Gesù era sposato...

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  • epico
    L'informatore Esoterico
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    Gesù era sposato...

    Colpo di scena ad un convegno a Roma: Karen King, studiosa di storia della cristianità ad Harvard, ha annunciato la scoperta di un frammento (4 per 8 cm) di un papiro del IV secolo scritto in copto (l'egiziano non scritto in geroglifici) in cui Gesù fa riferimento a sua "moglie Maria". "Lei sarà in grado di essere mia discepola", si legge ancora secondo quanto riferito dal sito internet del New York Times.
    Il frammento è più piccolo di un biglietto da visita e contiene otto righe di scrittura in inchiostro nero leggibili solo con la lente di ingrandimento. In un dialogo si legge: "Gesù disse loro: 'Mia moglie....". La King ne ha parlato al Convegno Internazionale di Studi Copti dicendo di aveva mostrato il frammento a una ristretta cerchia di papirologi e linguisti secondo i quali il papiro è "probabilmente" autentico. Ma la King intende farlo visionare anche ad altri esperti.

    In una intervista al New York Times e ad altri giornali americani, la King ha sottolineato che il frammento non deve essere preso come la prova che il Gesù storico fosse effettivamente sposato. Il testo sarebbe stato scritto secoli dopo la vita di Gesù e tutta la prima letteratura cristiana non sfiora la questione. Ma la scoperta a suo avviso è interessante perché "conferma antiche tradizioni secondo cui Gesù era stato sposato".

    Quanto alla provenienza del documento resta un mistero e il suo proprietario ha chiesto di restare anonimo, scrive il New York Times.

    tgcom24
  • ma_75
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    • Sep 2006
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    #2
    Tgcom 24. Mmm.
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • ilcatigamatti
      Bodyweb Senior
      • Jun 2009
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      #3
      e allora?
      sigpic
      Originariamente Scritto da zajka
      sicuramente fa finta perché si saltano molti momenti e non si vede nemmeno che ingoia

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      • epico
        L'informatore Esoterico
        • Nov 2003
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        #4
        Non so se Gesu' fosse stato sposato ma di certo la Bibbia dice che aveva dei fratelli , la chiesa pero' furbescamente svia il discorso , ma il problema piu' grande non e' se Gesu' fosse sposato o avesse fratelli o fosse nato verginalmente ma la mancata parusia , il ritorno di Cristo profetizzato prossimo prima che la genereazione dell'epoca finisse ( almeno cosi si intende letteralmente ).
        QUESTO E' QUELLO CHE DOVREBBE TOGLIERE IL SONNO AI CATTOLICI E NON SE GESU' FOSSE SPOSATO O AVESSE FIGLI.



        La grande delusione della Cristianita' primitiva


        A tutt’oggi sappiamo pochissimo su Gesù. Non sappiamo con certezza se sia esistito o meno: tutti gli storici del primo secolo d.c. (sia latini che ebrei) non ne fanno menzione, e le poche righe che possiamo trovare in alcuni di loro (ad es. in Flavio Giuseppe, Plinio il Giovane, Svetonio e Tacito) risultano di incerta interpretazione e di dubbia autenticità. Non sappiamo quasi nulla della sua vita: le fonti extra-bibliche non sono di nessun aiuto per lo storico, mentre i Vangeli parlano solo dell’ultimo anno (secondo i sinottici) o degli ultimi due o tre anni (secondo Giovanni) della sua predicazione; inoltre, presentano molte imprecisioni e contraddizioni (ad es. non concordano circa il luogo e l’anno di nascita, i nomi dei discepoli, l’ascendenza genealogica, il rapporto coi genitori, il numero dei miracoli, i testimoni presenti davanti al sepolcro vuoto, le apparizioni del risorto, le circostanze in cui avviene la sua ascensione in cielo, ecc.), e inquadrano gli eventi da una prospettiva di fede, senza preoccupazioni di correttezza e rigore storico.

        Queste difficoltà però – per quanto non sottovalutabili – non sono sufficienti per scoraggiare i credenti: di fronte alla mancanza di prove oggettive della sua esistenza storica, possono sempre affermare che quello che conta non è il Cristo storico, ma quello della fede (sulla scorta di teologi alla Bultmann); oppure, che l’assenza di prove non è prova di assenza (come per l’esistenza di Dio). Le contraddizioni dei Vangeli – fintanto che riguardano questioni come il numero dei miracoli o le persone presenti davanti alla tomba vuota – possono essere neutralizzate come dettagli marginali che non inficiano il nucleo portante della fede: importante non è – ad esempio – che i racconti concernenti il sepolcro vuoto e l’avvenuta resurrezione siano identici in ogni particolare, ma che sia attestato come vero il fatto della resurrezione; importante non è l’assoluta convergenza delle testimonianze riguardanti le apparizioni del Cristo risorto, ma che tali apparizioni vengano ribadite. E così via.

        C’è invece una difficoltà – nel messaggio escatologico gesuano riportato dai Vangeli sinottici – che nella sua evidenza e gravità dovrebbe rendere insonni le notti di quanti si professano cristiani: la mancata profezia riguardante l’imminenza della Parusia (seconda venuta di Cristo e giudizio finale).

        L’attesa di una prossima fine del mondo e di un giudizio finale, non è una novità introdotta dal cristianesimo, ma la ritroviamo nei suoi tratti fondamentali nell’escatologia tardo-giudaica (che a sua volta l’ha assorbita da miti orientali ancora più antichi, in particolare iranici, babilonesi ed egizi). Ed in effetti, il Vecchio Testamento, ma specialmente l’apocalittica giudaica, dipende direttamente dal dualismo iranico. In Iran, Babilonia ed Egitto l’idea di un Signore divino e di un nuovo eone, di un Salvatore venturo e di una sacra fine dei tempi era conosciuta e diffusa; gli Egizi, ad esempio, credevano in un Salvatore imminente già nel III e nel II millennio a.c.

        Simili concezioni avventiste di origine non israelitica penetrarono nel Vecchio Testamento: il profeta Isaia, ad esempio, attendeva il Salvatore (di Israele) dalla stirpe del re Davide (che governò Israele nel X sec. a.c.).

        Negli ultimi secoli prima di Cristo, la religione giudaica risulta sempre più segnata dalla fede nella fine del mondo. I profeti spesso la predicevano per la propria generazione o, in ogni caso, per un prossimo futuro. Anche gli Esseni (la cui ascendenza dottrinale nei confronti di Gesù è suggerita dai rotoli del Mar Morto) profetizzarono la catastrofe del mondo per la generazione presente, in modo del tutto analogo a quanto faranno poi i Vangeli: si presentarono come “l’ultima generazione”, ritenendosi alla “fine dei giorni”. Anche le apocalissi tardo-giudaiche annunciavano l’attesa della prossima fine del mondo, a partire dal II secolo a.c. (cfr. Libro di Daniele, Enoch, Baruch, Esra). Si può comprendere tali concezioni avventiste solamente inquadrandole nel loro contesto storico-politico: gli israeliti dell’epoca erano sotto il giogo del dominio romano, ed esso non era che l’ultimo preceduto da altri non meno oppressivi (in particolare quello babilonese). I persiani di Ciro avevano liberato gli israeliti dalla cattività babilonese, ma ben presto avevano sostituito il vecchio dominio con il loro. Gli ebrei dunque cominciarono a perdere sempre più potere politico, e ciò incrementò in loro la sfiducia verso il mondo presente e le aspettative di un mondo futuro migliore; anche l’attesa di un Messia valoroso che con le armi in pugno avrebbe sconfitto i dominatori di turno e riunificato Israele, come ai tempi di re Davide, si comprende molto bene in questo contesto di perenne subordinazione politica.

        Gesù si trova quindi a predicare in un contesto fortemente segnato da tale fede apocalittica – del resto condivisa anche dal suo battezzatore, Giovanni il Battista, e da molti altri suoi contemporanei. Anch’egli infatti contava sulla prossima realizzazione terrena del regno di Dio, come risulta proprio dalle fonti più antiche. Benché eviti profezie precise sulla fine del mondo (“Quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno sa, neppure gli angeli in cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre” Marco 13,32 e Matteo 24,36), fu però fermamente convinto che la sua generazione fosse l’ultima. Tale incrollabile convinzione segnò la sua stessa etica, la quale – apparentemente disumana ed insensata (cfr. ad es. l’esortazione ad abbandonare la famiglia, a spogliarsi di tutti i propri averi, a non resistere ai malvagi, a porgere l’altra guancia, a non fare progetti per il futuro) – diviene comprensibile solamente alla luce delle sue credenze apocalittiche.

        Vediamo alcuni passi dei Vangeli dove Gesù preconizza la sua seconda venuta.

        In Matteo 10,23 Gesù si rivolge ai suoi discepoli e dice loro che “non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo”. Sono passati quasi duemila anni da questa dichiarazione e che i dodici discepoli siano o meno riusciti a viaggiare per tutte le città di Israele, una cosa è certa: il Figlio dell’uomo non è venuto.

        In Matteo 16,28 Gesù dichiara esplicitamente che “vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno”.E’ evidente che nessuno di quelli a cui Gesù ha detto queste cose è ancora in vita oggi, e comunque in Matteo 16,24 si capisce chiaramente che Gesù sta parlando ai suoi discepoli.

        Un altro intero capitolo, Matteo 24,1 -51, viene considerato un’intera profezia fatta da Gesù. I cristiani fondamentalisti (ad es. i Testimoni di Geova e gli Avventisti del settimo giorno) credono che questa profezia si avvererà negli “ultimi giorni”, ovvero poco prima della seconda venuta di Gesù. Tuttavia gli studiosi moderni ritengono che questo capitolo parli di eventi che già erano avvenuti, dato che il Vangelo di Matteo è stato redatto approssimativamente nell’80-90 d.c.

        Una questione tralasciata dai fondamentalisti cristiani è che Gesù stava parlando ai suoi discepoli in privato, come si può leggere in Matteo 24,3: “(…) i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: ‘Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo’”; Gesù fa quindi una lista di eventi e aggiunge: “Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome” (Matteo 24,9). Perciò da queste parole sembra che i dodici discepoli saranno ancora vivi per essere testimoni della seconda venuta e della fine dei tempi.

        Gesù continua: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Matteo 24,30).

        Nel versetto 33 Gesù è ancora più esplicito: “Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è proprio alle porte” (corsivo mio).

        E nel versetto 34 approfondisce, dichiarando: “In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada” (corsivo mio).

        Ma, come TUTTO il mondo saprà, quella generazione è passata e non si è verificata nessuna Parusia. La generazione immediatamente successiva a quella di Gesù fu quella di Paolo di Tarso, le cui lettere datano tra il 50 e il 60 d.c., e nelle quali (ad es. nella prima ai Tessalonicesi) la fede nel secondo avvento è vivissima. Paolo era addirittura convinto che lui e la sua comunità avrebbero assistito da vivi al ritorno di Cristo, e invitava i destinatari delle sue missive a mantenersi in costante attesa.

        Due generazioni dopo, nel 70 d.c., i romani, guidati da Tito, terminarono vittoriosamente la loro guerra – iniziata nel 66 – contro gli ebrei dell’ala rivoluzionaria più radicale (gli Zeloti) e rasero al suolo il tempio di Gerusalemme, ma non ci fu, neppure allora, nessuna seconda venuta e nessun giudizio finale, nonostante le dinamiche della guerra e della distruzione del tempio, nella loro tragicità, potessero vagamente richiamare quegli eventi terribili descritti nei sinottici come immediatamente precedenti (e premonitori!) della Parusia.

        Secondo la maggioranza degli storici del Nuovo Testamento, fu proprio in quel periodo (subito dopo la distruzione del tempio) che venne redatto il vangelo più antico, quello di Marco. Ben due generazioni dopo la morte di Gesù – avvenuta attorno al 30! Tale ritardo nella stesura si spiega proprio in virtù della predicazione apocalittica di Gesù e della conseguente fede avventista dei suoi primi discepoli: poiché credevano fermamente che il mondo dovesse finire da un momento all’altro, non ebbero nessun motivo per darsi la pena di mettere per iscritto quanto affermato dal loro maestro. Per motivi facili a comprendersi, inoltre, non li poté sfiorare nemmeno il pensiero di una millenaria storia della chiesa!

        Alcuni cristiani fondamentalisti pensano che “questa generazione” significhi la generazione viva quando si avvererà la profezia che essi credono debba ancora avvenire. Ma bisogna sottolineare – come già detto – che si capisce benissimo che Gesù non sta parlando a qualche generazione futura ma ai suoi discepoli, quindi la sua profezia è rivolta direttamente a loro. E tale profezia – giova ricordarlo ancora – non era affatto originale, ma basata su un’altra fatta da Daniele e poi rielaborata per adattarsi agli eventi dell’epoca.

        Per chi volesse altre conferme scritturali di quanto sopra, vediamo il passo 14,62 di Marco. Gesù dice ai sommi sacerdoti: “E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Ma la storia ci dice ancora una volta che questa è una falsa profezia, perché ormai i sommi sacerdoti è da circa duemila anni che sono morti. Non hanno vissuto fino a vedere Gesù venire con le nubi del cielo dato che, come tutto il mondo sa, Gesù non è mai tornato.

        In Luca 18, 1-5 viene raccontata una parabola che ha per protagonista un giudice che non aveva paura né degli uomini né di Dio: questo giudice viene descritto come un uomo ingiusto ma quando una vedova lo implora di aiutarla egli decide di farle giustizia, soprattutto perché ha paura che vada ad importunarlo ogni giorno. Leggiamo adesso cosa c’è scritto in Luca 18,7-8: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Se i cristiani si ritengono il popolo eletto di Dio, allora Gesù appare più ingiusto del giudice ingiusto della parabola. Per duemila anni infatti i cristiani hanno pregato Gesù giorno e notte: egli aveva promesso di far loro giustizia velocemente, appena tornato sulla terra, ma una persona con un minimo d’intelligenza non considererebbe tutto ciò così veloce. Il giudice ingiusto non ha fatto aspettare la povera donna per duemila anni, così come ha fatto Gesù per il popolo eletto, però a quanto pare questo è il nocciolo fondamentale della parabola.

        Vediamo ora un’epistola significativa di Paolo.

        Nella prima Lettera ai Tessalonicesi (probabilmente il più antico documento del Nuovo Testamento), versetti 4, 15-17, Paolo afferma :

        “Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. (…) E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore” (corsivo mio).

        Paolo era convintissimo – sulla base di quella che lui stesso riteneva la parola del Signore – che al momento della seconda venuta di Gesù sarebbe stato ancora in vita e sarebbe stato direttamente “rapito” in cielo assieme ai suoi correligionari! Anche qui è della massima evidenza la falsità di tale profezia.

        L’unico evangelista che non fa menzione della imminente parusia divina è Giovanni (che secondo la critica più accreditata non corrisponde all’omonimo apostolo). Bisogna considerare però che il suo vangelo venne redatto nel primo decennio del II secolo d.c., quando erano già trascorse quasi quattro generazioni dalla morte di Gesù e la fede cristiana cominciava ad attenuare sempre di più la propria componente escatologica. In Giovanni addirittura troviamo – in flagrante contraddizione con quanto asserito nei sinottici – la promessa della venuta del Paraclito (il Consolatore, ovvero lo Spirito Santo) al posto di Cristo. Durante la cena pasquale, infatti, il Gesù giovanneo afferma:

        “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché egli rimanga con voi per sempre, lo Spirito di Verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. (…) Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (corsivo mio).

        L’affermazione è chiara: Gesù sostiene che non resterà più in questo mondo, ma che pregherà suo Padre di mandare un altro al suo posto che resterà qui per sempre, e questo inviato sarà lo Spirito Santo, non lui!

        Per non lasciare dubbi al riguardo, alcuni versetti dopo il Gesù di Giovanni proclama con forza:

        “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. (…) Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Giovanni 16, 7-15 corsivo mio)

        Qui Gesù, lungi dal preconizzare la sua imminente parusia, ribadisce che il suo congedo è definitivo, e che solo lo “Spirito di verità” occuperà il suo posto e la sua funzione di magistero. La contraddizione con i vangeli sinottici è insanabile: in Matteo 28,20 Gesù promette: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, evento che – come abbiamo ampiamente visto anche in altri versetti dello stesso – riteneva imminente. La sostituzione di Cristo con il Paraclito – al di là delle gravi contraddizioni che comporta – pone anche un altro problema insolubile al teologo: in che modo conciliare il congedo definitivo di Cristo con la sua presenza quotidiana nella messa e nell’eucaristia? L’unica soluzione logicamente possibile sarebbe quella di considerare come falso il vangelo di Giovanni; in questo caso però cadrebbero tutti i dogmi fondamentali (in particolare quello della consustanzialità del Figlio con il Padre) che tutte le chiese, con l’eccezione di quelle unitariane, hanno costruito su questo davvero peculiare vangelo. Cadrebbero pure buona parte delle giustificazioni teologiche a sostegno dell’antisemitismo, dato che è proprio nel quarto vangelo che gli ebrei vengono demonizzati in blocco come “figli di Satana” anziché “figli di Abramo (cfr. Giovanni 8, 44-45). Ma quest’ultimo “effetto collaterale”, almeno per la Chiesa post-conciliare – non costituirebbe un gran problema.

        Ad eccezione del vangelo di Giovanni (il più tardo e il più inattendibile sul piano storico) dobbiamo quindi constatare come in tutti i documenti del Nuovo Testamento (compresa ovviamente l’Apocalisse) la fede nella imminente venuta del Figlio dell’uomo sia data per certa; il Gesù biblico – come già i profeti, gli Esseni, le apocalissi giudaiche e Giovanni il Battista – sembrava considerare come “ultima” la propria generazione e ne preannunciava la prossima fine con grande fervore.

        Due cose allora sono certe e assodate (e non a caso tenute ferme da pressoché tutta la teologia storico-critica):

        1) Gesù collegava strettamente il concetto del prossimo regno di Dio, centro del suo insegnamento, alle analoghe concezioni giudaiche correnti in quell’epoca;

        2) Si era irrimediabilmente sbagliato.

        L’errore di Gesù dunque è palese; ma come conciliarlo con la sua supposta natura divina? Tralasciamo in questa sede il problema dello stravolgimento semantico, avvenuto in ambito ellenistico, dell’originaria espressione aramaica “Figlio di Dio” e concediamo pure, per amore di discussione, che la divinità di Gesù sia argomentabile sulla base dei vangeli. Ebbene, com’è possibile che la seconda persona della Trinità abbia potuto prendere un abbaglio tanto grande su una questione così importante, come il destino imminente dell’umanità? Come può un Dio, per definizione infallibile, fallare così clamorosamente nelle proprie previsioni? Si può concepire che l’Onnisciente possa non conoscere cose tanto importanti, al punto da compiere errori che hanno avuto l’effetto di terrorizzare inutilmente migliaia di persone? Non bisogna infatti dimenticare che moltissimi cristiani delle prime generazioni hanno abbandonato la famiglia e il lavoro, per dedicarsi esclusivamente all’attesa (carica di speranza ma anche di timore) dell’imminente venuta del regno; venuta che poi non si è mai verificata. La questione, dunque, è gravissima, e dovrebbe essere percepita da TUTTI i cristiani (come ho affermato all’inizio) come una vera e propria bomba atomica nei confronti della loro fede. Infatti, le credenze religiose (così come le opinioni filosofiche) non sono empiricamente smentibili fintanto che non fanno predizioni; la fede di Gesù e dei primi apostoli, invece, ha fatto delle previsioni, che si sono tuttavia rivelate – al di là di ogni ragionevole dubbio –sbagliate.

        Per esorcizzare la previsione mancata di Gesù, i cristiani – agli inizi del II secolo – ricorsero alla seconda lettera attribuita a Pietro (ma scritta da un anonimo vissuto molto tempo dopo e che non aveva conosciuto Gesù), dove si afferma che “per il Signore lo spazio di un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno solo” (2 Pietro 3, 8-9) e si pretende di neutralizzare l’errore di Gesù postulando una diversa percezione del tempo di Dio rispetto a quella umana. Questo escamotage però è terribilmente ingenuo e non tiene conto che il Gesù dei vangeli, quando parlava agli uomini della sua epoca, non poteva utilizzare le parole che nel loro significato “umano”, se davvero voleva farsi capire.

        Ad ulteriore dimostrazione del fatto che chi vuol credere persiste nel credere nonostante ogni evidenza contraria, l’errore clamoroso di Gesù venne dimenticato nei secoli successivi (che videro il graduale affermarsi della Chiesa cattolica a discapito delle altre chiese rivali), completamente ignorato per tutto il Medioevo (i secoli della fede!) e nei primi secoli dell’età moderna, per essere scoperto per la prima volta soltanto all’inizio del XVIII secolo dal prete ateo Meslier! Sarà tuttavia trattato in modo approfondito, sempre nello stesso secolo, soltanto dal filosofo tedesco Samuel Hermann Reimarus (1694-1768) il quale lo analizzò in un’opera titolata Apologia degli adoratori razionali di Dio, che non a caso non ebbe mai il coraggio di pubblicare. Anni dopo, tra il 1774 e il 1778, Gotthold Ephraim Lessing pubblicò frammenti di questa Apologia col titolo di Frammenti di un anonimo, e David Friedrich Strauss, anche lui filosofo e teologo, sintetizzò la voluminosa opera inedita di Reimarus nel suo S. H. Reimarus e il suo scritto in difesa di coloro che adorano Dio seguendo la ragione (1862). Questi testi, che all’inizio hanno avuto una circolazione sotterranea e limitata, sono apparsi con forza quando, agli inizi del XX secolo, il teologo Johannes Weiss rese pubblica la scoperta di Reimarus, e un altro teologo, il famoso medico missionario e premio Nobel per la pace Albert Schweitzer (1875-1965), approfondì la ricerca nell’opera Da Reimarus a Wrede (1906), ristampata nel 1913 come Storia delle ricerche sulla vita di Gesù. Da allora, tutta la teologia di estrazione storico-critica dà per assodato l’errore di Gesù. La stessa Chiesa cattolica oggigiorno è costretta dall’evidenza del testo biblico a prendere atto di tale errore, e in questo si differenzia da quei gruppi di cristiani fondamentalisti che pretendono – in contrasto con i vangeli – di identificare la seconda venuta di Cristo in un futuro indeterminato. In che modo allora argomenta per uscire dall’impasse?

        La risposta ufficiale dei teologi cattolici allineati con Roma gioca sulla distinzione tra “natura umana” e “natura divina in Cristo”. Secondo il dogma stabilito nel 325 a Nicea, Cristo è – al tempo stesso – “vero Dio e vero uomo”. La sua consapevolezza di essere Dio – pontificano – non fu immediata, ma si sviluppò nel tempo: questo spiegherebbe i suoi errori, la sua non conoscenza degli eventi futuri e il suo iniziale considerarsi solamente come uomo (cfr. Luca 18,19 dove Gesù dice al giovane ricco che si era rivolto a lui chiamandolo ‘maestro buono’: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne Dio!”). Gesù si sarebbe quindi sbagliato nella sua predizione finale, ma solo come uomo, non come Dio! La risposta della Chiesa cattolica è terribilmente gesuitica e non può convincere facilmente chi non abbia prevenzioni apologetiche. Innanzitutto: Gesù fece la sua predizione erronea non quand’era bambino, ma in una fase avanzata della sua vita, non molto tempo prima di morire; in quello stadio, la sua consapevolezza divina avrebbe dovuto emergere al punto da renderlo edotto – se non di TUTTA la storia futura dell’umanità – perlomeno di quella più prossima, dato che parlava di ciò che sarebbe dovuto accadere entro meno di una generazione. Se invece questa conoscenza l’ha acquisita soltanto dopo la morte, quando ormai era troppo tardi, perché mai dovremmo tenere per vere anche tutte le altre cose che avrebbe detto in vita (compreso il “tu sei Pietro, e su questa pietra fonderò la mia Chiesa” di Matteo 16,18), dato che parlava sempre come uomo fallibile e non come Dio?

        C’è un’altra grave difficoltà nella risposta dell’ortodossia al problema della mancata parusia; oltre al concilio di Nicea vi fu anche quello di Efeso (nel 431 d.c.) che sancì – condannando Nestorio – che la natura umana e la natura divina di Cristo sono unite inscindibilmente in un’unica persona; al punto che Maria non è da considerarsi semplicemente come Madre di Gesù, ma come Madre di Dio (Deipara). E’chiaro che se si presuppongono per dogma due nature così sovrapposte l’una sull’altra ed inscindibilmente legate, diventa molto difficile (oltre che pretestuoso) distinguere in Gesù l’umano dal divino, ovvero il sacro dal profano.

        Un’altra scappatoia potrebbe essere quella di negare che Gesù abbia fatto davvero quella predizione, ma che si tratti di un’attribuzione a posteriori dei suoi discepoli. Anche qui però ci troviamo di fronte a difficoltà insormontabili. Innanzitutto, il carattere escatologico del messaggio gesuano è difficilmente discutibile, in quanto ulteriormente confermato dal fatto (ormai del tutto assodato) che l’intera cristianità primitiva ha creduto in un regno di Dio prossimo e venturo; il che sarebbe stato alquanto difficile senza il supporto di un riferimento alla predicazione di Gesù.

        In secondo luogo, anche ammettendo che tale profezia mancata sia frutto di un’attribuzione posteriore, ciò proverebbe ancora una volta il carattere “non ispirato” dei vangeli; come potrebbe un Dio onnipotente e onnisciente permettere alle sue creature di attribuirgli falsamente cose che non ha mai detto e che non ha mai voluto dire?

        Concludiamo dunque osservando che tale problema è tutt’ora apertissimo, ma ancora troppo sottovalutato dai credenti. Soprattutto in paesi a tradizione cattolica come l’Italia, dove i più si limitano all’ascolto passivo dei sermoni domenicali, anziché leggere direttamente e criticamente la Bibbia.

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        • ma_75
          Super Moderator
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          #5
          Dammi 15 giorni per leggere l'articolo e prometto che ti rispondo
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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          • epico
            L'informatore Esoterico
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            #6
            i credenti che risposte mi danno per favore ? , io ho bisogno di risposte , fatti per favore non parole al vento.
            Sono in attesa perche' sinceramente sto perdendo tutte le speranze.

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            • vitna91
              Bodyweb Advanced
              • May 2009
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              #7
              Il fatto che Gesù sia nato verginalmente non esclude che poi Maria avesse potuto successivamente procreare, che aveva fatto di male infondo sta donna per non poter consumare rapporti con Giuseppe...boh!?

              ma di certo la Bibbia dice che aveva dei fratelli ,

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                #8
                Originariamente Scritto da vitna91 Visualizza Messaggio
                Il fatto che Gesù sia nato verginalmente non esclude che poi Maria avesse potuto successivamente procreare, che aveva fatto di male infondo sta donna per non poter consumare rapporti con Giuseppe...boh!?

                uhm...secondo me Maria Vergine, non è solo un modo per indicare l'immacolata concezione...


                (Thomas Sankara)

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                  #9
                  e della mancata parusia che dici ? sto fatto mi sembra gravissimo e non considerato.

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                  • Dr.Vazzo
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                    #10
                    Originariamente Scritto da epico Visualizza Messaggio
                    e della mancata parusia che dici ? sto fatto mi sembra gravissimo e non considerato.
                    guarda io non mi intendo di cristianesimo.

                    posso solo dirti che, per quanto mi riguarda, se Gesù è realmente esistito storicamente (e sottolineo se), non penso fosse il figlio di dio. il sopra e il sotto non si mischiano per quanto ne so. metafisico e fisico sono ben distinti, a mio avviso.

                    sicuramente si è trattato di un essere umano illuminato e al di là dei tempi in cui è vissuto, ma da qui a crederlo Dio, beh ci vuole fede.


                    (Thomas Sankara)

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                    • epico
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                      #11
                      un avatar non poteva essere ?.

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                      • Dr.Vazzo
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                        #12
                        Originariamente Scritto da epico Visualizza Messaggio
                        un avatar non poteva essere ?.
                        non so risponderti. per come la vedo io siamo tutti avatar. corpi animati da "anime"


                        (Thomas Sankara)

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                          #13
                          Originariamente Scritto da epico Visualizza Messaggio
                          i credenti che risposte mi danno per favore ? , io ho bisogno di risposte , fatti per favore non parole al vento.
                          Sono in attesa perche' sinceramente sto perdendo tutte le speranze.
                          l'articolo che hai postato è così pieni di errori, chiaramente in mala fede, che dovrei scriverti un papiro per correggerli




                          Filippesi 4:13 "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica"


                          http://www.bodyweb.com/forums/arti-marziali/226736-regolamento-di-sezione.html




                          ecatombe.bodyweb@tiscali.it

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                            #14
                            Maria vergine è una bufala infatti non tutti i Cristiani credono a sta fandonia.

                            Commenta

                            • Ecatombe
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                              #15
                              ti ricordo che stai parlando di un Dogma per i cattolici, il termine bufala è inappropriato
                              vi consiglio poi la lettura di un libro
                              Un ampio assortimento di libri a tema Chiese e denominazioni cristiane da collezionare. Scopri tutte le offerte su Feltrinelli e approfitta della consegna gratuita a partire da ordini di 25 euro!




                              Filippesi 4:13 "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica"


                              http://www.bodyweb.com/forums/arti-marziali/226736-regolamento-di-sezione.html




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