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Art. 18

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    #16
    Originariamente Scritto da 600 Visualizza Messaggio
    Riky ma sei sicuro? Mediamente chi lavora nelle aziende piccole è convinto di lavorare in maniera ben più dura (e di conseguenza immagino quindi esser più produttivo) di chi sta in quelle grosse e personalmente condivido abbastanza questa visione.
    Il problema è che lavora (anch'io) in maniera più dura, ma alla fine dei conti è meno produttivo (è poco efficiente, fa tanti sforzi per tappare buchi invece che fare poche cose fatte bene)
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      #17
      Originariamente Scritto da bigtime Visualizza Messaggio
      Il problema è che lavora (anch'io) in maniera più dura, ma alla fine dei conti è meno produttivo (è poco efficiente, fa tanti sforzi per tappare buchi invece che fare poche cose fatte bene)
      allora è poco Efficace, anche se molto Efficiente

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        #18
        Originariamente Scritto da bigtime Visualizza Messaggio
        Il problema è che lavora (anch'io) in maniera più dura, ma alla fine dei conti è meno produttivo (è poco efficiente, fa tanti sforzi per tappare buchi invece che fare poche cose fatte bene)
        Questo si chiama lavorare male, ma se non lo capisce il datore di lavoro... azzi suoi...



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          #19
          In Italia dagli emendamenti parlamentari al decreto liberalizzazioni emerge un approccio neocorporativo
          Il governo Rajoy ha realizzato, di fatto a una manciata di giorni dall'insediamento, una importante riforma del lavoro. In Spagna la disoccupazione è ormai a tassi stellari: oltre il 22% della popolazione, stiamo parlando di 5,3 milioni di persone senza lavoro.
          La riforma favorisce la contrattazione delocalizzata e riduce i costi di licenziamento: misura fondamentale perché le imprese possano assumere a tempo indeterminato con meno timore. È l'eterno problema dell'articolo 18, dalle nostre parti. L'articolo 18 in teoria tutela il lavoratore, offrendogli garanzie contro il licenziamento senza giusta causa (categoria troppo ampia e vaga: riguardasse effettivamente solo i licenziamenti legati a discriminazione, la situazione sarebbe ben più chiara). In pratica l'articolo 18 disincentiva le imprese dall'investire nella crescita dimensionale, contribuendo al loro rachitismo, malattia ben nota in Italia.
          L'eccesso di tutele implica costi eccessivi per le imprese che abbiano necessità di ridefinire le proprie dimensioni, riducendo il numero degli occupati. Questi costi eccessivi a loro volta incidono su prospettive e investimenti delle aziende. Quello che sarebbe semplice e lineare in una realtà statica diventa complesso e produce esiti non voluti nella sua dimensione dinamica. Gli spagnoli lo hanno capito e hanno varato una riforma che va nella direzione giusta. Il cambiamento più rilevante è la riduzione dei costi di licenziamento senza giusta causa per i contratti ordinari a tempo indeterminato, che scendono a 33 giorni per anno lavorato e un totale di 24 mesi, rispetto ai precedenti 45 giorni per anno lavorato.
          Il licenziamento per causa oggettiva, ovvero per problemi economici delle aziende, che prevede un'indennità di 20 giorni per anno lavorato, sarà più facile: si potrà applicare quando l'impresa registri perdite o anche «cadute delle entrate o vendite» durante tre trimestri consecutivi. L'obiettivo di Rajoy non è quello di consentire che le aziende licenzino di più. Sarebbe demenziale. Il governo spagnolo parte invece dalla constatazione che in momenti così complessi le ristrutturazioni d'impresa sono all'ordine del giorno, e pertanto bisogna agevolarle: perché se l'alternativa è fra un'azienda più piccola ma che resta viva e un giorno potrà tornare a crescere, e una che muore, non c'è dubbio su che cosa faccia più Pil e più occupati.
          Agevolando le ristrutturazioni, si scommette sulla crescita economica. Solo facendo crescita economica, potremo tornare ad aumentare l'occupazione. Il governo spagnolo lo sa, e lo sa anche quello italiano. Mario Monti sull'articolo 18 ci ha messo la faccia. Ma si è trovato davanti lo stesso fuoco di fila contro cui aveva sbattuto Berlusconi. C'è il rischio che, quando le idee del governo si tradurranno in un disegno di legge, questi veti s'insinuino anche in Parlamento e trovino in qualche parlamentare compiacente un facile veicolo. Mi spaventa quello che sta avvenendo con la conversione del decreto sulle liberalizzazioni. Da destra e da sinistra, è tutto un moltiplicarsi di emendamenti.
          I miei amici liberisti dell'Istituto Bruno Leoni hanno prodotto molte brillanti analisi sul perché le liberalizzazioni di Monti e Catricalà sono in realtà troppo timide. Ma il sapore degli emendamenti parlamentari è ben altro. Dalle commissioni sta uscendo un approccio di tipo neocorporativo: ognuno protegge i suoi. È il gioco democratico? In parte è così. Le categorie sono alla fin fine composte da elettori, e quando ci sono i voti di mezzo in politica la concorrenza è spietata. Siamo però in un momento grave e complesso. Mi piacerebbe trovassimo il coraggio di fare la cosa giusta, al di là del nostro tornaconto a breve termine. Non dico come ai tempi della Thatcher, esempio troppo lontano. Come in Spagna al tempo di Rajoy...

          Da Economy, 16 febbraio 2012

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            #20
            serve per dare uno scossone al pubblico impiego. Per quanto riguarda il privato l'art 18 ha poco senso riformarlo, se vuole un datore di lavoro licenzia! basta trovare un giustificato motivo, oppure fare un licenziamento per crisi economica... oppure decidere di non voler più esercitare attività imprenditoriale, la libertà d'impresa gli permette di chiudere quando vuole la sua azienda.... quindi diciamo che l'art 18 nella mia interpretazione serve solo per dare uno scossone alla gente a lavorare meglio, perchè se no sai che hai la minaccia di essere licenziato. Nei manuali di economia avere il mercato del lavoro flessibile come in Usa è a detta degli accademinci eccellente perchè così la gente lavora in modo più "impegnato" per eviatare di essere licenziata. Questo in teoria, ma come sappiamo bene tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.

            Trovo profondamente scorretto modificare il 18 adesso anche perchè si andrebbe a mettere ancora più timore su tutta quella borghesia media che ha già preso la mazzata delle pensioni, creando solo ulteriori dubbi sul futuro.
            Last edited by jeghe; 15-02-2013, 22:35:25.

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              #21
              i lavoratori dipendenti ( sia pubblici che privati) in italia hanno salari bassissimi; trovo quindi che, fare il minimo indispensabile sia giusto.
              mi dai il "minimo sindacale" ? faccio il minimo, chiaro.
              Attenzione però, non confondiamo il minimo, con il meno -del minimo, che è scorretto, illecito e va sanzionato.

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                #22
                Originariamente Scritto da jeghe Visualizza Messaggio
                serve per dare uno scossone al pubblico impiego che è a volte fin troppo tutelato, tutela estrema che diventa la bandiera di alcuni lavoratori che fanno il minimo indispensabile e sanno che è impossibile licenziarli..
                Quoto. Il problema art. 18 è prevalentemente nel settore pubblico.
                Il fatto è che per colpa di asini e ladri (cit.) si fa di tutta un erba un fascio andando così a mettere in mezzo anche il settore privato dove l'art. 18 oltre che essere meno vincolante per le aziende è anche di poca importanza per l'aumentare dell'investimento estero e non.

                Inoltre che non mi si venga a dire che l'art.18 crei più lavoro dato che si tratta di una flessibilità di sola uscita.
                Se io licenzio qualcuno lo faccio quasi esclusivamente perchè non ho più bisogno di utilizzare quel dipendente quindi perchè dovrei assumerne un'altro?

                La verità è che le tanto stimate PMI italiane sono talmente numerose e frammentate sul territorio che risulta per loro impossibile tenere il passo dei colossi esteri e sopratutto dei paesi emergenti.

                Per quanto riguarda la mancanza di investimenti esteri in Italia anzi che all'art.18, la colpa, la attribuirei più alla corruzione e alla precaria situazione del mezzogiorno che zavorra quella piccola parte "sana" e produttiva italiana.

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                  #23
                  no, nel settore pubblico ad esempio si potrebbe licenziare per esternalizzare un servizio ( in genere i servizi di manutenzione)
                  In italia, la privatizzazione di un servizio, non ha mai avuto effetti migliorativi, anzi
                  e i costi lievitano a dismisura.
                  ( certo si favoriscono così le imprese, in genere "certe" imprese)

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                    #24
                    Originariamente Scritto da Testa Visualizza Messaggio
                    no, nel settore pubblico ad esempio si potrebbe licenziare per esternalizzare un servizio ( in genere i servizi di manutenzione)
                    In italia, la privatizzazione di un servizio, non ha mai avuto effetti migliorativi, anzi
                    e i costi lievitano a dismisura.
                    ( certo si favoriscono così le imprese, in genere "certe" imprese)
                    Be che gli effetti della privatizzazione non siano migliorativi in relazione a quelli del pubblico ho i miei dubbi visto che un'impresa ha tutti gli interessi che il suo sevizio sia efficiente altrimenti fallirebbe. Naturalmente ci deve essere anche una concorrenza...

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                      #25
                      Originariamente Scritto da termosimone86 Visualizza Messaggio
                      Be che gli effetti della privatizzazione non siano migliorativi in relazione a quelli del pubblico ho i miei dubbi visto che un'impresa ha tutti gli interessi che il suo sevizio sia efficiente altrimenti fallirebbe. Naturalmente ci deve essere anche una concorrenza...
                      quel che dici è vero, in teoria.
                      In pratica, a parte qualche realtà virtuosa locale, avremmo gli stessi servizi ( se non peggio) a costi notevolmente maggiori.

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                        #26
                        Originariamente Scritto da termosimone86 Visualizza Messaggio
                        Be che gli effetti della privatizzazione non siano migliorativi in relazione a quelli del pubblico ho i miei dubbi visto che un'impresa ha tutti gli interessi che il suo sevizio sia efficiente altrimenti fallirebbe. Naturalmente ci deve essere anche una concorrenza...
                        Mi vengono in mente tanti casi in cui la privatizzazione non ha portato benefici al consumatore, nè in termini di servizi, nè in termini di costi. Per citarne solo uno: Telecom.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                          #27
                          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                          Mi vengono in mente tanti casi in cui la privatizzazione non ha portato benefici al consumatore, nè in termini di servizi, nè in termini di costi. Per citarne solo uno: Telecom.
                          Premetto che non voglio fare l'avvocato del Diavolo dato che ho un profondo astio verso il privato e soprattutto da chi lo gestisce ciò non toglie che il servizio pubblico ha grosse lacune.

                          Per fare un esempio stupido ma per dare una minima idea...la Rai che è un servizio pubblico e come tale mi obbliga a pagare il canone, quasi tutti i giorni è inguardabile.
                          Parlo dal punto di vista dell'mmagine e dell'audio. E' piena di problemi tecnici. Invece Mediaset da quando ho il DDT non mi ha praticamente mai dato alcun tipo di problema.

                          Peccato che il primo lo pago mentre il secondo no.

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                            #28
                            Ma infatti il pubblico, per come funziona in Italia, non è certo la panacea. Però non è che i privati siano garanzia di qualità...è pieno di privati che senza i soldi pubblici sarebbero falliti da un pezzo.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                              #29
                              Le pubbliche privatizzate che funzionano male è perché veramente private non lo sono mai diventate, ma hanno ancora le briglie tese della politica. Lo strumento funzionerebbe.

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                                #30
                                si parla di eliminare o "modificare" l'art 18 per "una miglior flessibilità in entrata e uscita dal lavoro" con sussidi (dicendola male) nei periodo senza lavoro.. tradotto : il declino..

                                io anzichè toccare l'art 18 prevederei qualche bella pedata in culo ad aziende floride come omsa che vanno in jugoslavia a pagare i dipendenti 150euro (cifra bassa anche per loro, quindi sotto pagati) per godere dell'assenza di sindacati, e alla prima prosteta il patron replica "se non vi va bene vado in Cina"...

                                ok.. vendile in cina le calze...


                                il problema è che non cè lavoro, e non mi vengano a dire "chi ha voglia di lavorare lo trova"..si, come cameriere in nero, ma ho molti amici laureati disoccupati, o con contratti di stage a 300 euro, che poi FORSE diverranno co.co.co co.co.pro ecc..a 500 euro..e via cosi..e forse un giorno..forse a 1000 euro o poco meno

                                il problema alla luce di cio' e l'art 18? lo aboliamo, lo cancelliamo...e restiamo con 46 tipi di contratti diversi (uno piu "incula lavoratore" dell'altro) con una marea di laureati disocuppati o mal impiegati (e MAL retribuiti, ma proprio mal...) ...


                                vedremo che combinano..a mio parere ci affossano, persone come straquadagno che se ne esce con "chi prende 500 euro al mese è uno sfigato" padoaschioppa e i "bamboccioni" e martone il paraculato..

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