Originariamente Scritto da ekans
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Seconda parte del tema: come si sviluppa questa eutanasia nei secoli? Correndo velocemente sin quasi ai nostri giorni, abbiamo un esempio eclatante nel Nazionalsocialismo, che statuisce per legge che certe vite non sono degne di essere vissute e ne permette la morte. In una visione storicistica (quella che la maggioranza prende sempre in casi simili) noi anzi dovremmo dire che, rispetto alla eutanasia "democratica", quella nazista si può considerare una avanguardia, ovvero un prodromo, un precursore. In una visione storicistica, che vede nel progresso la miglioria di ogni condizione storico-sociale, dovremmo considerare l'eutanasia nazista semplicemente come figlia dei suoi tempi, che ora viene raffinata dal progresso scientifico e sociale. Quindi, da una primitività (società antica e poi moderna) si arriva alla eutanasia data per consenso, questa figlia però di quelle, perchè nessuno l'ha inventata oggi.
Ma quale è il cuore della legge eutanasistica? Attenzione: il cuore è che si stabilisce che ci sono vite che non sono degne di essere vissute. Storicisticamente questo nucleo fondamentale della legge si esprime secondo usi e costumi sottoposti alle morali ed ai tempi, ma il cuore è questo. Nel Nazionalsocialismo la fonte della legge è lo Stato (lo Stato decide quali sono le vite degne o meno, come nella antichità la fonte giuridica era il pater e così via) nella pratica "democratica" è il singolo, cui lo Stato fa da eco. Ma cosa cambia rispetto al fatto che c'è una norma che dice che ci sono vite che non sono degne di essere vissute? Rispetto al fatto che uno Stato permette, per legge, o di dare la morte o che a qualcuno venga data la morte (con consenso previo) se di legge di morte e di legge che discrimina tra vita degna o meno sempre parliamo?
Non cambia nulla. Se la soppressione di vite considerate indegne di essere vissute è legittima, è legittima sempre, sia che sia il soggetto-Stato a deciderlo sia che sia il soggetto-persona a deciderlo, alla quale lo Stato fa da spalla. Sono entrambi, in questo caso, organi etico-giuridici. Se è cosa buona e giusta lo è sempre, così come se la consideriamo barbara - non la modalità ma il fatto che si considerino non degne alcune vite rispetto ad altre, e che su questo assunto principe, al di là dei soggetti fonte di diritto, venga costruita una legge. Scelta gravida di conseguenze, pure qui. Ma non siamo nessuno per giudicare meno barbara la nostra scelta, quando altri, in altri tempi - figli dei loro tempi - hanno fatto lo stesso basandosi sulla nostra medesima considerazione: a date condizioni la vita non è degna di essere vissuta. Se poi una avanguardia storica si chiama Nazionalsocialismo, ed è da questo che vogliamo prendere le distanze attraverso capriole giustificatorie e/o distinguo, è solo a causa di quella patina di ipocrisia che ci fa belli con la nostra coscienza, niente di più. Che ci fa credere che noi siamo i novatori, i saggi, i buoni, quelli che vanno verso il radioso sole dell'avvenire. Viaggiamo invece con tanti (nobilissimi per alcuni, "barbari" per altri, dipende non dai fatti ma dagli occhiali) con tanti amici che ci salutano dal passato e magari se la ridono pure.
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