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Ripeto per la QUARTA VOLTA (lo so che con alcuni cattolici, è impossibile ragionare) : "Ci vuole lasciare la scelta e poi ci manda la chiesa a dirci come stanno le cose?"
Ci lasci la scelta o ce le spieghi le cose?
ti rendi conto che stai solo ripetendo quello che hai sentito dire dagli altri, ma non ci stai pensando sopra veramente?
mhh vedo che mi leggi con attenzione visto che ho ribadito gia' prima di non poter essere considerato un Cattolico
cedo che Sean ti abbia risposto
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
Io non voglio dire che la fede sia una farloccata. Massimo rispetto per chi crede davvero ma allo stesso tempo massimo sdegno verso chi "lucra" sulle persone e su questioni così delicate. Non riesco a prendere in simpatia i preti (quasi tutti se vogliamo) che dicono alla gente che crede che non trovi traffico al mattino perché dio dalle nuvole li aiuta, "l'importante è la fede, se tu senti che dio ti è vicino va benissimo".
C'è chi ha la malsana abitudine di vedere Dio ovunque, e di metterlo ovunque. Qua parliamo più di paganesimo talismanico che di fede in senso proprio. Nella cultura popolare c'è anche questo aspetto, senza dubbio.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
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forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
allora non capisco la tua risposta.. forse mi sono espressa male io..
De Mello ci fa intendere nelle parole che tu hai copiato ed incollato in primis che :
"una certa chiesa abbia ucciso una persona che aveva portato con se un segreto, il segreto del fuoco (in senso allegorico ovviamente), e che lo abbia sfruttato per i suo scopi di lucro dimenticandosi completamente anche del significato stesso del fuoco e di come lo si possa ottenere."
Più esplicito di così esisto solo io con la mia volgarità e la mia ignoranza
Che le rivedano perché informati meglio (e da chi se non sono più credenti?) o perché in momenti di sofferenza o malattia si ricordano di chi, con uno schiocco di dita, può far andare tutto apposto?
Se non si e' avuta un'educazione religiosa, effettivamente quella dimensione dell'uomo spesso non puo' far di piu' che esprimersi ad un livello primordiale/non evoluto. Un po' come un uomo a cui non e' mai stato insegnato a parlare: potra' emettere suoni (probabilmente questi suoni potranno anche esprimere alcune emozioni/stati d'animo), ma di certo non articolare una comunicazione verbale.
Lo spirito dell'uomo e' assimilabile, in questo, al corpo od alla mente: se non li educhi ed alleni, ahime' potrai avere solo le loro vestigia primordiali.
Non credo sia assurdo dire che, per una persona con questa "dimensione spirituale atrofizzata", solo eventi davvero straordinari possano spingerla ad un contatto con l'Infinito. In questo contesto, letteralmente straordinario sta per "non ordinario": tra questi eventi, la malattia primeggia. Difatti la malattia, come la morte, fanno palpare il senso di finitudine della condizione umana. Di qui la spinta alla relazione con l'Infinito all'interno della grazia, partecipando alla comunicazione trinitaria divina.
boh personalmente ho provato in tutti i modi a credere, ma niente..
non so se poi l'hai visto "uomini di dio" il film che ti avevo consigliato, uno di loro ha una crisi, durante questa crisi quando prega - dice - "non sente niente".
raramente ho sentito una definizione di fede che più si avvicina a quello che io credo che sia, quello che ho cercato e che non ho mai trovato.
neanche io sento nulla.
è come sforzarsi di amare qualcuno, non si può.
la maggior parte dei cattolici sono come quelle coppie che stanno assieme per non restare soli e allora credi in dio perché diamine! non può finire tutto qua, sei nato in italia, quindi sei cattolico. però, esattamente come quelle coppie che poi tradiscono o altro.. non sanno neanche cosa significhi essere cattolici.
i pochi fortunati che hanno la fede, sono, appunto, pochi.
così come è raro l'amore vero.
Sulla seconda parte mi trovi d'accordo.
Riguardo la prima, invece, mi permetto di nutrire alcune perplessita': cosa intendi per "aver provato in tutti i modi a credere"?
Parlavo di cio' con Sean proprio qualche giorno fa. Paolo dice "Nessuno puo' dire che Gesu' e' il Signore, se non sotto azione dello Spirito". OK, ma come faccio a far agire lo Spirito in me? Beh, Cristo lo dice chiaramente, diverse volte: "i suoi" son quelli che si conformano alla sua parola e dunque restano nel suo "amore/(Spirito)". In altre parole, sono in grazia.
Fondamentali che mi saltano alla mente sono preghiera, sacre scritture, conformazione quotidiana alla Parola, liturgia e sacramenti.
Mi sento inadeguato a chiedere proprio a te cio', ma ti sei cimentata in tutti questi punti?
Credo che il paragone tra la fede e l'amore (vero) sia il più azzeccato. Ci sono molti tipi di credenti: tanti lo sono per paura, tanti per abitudine, tanti (o pochi?) perchè ci credono davvero. Nel Vangelo già Cristo fa un simile elenco.
Questo mi fa ripensare a quanto rimuginavo qualche pagina fa, leggendo un tuo intervento sullo stato attuale delle cose. Come dicevamo in altro modo, il problema e' che il cattolicesimo in Europa e' percepito come grigio e spento (in quanto, come dicevamo, la chiesa territoriale non si e' scossa dal fatto che il proselitismo non accade piu' per default). "Sono venuto ad appiccare un Fuoco sulla Terra" (Luca 12:49): tutte le buone cose umane (famiglia, scienza, etc etc.. chi piu' ne ha piu' ne metta) sono le giare piene d'acqua di Cana; lo Spirito le tramuta in vino e diventano inebrianti, mutano l'animo degli "invitati al banchetto divino"
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E' proprio quello il punto, potrebbe davvero sembrare che anche la chiesa cattolica (e non ovviamente solo quella) applichi questra strumentalizzazione in maniera sistematica. Non voglio dire che sia per forza così, ma direi che è un'opinione piuttosto diffusa.
Nel pensiero e nella dottrina ciò non accade. La chiesa cattolica, come altre confessioni cristiane, rimanda unicamente a Cristo come rivelato e trasmesso dalla Tradizione e non vi è nulla di "materiale" in questo rimando.
La strumentalizzazione avviene quando i singoli esponenti, entrando in compromessi sincretici con le altre tipologie di fedi che ti indicavo prima, propongono insegnamenti e pensieri di tipo utilitaristico. Ma una cosa è il pensiero religioso trasmesso e ben altra la strumentalizzazione dello stesso.
da quando la mia mente ha cominciato ad avere un barlume di capacità critica, ho smesso di credere, o forse ho semplicemente capito di non aver mai creduto; da allora, tutto ciò che mi circonda mi porta a pensare che la mia "decisione" sia, quantomeno per me, sensata. per me è la vita stessa la maggiore testimone della non esistenza di un dio.
tuttavia, sarei curioso di ascoltare qualcuno descrivere la propria esperienza di "scelta" della fede.
nella mia esperienza familiare, ho visto la mia nonna materna, devota per tutta la vita, seppur in maniera dogmatica, rinnegare in punto di morte tutto ciò in cui aveva sempre creduto.
allo stesso tempo ho mia madre che, da quando mia nonna è morta, si è riavvicinata molto alla fede.
è qualcosa di molto personale, certo, ma nel mio modo di vedere, è una "decisione", quella della fede, che si riallaccia molto alla debolezza/insicurezza di una persona in quel determinato momento.
C'è chi ha la malsana abitudine di vedere Dio ovunque, e di metterlo ovunque. Qua parliamo più di paganesimo talismanico che di fede in senso proprio. Nella cultura popolare c'è anche questo aspetto, senza dubbio.
Se non si e' avuta un'educazione religiosa, effettivamente quella dimensione dell'uomo spesso non puo' far di piu' che esprimersi ad un livello primordiale/non evoluto. Un po' come un uomo a cui non e' mai stato insegnato a parlare: potra' emettere suoni (probabilmente questi suoni potranno anche esprimere alcune emozioni/stati d'animo), ma di certo non articolare una comunicazione verbale.
Lo spirito dell'uomo e' assimilabile, in questo, al corpo od alla mente: se non li educhi ed alleni, ahime' potrai avere solo le loro vestigia primordiali.
Non credo sia assurdo dire che, per una persona con questa "dimensione spirituale atrofizzata", solo eventi davvero straordinari possano spingerla ad un contatto con l'Infinito. In questo contesto, letteralmente straordinario sta per "non ordinario": tra questi eventi, la malattia primeggia. Difatti la malattia, come la morte, fanno palpare il senso di finitudine della condizione umana. Di qui la spinta alla relazione con l'Infinito all'interno della grazia, partecipando alla comunicazione trinitaria divina.
Nel pensiero e nella dottrina ciò non accade. La chiesa cattolica, come altre confessioni cristiane, rimanda unicamente a Cristo come rivelato e trasmesso dalla Tradizione e non vi è nulla di "materiale" in questo rimando.
La strumentalizzazione avviene quando i singoli esponenti, entrando in compromessi sincretici con le altre tipologie di fedi che ti indicavo prima, propongono insegnamenti e pensieri di tipo utilitaristico. Ma una cosa è il pensiero religioso trasmesso e ben altra la strumentalizzazione dello stesso.
Rispondo a tutti e 3 gli interventi assieme perché per me la risposta ruota attorno allo stesso punto centrale.
Come dice tongue sono d'accordissimo sul fatto che la spiritualità vada educata, ma non dovrebbe esser forse questo il compito principale della chiesa? Talvolta viene svolto anche egregiamente ma io ho l'impressione che molto spesso il "paganesimo talismanico" di cui parla sean venga tollerato se non qusi incentivato quando diventa "cattolicesimo talismanico". Non si ha forse il coraggio o l'intenzione di aiutare realmente i presunti fedeli a comprendere la verità di fede quanto piuttosto a fare numero (e conseguentemente magari cassa, ma non è quello il punto).
Come dice richard, questo atteggiamenti può essere anche semplicemente dovuto a "singoli esponenti" ma quando diventa la norma piuttosto che l'eccezione a me viene il dubbio che non sia un semplice caso di inadeguatezza al compito ma piuttosto una scelta "strategica" suggerita se non imposta dall'alto.
Il sottinteso di questo discorso non è ovviamente "aboliamo la chiesa" ma "quanto sarebbe bella una chiesa che faccia il suo dovere in maniera più responsabile e, perché no, lungimirante". Se potete confutare la mia visione e mostrarmi che in verità siamo già sulla strada giusta io sarei solo che contento, ma purtroppo questa è la mia impressione generale.
Always the beautiful answer who asks a more beautiful question
600, in diversi interventi di Sean e miei e' stato ammesso che la Chiesa debba migliorare alcune politiche territoriali e "resettarsi". Anzi, questi miglioramenti erano auscpicati, dato l'evidente calo di proselitismo. Dunque, se rileggessi diversi interventi sopra, troveresti fondamentalmente queste posizioni che non sono in rotta di collisione con i tuoi appunti
Non c'è nulla da confutare, perchè nella Chiesa esiste anche quell'aspetto. C'è una religiosità popolare che nella Chiesa ha sempre trovato un suo posto. Invece di abolirla, si cerca semmai di "educarla", incultuarando gli aspetti più deteriori in una spiritualità più depurata, per quanto possibile. Ma non possiamo pretendere un popolo di teologi, di dottori, di fedeli "adulti". La Chiesa "blandisce" quel tipo di religiosità che ha, spesse volte, elementi paganeggianti e superstiziosi, frattaglie di un'epoca pre-cristiana (si pensi a certe tradizioni del Sud)? Certi suoi vescovi, certo suo clero probabilmente sì. Epperò va considerato che la fede dei "semplici" ha un suo equilibrio delicatissimo, e che è difficile spezzare impunemente. Si potrebbe dire ai preti di scoraggiare talune manifestazioni, ma ricordo che quando si è provato a controllare se San Gennaro fosse o no davvero esistito e fosse dunque da numerarsi nel canone dei santi martiri, ecco che c'è stata quasi una sollevazione popolare, che ha fatto desistere dalla prova. E dunque, in quel caso, la Chiesa cerca di "controllare" che questa religione di popolo non devii dalle verità fondamentali e resti nell'ampio alveo del cattolicesimo. In fondo, se si va in chiesa ad aspettare che il presunto sangue del santo si sciolga, e nel frattempo si elevano ferventi adorazioni a Cristo e a Dio, abbiamo comunque un atto di preghiera; un popolo partecipe; un rito che viene vigilato e regolato dalla Chiesa.
Vale questo per Napoli, come la benedizione dei cavalli e dei cavalieri per il Palio di Siena, come tante e tante altre manifestazioni simili. La Chiesa non è una astrazione teologica, ma sta in mezzo alla gente, cammina nella società, fa parte del mondo. Il cristianesimo ha la pretesa non di abolire tutto ciò che gli era precedente, ma di dirozzarlo, ingentilirlo, educarlo e immetterlo in una civiltà che si vuole cristiana, in un divenire che non conosce requie: come raccomandato dall'apostolo, il cristianesimo valuta tutto e tiene ciò che è buono.
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. per me è la vita stessa la maggiore testimone della non esistenza di un dio.
Il libro della natura è uno, ma se ne danno così tante letture diverse (atee, deiste, teiste, agnostiche, nichiliste...) da credere che sia vero l'assunto che vuole il mondo come nostra rappresentazione, proiezione, illusione, dove, a fondamento, non esiste nulla, o, meglio, c'è il Nulla. D'altra parte, un veloce sguardo a questa visione dove sembra regnare l'apparenza può far inclinare il piatto del raziocinio verso quella conclusione. La posizione di questo pianeta, periferia di una galassia tra milioni di altre, mantenuto all'esistenza da una stella come tante altre: un giorno quel sole si spegnerà. L'infinito universo, quasi uno "spreco" di materia, se ci pensiamo, per un Dio creatore: tutto quel buio e quei mondi deserti, quegli agglomerati di corpi fisici, di firmamento, per accogliere una minuscola insignificante arca dove, traballante, sopravvive un qualche essere pensante. Non è inutile?
Il caso che ci falcia senza alcun preavviso e senza colpa. Uno nasce sano e suo fratello, dallo stesso utero, senza spina dorsale, condannato ad una vita di immobilità. Oggi sono qui e domani mi potrebbero dare sei mesi di vita: "sa, le metastasi sono troppo estese per intervenire. Ci spiace". Due che fanno all'amore sotto ad un albero, ed un ramo si spezza ammazzando uno degli amanti, condannando l'altro al ricordo e alla disperazione. Un cataclisma annienta intere nazioni e ne risparmia altre. Una stella muore e un'altra nasce, senza che l'universo muti il ritmo, senza dare segno che un dolore o un' altra sorta di sentimento, fosse solo la compassione, lo possa scuotere dall'indifferenza che apparentemente lo governa. Non è tutto inutile?
Se togli ai volti che incontri per via la maschera di carne che li riveste, sotto rimane la realtà che tutti ci aspetta, esseri animati o meno: delle ossa ed un teschio. Leopardi non si è fatto illusioni: siamo nati per morire. Guardiamo pure gli occhi di un bambino, stringiamolo tra le braccia, facciamoci strappare un sorriso: noi stiamo abbracciando un cadavere. Quella fiducia nel futuro che ci afferra la gola quando vediamo la vita al suo principio, non ha senso di essere. Dovremmo piangere, in verità, se questa è la legge che ci governa. Il Caso e poi il Nulla. Questi i principi che ci tengono come marionette.
Se al mio battito non ne corrisponde un altro in qualche altrove; se anche io entrerò nella schiera dei morti senza nome, dei miliardi di uomini e di soli e di mondi spariti senza un ricordo ed un'eco; se nessuno ha scritto quei nomi in un Libro della Vita, e li chiama e li custodisce; se le opere ed i pensieri muoiono con noi, ecco che è tutto inutile. Sarebbe stato meglio, come ci dissero alcuni lirici, non essere mai venuti al mondo, perchè la realtà di noi che apparentemente esistiamo è che, in verità, non esistiamo. Siamo Nulla.
La vita contraddice se stessa, in un gioco che, se non sapessimo che c'è il Nulla, sarebbe degno capolavoro del più sadico degli Dei. Ma non possiamo neppure recriminare con alcuno: la natura è sorda, l'infinito è cieco, e noi siamo soli e, come le ombre, non lasciamo traccia. Ha senso tutto questo? E' mai possibile che sia così, che il sentimento, il bene, il senso di giustizia morale, il patimento, l'amore e il pianto siano nulla e al nulla ritorneranno? Il Nulla può mai essere fondamento di qualcosa? Quando e perchè il Niente ha deciso che da qualche parte io avrei dovuto recitare la mia commedia inutile su di un palcoscenico che non esiste, perchè è il Nulla a governarci?
Chi si ricorda del primo morto? Qual era il suo nome? Chi si ricorderà di noi che lo seguiamo in questa teoria di croci? "Ma nel cuore nessuna croce manca. E' il mio cuore il paese più straziato" (1). Ma se questo mio cuore non è eterno, se non ha posto in un cuore più grande, dove nessuna croce e nessun nome; nessun pensiero e nessuna opera; nessuna anima mai manca e mancherà, se questo Custode non esiste perchè c'è il Nulla, quella frase non è vera in assoluto, perchè nell'assoluto noi siamo apparenti e destinati a svanire con tutto ciò che ci precede, ci muove, ci sopravvive come singoli e come specie: è solo questione di tempo (insensato anche esso, in questo suo ripetersi con alla sua scaturigine il Nulla) perchè noi ci si spenga col sole. Una fiamma ultima, un ultimo spettacolo e poi anche qua il buio dell'infinito spazio, ed il silenzio. L'errore di una specie animata e sensibile, questo apparente tragico errore, sarà finalmente ricomposto in una logica: se c'è il Nulla, non può esserci questa vita. Lo sbaglio deve essere corretto.
...L'ateo Frossard (2) entrò in una cappella di Parigi; era andato a cercare un suo amico. Cinque minuti dopo si era fatto (era stato fatto, direbbe lui) credente e cattolico. Vide la presenza netta, fisica, reale, sensibile di Dio, mentre era in corso una adorazione eucaristica, un rito del quale ignorava l'esistenza. "Vita spirituale", prima la voce e poi quella luce di cristallo che lo investì. Per un mese gli restò dentro la presenza viva di quella luce: ci racconta che vide per quell'intero mese passeggiare la gente per Parigi come sul bordo di un mare di luce. Un velo, un solo sottilissimo velo separa questo mondo di ombre dall'altro. Noi, dice Frossard, non siamo che un riflesso di una terra autentica, dove anche le domande riposeranno per sempre nella luce rischiaratrice e definitiva.
...A Fatima tre bambini ed una danza del sole. Una donna vestita di luce che li chiama: non la dimenticheranno mai più. Giacinta e Francisco moriranno giovanissimi, poco tempo dopo quella visione: sul punto di morte, ancora ripeteranno "che bella signora, che bella signora". La luce quando ti ghermisce non ti lascia più.
...Racconti ancor più antichi ci dicono che, duemila anni fa, tra un popolo strettamente monoteista (lo è anche oggi) un uomo avrebbe detto di sè "Io sono la Via e la Vita eterna; io sono il Figlio di Dio". Avrebbe testimoniato quelle inaudite parole con una tomba vuota - così i testimoni raccontano - e con la sua presenza rediviva. Paolo lo vide qualche anno dopo, in una corona di luce. Da quello stesso momento, da ebreo si fece cristiano e lo annunziò con una forza quasi senza precedenti.
Quelle esperienze smentiscono il Nulla: c'è luce oltre il buio. Questo sole e questa scena, questa terra e questa vita hanno il loro reale fondamento oltre un sottilissimo velo: l'occhio che ora vede il sole, diverrà esso stesso Sole.
Questa è la fede: dare senso al Nulla; senso all'esistere; senso al morire. E' un assurdo? Non più (e certo più logico) del credere nel Caso, nel Niente, nell'oblio, che negano la vita stessa. Chi ha fede cerca un senso. Se c'è vita ci deve essere Vita: questo è il Principio, che la risurrezione di Cristo e la tomba vuota ci indicano. E la preghiera è invocare quella Luce...
...Che Maria sia qui, nell'ora della nostra morte. Questa è la fede: dare l'assenso e dire fiat. Invocare la donna di luce perchè ci prenda per mano e ci aiuti a oltrepassare il velo, incontro al Sole vero. Domina mea et mater mea: Maria ha già accolto tutte le madri. Conosce il nome di tutte e di ciascuna. Porterà a Cristo anche noi, i figli.
...E credere che Cristo sia vivo. E dunque evocare colui che è ricapitolazione di tutte le cose: se Cristo c'è l'universo ha un senso. Di tutto l'universo non andrà perduto un solo respiro. Tutte le croci hanno uno scopo, perchè tutte le custodisce, ciascuna col proprio nome incancellabile, il Verbo di Dio, e le chiama e le resuscita. Lo stesso, apparente immenso cimitero che è la terra lo ha quel senso, perchè tutto viene trasfigurato dal Signore della vita e della morte, colui che, morendo, non ha smentito il Principio che ci governa, che è Vita e Luce. E mistero della Croce, passaggio che Cristo non ha evitato ma portato, preso sulle sue spalle. Confine estremo sul quale si è lasciato inchiodare.
...Credo quia absurdum: se Cristo non ci fosse, per dare un senso all'esistenza noi dovremmo comunque renderlo vivo, plasmarlo, raffigurarlo, renderlo presente nelle generazioni, perchè il buio non vinca già ora, prima della soglia. Avere la forza di andare oltre l'enigma di una tomba vuota e credere che quelle tenebre non siano la risposta. Con Pio XII anche noi invocare, implorare il sì proprio dove l'apparenza ci mostra una croce ed un sepolcro come destino dell'universo dal momento che è nato (ma dalla morte può nascere la vita?). Andare oltre, dire, pregare, sperare che non sia così, che l'umanità
non ha la forza di rimuovere la pietra che essa stessa ha fabbricata, cercando di impedire il tuo ritorno. Manda il tuo angelo, o Signore, e fa che la nostra notte si illumini come il giorno. (3)
Che l'umanità rimuova quella pietra, perchè Cristo venga. Che ciacuno di noi, di fronte all'assurdo, si getti alle ginocchia di Cristo. Che lo invochi. Che le tenebre dove soggiaciamo siano squarciate dalla luce. Se la vita è vita, è la morte ad essere un abbaglio. E' un passaggio necessario perchè l'affidamento si faccia irrevocabile: un cambio di stato. Una porta oltre la quale l'occhio che ora guarda il sole si farà Sole.
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---------- Post added 03-07-2011 at 07:46:54 ---------- Previous post was 02-07-2011 at 19:01:41 ----------
La cosa inaudita e' che Cristo, nel suo pubblico ministero, si sia arrogato lo status divino. Inaudito, prima e dopo, in qualsiasi altro credo: "Io sono la Via, la Verita', la Vita".
Mose' consegna al popolo la Legge datagli da Dio, Maometto indica quale sia la rivelazione datagli da Dio, Buddha condivide la via della sua illuminazione.
Scandalosamente rispetto a Mose', Cristo dice "Le Scritture dicono........ma Io vi dico....": immaginate un ebreo che inizia a parlar cosi', in modo inaudito per quel mondo. Le sacre Scritture erano la legge di Dio, chi mai puo' arrogarsi lo status di dare un corso nuovo dicendo "fino ad ora e' stato cosi' voluto....ma ora Io vi dico", se non la Verita' stessa?
Maometto dice di riportare quando Dio gli ha sussurrato all'orecchio, essendo lui solo il suo profeta; Cristo sostiene di esser egli stesso Dio, "la Vita vera". Gesu' non dice di attingere da una sorgente, ma cdi essere la "sorgente viva".
Buddha dice "io ho trovato una via", quando Cristo dice "Io sono la Via"
Paolo era un ebreo, cresciuto nella formazione religiosa sotto Gamaliele: la Torah era incisa nel suo codice genetico quasi, conosceva le sacre Scritture da inizio a fine, con le virgole. Significativamente, dopo la conversione, fa punto cardine della sua indefessa e leonina predicazione che questo Gesu' non era un profeta come quelli della tradizione che conosceva tanto bene (Isaia, Zaccaria, Ezechiele, Mose', etc etc..), ma e' il Signore stesso.
Questo aspetto non e' condiviso da nessun altro credo
"Chi credete che io sia?"
Inaudito sopratutto all'interno dell'ebraismo; difatti la considerarono una bestemmia (il dirsi Dio) e lo mandarono a morte. Ora, possiamo immaginarci un "colpo di sole" da parte di quell'uomo. Ma, assieme a lui, sono tutti impazziti? Gli apostoli ed i discepoli che lo seguirono e, dopo la risurrezione, lo annunciarono proprio a partire da quella Gerusalemme che lo ha visto in croce? E' impazzito Paolo, fariseo ortodosso che perseguitò (per difendere la Legge di Mosè dalle "eresie" cristiane) gli stessi discepoli? Tutti gli ebrei che si sono fatti cristiani, sono tutti impazziti? No, da pazzi sarebbe questa spiegazione: ci deve essere dell'altro...
Nel suo ultimo libro, il Papa fa una riflessione importantissima. Fa notare come la memoria dell'ultima cena i primi cristiani la fecero coincidere con quel "primo giorno della settimana" (per il calendario ebraico) dove la tomba fu trovata vuota. Perchè unire la memoria della cena di Cristo coi suoi a quel giorno dopo il Sabato che noi chiamiamo da allora "giorno del Signore", Domenica? Che cosa li spinse? Eppure, l'eucarestia non fu istituita di Domenica, ma in un Giovedì (per gli ebrei, un Venerdì, considerando che il giorno successivo comincia al tramonto). Se i primissimi cristiani hanno fatto da subito memoria dell'eucarestia di Domenica, è perchè hanno voluto unire il ricordo della Cena ad un evento che, se possibile, la supera. Di Domenica la tomba viene trovata vuota e Cristo viene visto vivo: l'eucarestia portata dal Giovedì a quel "primo giorno dopo il Sabato" è una tra le prove più probanti che in quel giorno dopo il Sabato qualcosa è accaduto. Qualcosa di talmente importante da far coincidere il ricordo della cena pasquale di Cristo con un giorno "dopo il Sabato" altrimenti insignificante, sopratutto per degli ebrei.
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