Attacco a base italiana ad Herat,
almeno 15 nostri connazionali feriti
Due o forse 4 attentatori suicidi con un auto carica di esplosivo si sono fatti saltare in aria
MILANO - Un attacco è stato effettuato contro il centro per la ricostruzione provinciale di Herat, nell'Afghanistan occidentale, gestito da soldati e da civili italiani. Secondo fonti parlamentari italiani ci sarebbero almeno 15 italiani feriti. Altre fonti parlano di 11 feriti italiani. Almeno uno dei nostri feriti sarebbe in gravi condizioni. Il ministero della Difesa italiano ha confermato che ci sono feriti italiani, ma non ci sarebbero vittime. «Possiamo rassicurare le famiglie, non ci sono morti tra i soldati italiani» ha detto in diretta su Rai Radio 1 il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. «L'attacco è stato in varie parti della città, anche al palazzo del governatore, e si sta concludendo. Ci sono stati dei feriti. Appena avremo notizie dall'ospedale interno alla base daremo notizie», ha concluso Crosetto.
Secondo invece la tv del Qatar Al-Jazeera nell'assalto vi sarebbero almeno 4 soldati Nato morti e 28 feriti. Il vicecomandante della polizia dell'Afghanistan occidentale Ziauddin Mohmoodi, spiega invece che ci sarebbero diversi morti, aggiungendo però che non è ancora chiaro il numero delle vittime, né la nazionalità. Un primo bilancio della polizia afghana parla però di 2 morti e 26 feriti.
L'ATTACCO - Secondo un testimone dell'agenzia Reuters, l'attacco degli insorti è avvenuto proprio nei confronti del Gruppo di ricostruzione provinciale gestito dal contingente italiano di Herat. Il testimone riferisce di aver visto i corpi di diversi militari con uniformi straniere e del fumo provenire dalle vicinanze della base. Almeno due kamikaze con una automobile carica di esplosivo si sarebbero fatti saltare in aria, secondo quanto riferiscono le autorità afghane. Ma secondo un comunicato dei talebani che hanno rivendicato l'attentato, i kamikaze in azione sarebbero stati 4. Poi sarebbe cominciata una sparatoria che avrebbe visto successivamente l'intervento anche di elicotteri Mangusta italiani.
IL LUOGO - L'attacco armato è avvenuto come detto, ad Herat City, contro un edificio utilizzato in collegamento con la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Lo ha confermato un portavoce del contingente italiano che non ha però voluto fornire altri particolari. La notizia è stata confermata anche dal nostro ministero della Difesa. La provincia occidentale afghana di Herat è base del Comando regionale occidentale (RC-W) dell'Isaf, sotto responsabilità italiana.
PRT - Il Prt (il team di ricostruzione provinciale) italiano di Herat, è una struttura composta attualmente da membri del 132esimo reggimento artiglieria terrestre della brigata «Ariete», che ha sede a Maniago (Pordenone). Il Prt, al comando del colonnello Paolo Pomella, ha il compito di supportare la governance e sostenere il processo di ricostruzione e sviluppo, insieme ad una componente civile. Le due componenti - civile e militare - lavorano insieme a favore della ricostruzione, incentivando l'occupazione locale (i progetti vengono materialmente realizzati da ditte afghane), lo sviluppo economico dell'area e la fiducia verso le istituzioni politiche locali e gli anziani dei villaggi.
almeno 15 nostri connazionali feriti
Due o forse 4 attentatori suicidi con un auto carica di esplosivo si sono fatti saltare in aria
MILANO - Un attacco è stato effettuato contro il centro per la ricostruzione provinciale di Herat, nell'Afghanistan occidentale, gestito da soldati e da civili italiani. Secondo fonti parlamentari italiani ci sarebbero almeno 15 italiani feriti. Altre fonti parlano di 11 feriti italiani. Almeno uno dei nostri feriti sarebbe in gravi condizioni. Il ministero della Difesa italiano ha confermato che ci sono feriti italiani, ma non ci sarebbero vittime. «Possiamo rassicurare le famiglie, non ci sono morti tra i soldati italiani» ha detto in diretta su Rai Radio 1 il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. «L'attacco è stato in varie parti della città, anche al palazzo del governatore, e si sta concludendo. Ci sono stati dei feriti. Appena avremo notizie dall'ospedale interno alla base daremo notizie», ha concluso Crosetto.
Secondo invece la tv del Qatar Al-Jazeera nell'assalto vi sarebbero almeno 4 soldati Nato morti e 28 feriti. Il vicecomandante della polizia dell'Afghanistan occidentale Ziauddin Mohmoodi, spiega invece che ci sarebbero diversi morti, aggiungendo però che non è ancora chiaro il numero delle vittime, né la nazionalità. Un primo bilancio della polizia afghana parla però di 2 morti e 26 feriti.
L'ATTACCO - Secondo un testimone dell'agenzia Reuters, l'attacco degli insorti è avvenuto proprio nei confronti del Gruppo di ricostruzione provinciale gestito dal contingente italiano di Herat. Il testimone riferisce di aver visto i corpi di diversi militari con uniformi straniere e del fumo provenire dalle vicinanze della base. Almeno due kamikaze con una automobile carica di esplosivo si sarebbero fatti saltare in aria, secondo quanto riferiscono le autorità afghane. Ma secondo un comunicato dei talebani che hanno rivendicato l'attentato, i kamikaze in azione sarebbero stati 4. Poi sarebbe cominciata una sparatoria che avrebbe visto successivamente l'intervento anche di elicotteri Mangusta italiani.
IL LUOGO - L'attacco armato è avvenuto come detto, ad Herat City, contro un edificio utilizzato in collegamento con la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Lo ha confermato un portavoce del contingente italiano che non ha però voluto fornire altri particolari. La notizia è stata confermata anche dal nostro ministero della Difesa. La provincia occidentale afghana di Herat è base del Comando regionale occidentale (RC-W) dell'Isaf, sotto responsabilità italiana.
PRT - Il Prt (il team di ricostruzione provinciale) italiano di Herat, è una struttura composta attualmente da membri del 132esimo reggimento artiglieria terrestre della brigata «Ariete», che ha sede a Maniago (Pordenone). Il Prt, al comando del colonnello Paolo Pomella, ha il compito di supportare la governance e sostenere il processo di ricostruzione e sviluppo, insieme ad una componente civile. Le due componenti - civile e militare - lavorano insieme a favore della ricostruzione, incentivando l'occupazione locale (i progetti vengono materialmente realizzati da ditte afghane), lo sviluppo economico dell'area e la fiducia verso le istituzioni politiche locali e gli anziani dei villaggi.
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