Forse non tutti conoscono la storia di Ciro Eugenio Milani , io all'epoca passavo spesso nel suo blog a leggerlo quando era ancora in vita.
In un lucido, agghiacciante diario in internet, Ciro Eugenio Milani, classe 1979, aveva annunciato da mesi l’intenzione di suicidarsi. primadipartire è il nome del suo blog, una sorta di diario interattivo aperto. Un nome che oggi suona premonitore. Scorrendo mesi di messaggi che Ciro si scambiava con tanti altri internauti c’è da rabbrividire. Ci sono nomi di ragazzi che forse se ne sono già andati; c’è Biancaneve che annuncia il di volersi togliere la vita; Francesca il 29 maggio sul sito di Ciro dice che non arriverà a fine luglio; “Hicks” che scrive testualmente: "E’ questione di settimane, dovremmo esserci”. Ciro è morto gettandosi dal ponte di Paderno in un orario imprecisato, nella notte tra il 10 e l’11 luglio.
Il 25 maggio scriveva: “Oggi ero in ufficio e discutevo di lavoro con i colleghi. Abbiamo buttato giù un po’ di pianificazione a medio-lungo termine (le stime di lavoro per i prossimi 6/12 mesi). Ho dovuto mentire, ho partecipato alla programmazione, naturalmente non ho menzionato quel piccolo dettaglio, il fatto che tra due mesi già non ci sarò più qui”.
Qualche giorno prima aveva messo in rete “Posted in suicide” un altro messaggio.
Domenica 22 maggio: “Ho compiuto un altro passo verso la partenza. Oltre ad aver deciso di eliminare la quasi totalità delle mie cose, dei miei scritti, delle mie fotografie, dei miei giornali, ho anche deciso di lasciare qualcosa di scritto alla mia famiglia ed a pochi intimi. Ho comprato un nuovo quaderno, ho preso un Moleskine Japanese grande. Voglio (…).
Il 23 aggiungeva: “Ci sono cose che devo fare “primadipartire”, come ho già scritto in qualche post precedente. Sistemare casa, distruggere della roba, restituire altro, pareggiare i conti. Ci sono cose che penso vorrei fare, “primadipartire”. Un po’ come l’ultimo pasto di un condannato a morte”. Ma la prima vera indicazione della precisa e determinata volontà di farla finita, appare già il 20 maggio: “Wow! Mancano soltanto due mesi alla partenza! E devo ancora preparare gli inviti, scrivere le mie volontà, sistemare i debiti, elencare i crediti….auff come sono indietro (come al solito)".
Il 7 luglio un altro segnale inequivocabile: “Ero al supermercato a fare la spesa. Mi sono sentito malinconico. Ho comprato le solite cose: del pane, un po’ di affettati. Ho preso una bottiglia di Martini Bianco. Magari questa è l’ultima volta che faccio la spesa, pensavo. E lo penso anche adesso: in casa ho cibo a sufficienza. Camminavo con uno strano senso di malinconia. Come se fossi in procinto di partire per un paese straniero, come se da domani tutto sarà diverso. Comincio ad assaporare la malinconia della partenza. Forse gli attimi primadipartire, piangerò”.
Nel blog Ciro inserisce anche lo scontrino del supermercato: spesa totale € 16,50; malinconia a 4,99 euro (il Martini). Il 9 luglio immette in rete un nuovo testo dal titolo terribilmente eloquente: Piano di Riserva. E scrive: “Come già sapete, il mio back up plan è morire per il monossido di carbonio, collegando il tubo di scarico della macchina con l’abitacolo. Però per fare questo mi serve un tubo. Sono andato in un ferramenta, ma prima si sono procurato una scusa credibile. Io: “Buongiorno, mio cugino ogni tanto fa un po’ di tuning sulla sua macchina…il problema però è che quando accende il motore in garage lo trasforma in una camera a gas, e così ogni volta è costretto a portare fuori la sua macchina. Mi servirebbe quindi un qualche tubo che lui possa collegare alla marmitta per poter portare fuori il fumo”. Commesso: “Sì, ho capito…però mi serve sapere di che diametro è la marmitta”. Io: “ehm… beh, qui fuori c’è la mia macchina, mio cugino ha una macchina uguale….”. Usciamo dal negozio ed indico la mia macchina: una utilitaria dei primi anni novanta. Commesso: “Sì….ci vuole un tubo da 45 mm”.
Adesso io mi chiedo: ma come può il commesso pensare che esista una persona che si metta a fare tuning su una utilitaria dei primi anni novanta”?
Il tubo alla fine viene scartato. Ciro è di Oggiono, conosce bene Paderno. E l’anno prima, sempre di luglio, un suo caro amico si era suicidato gettandosi dal San Michele. Di professione è un programmatore. Sa bene come posticipare l’inserimento in rete di un messaggio scritto prima.
L’11 luglio, infatti, fa comparire nel suo blog: “Scusate ho anticipato i tempi. Scusate ho detto delle bugie. Non mi chiamo Luca K ma Ciro E. Milani. Non sono un impiegato ma un libero professionista. Non abito nell’hinterland di Milano ma a Lodi. Non volevo suicidarmi il 20 luglio, ma volevo suicidarmi il 10 luglio. E’ un anniversario. Non mi suicido per via dell’anniversario, mi suicido perché….beh è lungo da spiegare. L’anniversario è giusto per dare una data”.
Il 12 luglio a 24 ore dalla morte, compare ancora su “Primadipartire”, Diario pubblico di un aspirante suicida, un testo sinistramente titolato “La 25esima ora”.
"No, non è andato come il mio giorno perfetto. Sono stato impegnato: volevo sistemare casa oggi, ma ci sono riuscito solo in parte. Ho buttato un sacco di cose. Ho distrutto un sacco di cose (mi manca solo di distruggere i Moleskine). Poi farò una doccia. Poi butterò le ultime immondizie. Poi salirò in macchina e andrò dove ho deciso di farla finita. Adieu”. Quello stesso giorno, allo 8 del mattino appare uno scritto preceduto da una Nota: questo ed altri miei post potrebbero apparire nei prossimi giorni. Ho impostato la pubblicazione in data futura. “Ue’, ciao a tutti. Me ne sono andato. Scusate ma sono le 2,25 ed ho ancora un po’ di cose da fare. Questi sono dei saluti alla spicciolata. A qualcuno di voi ho spedito cose. A qualcuno ho spedito email. A qualcuno ho preparato qualcosa. Io sono felice così”. Seguono i saluti a moltissime persone sparse in tutta Italia. A Marta M. (Venezia): “Neppure tu credo leggerai mai queste mie parole. Ti ho amata, mi hai amato. Poi te ne sei andata e non hai mai più voluto sapere nulla di me. Tutto quello che non mi uccide, mi rende più forte”.
Ciro Milani si è portato a Paderno. Ci era già stato una notte di novembre il 18, del 2003 a fare un “sopralluogo”. Alle 3 del mattino di quella “notte nebbiosa a Pxxxxxxx” aveva percorso l’asse del San Michele. Poi era tornato il 26 giugno per una seconda “ispezione”. Questa volta si porta sulla sponda bergamasca, lascia l’auto e con una sedia pieghevole sotto braccio si avvia verso il centro del ponte. Apre la sedia sul lato nord, vi sale sopra e, come forse aveva immaginato decine di volte, si getta nel vuoto. Il suo corpo sarà ritrovato nella tarda serata del giorno seguente dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Alle 3,40 dell’11 luglio Marco, un amico riceve un saluto privato da Ciro. “Confermo quanto detto da Andrè….io e lui conoscevamo Ciro su IRC e successivamente l’abbiamo conosciuto personalmente. Questa notte alle 3,40 Ciro mi ha voluto salutare in privato prima di…partire. Io avevo lasciato l’IRC aperto e ho visto la sua query solo questa mattina, quando mi sono svegliato. Insieme ad Andrè ci siamo messi in contatto con la famiglia, la quale stava denunciando la scomparsa di Ciro presso i carabinieri di Oggiono. Più tardi abbiamo visto la notizia su Merateonline e i dubbi da quel momento hanno cominciato a farsi certezza. Piacerebbe anche a me pensare che non sia lui quello della notizia, che il tutto sia davvero uno scherzo di cattivo gusto …. Ma è tutto così stramaledettamente coincidente che sto piano piano perdendo questa speranza”. Anche l’altro amico, André mette in rete l’ultima speranza. E’ l’11 luglio, le 5,51 del pomeriggio: “Scusate, io sono in comunicazione con la famiglia… la news su Merateonline, il suo post e la sua sparizione dall’ambiente familiare…credo che bastino a supporre ragionevolmente che sia lui. Pure io spero che salti fuori e dica: vi ho fatto fessi! Ma un discorso è la speranza…un discorso è la logica”.
Perché questa tragedia? Una delle tante, possibili risposte è contenuta ancora nel diario interattivo “primadipartire”.
Domenica, 24 aprile: "Qual è il momento giusto per andarsene? Voglio andarmene adesso, in questo periodo della mia vita. Voglio andarmene prima che il declino sia troppo pronunciato. Perché invecchiare? Non vedo prospettive per il mio futuro, non vedo nulla che non abbia già vissuto. Il mio futuro è inutile, non ha quindi senso viverlo. Meglio quindi andarsene adesso”.
Perché pubblichiamo tutto questo? Per una ragione semplice e spaventosamente reale: su quel sito e su altri linkati ci sono altri annunci di suicidi; altre voci di giovani che dicono di volerla fare finita. Non siamo ai siti dei suicidi collettivi giapponesi ma la drammaticità dei contenuti in centinaia di pagine web che abbiano letto devono fare riflettere. La storia di Luca K, Ciro Milani, era nota da mesi e mesi. Ma nessuno ha voluto, saputo o potuto impedire che questo giovane di 26 anni si togliesse la vita. Forse, però, non sarebbe servito, nulla. In una delle innumerevoli corrispondenze interattive un navigatore mette in rete l’articolo che racconta come sia stato sventato un suicidio proprio grazie alla lettura di messaggi simili. Ciro aveva risposto: “Provate a farlo a me e vi uccido”. L’11 luglio 2004 V.D. 25 anni di Lecco si era gettato dal san Michele. Un anniversario o solo una tragica coincidenza?
SUICIDIO CONDIVISO
Come Ciro altri tanti ragazzi come lui pensano al suicidio come una sorta di “via di fuga” da un mondo nel quale non sono in grado di affermarsi e di integrarsi. Il suicidio per molti giovani appare come l’unica possibilità di interrompere la monotonia quotidiana, la tristezza, la solitudine. La filosofia portante di questi giovani ruota intorno al concetto di nichilismo, la vita viene percepita come vuota, l’esistenza è qualcosa di inutile che non potrà mai essere migliore, migliorarsi è un’inutile sforzo perché tanto non servirà a nulla e l’unica cosa che può permettere loro di cambiare e spezzare il grigio filo della loro esistenza è la morte.
Sul suo blog personale oltre ai suoi pensieri, alle sue memorie e alle sue emozioni sono presenti riflessioni inerenti ad altri giovani che stanno pianificando il loro suicidio proprio come ha fatto lui. ‘Fra’ scrive: "Anch’io quando penso al suicidio (non ho intenzione di arrivare oltre luglio)..penso di dover fare alcune cose prima, un tatuaggio, un viaggio...", scrive ancora: "...personalmente penso di suicidarmi con il gas di scarico dell’auto”.
Hicks scrive: ”..però sento che voglio farla finita, non mi sento in sintonia con niente.. non ho fissato ancora una data come te, ma sento che è questione di settimane”. Biancaneve scrive: ”anch’io due anni fa alla vigilia del mio suicidio ero andata al supermercato”.
UN GIOVANE PER BENE
Domenica sera Ciro chiama la mamma, una chiacchierata tranquilla, un appuntamento a sabato 16 luglio, un appuntamento al quale Ciro non ci sarà. La zia di Ciro ci racconta alcuni momenti della vita di questo giovane programmatore che ha deciso di morire senza dare una spiegazione alla famiglia, senza che essa abbia potuto capire il dramma che stava vivendo. Pochi biglietti nella sua camera dove ha lasciato piccoli testamenti. Sul letto il suo abito, ai piedi del letto le sue scarpe. Aveva deciso tutto, anche il vestito che avrebbe indossato nell’ultimo viaggio. Altri bigliettini indirizzati ai genitori con le ultime commissioni da fare, i lavori da consegnare. Lascia la famiglia circa. 3anni fa. Si trasferisce a Lodi dove con un amico apre una propria attività. E’ un bravo programmatore. La famiglia è per bene, tranquilla, nessun problema. Da piccolo è un genio, bravissimo a scuola. A dodici anni Ciro non si perde con i giochi ma legge, legge molto e non solo libri ma anche giornali che parlano di finanza. La passione del giornalismo è grande e lui si iscrive all’ordine, collaborando con alcuni quotidiani. La zia ricorda gli anni passati al mare con lui, quando i genitori del ragazzo gestivano un’attività e non potevano accompagnarlo in vacanza. Era un ragazzino allegro, ricorda. Sino allo scorso anno portava lunghi capelli e la barba, come volesse nascondersi ma ora era ben rasato , pulito, capelli corti e ordinati. Ed era un vero “cervello”, un giovane molto intelligente. Ora Ciro riposa dove lui ha deciso. Se n’è andato quando ha voluto e ha scelto gli abiti per l’ultimo viaggio. Di lui restano i ricordi strazianti dei famigliari, un diario cartaceo dove ha raccolto le sue ultime volontà e il suo blog. Un libro aperto sul quale giorno dopo giorno ha raccontato la sua stanchezza di vivere.
fonte
IN BREVE:
In data 18/04/2005 Ciro Milani, programmatore di Lodi, 26 anni, progetta di suicidarsi entro tre mesi, e sotto il nickname di “Luca K” trascrive tutti i suoi pensieri su un blog online con oltre 80 messaggi in 84 giorni (il blog principale: http://primadipartire.weblogs.us/archives/3 e un’altro suo blog che contiene solo tre messaggi: http://blog.weow.org/), auto-analizzandosi, raccontando la sua vita, trascrivendo i suoi pensieri, e rispondendo ai commenti che i lettori gli inviano.
In data 11/07/05 si suicida buttandosi da un ponte da Paterno D’adda (Lc) esattamente a distanza di un anno dal suicidio di un suo amico che si è buttato dallo stesso ponte.
Non è tutto qui: il ragazzo ha programmato il blog affinché possa automaticamente, in date da lui prefissate, inserire nuovi messaggi post-mortem da lui precedentemente composti.
Dalla sua morte sono già comparsi otto messaggi datati 12/07/05, 15/07/05, 20/07/05, 25/07/05 e 30/07/05.
In questa sorta di testamento, il giovane chiude i rapporti con i suoi conoscenti, e inserisce una spiegazione al suo gesto.
Inoltre nel terz’ultimo messaggio introduce un fantomatico moderatore, nickname OD, quasi per un passaggio di consegna
Il moderatore misterioso, con l’ultimo messaggio pubblicato, rivela la motivazione della funziona attuale del blog. Che OD siano altri messaggi pre-impostati da Ciro Milani?
Ciro Milani scrive: “quello che sono è giorno dopo giorno più diverso da quello che vorrei essere, questo genera frustrazione, non riesco a trovare un modo per avvicinare le due immagini di me. L’unica soluzione sta quindi nella resa incondizionata: accettare la situazione e porre fine alla frustrazione nell’unico modo possibile, la partenza.”
Chiama il suo atto “partenza”, e afferma che, come per un’artista, questa è la sua più grande opera.
Racconta tutti i suoi pensieri, i suoi progetti, con lucidità, raziocinio, freddezza, e a volte con serenità e ironia, attendendola come una liberazione. Accettazione di una sorte da lui stesso decisa, o rassegnazione all’inevitabile e unico epilogo prima che sia troppo tardi?
Lui afferma che “Questo mondo non è fatto per me, oppure sono io a non essere fatto per questo mondo. Non c’è poi molta differenza. Voglio uscire da questo mondo, come posso farlo? Ecco perché il suicidio è l’unica vera soluzione.”
Come dice egli stesso, il suo non è un “cry for help”, non vuole esser fermato, non cerca qualcuno che gli faccia cambiare idea.
È solamente quasi un bisogno di condividere con qualcuno lontano e sconosciuto, attraverso chat, blog, e-mail, telefonate, quindi in modo distaccato, la “sua grande opera”, quasi un modo per evitare di mostrare le sue intenzioni alla famiglia, amici e colleghi.
Ciro Milani scrive: “qualcosa che io non ho e che non riesco ad avere: la voglia di vivere, la voglia di andare avanti, la voglia di lottare, la voglia di non darla vinta ad una vita ad ostacoli. Io non ho più questo desiderio. Vedo ogni sfida vuota, insignificante. Non ho paura di perdere le mie gare: non vedo il motivo per il quale gareggiare. Mi ritiro ancora prima dello start.”
LA CRONACA
da Corriere della Sera.it 18 luglio 2005
MILANO - Quattro euro e novantanove centesimi. Il prezzo di 26 anni di inadeguatezza e di una bottiglia di Martini bianco comprata al supermercato. Ma bere, i problemi li rimanda soltanto. L'eroina, allora. Sì, però gli aghi fanno troppa paura. Neppure Valium, Lexotan e Roipnol servono granché a migliorarle, quelle giornate piene di niente. E dormire non aiuta poi tanto, se la sveglia suona comunque. Ciro Eugenio Milani lo scriveva dal 18 aprile sui suoi blog, che «il suicidio è l’unica vera soluzione». Ecco perché una volta scartati alcol, droga, ansiolitici e tubi da collegare alla marmitta, il ponte sull'Adda si è trasformato in una scelta obbligata: un bel salto e tutto si aggiusta. Si è ucciso così, annunciandolo sul Web, questo ragazzo di Oggiono che dalla provincia di Lecco si era trasferito a Lodi tre anni fa. La notte del 10 luglio ha preso la macchina di sua mamma e ha guidato fino al ponte di Paderno, dopo aver riempito per mesi le pagine online del suo «Primadipartire, diario pubblico di un aspirante suicida». Ha scavalcato il guard rail proprio sotto il cartello che separa Lecco da Bergamo, con una sedia da picnic sottobraccio. Ci è salito sopra e si è buttato di sotto. Un volo di 70 metri: obiettivo raggiunto. Esattamente un anno dopo la morte di un suo amico che il 10 luglio del 2004 aveva deciso di morire lanciandosi da quello stesso ponte.
IL MANIFESTO ONLINE - Il primo post, Ciro lo aveva pubblicato il 18 aprile. Lo considerava il suo manifesto: «Questo blog non è una istigazione al suicidio. Io, nel pieno possesso delle mie facoltà, scelgo consapevolmente di suicidarmi. Ma non chiedo né consiglio a nessuno di seguire la mia scelta. Il suicidio, per come lo penso io, è una scelta intima e personale». Chiaro, semplice, assolutamente incredibile. Da quel giorno in poi lui - «libero professionista» che dal febbraio del '98 aveva in tasca una tessera da pubblicista rilasciata dall'ordine dei giornalisti della Lombardia - ha continuato ad aggiornare con pazienza certosina il suo diario pubblico. Programmando l'uscita di alcuni messaggi anche «dopo». L'11 luglio, su un altro blog, compare infatti il macabro necrologio post mortem a sua firma: «Già. Me ne sono andato. Kaputt. Quando leggerete queste parole, se tutto va bene, sarò già morto». Il giorno dopo, 12 luglio, quando già la squadra di sommozzatori di Trezzo aveva trovato il suo corpo sul fondo limaccioso dell'Adda, la casella dei messaggi si aggiorna automaticamente: «(Nota: questo ed altri miei post potrebbero apparire nei prossimi giorni: ho impostato la pubblicazione in data futura). Ue’, ciao a tutti. Me ne sono andato. Scusate, ma sono le 2.25 ed ho ancora un po’ di cose da fare. Questi sono dei saluti alla spicciolata. A qualcuno di voi ho spedito cose. A qualcuno ho spedito email. A qualcuno ho preparato qualcosa. Io sono felice così».
IL CONTO ALLA ROVESCIA - Aprile, maggio, giugno, luglio. Ormai Ciro aveva fatto partire il suo personalissimo countdown alla «deadline» (la chiamava così): una lunga sequenza di messaggi pubblicati e ordinatamente catalogati nell'archivio del blog, una manciata di fotografie che lo ritraggono impietose e che campeggiano ancora su Internet. C'è tutta una vita, su quelle pagine web: qualche amore finito male, un esibizionismo dichiarato («Il mio ego si sta gonfiando a dismisura»), il piano A (farla finita col monossido di carbonio) e quelli di riserva (suicidio in diretta davanti al computer o corrente elettrica), l'intenzione di lasciare qualcosa di scritto alla famiglia e a chi gli voleva bene, gli interrogativi più ricorrenti riportati in una lucidissima lista di domande e risposte sulla scia delle più classiche Faq (le Frequently asked questions), i commenti (che piovono ancora adesso) dei visitatori interessati alle varie «tecniche» e di quelli che non hanno mai creduto a una sola parola di ciò che leggevano. E poi, soprattutto, le sue motivazioni. Per convincersi che una morte a orologeria, programmata fin nei minimi dettagli, sarebbe stata comunque preferibile a una vita inconsistente: «Sono più vicino ai 30 anni che ai 20, quindi probabilmente ho già trascorso almeno un terzo della mia esistenza. Un terzo della mia vita: il terzo in cui si cresce, si formano le amicizie, si studia, ci si innamora. Che bilancio posso valutare di questi anni? Un approssimativo “così-così”. Le cose miglioreranno, in futuro? Sono portato a credere di no».
IL SOPRALLUOGO - E così scatta la ricerca del «posto migliore». Ciro l'ha trovato e il 26 giugno è davanti al computer a scrivere: «Stanotte ho fatto un sopralluogo preliminare al luogo deputato al mio salto nel vuoto... Devo ancora risolvere un problema molto pratico: per saltare di sotto devo scavalcare un parapetto alto un metro e 60 centimetri. Non sono bravo a scavalcare ringhiere, come posso fare?». La risposta arriva da Fra, uno dei suoi più assidui lettori: «Il rimedio per il muretto alto secondo me è una di quelle sedie ripieghevoli sono giusto quei 40 cm che ti mancano». Letto, fatto.
I SUICIDI COLLETTIVI - A Ciro scrivevano in tantissimi, lo conoscevano tutti come Luca K., il nickname che aveva scelto per sé. Molti lo ammiravano («Che blog spettacolare!»). Altri cercavano di convincerlo a rinunciare a quel progetto assurdo («Sto pensando di denunciare questo blog alla Polizia Postale...»). Tanti gli vomitavano addosso il proprio disprezzo e lo consideravano un bugiardo mitomane patentato («Ammazzati. Levati dalle palle! Fai come vuoi! Ma che senso ha questo blog?»). In pochi riuscivano a comprendere il suo stato d'animo perché si erano trovati nella stessa angosciante situazione decine e decine di volte e a lui chiedevano persino consiglio («Non hai paura di buttarti? io quando ci ho "provato" il coraggio ce l’avevo ma è la paura che mi ha fottuto. Il mio piccolo catorcio sarà la mia tomba. A proposito volevo chiederti una cosa, per sigillare il tubo al finestrino secondo te devo usare solo il nastro adesivo?»). Qualcuno si è anche spinto ad ammettere la stessa determinazione nel volersi suicidare: «Sarà l'ultimo fine settimana con i miei genitori. Non ho intenzione di arrivare oltre luglio, penso comunque di dover fare alcune cose prima di...». Oppure: «È solo questione di settimane, dovremmo esserci». E ancora: «Cambiano i venti e le stagioni, ma ciò non basta a mutare il nero che si ha dentro». Un grido collettivo e virtuale. Come quelli lanciati in Giappone dal 2003 a oggi: una lunga catena di suicidi «in comune» pianificati in Rete. Cinquanta casi in due anni. Inconcepibili progetti di morte realizzati tramite appuntamenti online, con il disincanto dell'età adulta o con l'assoluto candore dell'adolescenza: «Ho 15 anni, voglio morire, cerco qualcuno che lo faccia con me».
In un lucido, agghiacciante diario in internet, Ciro Eugenio Milani, classe 1979, aveva annunciato da mesi l’intenzione di suicidarsi. primadipartire è il nome del suo blog, una sorta di diario interattivo aperto. Un nome che oggi suona premonitore. Scorrendo mesi di messaggi che Ciro si scambiava con tanti altri internauti c’è da rabbrividire. Ci sono nomi di ragazzi che forse se ne sono già andati; c’è Biancaneve che annuncia il di volersi togliere la vita; Francesca il 29 maggio sul sito di Ciro dice che non arriverà a fine luglio; “Hicks” che scrive testualmente: "E’ questione di settimane, dovremmo esserci”. Ciro è morto gettandosi dal ponte di Paderno in un orario imprecisato, nella notte tra il 10 e l’11 luglio.
Il 25 maggio scriveva: “Oggi ero in ufficio e discutevo di lavoro con i colleghi. Abbiamo buttato giù un po’ di pianificazione a medio-lungo termine (le stime di lavoro per i prossimi 6/12 mesi). Ho dovuto mentire, ho partecipato alla programmazione, naturalmente non ho menzionato quel piccolo dettaglio, il fatto che tra due mesi già non ci sarò più qui”.
Qualche giorno prima aveva messo in rete “Posted in suicide” un altro messaggio.
Domenica 22 maggio: “Ho compiuto un altro passo verso la partenza. Oltre ad aver deciso di eliminare la quasi totalità delle mie cose, dei miei scritti, delle mie fotografie, dei miei giornali, ho anche deciso di lasciare qualcosa di scritto alla mia famiglia ed a pochi intimi. Ho comprato un nuovo quaderno, ho preso un Moleskine Japanese grande. Voglio (…).
Il 23 aggiungeva: “Ci sono cose che devo fare “primadipartire”, come ho già scritto in qualche post precedente. Sistemare casa, distruggere della roba, restituire altro, pareggiare i conti. Ci sono cose che penso vorrei fare, “primadipartire”. Un po’ come l’ultimo pasto di un condannato a morte”. Ma la prima vera indicazione della precisa e determinata volontà di farla finita, appare già il 20 maggio: “Wow! Mancano soltanto due mesi alla partenza! E devo ancora preparare gli inviti, scrivere le mie volontà, sistemare i debiti, elencare i crediti….auff come sono indietro (come al solito)".
Il 7 luglio un altro segnale inequivocabile: “Ero al supermercato a fare la spesa. Mi sono sentito malinconico. Ho comprato le solite cose: del pane, un po’ di affettati. Ho preso una bottiglia di Martini Bianco. Magari questa è l’ultima volta che faccio la spesa, pensavo. E lo penso anche adesso: in casa ho cibo a sufficienza. Camminavo con uno strano senso di malinconia. Come se fossi in procinto di partire per un paese straniero, come se da domani tutto sarà diverso. Comincio ad assaporare la malinconia della partenza. Forse gli attimi primadipartire, piangerò”.
Nel blog Ciro inserisce anche lo scontrino del supermercato: spesa totale € 16,50; malinconia a 4,99 euro (il Martini). Il 9 luglio immette in rete un nuovo testo dal titolo terribilmente eloquente: Piano di Riserva. E scrive: “Come già sapete, il mio back up plan è morire per il monossido di carbonio, collegando il tubo di scarico della macchina con l’abitacolo. Però per fare questo mi serve un tubo. Sono andato in un ferramenta, ma prima si sono procurato una scusa credibile. Io: “Buongiorno, mio cugino ogni tanto fa un po’ di tuning sulla sua macchina…il problema però è che quando accende il motore in garage lo trasforma in una camera a gas, e così ogni volta è costretto a portare fuori la sua macchina. Mi servirebbe quindi un qualche tubo che lui possa collegare alla marmitta per poter portare fuori il fumo”. Commesso: “Sì, ho capito…però mi serve sapere di che diametro è la marmitta”. Io: “ehm… beh, qui fuori c’è la mia macchina, mio cugino ha una macchina uguale….”. Usciamo dal negozio ed indico la mia macchina: una utilitaria dei primi anni novanta. Commesso: “Sì….ci vuole un tubo da 45 mm”.
Adesso io mi chiedo: ma come può il commesso pensare che esista una persona che si metta a fare tuning su una utilitaria dei primi anni novanta”?
Il tubo alla fine viene scartato. Ciro è di Oggiono, conosce bene Paderno. E l’anno prima, sempre di luglio, un suo caro amico si era suicidato gettandosi dal San Michele. Di professione è un programmatore. Sa bene come posticipare l’inserimento in rete di un messaggio scritto prima.
L’11 luglio, infatti, fa comparire nel suo blog: “Scusate ho anticipato i tempi. Scusate ho detto delle bugie. Non mi chiamo Luca K ma Ciro E. Milani. Non sono un impiegato ma un libero professionista. Non abito nell’hinterland di Milano ma a Lodi. Non volevo suicidarmi il 20 luglio, ma volevo suicidarmi il 10 luglio. E’ un anniversario. Non mi suicido per via dell’anniversario, mi suicido perché….beh è lungo da spiegare. L’anniversario è giusto per dare una data”.
Il 12 luglio a 24 ore dalla morte, compare ancora su “Primadipartire”, Diario pubblico di un aspirante suicida, un testo sinistramente titolato “La 25esima ora”.
"No, non è andato come il mio giorno perfetto. Sono stato impegnato: volevo sistemare casa oggi, ma ci sono riuscito solo in parte. Ho buttato un sacco di cose. Ho distrutto un sacco di cose (mi manca solo di distruggere i Moleskine). Poi farò una doccia. Poi butterò le ultime immondizie. Poi salirò in macchina e andrò dove ho deciso di farla finita. Adieu”. Quello stesso giorno, allo 8 del mattino appare uno scritto preceduto da una Nota: questo ed altri miei post potrebbero apparire nei prossimi giorni. Ho impostato la pubblicazione in data futura. “Ue’, ciao a tutti. Me ne sono andato. Scusate ma sono le 2,25 ed ho ancora un po’ di cose da fare. Questi sono dei saluti alla spicciolata. A qualcuno di voi ho spedito cose. A qualcuno ho spedito email. A qualcuno ho preparato qualcosa. Io sono felice così”. Seguono i saluti a moltissime persone sparse in tutta Italia. A Marta M. (Venezia): “Neppure tu credo leggerai mai queste mie parole. Ti ho amata, mi hai amato. Poi te ne sei andata e non hai mai più voluto sapere nulla di me. Tutto quello che non mi uccide, mi rende più forte”.
Ciro Milani si è portato a Paderno. Ci era già stato una notte di novembre il 18, del 2003 a fare un “sopralluogo”. Alle 3 del mattino di quella “notte nebbiosa a Pxxxxxxx” aveva percorso l’asse del San Michele. Poi era tornato il 26 giugno per una seconda “ispezione”. Questa volta si porta sulla sponda bergamasca, lascia l’auto e con una sedia pieghevole sotto braccio si avvia verso il centro del ponte. Apre la sedia sul lato nord, vi sale sopra e, come forse aveva immaginato decine di volte, si getta nel vuoto. Il suo corpo sarà ritrovato nella tarda serata del giorno seguente dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Alle 3,40 dell’11 luglio Marco, un amico riceve un saluto privato da Ciro. “Confermo quanto detto da Andrè….io e lui conoscevamo Ciro su IRC e successivamente l’abbiamo conosciuto personalmente. Questa notte alle 3,40 Ciro mi ha voluto salutare in privato prima di…partire. Io avevo lasciato l’IRC aperto e ho visto la sua query solo questa mattina, quando mi sono svegliato. Insieme ad Andrè ci siamo messi in contatto con la famiglia, la quale stava denunciando la scomparsa di Ciro presso i carabinieri di Oggiono. Più tardi abbiamo visto la notizia su Merateonline e i dubbi da quel momento hanno cominciato a farsi certezza. Piacerebbe anche a me pensare che non sia lui quello della notizia, che il tutto sia davvero uno scherzo di cattivo gusto …. Ma è tutto così stramaledettamente coincidente che sto piano piano perdendo questa speranza”. Anche l’altro amico, André mette in rete l’ultima speranza. E’ l’11 luglio, le 5,51 del pomeriggio: “Scusate, io sono in comunicazione con la famiglia… la news su Merateonline, il suo post e la sua sparizione dall’ambiente familiare…credo che bastino a supporre ragionevolmente che sia lui. Pure io spero che salti fuori e dica: vi ho fatto fessi! Ma un discorso è la speranza…un discorso è la logica”.
Perché questa tragedia? Una delle tante, possibili risposte è contenuta ancora nel diario interattivo “primadipartire”.
Domenica, 24 aprile: "Qual è il momento giusto per andarsene? Voglio andarmene adesso, in questo periodo della mia vita. Voglio andarmene prima che il declino sia troppo pronunciato. Perché invecchiare? Non vedo prospettive per il mio futuro, non vedo nulla che non abbia già vissuto. Il mio futuro è inutile, non ha quindi senso viverlo. Meglio quindi andarsene adesso”.
Perché pubblichiamo tutto questo? Per una ragione semplice e spaventosamente reale: su quel sito e su altri linkati ci sono altri annunci di suicidi; altre voci di giovani che dicono di volerla fare finita. Non siamo ai siti dei suicidi collettivi giapponesi ma la drammaticità dei contenuti in centinaia di pagine web che abbiano letto devono fare riflettere. La storia di Luca K, Ciro Milani, era nota da mesi e mesi. Ma nessuno ha voluto, saputo o potuto impedire che questo giovane di 26 anni si togliesse la vita. Forse, però, non sarebbe servito, nulla. In una delle innumerevoli corrispondenze interattive un navigatore mette in rete l’articolo che racconta come sia stato sventato un suicidio proprio grazie alla lettura di messaggi simili. Ciro aveva risposto: “Provate a farlo a me e vi uccido”. L’11 luglio 2004 V.D. 25 anni di Lecco si era gettato dal san Michele. Un anniversario o solo una tragica coincidenza?
SUICIDIO CONDIVISO
Come Ciro altri tanti ragazzi come lui pensano al suicidio come una sorta di “via di fuga” da un mondo nel quale non sono in grado di affermarsi e di integrarsi. Il suicidio per molti giovani appare come l’unica possibilità di interrompere la monotonia quotidiana, la tristezza, la solitudine. La filosofia portante di questi giovani ruota intorno al concetto di nichilismo, la vita viene percepita come vuota, l’esistenza è qualcosa di inutile che non potrà mai essere migliore, migliorarsi è un’inutile sforzo perché tanto non servirà a nulla e l’unica cosa che può permettere loro di cambiare e spezzare il grigio filo della loro esistenza è la morte.
Sul suo blog personale oltre ai suoi pensieri, alle sue memorie e alle sue emozioni sono presenti riflessioni inerenti ad altri giovani che stanno pianificando il loro suicidio proprio come ha fatto lui. ‘Fra’ scrive: "Anch’io quando penso al suicidio (non ho intenzione di arrivare oltre luglio)..penso di dover fare alcune cose prima, un tatuaggio, un viaggio...", scrive ancora: "...personalmente penso di suicidarmi con il gas di scarico dell’auto”.
Hicks scrive: ”..però sento che voglio farla finita, non mi sento in sintonia con niente.. non ho fissato ancora una data come te, ma sento che è questione di settimane”. Biancaneve scrive: ”anch’io due anni fa alla vigilia del mio suicidio ero andata al supermercato”.
UN GIOVANE PER BENE
Domenica sera Ciro chiama la mamma, una chiacchierata tranquilla, un appuntamento a sabato 16 luglio, un appuntamento al quale Ciro non ci sarà. La zia di Ciro ci racconta alcuni momenti della vita di questo giovane programmatore che ha deciso di morire senza dare una spiegazione alla famiglia, senza che essa abbia potuto capire il dramma che stava vivendo. Pochi biglietti nella sua camera dove ha lasciato piccoli testamenti. Sul letto il suo abito, ai piedi del letto le sue scarpe. Aveva deciso tutto, anche il vestito che avrebbe indossato nell’ultimo viaggio. Altri bigliettini indirizzati ai genitori con le ultime commissioni da fare, i lavori da consegnare. Lascia la famiglia circa. 3anni fa. Si trasferisce a Lodi dove con un amico apre una propria attività. E’ un bravo programmatore. La famiglia è per bene, tranquilla, nessun problema. Da piccolo è un genio, bravissimo a scuola. A dodici anni Ciro non si perde con i giochi ma legge, legge molto e non solo libri ma anche giornali che parlano di finanza. La passione del giornalismo è grande e lui si iscrive all’ordine, collaborando con alcuni quotidiani. La zia ricorda gli anni passati al mare con lui, quando i genitori del ragazzo gestivano un’attività e non potevano accompagnarlo in vacanza. Era un ragazzino allegro, ricorda. Sino allo scorso anno portava lunghi capelli e la barba, come volesse nascondersi ma ora era ben rasato , pulito, capelli corti e ordinati. Ed era un vero “cervello”, un giovane molto intelligente. Ora Ciro riposa dove lui ha deciso. Se n’è andato quando ha voluto e ha scelto gli abiti per l’ultimo viaggio. Di lui restano i ricordi strazianti dei famigliari, un diario cartaceo dove ha raccolto le sue ultime volontà e il suo blog. Un libro aperto sul quale giorno dopo giorno ha raccontato la sua stanchezza di vivere.
fonte
IN BREVE:
In data 18/04/2005 Ciro Milani, programmatore di Lodi, 26 anni, progetta di suicidarsi entro tre mesi, e sotto il nickname di “Luca K” trascrive tutti i suoi pensieri su un blog online con oltre 80 messaggi in 84 giorni (il blog principale: http://primadipartire.weblogs.us/archives/3 e un’altro suo blog che contiene solo tre messaggi: http://blog.weow.org/), auto-analizzandosi, raccontando la sua vita, trascrivendo i suoi pensieri, e rispondendo ai commenti che i lettori gli inviano.
In data 11/07/05 si suicida buttandosi da un ponte da Paterno D’adda (Lc) esattamente a distanza di un anno dal suicidio di un suo amico che si è buttato dallo stesso ponte.
Non è tutto qui: il ragazzo ha programmato il blog affinché possa automaticamente, in date da lui prefissate, inserire nuovi messaggi post-mortem da lui precedentemente composti.
Dalla sua morte sono già comparsi otto messaggi datati 12/07/05, 15/07/05, 20/07/05, 25/07/05 e 30/07/05.
In questa sorta di testamento, il giovane chiude i rapporti con i suoi conoscenti, e inserisce una spiegazione al suo gesto.
Inoltre nel terz’ultimo messaggio introduce un fantomatico moderatore, nickname OD, quasi per un passaggio di consegna
Il moderatore misterioso, con l’ultimo messaggio pubblicato, rivela la motivazione della funziona attuale del blog. Che OD siano altri messaggi pre-impostati da Ciro Milani?
Ciro Milani scrive: “quello che sono è giorno dopo giorno più diverso da quello che vorrei essere, questo genera frustrazione, non riesco a trovare un modo per avvicinare le due immagini di me. L’unica soluzione sta quindi nella resa incondizionata: accettare la situazione e porre fine alla frustrazione nell’unico modo possibile, la partenza.”
Chiama il suo atto “partenza”, e afferma che, come per un’artista, questa è la sua più grande opera.
Racconta tutti i suoi pensieri, i suoi progetti, con lucidità, raziocinio, freddezza, e a volte con serenità e ironia, attendendola come una liberazione. Accettazione di una sorte da lui stesso decisa, o rassegnazione all’inevitabile e unico epilogo prima che sia troppo tardi?
Lui afferma che “Questo mondo non è fatto per me, oppure sono io a non essere fatto per questo mondo. Non c’è poi molta differenza. Voglio uscire da questo mondo, come posso farlo? Ecco perché il suicidio è l’unica vera soluzione.”
Come dice egli stesso, il suo non è un “cry for help”, non vuole esser fermato, non cerca qualcuno che gli faccia cambiare idea.
È solamente quasi un bisogno di condividere con qualcuno lontano e sconosciuto, attraverso chat, blog, e-mail, telefonate, quindi in modo distaccato, la “sua grande opera”, quasi un modo per evitare di mostrare le sue intenzioni alla famiglia, amici e colleghi.
Ciro Milani scrive: “qualcosa che io non ho e che non riesco ad avere: la voglia di vivere, la voglia di andare avanti, la voglia di lottare, la voglia di non darla vinta ad una vita ad ostacoli. Io non ho più questo desiderio. Vedo ogni sfida vuota, insignificante. Non ho paura di perdere le mie gare: non vedo il motivo per il quale gareggiare. Mi ritiro ancora prima dello start.”
LA CRONACA
da Corriere della Sera.it 18 luglio 2005
MILANO - Quattro euro e novantanove centesimi. Il prezzo di 26 anni di inadeguatezza e di una bottiglia di Martini bianco comprata al supermercato. Ma bere, i problemi li rimanda soltanto. L'eroina, allora. Sì, però gli aghi fanno troppa paura. Neppure Valium, Lexotan e Roipnol servono granché a migliorarle, quelle giornate piene di niente. E dormire non aiuta poi tanto, se la sveglia suona comunque. Ciro Eugenio Milani lo scriveva dal 18 aprile sui suoi blog, che «il suicidio è l’unica vera soluzione». Ecco perché una volta scartati alcol, droga, ansiolitici e tubi da collegare alla marmitta, il ponte sull'Adda si è trasformato in una scelta obbligata: un bel salto e tutto si aggiusta. Si è ucciso così, annunciandolo sul Web, questo ragazzo di Oggiono che dalla provincia di Lecco si era trasferito a Lodi tre anni fa. La notte del 10 luglio ha preso la macchina di sua mamma e ha guidato fino al ponte di Paderno, dopo aver riempito per mesi le pagine online del suo «Primadipartire, diario pubblico di un aspirante suicida». Ha scavalcato il guard rail proprio sotto il cartello che separa Lecco da Bergamo, con una sedia da picnic sottobraccio. Ci è salito sopra e si è buttato di sotto. Un volo di 70 metri: obiettivo raggiunto. Esattamente un anno dopo la morte di un suo amico che il 10 luglio del 2004 aveva deciso di morire lanciandosi da quello stesso ponte.
IL MANIFESTO ONLINE - Il primo post, Ciro lo aveva pubblicato il 18 aprile. Lo considerava il suo manifesto: «Questo blog non è una istigazione al suicidio. Io, nel pieno possesso delle mie facoltà, scelgo consapevolmente di suicidarmi. Ma non chiedo né consiglio a nessuno di seguire la mia scelta. Il suicidio, per come lo penso io, è una scelta intima e personale». Chiaro, semplice, assolutamente incredibile. Da quel giorno in poi lui - «libero professionista» che dal febbraio del '98 aveva in tasca una tessera da pubblicista rilasciata dall'ordine dei giornalisti della Lombardia - ha continuato ad aggiornare con pazienza certosina il suo diario pubblico. Programmando l'uscita di alcuni messaggi anche «dopo». L'11 luglio, su un altro blog, compare infatti il macabro necrologio post mortem a sua firma: «Già. Me ne sono andato. Kaputt. Quando leggerete queste parole, se tutto va bene, sarò già morto». Il giorno dopo, 12 luglio, quando già la squadra di sommozzatori di Trezzo aveva trovato il suo corpo sul fondo limaccioso dell'Adda, la casella dei messaggi si aggiorna automaticamente: «(Nota: questo ed altri miei post potrebbero apparire nei prossimi giorni: ho impostato la pubblicazione in data futura). Ue’, ciao a tutti. Me ne sono andato. Scusate, ma sono le 2.25 ed ho ancora un po’ di cose da fare. Questi sono dei saluti alla spicciolata. A qualcuno di voi ho spedito cose. A qualcuno ho spedito email. A qualcuno ho preparato qualcosa. Io sono felice così».
IL CONTO ALLA ROVESCIA - Aprile, maggio, giugno, luglio. Ormai Ciro aveva fatto partire il suo personalissimo countdown alla «deadline» (la chiamava così): una lunga sequenza di messaggi pubblicati e ordinatamente catalogati nell'archivio del blog, una manciata di fotografie che lo ritraggono impietose e che campeggiano ancora su Internet. C'è tutta una vita, su quelle pagine web: qualche amore finito male, un esibizionismo dichiarato («Il mio ego si sta gonfiando a dismisura»), il piano A (farla finita col monossido di carbonio) e quelli di riserva (suicidio in diretta davanti al computer o corrente elettrica), l'intenzione di lasciare qualcosa di scritto alla famiglia e a chi gli voleva bene, gli interrogativi più ricorrenti riportati in una lucidissima lista di domande e risposte sulla scia delle più classiche Faq (le Frequently asked questions), i commenti (che piovono ancora adesso) dei visitatori interessati alle varie «tecniche» e di quelli che non hanno mai creduto a una sola parola di ciò che leggevano. E poi, soprattutto, le sue motivazioni. Per convincersi che una morte a orologeria, programmata fin nei minimi dettagli, sarebbe stata comunque preferibile a una vita inconsistente: «Sono più vicino ai 30 anni che ai 20, quindi probabilmente ho già trascorso almeno un terzo della mia esistenza. Un terzo della mia vita: il terzo in cui si cresce, si formano le amicizie, si studia, ci si innamora. Che bilancio posso valutare di questi anni? Un approssimativo “così-così”. Le cose miglioreranno, in futuro? Sono portato a credere di no».
IL SOPRALLUOGO - E così scatta la ricerca del «posto migliore». Ciro l'ha trovato e il 26 giugno è davanti al computer a scrivere: «Stanotte ho fatto un sopralluogo preliminare al luogo deputato al mio salto nel vuoto... Devo ancora risolvere un problema molto pratico: per saltare di sotto devo scavalcare un parapetto alto un metro e 60 centimetri. Non sono bravo a scavalcare ringhiere, come posso fare?». La risposta arriva da Fra, uno dei suoi più assidui lettori: «Il rimedio per il muretto alto secondo me è una di quelle sedie ripieghevoli sono giusto quei 40 cm che ti mancano». Letto, fatto.
I SUICIDI COLLETTIVI - A Ciro scrivevano in tantissimi, lo conoscevano tutti come Luca K., il nickname che aveva scelto per sé. Molti lo ammiravano («Che blog spettacolare!»). Altri cercavano di convincerlo a rinunciare a quel progetto assurdo («Sto pensando di denunciare questo blog alla Polizia Postale...»). Tanti gli vomitavano addosso il proprio disprezzo e lo consideravano un bugiardo mitomane patentato («Ammazzati. Levati dalle palle! Fai come vuoi! Ma che senso ha questo blog?»). In pochi riuscivano a comprendere il suo stato d'animo perché si erano trovati nella stessa angosciante situazione decine e decine di volte e a lui chiedevano persino consiglio («Non hai paura di buttarti? io quando ci ho "provato" il coraggio ce l’avevo ma è la paura che mi ha fottuto. Il mio piccolo catorcio sarà la mia tomba. A proposito volevo chiederti una cosa, per sigillare il tubo al finestrino secondo te devo usare solo il nastro adesivo?»). Qualcuno si è anche spinto ad ammettere la stessa determinazione nel volersi suicidare: «Sarà l'ultimo fine settimana con i miei genitori. Non ho intenzione di arrivare oltre luglio, penso comunque di dover fare alcune cose prima di...». Oppure: «È solo questione di settimane, dovremmo esserci». E ancora: «Cambiano i venti e le stagioni, ma ciò non basta a mutare il nero che si ha dentro». Un grido collettivo e virtuale. Come quelli lanciati in Giappone dal 2003 a oggi: una lunga catena di suicidi «in comune» pianificati in Rete. Cinquanta casi in due anni. Inconcepibili progetti di morte realizzati tramite appuntamenti online, con il disincanto dell'età adulta o con l'assoluto candore dell'adolescenza: «Ho 15 anni, voglio morire, cerco qualcuno che lo faccia con me».
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