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"Da qui truffiamo il mondo"

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    "Da qui truffiamo il mondo"

    "Da qui truffiamo il mondo"
    Viaggio a Ramnicu Valcea, la capitale romena degli hacker. Diventata florida grazie a Internet

    Di là dal fiume ci stanno tutti quei palazzi grigi e squadrati da edilizia popolare degli anni comunisti. Ma all’ingresso della città, nel quartiere di Budest, la Mercedes Benz ha aperto proprio qui una delle più grandi concessionarie della Romania. È una strana città, Ramnicu Valcea. Fra le sue vie coperte da queste edifici in stile caserma e attraversate da una miriade di Bmw e Audi nuove di zecca, ci sono tanti di quei bar e club privati come se li sognano a Bucarest. Stanno sempre aperti, tutte le notti: è che qui ci lavorano gli hacker, giovanissimi maghi dei computer che organizzano false vendite in rete e furti di carte di credito. Questa è la capitale della truffa su Internet. Lo è dal 2000: solo che prima erano dei principianti e li beccavano tutti. Adesso si sono fatti furbi, hanno creato una rete con strutture fantasma nei vari Paesi del mondo (Stati Uniti soprattutto, ma anche Germania, Olanda, Francia, Svizzera) che riescono a far girare i soldi truffati e farli sparire in questo grande mare. Così non li beccano più, e in America non sanno come fare. L’ultimo colpo, luglio 2011, ha portato via 20 milioni di dollari a cittadini statunitensi.

    Così, il direttore dell’Fbi Robert Mueller se n’è venuto da New York apposta, ha fatto visita al presidente Traian Basescu, e poi ha messo su in fretta e furia una squadra speciale di 600 poliziotti rumeni da addestrare bene, «perché questa storia è diventata una minaccia per il mondo», ha detto. Tutta colpa di questa città, che sta ai piedi dei Carpazi, 110 mila abitanti con i suoi caseggiati popolari anni Cinquanta, 175 km da Bucarest e 123 da Craiova, la «Silicon Valley del furto su Internet», come l’hanno chiamata i giornali americani. Anche «Le Monde» ha mandato qui un suo inviato per un lungo reportage. Il procuratore Danusia Boicean ha spiegato come questa rete di truffatori organizzi finte vendite e aste truccate su eBay di prodotti elettronici, macchine, vestiti, e riesca pure a inserirsi sui conti bancari.

    L’80 per cento delle vittime è negli Stati Uniti, ma negli ultimi tempi gli hacker di Ramnicu Valcea hanno allargato il loro giro d’affari anche in Europa. Ora che si è mossa anche l’Fbi, la Polizia ha ottenuto qualche risultato e gli agenti hanno appena arrestato «25 persone, tutte dai 18 ai 35 anni, che avevano sottratto 120 mila euro a cittadini americani, svizzeri, francesi, austriaci e tedeschi», come racconta Danusia Boicean. Ma tutto questo è una goccia nel mare. Il fatto è che questa città è davvero uno strano posto. L’unica industria che funziona - si fa per dire - è quella degli hacker. Non ci sono altre attività, non c’è altro lavoro. E tutto il resto, che produce qualche entrata, sembra girare attorno a questo mondo.

    Eppure, questo è un luogo storico, come testimoniano qualche antico palazzo sopravvissuto alle piene del fiume Olt e il suo giardino pubblico, una sorta di piccolo parco tirato su per festeggiare la vittoria della Rivoluzione. C’è qualche hotel pretenzioso, come il Central Calimanesti, ci sono pensioni e alberghetti sulla prima collina, immersi nel verde. La città è stata quasi tutta ricostruita a mezza costa, perché quella originaria, era stata più volte distrutta dalle piene.

    Ma entrando dal ponte sulla strada che viene dalla Statale 64, quello che colpisce è questo vento di benessere che soffia su una città dall’immagine comunque popolare, da regime comunista: nel centro e in periferia, come ha raccontato anche «Le Monde», in questo viavai di Audi e Bmw, macchine simbolo del successo da arricchimento, la società Western Union, specializzata nel trasferimento di soldi e capitali, ha aperto una ventina di uffici. Di notte, poi, i bar e i club si riempiono di questi maghi del computer, ragazzotti attaccati a un mouse e a una pinta di birra, per inventarsi vendite sperdute nel mondo in collegamento con i loro complici fantasma. Fra di loro non si conoscono e il passaggio di soldi è lungo e complicato, da un fantasma all’altro. Fino alla capitale, nella terra di Dracula, dove dietro allo schermo c’è solo una faccia coi brufoli con una maglietta da mercato. L’ultimo dei fantasmi è questo qui.



    Fa riflettere che i più boccaloni siano gli americani.

    Non dicono niente invece sugli italiani. Sarà perché abbiamo più anticorpi specifici?
    sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

    #2
    articolo molto interessante, pazzesco che addirittura intervenga l'FBI.. comunque costoro non si chiamano hacker bensì "cracker".


    Originariamente Scritto da mmaattyy
    Mi sembra la gamba di un cadavere

    Originariamente Scritto da francesco_espo
    grande gandhi..

    Originariamente Scritto da TheDoc
    Ma ti sta uscendo una palla dal costume?

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      #3
      Originariamente Scritto da sotiris Visualizza Messaggio
      "Da qui truffiamo il mondo"
      ....
      Non dicono niente invece sugli italiani. Sarà perché abbiamo più anticorpi specifici?
      ...sarà perchè abbiamo un traffico internet minore e in particolare una minore diffusione dell'e-shop
      sigpic

      "...le popolazioni che si nutrono prevalentemente di cereali sono deboli, di bassa statura, malaticce e indolenti... "

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        #4
        non è poi tanto sorprendente, vista la capacità dei romeni nel campo dell'informatica.

        Cmq in Italia, W.U. è sinonimo di truffa...in America direi meno
        E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

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          #5
          che poi sono collegati anche a italiani
          però forse una segnalazione "ufficiale" alle autorità te la saresti beccata pure tu.

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