Originariamente Scritto da Ponno
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Posso parlare un minimo della ricerca. Quello che so è che non c'è correlazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e quello dei figli, nemmeno quando i genitori sono una coppia gay. Pare anche che non si riscontri una maggiore incidenza di malattia mentale nei figli di coppie gay.
Non conosco a fondo la faccenda; non so quali criteri siano stati adottati per definire salute e malattia né per definire l'orientamento sessuale dei figli. Sono cose molto più complesse di quanto sembri a prima vista: si fa in fretta a dire che secondo l'APA l'omogenitorialità non incide sulla salute mentale dei bambini, ma questa frase significa tutto e niente a seconda dei criteri. Aggiungiamo pure che la questione dell'omogenitorialità ha pesantissime implicazioni sociali e politiche, quindi è particolarmente esposta a problemi di corruzione dei dati o di interpretazione scorretta degli stessi.
A dirla tutta non ho mai avuto il coraggio di addentrarmi nella letteratura specializzata perché la mole della stessa scoraggerebbe chiunque. Dovrei farlo.
Bisogna però considerare cosa dovrebbero significare queste conclusioni sperimentali nel quadro generale. Se crescere in una famiglia omosessuale porta problemi alla salute del bambino, diamo per scontato che la cosa debba essere evitata. Su questo credo ci sia ampio accordo. Ma questo non significa in alcun modo che sia vero il contrario! Se anche le evidenze sperimentali mostrassero che crescere in una famiglia omosessuale non porta alcun disturbo, questo non basterebbe da solo a sdoganare il fenomeno.
Voglio dire: se la monogamia o il diritto allo studio non incidono direttamente sul benessere psicologico, se la loro mancanza non porta disturbi mentali, allora dobbiamo concludere che sono valori inutili? Dobbiamo permettere a ognuno di scegliere in autonomia quante mogli avere, o se i propri figli debbano imparare a leggere e a scrivere?
L'etica non si basa per forza su considerazioni utilitaristiche o naturalistiche.
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