciuria, senza nemmeno chiedere il benestare dell’imperatore giapponese).


      Insomma, pur ben sapendo che questi comportamenti erano fondamentalmente finalizzati alla tutela degli interessi americani, la potenza USA si è caratterizzata in questi 60 anni per una forma di dominazione molto meno “muscolare” (siamo pur sempre in un sito di bb…) di quelle cui ci avevano abituato le superpotenze precedenti.
      In una certa misura gli USA hanno voluto “condividere” la loro potenza.


      Se ora vediamo milioni di persone in piazza a protestare contro i nuovi comportamenti dell’attuale amministrazione americana forse non è un caso. E forse non è nemmeno “politica”, come vorrebbero farci credere, l’opposizione che viene da tante parti manifestata.

      Secondo me molte persone si sono accorte che qualcosa a Washington è cambiato: quella che per decenni agli occhi del mondo è parsa come la potenza “accettabile”, adesso a molti appare un po’ più minacciosa. Sembrano sottigliezze, e forse lo sono. Ma allora non mi spiego perché in tanti abbiano avuto le stesse sensazioni.
      E spero di sbagliarmi.

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