Costretti all’esilio dai re cattolici, oggi ricevono un riconoscimento da parte del governo di Madrid.
“Molti dei loro discendenti vogliono soltanto morire spagnoli”
Meglio tardi che mai. 520 anni dopo, il governo popolare (centro-destra a maggioranza cattolica) del premier Mariano Rajoy concederá la nazionalità spagnola ai discendenti degli ebrei sefarditi (in ebraico, Sefarad significa Spagna), vergognosamente cacciati nel 1492 dai re cattolici con un pògrom che viene considerato il primo Olocausto della storia del popolo di Israele. Quanti sono? Secondo il quotidiano Abc, sui 3 milioni, sparsi dagli Usa alla Turchia.
La riparazione è stata annunciata ieri, nel centro Sefarad-Israel di Madrid, dai ministri della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardón, e degli Esteri, José Manuel García-Margallo, alla presenza di Isaac Querub, presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche di Spagna. Finora, i discendenti degli ebrei cacciati da Isabella La Cattolica e Fernando d’Aragona ( ben 150 mila ) potevano acquisire la nazionalità spagnola dopo 2 anni di residenza nel Paese. Adesso, con una riforma del codice civile del 1982, basterà accreditare la condizione di sefardita con un certificato rilasciato dalla Federazione delle Comunità Ebraiche. Poi, basterà giurare fedeltà alla Costituzione post-franchista del ‘78 e al re di Spagna.
“Mesi fa un anziano sefardita di Serajevo ci contattò per cercare di diventare spagnolo. Non voleva venire in Spagna, solo morire come spagnolo - ha ricordato Querub -. È solo un esempio del sentimento che si mantiene vivo tra la comunità sefardita in diversi Paesi del mondo”. García-Margallo, dal canto suo ha precisato: “Uno degli obbiettivi di questa decisione è quella di recuperare la memoria della Spagna, ridotta al silenzio durante troppo tempo, e concludere il cammino degli spagnoli che hanno nostalgia di Sefarad e vivono nella diaspora”.
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