LIVORNO
Ma il mio cappello di lana e il coltello dove sono finiti, li rivoglio, dice con voce ferma Durand de la Penne. Sono passati 46 anni ma l' ammiraglio non ha dimenticato. Oggi ha i capelli bianchi, è leggermente ingrassato. Non dimostra però 73 anni e ricorda benissimo quello che gli sequestrarono gli inglesi dopo la cattura, dopo che aveva minato la corazzata Valiant: un berrettuccio di lana fatto a mano dalla moglie, un coltello e l' orologio, un modesto e semplice Marvis. L' orologio è tornato in Italia, l' ha riportato Henry Brownringgs, figlio di Thomas, l' ufficiale che cercò di farsi rivelare da Durand de la Penne il punto in cui era stata sistemata la carica esplosiva che aveva portato dentro il porto di Alessandria attaccata alla punta di un maiale. L' ammirazione degli inglesi Era la notte tra il 18 e il 19 dicembre del 1941. Il giovane ufficiale italiano non rispose. La nave saltò in aria. L' impresa suscitò ammirazione negli allora nemici inglesi tanto che Churchill parlò di bombe applicate con grande coraggio e abilità. Thomas Brownringgs, capo di Stato maggiore dell' ammiraglio Cunningham, comandante delle forze navali del Mediterraneo, tentò di restituire quell' orologio a de la Penne nel 1946 ma lui lo rifiutò, sdegnosamente. Se lo tenga, disse seccato. Ma quei giorni sono ormai lontani, la guerra e l' eroico assalto al porto di Alessandria fanno parte della storia. L' ex ammiraglio ora siede sul palco del cinemino dell' Accademia navale di Livorno insieme a Henry Brownringgs che è arrivato in Italia per restituire qull' orologio. Nessuna cerimonia ufficiale per questo magico momento ma una lezione di storia che i 300 cadetti seguono con attenzione, seduti impettiti nelle seggioline blu. Ci sono le autorità locali, qualche invitato e pochi giornalisti accorsi per registrare il fatale momento della consegna. L' orologio resterà però a Livorno, Durand de la Penne lo dona all' Accademia. Lui vorrebbe il cappello che era stato amorosamente preparato dalla moglie. Ma nessuno è riuscito a ritrovarlo così come il coltello. Dell' ufficiale inglese oggi dice che lo interrogò in maniera formale, brevemente. Ma in rapporto di fine operazione usò parole ben diverse. Quando mi portano nella baracca trovo un ufficiale armato di pistola che mi chiede in italiano dove ho messo l' apparecchio scrisse una volta rientrato in Italia dopo la prigionia e mi consiglia di rispondergli perché lui è molto nervoso avendolo fatto alzare a quell' ora di notte. Siccome non rispondo mi dice che il mio palombaro ha già detto tutto. Non ci credo e allora mi dice che avrebbe trovato il modo di farmi parlare. Torniamo sul motoscafo che dirige verso bordo: sono circa le 4. Troviamo a poppa il comandante della nave che mi chiede anche lui dove ho messo la carica. Siccome mi rifiuto di rispondere vengo accompagnato dall' ufficiale di guardia e dalla scorta verso prua. Attesi, soffrii, sperai, si legge in quel rapporto. Avvisò il comandante della Valiant, l' ammiraglio Morgan, alle 6 del 19 dicembre del 1941, dieci minuti prima dell' esplosione. L' equipaggio fu messo in salvo. A bordo della corazzata c' era anche Filippo d' Edimburgo. I due si rividero molti anni più tardi, al Quirinale. Lo sa che ero imbarcato sopra la Valiant, chiese il principe. Io ero sotto, rispose Durand de la Penne. Fu una pagina eroica che ha colpito fortemente l' immaginazione popolare tanto che sull' attacco al porto di Alessandria sono stati realizzati due film, un lavoro teatrale e sono state dedicate decine di poesie.
Ma il mio cappello di lana e il coltello dove sono finiti, li rivoglio, dice con voce ferma Durand de la Penne. Sono passati 46 anni ma l' ammiraglio non ha dimenticato. Oggi ha i capelli bianchi, è leggermente ingrassato. Non dimostra però 73 anni e ricorda benissimo quello che gli sequestrarono gli inglesi dopo la cattura, dopo che aveva minato la corazzata Valiant: un berrettuccio di lana fatto a mano dalla moglie, un coltello e l' orologio, un modesto e semplice Marvis. L' orologio è tornato in Italia, l' ha riportato Henry Brownringgs, figlio di Thomas, l' ufficiale che cercò di farsi rivelare da Durand de la Penne il punto in cui era stata sistemata la carica esplosiva che aveva portato dentro il porto di Alessandria attaccata alla punta di un maiale. L' ammirazione degli inglesi Era la notte tra il 18 e il 19 dicembre del 1941. Il giovane ufficiale italiano non rispose. La nave saltò in aria. L' impresa suscitò ammirazione negli allora nemici inglesi tanto che Churchill parlò di bombe applicate con grande coraggio e abilità. Thomas Brownringgs, capo di Stato maggiore dell' ammiraglio Cunningham, comandante delle forze navali del Mediterraneo, tentò di restituire quell' orologio a de la Penne nel 1946 ma lui lo rifiutò, sdegnosamente. Se lo tenga, disse seccato. Ma quei giorni sono ormai lontani, la guerra e l' eroico assalto al porto di Alessandria fanno parte della storia. L' ex ammiraglio ora siede sul palco del cinemino dell' Accademia navale di Livorno insieme a Henry Brownringgs che è arrivato in Italia per restituire qull' orologio. Nessuna cerimonia ufficiale per questo magico momento ma una lezione di storia che i 300 cadetti seguono con attenzione, seduti impettiti nelle seggioline blu. Ci sono le autorità locali, qualche invitato e pochi giornalisti accorsi per registrare il fatale momento della consegna. L' orologio resterà però a Livorno, Durand de la Penne lo dona all' Accademia. Lui vorrebbe il cappello che era stato amorosamente preparato dalla moglie. Ma nessuno è riuscito a ritrovarlo così come il coltello. Dell' ufficiale inglese oggi dice che lo interrogò in maniera formale, brevemente. Ma in rapporto di fine operazione usò parole ben diverse. Quando mi portano nella baracca trovo un ufficiale armato di pistola che mi chiede in italiano dove ho messo l' apparecchio scrisse una volta rientrato in Italia dopo la prigionia e mi consiglia di rispondergli perché lui è molto nervoso avendolo fatto alzare a quell' ora di notte. Siccome non rispondo mi dice che il mio palombaro ha già detto tutto. Non ci credo e allora mi dice che avrebbe trovato il modo di farmi parlare. Torniamo sul motoscafo che dirige verso bordo: sono circa le 4. Troviamo a poppa il comandante della nave che mi chiede anche lui dove ho messo la carica. Siccome mi rifiuto di rispondere vengo accompagnato dall' ufficiale di guardia e dalla scorta verso prua. Attesi, soffrii, sperai, si legge in quel rapporto. Avvisò il comandante della Valiant, l' ammiraglio Morgan, alle 6 del 19 dicembre del 1941, dieci minuti prima dell' esplosione. L' equipaggio fu messo in salvo. A bordo della corazzata c' era anche Filippo d' Edimburgo. I due si rividero molti anni più tardi, al Quirinale. Lo sa che ero imbarcato sopra la Valiant, chiese il principe. Io ero sotto, rispose Durand de la Penne. Fu una pagina eroica che ha colpito fortemente l' immaginazione popolare tanto che sull' attacco al porto di Alessandria sono stati realizzati due film, un lavoro teatrale e sono state dedicate decine di poesie.
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