Favorevole all'abrogazione della legge Merlin ed all'istituzione di case di prostituzione sottoposti a severi controlli sanitari (ASL) ed ispettivi, in ambito lavorativo (INPS).
Favorevole ma non ovviamente speranzoso. Motivo col dire che viviamo in un Paese, tutto sommato laico (e nel mio 'tutto sommato' vorrei poter dire di più, ma invece non posso dire molto, perchè vi sono in ogni caso striscianti presenze ecclesiastiche nella legislazione dello Stato) - si diceve, laico, dunque - , ma espressione di una società legata profondamente ad una visione cattolica ma MORALISTA della vita, che ridonda necessariamente nel giudizio iniziale o comunque nella prima impressione, rispetto a certe scelte od anche semplici proposte.
Sarebbe dunque più difficile - a mio modo di vedere - vedere un iter 'sereno' di questa legislazione innovativa (in un certo senso, una delle più antiche materie che la legge possa disciplinare) piuttosto che vedere eliminata o troncata o diminuita la prostituzione ad atto di gruppi affaristici criminali, organizzazioni mafiose e non, nazionali e straniere.
Concluso questo preambolo, ritrovo molto utile parlare di argomenti - tutto sommato - che esistono realmente nella nostra società e che sono esistiti da molto, molto, molto tempo.
Sicuramente c'è stato prima la prostituzione (spero volontaria) e poi l'uso della moneta, o del denaro. Forse del baratto.
Dunque, un discorso ricco di riferimenti e storico.
La prostituzione va esercitata, come qualsiasi altra attività, per noi che viviamo in una società con alcuni principi (dove anche chi è criminale è voluto diventarlo), in maniera libera e volontaria.
Liberta, certo, inteso il termine nel senso non di libertà assoluta (i soldi servono a tutti) ma quanto meno inteso come decisione presa interamente da chi si prostituisce.
Ora, questo è ciò che la legge potrebbe fare: legalizzare la vendita di un servizio personale, eseguito attraverso l'utilizzo del proprio corpo.
Ovvero, se proviamo a creare la fisionomia del contratto di prostituzione, c'è un debitore, che deve adempiere la prestazione, prostituendosi, in cambio di un creditore, che è obbligato pecuniariamente al corrispettivo al debitore.
Il problema è che, essenzialmente, sul piano pratico è ammissibile.
Ma, sul piano teorico, l'utilizzo del proprio corpo come elemento di valore, quasi come un affitto del proprio corpo, è, a mio avviso, giuridico-costituzionalmente, inammissibile.
Favorevole ma non ovviamente speranzoso. Motivo col dire che viviamo in un Paese, tutto sommato laico (e nel mio 'tutto sommato' vorrei poter dire di più, ma invece non posso dire molto, perchè vi sono in ogni caso striscianti presenze ecclesiastiche nella legislazione dello Stato) - si diceve, laico, dunque - , ma espressione di una società legata profondamente ad una visione cattolica ma MORALISTA della vita, che ridonda necessariamente nel giudizio iniziale o comunque nella prima impressione, rispetto a certe scelte od anche semplici proposte.
Sarebbe dunque più difficile - a mio modo di vedere - vedere un iter 'sereno' di questa legislazione innovativa (in un certo senso, una delle più antiche materie che la legge possa disciplinare) piuttosto che vedere eliminata o troncata o diminuita la prostituzione ad atto di gruppi affaristici criminali, organizzazioni mafiose e non, nazionali e straniere.
Concluso questo preambolo, ritrovo molto utile parlare di argomenti - tutto sommato - che esistono realmente nella nostra società e che sono esistiti da molto, molto, molto tempo.
Sicuramente c'è stato prima la prostituzione (spero volontaria) e poi l'uso della moneta, o del denaro. Forse del baratto.
Dunque, un discorso ricco di riferimenti e storico.
La prostituzione va esercitata, come qualsiasi altra attività, per noi che viviamo in una società con alcuni principi (dove anche chi è criminale è voluto diventarlo), in maniera libera e volontaria.
Liberta, certo, inteso il termine nel senso non di libertà assoluta (i soldi servono a tutti) ma quanto meno inteso come decisione presa interamente da chi si prostituisce.
Ora, questo è ciò che la legge potrebbe fare: legalizzare la vendita di un servizio personale, eseguito attraverso l'utilizzo del proprio corpo.
Ovvero, se proviamo a creare la fisionomia del contratto di prostituzione, c'è un debitore, che deve adempiere la prestazione, prostituendosi, in cambio di un creditore, che è obbligato pecuniariamente al corrispettivo al debitore.
Il problema è che, essenzialmente, sul piano pratico è ammissibile.
Ma, sul piano teorico, l'utilizzo del proprio corpo come elemento di valore, quasi come un affitto del proprio corpo, è, a mio avviso, giuridico-costituzionalmente, inammissibile.
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