Individuato l'assassino di Yara Gambirasio?

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
    • 119502
    • 3,210
    • 3,343
    • Italy [IT]
    • In piedi tra le rovine
    • Send PM

    Si delinea meglio il quadro dell'accusa. Non solo DNA:

    Le tracce del telefonino: «Yara spiata tre volte mentre era in palestra»

    Potrebbe averla controllata, pedinata. Mentre Yara Gambirasio faceva ginnastica artistica, Massimo Giuseppe Bossetti era nei pressi della Città dello Sport di Brembate Sopra. È successo almeno tre volte nei giorni precedenti la sparizione della ragazzina. Il clamoroso dato arriva dall’analisi delle celle telefoniche ripetuta in queste ore dagli specialisti dello Sco della polizia e dal Ros dei carabinieri. E sembra confermare l’ipotesi degli inquirenti che l’uomo avesse «puntato» la sua vittima, che ne abbia studiato le abitudini prima di avvicinarla la sera del 26 novembre 2010 e portarla via. Prima di ucciderla. La circostanza si aggiunge ai «gravi indizi di colpevolezza» elencati dal giudice Ezia Maccora che ha ordinato la custodia cautelare in carcere per il muratore di 43 anni ritenuto l’assassino di Yara.

    Sono cinque i punti intorno ai quali ruota l’accusa. Oltre al Dna, alle polveri di calce trovati addosso alla vittima e ai dati relativi al cellulare, ci sono le «incongruenze» nel racconto dell’indagato e le bugie raccontate da sua madre Ester Arzuffi ostinata a negare che i due gemelli non siano i figli del marito Giovanni Bossetti, ma di Giuseppe Guerinoni. E il quadro si è arricchito due giorni fa con un’ammissione fatta dallo stesso indagato durante l’interrogatorio: «Quando venne fuori la storia che l’assassino era il figlio illegittimo di Guerinoni andai da mia madre Ester e gli chiesi se lo conosceva». Perché? Bossetti dice di non aver mai saputo di avere un altro padre. Quella richiesta potrebbe quindi essere indicativa della sua volontà di scoprire se l’inchiesta poteva puntare a lui o se invece andava in una direzione sbagliata.

    La prova del Dna

    Nessun dubbio ha il giudice sull’attendibilità delle analisiche hanno consentito di individuare «Ignoto 1» analizzando la traccia trovata sugli slip e sui leggins della vittima. Per questo sottolinea che «gli esiti dell’indagine genetica sul Dna presentano natura di prova e non di mero elemento indiziario». E per evidenziarne «l’importanza investigativa» fa propria la relazione del Ris dell’Arma quando sottolinea come «l’elemento è stato isolato in un’area attigua a uno dei margini recisi dell’indumento. La zona dei leggins è corrispondente alla sottostante parte degli slip e ciò fa escludere che la presenza di «Ignoto 1» sia dovuta a un fugace maneggiamento degli indumenti apparendo confortata l’evidenza che a produrre le tracce sia stato un fluido abbondantemente cellularizzato». Nessuna contaminazione casuale, dunque. Lo fa notare il comandante del Ros Mario Parente quando ricorda che «lo stesso Bossetti esclude di aver mai conosciuto la vittima», quindi è impossibile che in precedenza ci stato anche un fugace contatto. Certamente non si tratta di sperma o saliva, i genetisti ritengono sia sangue. «Bossetti potrebbe essersi ferito leggermente mentre infieriva con un’arma da taglio sulla vittima», spiega il pubblico ministero Letizia Ruggeri.


    Le polveri di calce

    Nell’albero bronchiale di Yara sono stati trovati residui di «polveri riconducibili a calce». Le analisi effettuate hanno escluso che possa averle respirate «a casa, in palestra, in piscina o sullo sterrato del campo dove è stata ritrovata», il giudice ritiene che «la contaminazione sia dovuta a un contatto con parti anatomiche (più facilmente mani) o indumenti indossati da terzi imbrattate da tali sostanze». Non solo: «Sulle scarpe e sugli indumenti indossati da Yara la sera della scomparsa sono state rinvenute piccole sfere di ferro-cromo-nichel legate al mondo dell’edilizia». Secondo il gip questi elementi sono uno dei punti di forza dell’accusa e infatti scrive: «Bossetti opera nel campo dell’edilizia quindi sia le sue mani, sia i suoi indumenti, sia i luoghi dallo stesso frequentati (ad esempio il furgone) possono essere contaminati da tali sostanze. Quindi è probabile che le tracce ritrovate sul corpo di Yara Gambirasio siano collegate direttamente al contatto che la stessa ha avuto con l’indagato la sera della sua scomparsa».


    Il tracciato del telefono

    Alle 17.30 del 26 novembre 2010 Yara esce di casa per andare in palestra. Il tragitto è di poche centinaia di metri, impiega al massimo dieci minuti. Alle 17.45 Massimo Giuseppe Bossetti è nella stessa area, parla al cellulare con il cognato. Scrive il giudice: «L’utenza intestata all’uomo aggancia la cella di via Natta di Mapello compatibile con le celle agganciate dall’utenza in uso a Yara Gambirasio e alle 18.49, quando riceve un sms dall’amica Martina, aggancia la medesima cella. Tale ultima circostanza assume rilievo in una valutazione globale e non isolata degli indizi a carico di Bossetti. La circostanza che il cellulare dell’indagato abbia agganciato la cella di Mapello rafforza il quadro probatorio a suo carico in quanto è certo che Bossetti la sera del 26 novembre non si trovava in un luogo diverso da quello in cui è scomparsa Yara». Dopo l’emissione dell’ordinanza il quadro si è arricchito di nuovi elementi. Perché l’analisi dei tabulati mostra la presenza di Bossetti davanti alla palestra mentre Yara faceva ginnastica. È lui l’uomo di cui Yara parlò con il fratello Natan? Nel luglio 2012 il ragazzino ricorda che nell’estate del 2010 lei gli confidò di avere «paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti. Aveva una barbettina come fosse appena tagliata e una macchina grigia lunga». Yara glielo fece vedere una volta che erano in chiesa. Natan dice che era «cicciotello» e mercoledì scorso, quando gli hanno mostrato le foto, non ha riconosciuto Bossetti. Il giudice ritiene che sia comunque «un indizio che merita di essere approfondito».

    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


    Commenta

    • valium
      Bodyweb Advanced
      • Sep 2006
      • 17908
      • 430
      • 497
      • Send PM

      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio

      Le polveri di calce

      Nell’albero bronchiale di Yara sono stati trovati residui di «polveri riconducibili a calce». Le analisi effettuate hanno escluso che possa averle respirate «a casa, in palestra, in piscina o sullo sterrato del campo dove è stata ritrovata», il giudice ritiene che «la contaminazione sia dovuta a un contatto con parti anatomiche (più facilmente mani) o indumenti indossati da terzi imbrattate da tali sostanze». Non solo: «Sulle scarpe e sugli indumenti indossati da Yara la sera della scomparsa sono state rinvenute piccole sfere di ferro-cromo-nichel legate al mondo dell’edilizia». Secondo il gip questi elementi sono uno dei punti di forza dell’accusa e infatti scrive: «Bossetti opera nel campo dell’edilizia quindi sia le sue mani, sia i suoi indumenti, sia i luoghi dallo stesso frequentati (ad esempio il furgone) possono essere contaminati da tali sostanze. Quindi è probabile che le tracce ritrovate sul corpo di Yara Gambirasio siano collegate direttamente al contatto che la stessa ha avuto con l’indagato la sera della sua scomparsa».
      Direi che questo oltre al dna basta e avanza..
      sigpic

      Commenta

      • germanomosconi
        Bodyweb Senior
        • Jan 2007
        • 15263
        • 562
        • 1,007
        • pordenone
        • Send PM

        Non si riesce a risalite in quali cantieri lavorava e fare delle analisi comparative dei materiali o sto dicendo una cosa assurda?
        Originariamente Scritto da Marco pl
        i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
        Originariamente Scritto da master wallace
        IO? Mai masturbato.
        Originariamente Scritto da master wallace
        Io sono drogato..

        Commenta

        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
          • 119502
          • 3,210
          • 3,343
          • Italy [IT]
          • In piedi tra le rovine
          • Send PM

          Credo che i materiali siano più o meno quelli ovunque (calce, polvere di cemento, sabbia e simili). Comunque si conosce il cantiere dove lavorava in quel periodo. Era alle dipendenze del cognato e stavano in un canterie vicino a Mapello.
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


          Commenta

          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
            • 119502
            • 3,210
            • 3,343
            • Italy [IT]
            • In piedi tra le rovine
            • Send PM

            Il gip la vede così:

            “Bossetti si ferì lottando con Yara, quella goccia di sangue sugli slip è stata la sua condanna”


            Il gip: Dna inconfutabile. E la calce nei polmoni lo lega al muratore. Il fratello della vittima: un uomo con barbetta e auto grigia la seguiva


            Con la forza della prova forense, della scienza del Dna, dello studio di compatibilità delle microtracce sulla scena del crimine — a cominciare dalle «significative polveri di calce» nei bronchi della vittima — la procura di Bergamo e gli investigatori che per tre anni hanno «indagato il buio» e «cercato di dare un nome al marziano che si era portato via Yara Gambirasio», riducono a una petizione di principio la professione di innocenza di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di 44 anni accusato di esserne l’assassino. Inceneriscono la difesa pubblica che ne hanno fatto la madre e la sorella gemella. E poco importa che il movente (verosimilmente sessuale) sia ancora un punto interrogativo, esattamente come la circostanza, l’occasione, che ha fatto incrociare vittima e carnefice («È il lavoro che abbiamo davanti e che servirà a considerare chiuso un caso che ancora tale non è», dice il pm Laura Ruggeri). Perché «in questa storia — osservano con la certezza dell’indicativo il comandante del Ros dei carabinieri Mario Parente e, con lui, quello dello Sco della Polizia Raffaele Grassi — l’unica cosa che conta è che il Dna di Massimo Bossetti è identico a quello ritrovato sul corpo di Yara. Un dato che chiude ogni discussione. Non fosse altro perché, per stessa ammissione dell’indagato, tra i due non esisteva alcuna consuetudine, alcuna relazione. Non si erano mai visti. E questo dà alla prova un significato univoco».

            Né, a quanto pare, sarebbe utile coltivare il dubbio sulla fallibilità dell’esame che vuole appunto che quel Dna sia di Bossetti. Perché — dice Carlo Previderé, biologo dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pavia che quel Dna ha esaminato e di quel Dna è venuto a capo — la corrispondenza tra il profilo genetico di Bossetti e quello recuperato sul corpo di Yara è data da 21 marcatori Str autosomoci», quasi due volte quelli richiesti dai protocolli internazionali per accertare l’identità tra due profili genetici. «E in questo caso la possibilità di errore — aggiunge l’uomo di scienza — è nell’ordine di uno su 2 per 10 alla ventisettesima. Il che sta a dire che, statisticamente, solo un soggetto maschile su due miliardi di miliardi di miliardi condivide nella popolazione questi genotipi o caratteristiche genetiche ». Insomma, hai voglia a sostenere «non sono io».

            E tuttavia conviene rimettere insieme le tessere di questo mosaico. Almeno così come documentati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Vincenza Maccora e negli atti di indagine. Perché è nei dettagli che si misurerà il destino di Bossetti, la possibilità di una sua confessione, la decisione della Procura di andare o meno a un giudizio immediato («È una decisione prematura », osserva la pm), lo spazio per una difesa che, al momento, appare titanica.

            LA TRACCIA MISTA
            Il Dna che risulta “sovrapponibile” a quello di Bossetti viene recuperato dal Ris dei carabinieri sugli slip e i leggings indossati da Yara al momento della morte. È di «ottima qualità». E «si tratta — scrivono nella loro relazione tecnico- scientifica alla procura — di una traccia ematica, isolata in un’area attigua a uno dei margini degli indumenti recisi con un’arma da taglio». È escluso, dunque, che si tratti del frutto di «fugaci maneggiamenti — prosegue la relazione — apparendo confortata l’evidenza che a produrre le tracce sia stato un fluido abbondantemente cellularizzato e non compatibile con altrettante sostanze poco ricche di Dna, come sudore, urina, lacrime, esiti di sfioramento». Epperò, quella traccia ematica è «mista». Contiene cioè il Dna di vittima e carnefice. «Perché — dice ora il pm Laura Ruggeri — è verosimile pensare che l’assassino, nel maneggiare uno strumento da punta e taglio, con una lama di almeno due centimetri di lunghezza e due millimetri di spessore e con una possibile copertura di titanio, si sia ferito».

            Da quella macchia di sangue, vengono dunque separati il profilo genetico di Yara e quello dell’uomo che l’ha uccisa. È un esame che viene ripetuto quattro volte, in altrettanti laboratori (il Ris di Parma, l’Istituto di Medicina legale dell’Università Statale di Milano, il laboratorio di Biotecnologia del San Raffaele di Milano, l’Istituto di medicina legale di Pavia). Con risultati che isolano un identico profilo biologico. Quello che risulterà di Bossetti. Senza dunque apparenti margini di errore in questo “processo di separazione”.

            È vero — ammettono ora gli inquirenti — quell’esame di “estrazione e separazione” non è oggi ripetibile. Perché il materiale biologico che sarebbe necessario a replicarlo è andato esaurito proprio in quei primi e laboriosi accertamenti. E tuttavia — insistono — proprio la circostanza che sia stato ripetuto quattro volte dovrebbe mettere gli esami al riparo dalla verosimile battaglia di perizie che si accenderà in Corte di Assise.

            LE POLVERI E IL NICHEL
            C’è un secondo e per certi versi altrettanto robusto indizio forense che accusa Bossetti. L’autopsia sul corpo di Yara — documenta l’ordinanza di custodia — estrae dai suoi bronchi «polveri di calce che, del tutto verosimilmente, sono frutto della contaminazione dovuta, mentre è ancora in vita, alla sua permanenza in un ambiente saturo di tali sostanze, ovvero dal contatto con parti anatomiche (mani) o indumenti indossati da terzi e imbrattati da tali sostanze ». Ebbene, quel pomeriggio del 26 novembre 2010, per sua stessa ammissione, Bossetti transita nella zona in cui scompare Yara (fa fede la cella di Mapello che aggancia il suo cellulare alle 17.45 prima che resti spento nelle successive 14 ore) proprio mentre fa ritorno dal cantiere di Palazzago, dove ha lavorato con la calce tutto il giorno. Di più: gli esami scientifici su quelle polveri estratte dal cadavere di Yara le certificano incompatibili con altri luoghi, dove pure la ragazza avrebbe potuto respirarle: la sua abitazione, la palestra, la piscina, lo sterrato attiguo al campo di Chignolo d’Isola dove sarà ritrovata senza vita. E ancora: sulle scarpe di Yara e sui suoi indumenti ci sono anche «piccole sfere di ferro-cromo-nichel». Anche queste «proprie di attività legate al mondo dell’edilizia». «Al lavoro di muratore di Bossetti».

            IL SIGNORE IN MACCHINA
            C’è infine la parola di un bambino, il fratello minore di Yara. Sentito il 19 luglio del 2012, racconta: «Mia sorella aveva paura di un signore in macchina che la guardava male quando andava in palestra. Mi disse che era cicciottello, aveva la barbetta appena tagliata e una macchina grigia e lunga». Già, grigia e lunga come la Volvo V40 di Bossetti. Con il “pizzetto” che, ancora Bossetti, portava fino a qualche mese fa, ossigenato come le sue sopracciglia. Per quella cura maniacale del corpo che significativamente nascondeva alla famiglia, che ha tentato di ridimensionare nel suo interrogatorio di garanzia e che pure coltivava nel centro benessere “Oltreoceano”, a poche centinaia di metri da casa Gambirasio. Dove, per la sua assiduità, lo consideravano «un clientone » e dove, per 11 euro, due volte a settimana si sottoponeva a sedute di lampade “total body”. Lampi di un profilo “narcisista” che male si incastrano con l’immagine del muratore padre di tre figli che non ha tempo da perdere oltre che spaccarsi la schiena in un cantiere.

            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


            Commenta

            • huntermaster
              GUFOGNA
              • Jun 2008
              • 5491
              • 705
              • 217
              • Genova
              • Send PM

              si ma per dio se il bambino sapeva ste cose non le poteva dire ai genitori ?

              immagino che padre e madre l'avrebbero seguita e non mollata manco per 1 secondo alla notizia che qualcuno la pedinava, oltre ovviamente una denuncia.

              si sarebbe salvata
              Originariamente Scritto da laplace
              Io che sono innocente, il più innocente di tutti maledetti bastardi che mi avete concepito per poi farmi passare serate come questa
              Originariamente Scritto da Pesca
              vuole disperatamente scoprire se scopo, bevo, mi faccio inculare. cose che non saprà mai.

              Commenta

              • violacs
                Bodyweb Senior
                • Aug 2012
                • 1335
                • 391
                • 496
                • CIOSUMMENZIONATO CITY
                • Send PM

                R: Individuato l'assassino di Yara Gambirasio?

                Originariamente Scritto da huntermaster Visualizza Messaggio
                si ma per dio se il bambino sapeva ste cose non le poteva dire ai genitori ?
                vabbe, appunto, parliamo di un bambino.
                quello che trovo assurdo è che si lasci andare in giro da sola una bimba, di sera per giunta.
                sento dire che nei paesi è consuetudine, ma io la trovo comunque una cosa inconcepibile..
                sigpic

                Commenta

                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
                  • 119502
                  • 3,210
                  • 3,343
                  • Italy [IT]
                  • In piedi tra le rovine
                  • Send PM

                  Nel provvedimento di convalida dell'arresto in carcere del gip, si citano anche due sentenze della cassazione dove si dice che il dna non ha solo mero valore di "indizio" ma bensì di prova, quando è chiaro (come in questo caso). Inoltre, si diceva del prelievo del dna di Bossetti senza consenso: anche qui, si cita sempre la cassazione che dice che il prelievo del dna non è pratica invasiva e dunque non serve il permesso dell'indagato:

                  Yara, il gip cita la Cassazione: "Il dna vale nel processo". Al setaccio le celle telefoniche

                  Il giudice ricorda due sentenze della Suprema corte nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto di Bossetti. Gli inquirenti cercano di capire dai dati telefonici se l'uomo era nei luoghi frequentati dalla vittima

                  Una quasi banale rapina a un furgone portavalori. E un omicidio cruento, quello di un uomo che ha sgozzato l'amante della moglie. Sono i due casi che hanno fatto giurisprudenza sulla validità nel processo degli accertamenti sul dna. E proprio queste due sentenze della Cassazione vengono citate nell'ordinanza con cui il gip di Bergamo ha disposto la custodia cautelare in carcere per Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, per dimostrare che "gli esiti dell'indagine genetica" hanno "natura di prova" e non "di mero elemento indiziario".

                  Il giudice Vincenza Maccora, dopo aver rimarcato che "sussistono gravi indizi per ritenere" che il muratore di Mapello "è il soggetto che ha lasciato la traccia di sangue" sugli indumenti della ragazzina, mette nero su bianco che sulla base dell'orientamento "prevalente in giurisprudenza" quelle analisi sul dna hanno valore di "prova". E per farlo richiama un principio stabilito da quelle due sentenze della Suprema corte: gli esiti di una "indagine genetica", dato "l'elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, tale da rendere infinitesimale la possibilità di un errore, presentano natura di prova e non di mero elemento indiziario". E peraltro quando "l'indagine genetica" non dà "risultati assolutamente certi" - e questo, secondo il gip, non è il caso di Bossetti - "ai suoi esiti può essere attribuita valenza indiziaria".

                  Alla base dell'indirizzo della Cassazione, che il gip sposa in pieno, ci sono in particolare una pronuncia di quasi dieci anni fa e un'altra dello scorso anno. Nel 2004 la Corte ha confermato la condanna a 14 anni e sei mesi di carcere per un uomo accusato di aver ucciso l'amante della moglie a Valdobbiadene (Treviso) colpendolo alle spalle con una roncola e poi sgozzandolo. Gli investigatori avevano trovato su uno zerbino un "mix di sangue" con il profilo genetico della vittima e dell'omicida e la Cassazione, come si legge nelle motivazioni, ha riconosciuto la "natura di prova delle risultanze delle indagini genetiche sul dna, allo stesso modo in cui in tempi ormai non più recenti, venne riconosciuto il valore probatorio delle impronte digitali: valore che in entrambi i casi si fonda su ricorrenze statistiche così alte, da rendere infinitesimale la possibilità di un errore".

                  Il 5 febbraio del 2013, poi, la Suprema corte, confermando la condanna della Corte d'appello di Bologna nei confronti di un rapinatore che aveva assaltato un portavalori, ha ribadito la valenza probatoria dell'esame sul dna che in quel caso fu rintracciato sull'auto usata per commettere la rapina. Fra l'altro, un richiamo a quest'ultima sentenza si ritrova anche in un verdetto della Cassazione del 9 ottobre scorso che confermò la condanna per un ladro emessa dalla Corte d'appello di Firenze. Una pronuncia in cui viene fissato anche un altro principio che rafforza le indagini che hanno portato in carcere Bossetti. A quel ladro il dna venne prelevato raccogliendo, a sua insaputa, i mozziconi di sigarette che aveva fumato quando era sotto interrogatorio in caserma.

                  Anche il carpentiere di Mapello non sapeva che gli investigatori erano a caccia del suo profilo genetico, quando lo hanno sottoposto a un finto etilometro qualche giorno fa. Il "prelievo del dna" però, scrive la Cassazione, non è un "atto invasivo o costrittivo" e dunque "non richiede l'osservanza delle garanzie difensive". Infine va ricordato che a carico di Bossetti, oltre al "forte elemento probatorio" del suo dna trovato sui vestiti di Yara, "si aggiungono" - scrive il gip - "anche ulteriori utili indizi", come le analisi sulle celle telefoniche, che "rafforzano, se valutati globalmente, il quadro indiziario".

                  A quest'ultimo proposito va detto che gli investigatori sono ancora al lavoro per incrociare le celle telefoniche agganciate da Yara con quelle di Bossetti e stabilire quindi il numero di contatti virtuali fra la vittima e il presunto assassino della 13enne. Le analisi tecniche si concentrano su un arco temporale piuttosto ampio - "da qualche mese prima" della scomparsa della giovane ginnasta - per stabilire con assoluta certezza quante volte i cellulari hanno agganciato la stessa cella. E dunque dedurre se e in quali occasioni la vittima e il presunto carnefice siano stati contemporaneamente presenti nello stesso luogo.

                  Incroci che richiederanno "ancora un po' di tempo" e che andranno comunque verificati: la stessa cella comprende spazi non così delimitati, ma fornisce in modo chiaro una fotografia degli spostamenti della persona. Si tratta di un accertamento possibile grazie all'intuito degli investigatori: al momento della scomparsa risalente al 26 novembre 2010 gli inquirenti hanno acquisito le 120mila utenze telefoniche compatibili con la zona della scomparsa e hanno "salvato tutti i tabulati". Cosa che non sarebbe possibile ora: i gestori hanno l'obbligo di conservate i dati del traffico telefonico solo degli ultimi due anni.

                  E accanto al cosiddetto lavoro investigativo e informativo prosegue quello scientifico del Ris di Parma, dopo l'intervento in casa Bossetti in cui, oltre a essere sequestrati capi di vestiario, è stato usato il Luminol per cercare anche la minima traccia di sangue che, anche a distanza di quasi quattro anni, potrebbe ancora essere trovata. Per questo gli uomini del Ris hanno concentrato la loro attenzione sui posti dell'abitazione in cui l'uomo potrebbe essersi lavato.

                  C'è inoltre molta attenzione sugli arnesi del suo lavoro sequestrati: "Non sono presenti lesioni tipicamente di difesa - riporta il gip nell'ordinanza citando i risultati dell'autopsia - Per ciò che riguarda il mezzo produttivo delle lesioni da arma bianca, trattasi di strumento da punta e taglio, con spessore della lama minimo di 0,2 mm, lunghezza. di almeno 2 cm, con possibile copertura in titanio, che per le caratteristiche rilevate è meno probabile trattarsi di un taglierino (cutter) ma di un coltello". Per trovare tracce organiche utili saranno analizzati anche i due mezzi di Bossetti, l'auto e l'autocarro usato per il lavoro. Quello a bordo del quale passava davanti al centro sportivo di Brembate di Sopra da dove scomparve Yara quel pomeriggio del 26 novembre del 2010.

                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


                  Commenta

                  • Ramos
                    Principe delle Zozze
                    • Mar 2006
                    • 1574
                    • 873
                    • 539
                    • Rupe Tarpea
                    • Send PM

                    Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                    Non si riesce a risalite in quali cantieri lavorava e fare delle analisi comparative dei materiali o sto dicendo una cosa assurda?
                    Sono stronzate da CSI. A meno che in quel cantiere non abbiano usato una particolare polvere di calce prodotta in zambia ed utilizzata in italia solo in quel cantiere, trovare della calce è solo una prova indiziaria che serve solo ad aumentare quanto verrà provato in tribunale. Altrimenti vale come fuffa.

                    ---------- Post added at 10:05:37 ---------- Previous post was at 10:03:21 ----------

                    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                    Il gip la vede così:

                    “Bossetti si ferì lottando con Yara, quella goccia di sangue sugli slip è stata la sua condanna”


                    Il gip: Dna inconfutabile. E la calce nei polmoni lo lega al muratore. Il fratello della vittima: un uomo con barbetta e auto grigia la seguiva


                    Con la forza della prova forense, della scienza del Dna, dello studio di compatibilità delle microtracce sulla scena del crimine — a cominciare dalle «significative polveri di calce» nei bronchi della vittima — la procura di Bergamo e gli investigatori che per tre anni hanno «indagato il buio» e «cercato di dare un nome al marziano che si era portato via Yara Gambirasio», riducono a una petizione di principio la professione di innocenza di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di 44 anni accusato di esserne l’assassino. Inceneriscono la difesa pubblica che ne hanno fatto la madre e la sorella gemella. E poco importa che il movente (verosimilmente sessuale) sia ancora un punto interrogativo, esattamente come la circostanza, l’occasione, che ha fatto incrociare vittima e carnefice («È il lavoro che abbiamo davanti e che servirà a considerare chiuso un caso che ancora tale non è», dice il pm Laura Ruggeri). Perché «in questa storia — osservano con la certezza dell’indicativo il comandante del Ros dei carabinieri Mario Parente e, con lui, quello dello Sco della Polizia Raffaele Grassi — l’unica cosa che conta è che il Dna di Massimo Bossetti è identico a quello ritrovato sul corpo di Yara. Un dato che chiude ogni discussione. Non fosse altro perché, per stessa ammissione dell’indagato, tra i due non esisteva alcuna consuetudine, alcuna relazione. Non si erano mai visti. E questo dà alla prova un significato univoco».

                    Né, a quanto pare, sarebbe utile coltivare il dubbio sulla fallibilità dell’esame che vuole appunto che quel Dna sia di Bossetti. Perché — dice Carlo Previderé, biologo dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pavia che quel Dna ha esaminato e di quel Dna è venuto a capo — la corrispondenza tra il profilo genetico di Bossetti e quello recuperato sul corpo di Yara è data da 21 marcatori Str autosomoci», quasi due volte quelli richiesti dai protocolli internazionali per accertare l’identità tra due profili genetici. «E in questo caso la possibilità di errore — aggiunge l’uomo di scienza — è nell’ordine di uno su 2 per 10 alla ventisettesima. Il che sta a dire che, statisticamente, solo un soggetto maschile su due miliardi di miliardi di miliardi condivide nella popolazione questi genotipi o caratteristiche genetiche ». Insomma, hai voglia a sostenere «non sono io».

                    E tuttavia conviene rimettere insieme le tessere di questo mosaico. Almeno così come documentati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Vincenza Maccora e negli atti di indagine. Perché è nei dettagli che si misurerà il destino di Bossetti, la possibilità di una sua confessione, la decisione della Procura di andare o meno a un giudizio immediato («È una decisione prematura », osserva la pm), lo spazio per una difesa che, al momento, appare titanica.

                    LA TRACCIA MISTA
                    Il Dna che risulta “sovrapponibile” a quello di Bossetti viene recuperato dal Ris dei carabinieri sugli slip e i leggings indossati da Yara al momento della morte. È di «ottima qualità». E «si tratta — scrivono nella loro relazione tecnico- scientifica alla procura — di una traccia ematica, isolata in un’area attigua a uno dei margini degli indumenti recisi con un’arma da taglio». È escluso, dunque, che si tratti del frutto di «fugaci maneggiamenti — prosegue la relazione — apparendo confortata l’evidenza che a produrre le tracce sia stato un fluido abbondantemente cellularizzato e non compatibile con altrettante sostanze poco ricche di Dna, come sudore, urina, lacrime, esiti di sfioramento». Epperò, quella traccia ematica è «mista». Contiene cioè il Dna di vittima e carnefice. «Perché — dice ora il pm Laura Ruggeri — è verosimile pensare che l’assassino, nel maneggiare uno strumento da punta e taglio, con una lama di almeno due centimetri di lunghezza e due millimetri di spessore e con una possibile copertura di titanio, si sia ferito».

                    Da quella macchia di sangue, vengono dunque separati il profilo genetico di Yara e quello dell’uomo che l’ha uccisa. È un esame che viene ripetuto quattro volte, in altrettanti laboratori (il Ris di Parma, l’Istituto di Medicina legale dell’Università Statale di Milano, il laboratorio di Biotecnologia del San Raffaele di Milano, l’Istituto di medicina legale di Pavia). Con risultati che isolano un identico profilo biologico. Quello che risulterà di Bossetti. Senza dunque apparenti margini di errore in questo “processo di separazione”.

                    È vero — ammettono ora gli inquirenti — quell’esame di “estrazione e separazione” non è oggi ripetibile. Perché il materiale biologico che sarebbe necessario a replicarlo è andato esaurito proprio in quei primi e laboriosi accertamenti. E tuttavia — insistono — proprio la circostanza che sia stato ripetuto quattro volte dovrebbe mettere gli esami al riparo dalla verosimile battaglia di perizie che si accenderà in Corte di Assise.

                    LE POLVERI E IL NICHEL
                    C’è un secondo e per certi versi altrettanto robusto indizio forense che accusa Bossetti. L’autopsia sul corpo di Yara — documenta l’ordinanza di custodia — estrae dai suoi bronchi «polveri di calce che, del tutto verosimilmente, sono frutto della contaminazione dovuta, mentre è ancora in vita, alla sua permanenza in un ambiente saturo di tali sostanze, ovvero dal contatto con parti anatomiche (mani) o indumenti indossati da terzi e imbrattati da tali sostanze ». Ebbene, quel pomeriggio del 26 novembre 2010, per sua stessa ammissione, Bossetti transita nella zona in cui scompare Yara (fa fede la cella di Mapello che aggancia il suo cellulare alle 17.45 prima che resti spento nelle successive 14 ore) proprio mentre fa ritorno dal cantiere di Palazzago, dove ha lavorato con la calce tutto il giorno. Di più: gli esami scientifici su quelle polveri estratte dal cadavere di Yara le certificano incompatibili con altri luoghi, dove pure la ragazza avrebbe potuto respirarle: la sua abitazione, la palestra, la piscina, lo sterrato attiguo al campo di Chignolo d’Isola dove sarà ritrovata senza vita. E ancora: sulle scarpe di Yara e sui suoi indumenti ci sono anche «piccole sfere di ferro-cromo-nichel». Anche queste «proprie di attività legate al mondo dell’edilizia». «Al lavoro di muratore di Bossetti».

                    IL SIGNORE IN MACCHINA
                    C’è infine la parola di un bambino, il fratello minore di Yara. Sentito il 19 luglio del 2012, racconta: «Mia sorella aveva paura di un signore in macchina che la guardava male quando andava in palestra. Mi disse che era cicciottello, aveva la barbetta appena tagliata e una macchina grigia e lunga». Già, grigia e lunga come la Volvo V40 di Bossetti. Con il “pizzetto” che, ancora Bossetti, portava fino a qualche mese fa, ossigenato come le sue sopracciglia. Per quella cura maniacale del corpo che significativamente nascondeva alla famiglia, che ha tentato di ridimensionare nel suo interrogatorio di garanzia e che pure coltivava nel centro benessere “Oltreoceano”, a poche centinaia di metri da casa Gambirasio. Dove, per la sua assiduità, lo consideravano «un clientone » e dove, per 11 euro, due volte a settimana si sottoponeva a sedute di lampade “total body”. Lampi di un profilo “narcisista” che male si incastrano con l’immagine del muratore padre di tre figli che non ha tempo da perdere oltre che spaccarsi la schiena in un cantiere.

                    http://www.repubblica.it/cronaca/201...6/?ref=HREC1-7
                    La storia del fratello non regge per un *****. Quanti anni ha adesso sto bambino e quanti ne aveva allora? Vedere quell'uomo e sapere che macchina ha, falsa il giudizio


                    Originariamente Scritto da Blandhi
                    Fischia, niente male

                    Commenta

                    • valium
                      Bodyweb Advanced
                      • Sep 2006
                      • 17908
                      • 430
                      • 497
                      • Send PM

                      Ma le telecamere della zona nulla hanno ripreso?
                      sigpic

                      Commenta

                      • violacs
                        Bodyweb Senior
                        • Aug 2012
                        • 1335
                        • 391
                        • 496
                        • CIOSUMMENZIONATO CITY
                        • Send PM

                        Originariamente Scritto da valium Visualizza Messaggio
                        Ma le telecamere della zona nulla hanno ripreso?
                        immagino di no, altrimenti lo avrebbero scritto sui giornali vista la malsana abitudine di svelare ogni singolo particolare delle indagini.
                        sigpic

                        Commenta

                        • Sean
                          Csar
                          • Sep 2007
                          • 119502
                          • 3,210
                          • 3,343
                          • Italy [IT]
                          • In piedi tra le rovine
                          • Send PM

                          Le riprese delle telecamere le stanno riguardando tutte alla luce delle auto in possesso di Bossetti, per vedere se è stata ripresa. La questione del fratellino è ovvio che non ha valenza di prova: è un sensazionalismo giornalistico e vale per quel che vale.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


                          Commenta

                          • germanomosconi
                            Bodyweb Senior
                            • Jan 2007
                            • 15263
                            • 562
                            • 1,007
                            • pordenone
                            • Send PM

                            perchè mezzo paese che improvvisamente si ricorda di averlo visto?
                            ma dai
                            Originariamente Scritto da Marco pl
                            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            IO? Mai masturbato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            Io sono drogato..

                            Commenta

                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
                              • 119502
                              • 3,210
                              • 3,343
                              • Italy [IT]
                              • In piedi tra le rovine
                              • Send PM

                              Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                              perchè mezzo paese che improvvisamente si ricorda di averlo visto?
                              ma dai
                              Chiaro. Tra l'altro lui abitava in pratica lì (pochi chilometri di distanza) e quindi è più che naturale che transitasse o si fermasse in quelle zone. Difatti, il gip tutte queste situazioni neppure le riporta nell'ordine di custodia in carcere.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


                              Commenta

                              • germanomosconi
                                Bodyweb Senior
                                • Jan 2007
                                • 15263
                                • 562
                                • 1,007
                                • pordenone
                                • Send PM

                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Chiaro. Tra l'altro lui abitava in pratica lì (pochi chilometri di distanza) e quindi è più che naturale che transitasse o si fermasse in quelle zone. Difatti, il gip tutte queste situazioni neppure le riporta nell'ordine di custodia in carcere.
                                io lo ribadisco, sicuramente è stato lui, ma con un avvocato di primo livello potrebbe giocarsela...
                                certo che se si farà difendere da quell'avvocatessa d'ufficio che ho visto lo vedo male, molto male...
                                Originariamente Scritto da Marco pl
                                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                IO? Mai masturbato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                Io sono drogato..

                                Commenta

                                Working...
                                X