La trasmissione televisiva di Italia Uno ha raccontato la vicenda dell'artigiano 43enne morto nel 2008 in ospedale dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri.
Il caso Uva torna di attualità. La vicenda del giovane varesino morto in ospedale dopo essere stato fermato dai carabinieri in centro a Varese è stato trattato dalla trasmissione televisiva “Le iene”, in onda su Italia Uno ieri sera, mercoledì 12 ottobre. Intervistati dall’inviato sono intervenuti la sorella Lucia e l’amico Alberto Biggiogero, fermato insieme a Giuseppe Uva la notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008 in via Dandolo a Varese. Quest’ultimo ha raccontato la sua versione sulle fasi salienti di quella notte: la bravata dei due, ubriachi, che misero le transenne in mezzo alla strada ; l’arrivo dei carabinieri che li caricarono a forza su una camionetta e li portarono in caserma; le minacce che uno dei militari avrebbe rivolto all’artigiano 43enne; le urla di Giuseppe udite dalla stanza di fianco dal Biggioggero; la telefonata al 118 (registrata) per richiedere le cure per l'amico e la successiva chiamata degli stessi carabinieri per richiedere il trattamento sanitario obbligatorio per Uva, definito ubriaco, molesto e irrefrenabile dall’operatore dei carabinieri che ha chiamato i sanitari. La sorella Lucia Uva ha chiesto di conoscere la verità, ribadendo i dubbi sullo sviluppo del processo in corso (che vede a processo un medico accusato di aver provocato la morte di Uva con la somministrazione di un farmaco che avrebbe reagito con l'alcol presente nel corpo dell'uomo); la donna ha ricordato di quando ha visto il corpo del fratello all’obitorio: «Era pieno di lividi, aveva sangue nell’ano, bruciature di sigaretta dietro il collo e i testicoli tumefatti – ha detto -. Mi hanno spiegato che Pino ha dato in escandescenze, che è andato a sbattere contro i muri, ma quelle ferite non si spiegano così. Ho fatto le foto (che ha fatto vedere in video), mi sogno mio fratello tutte le notti, voglio capire cosa sia successo». Alla fine del servizio l’inviato ha ricordato tre punti secondo lui poco chiari: il fatto che gli ematomi e le ferite non siano state messe a referto né al momento del ricovero in ospedale, né dall’autopsia; il fatto che le telecamere non abbiamo registrato nessuna immagine, né in via Dandolo, né in caserma, né all’ospedale; il fatto che Biggiogero non sia mai stato ascoltato come testimone. (http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=215632)
Ecco il video del servizio:
Il caso Uva torna di attualità. La vicenda del giovane varesino morto in ospedale dopo essere stato fermato dai carabinieri in centro a Varese è stato trattato dalla trasmissione televisiva “Le iene”, in onda su Italia Uno ieri sera, mercoledì 12 ottobre. Intervistati dall’inviato sono intervenuti la sorella Lucia e l’amico Alberto Biggiogero, fermato insieme a Giuseppe Uva la notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008 in via Dandolo a Varese. Quest’ultimo ha raccontato la sua versione sulle fasi salienti di quella notte: la bravata dei due, ubriachi, che misero le transenne in mezzo alla strada ; l’arrivo dei carabinieri che li caricarono a forza su una camionetta e li portarono in caserma; le minacce che uno dei militari avrebbe rivolto all’artigiano 43enne; le urla di Giuseppe udite dalla stanza di fianco dal Biggioggero; la telefonata al 118 (registrata) per richiedere le cure per l'amico e la successiva chiamata degli stessi carabinieri per richiedere il trattamento sanitario obbligatorio per Uva, definito ubriaco, molesto e irrefrenabile dall’operatore dei carabinieri che ha chiamato i sanitari. La sorella Lucia Uva ha chiesto di conoscere la verità, ribadendo i dubbi sullo sviluppo del processo in corso (che vede a processo un medico accusato di aver provocato la morte di Uva con la somministrazione di un farmaco che avrebbe reagito con l'alcol presente nel corpo dell'uomo); la donna ha ricordato di quando ha visto il corpo del fratello all’obitorio: «Era pieno di lividi, aveva sangue nell’ano, bruciature di sigaretta dietro il collo e i testicoli tumefatti – ha detto -. Mi hanno spiegato che Pino ha dato in escandescenze, che è andato a sbattere contro i muri, ma quelle ferite non si spiegano così. Ho fatto le foto (che ha fatto vedere in video), mi sogno mio fratello tutte le notti, voglio capire cosa sia successo». Alla fine del servizio l’inviato ha ricordato tre punti secondo lui poco chiari: il fatto che gli ematomi e le ferite non siano state messe a referto né al momento del ricovero in ospedale, né dall’autopsia; il fatto che le telecamere non abbiamo registrato nessuna immagine, né in via Dandolo, né in caserma, né all’ospedale; il fatto che Biggiogero non sia mai stato ascoltato come testimone. (http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=215632)
Ecco il video del servizio:
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