Originariamente Scritto da girl on the moon
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L'addestramento del cane è un altro paio di maniche. Tornando a ciò che diceva Lorenz, se insegno al cane a stare al passo posso portarmelo ovunque senza dovergli imporre il guinzaglio (leggi a parte). Se gli insegno il comando "a terra", ovvero a stendersi quando glielo ordino e rimanere lì, posso portarlo ovunque e, dovendo entrare in un negozio, lasciarlo ad aspettarmi cinque minuti sul marciapiede. Senza legarlo al palo, senza che rompa le palle alla gente che passa, senza metterlo in una situazione (essere legato) che gli darebbe disagio nel caso passi un altro cane o debba difendersi. Eccetera. Il primo beneficiario di un buon addestramento è il cane, perché il cane quando nasce è come un bambino e non conosce le regole del mondo in cui vive, e tu devi insegnargliele perché possa vivere felicemente.
E rispetto a tutto questo, una frustata o uno scappellotto sono ottimi metodi educativi. Come tu dici, io sono dotato di intelletto e capisco. Anche il cane è dotato, eccome, di intelletto, ma è un intelletto diverso dal nostro, e un uomo deve conoscerlo e conoscere i modi migliori per relazionarsi con lui. So bene che tu professi precise idee sulla pedagogia umana come su quella dei cani, e consideri una sberla a un bambino come una grave lesione della sua dignità e come un fallimento educativo. L'opinione del bambino o del cane non contano nulla, e nulla conta che loro vivano la sberla come un gesto di disapprovazione e non di violenza. L'unica cosa che conta è che a te dà fastidio l'idea, perciò dev'essere sbagliata e punto.
Rispetto a Lorenz, no, non si è sbagliato.
Originariamente Scritto da AlanMcJ
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Esiste comunque una pratica vecchia di millenni che si definisce "allevamento". Nasce nella cornice della specializzazione delle mansioni, propria di tutte le società con organizzazione superiore a quella di famiglie/bande. Non penso che per acquisire il diritto di mangiare un animale sia indispensabile cacciarlo, ucciderlo e macellarlo con le proprie mani.
Quando parlo della natura degli uomini, mi riferisco alle componenti funzionali e istintuali di ogni uomo, quindi non sbaglio nel generalizzare. Non mi considero una persona più distruttiva delle altre; sono distruttivo solo e soltanto nella misura in cui può esserlo un essere umano. Né mi considero più distruttivo delle persone che, come dici, hanno sacrificato la vita per altri esseri viventi. Questo non ha nulla a che fare con la distruttività: una delle situazioni in cui è più comune sacrificare la vita per il bene altrui è la guerra. Uccidi qualche persona che identifichi come nemico, e magari subito dopo ti esponi al fuoco nemico per salvare un compagno e crepi. Distruttività e sacrificio non sono antitetici.
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