Da un punto di vista neurobiologico sembra che la creatività possa essere sostenuta dal neuromediatore dopamina, una sostanza che nella cosiddetta area mesolimbica (nella parte più centrale del cervello, dove ha sede il cosiddetto "circuito della gratificazione") è responsabile della genesi di stati d' animo positivi, ma anche di fenomeni connessi alla maniacalità. E quando si cominciano a generare associazioni mentali che scorrono veloci ed è attiva la capacità di generare immagini mentali, allora vuol dire che l' attività creativa è certamente al lavoro. Infatti, se è vero che è creativo chi riesce a generare nuove idee, nuovi oggetti, nuovi punti di vista, in poche parole, a creare ciò che prima non esisteva, la creazione del nuovo, però, non parte dal nulla, spesso si avvia a partire da elementi che sono sotto gli occhi di tutti. Solo la persona creativa, però, sa "vederli" e utilizzarli per ricombinarli in maniera inusuale e inaspettata, mentre agli occhi di tutti gli altri appaiono "normali", irrilevanti o poco significativi. Naturalmente, sotto deve esserci uno stato d' animo positivo. «Un ampio numero di studi afferma che rispetto all' umore neutrale, lo stato d' animo positivo (esemplificabile nella felicità) è associato con l' incremento della fluenza e dell' originalità». sostengono ancora Murray e Johnson. Al contrario, intense emozioni negative sarebbero di ostacolo al delicato lavoro creativo. «Comunque tra i due stati d' animo potrebbe anche esserci una complementarietà» dice la psichiatra Kay Redfield Jamison della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora.
Il maestro del popping pare ci avesse visto bene.
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