The Euro crisis

***greenday2*** · 23-07-2012, 01:32:07

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La credibilità finanziaria esiste al di là delle condizioni di vita della popolazione, ma non è detto che questa rimanga inerme di fronte alle strategie di governo programmate.
Qui si rischia che non sia l'Europa a cacciare qualcuno, ma che le singole nazioni si distacchino dall'unione monetaria di propria spontanea volontà.
La Grecia non l'ha ancora fatto perché permane tra la gente una certa paura di perdere potere d'acquisto, ma superata la soglia di povertà il gioco non vale più la candela, perché quel benessere l'hai già perso, pur restando nell'eurozona. Al prossimo giro di vite nessuno vorrà assumersi la responsabilità di imporre nuove misure drastiche, e si tornerà alla drakma. Con i livelli salariali irlandesi, per quanto decurtati dalla crisi, è più facile mantenere il ruolino di marcia.

Probabilmente i greci sceglieranno ciò. Ma a quel punto non si distinguerà piu Atene dall'acropoli a mio avviso. Ai greci è letteralmente piovuto in testa il benessere, e non han fatto nulla per mantenerselo con le proprie forze. A quel punto si punterà di nuovo il dito verso "qualcun altro", in modo che qualche paraculo riesca a governare incontrastato sulle macerie, ma nel frattempo la realtà sarà dura, durissima, tanto che le misure della trojka sembreranno una vacanza di Alpitour.

***Sartorio*** · 23-07-2012, 01:43:10

Il tasso di disoccupazione greco è al 22%, quello giovanile al 54%, quando la metà dei greci avrà perso il lavoro (e la metà restante sarà divisa tra esercito, polizia e classe dirigiente) la trojka tornerà ad essere un cocktail russo.

***greenday2*** · 23-07-2012, 01:53:41

Un livello da far impallidire gli Stati Uniti della grande depressione. Ma se credono di venirne fuori sfanculando gli investitori internazionali,e ristampare carta straccia...beh io credo che a quel punto ne vedremo delle belle.

***mito56*** · 23-07-2012, 01:59:08

Perchè si continua associare la situazione dell'italia con quella spagnola o meglio il contrario ??? Ma sono cosi simili questi paesi o abbiamo qualche possibilità in più rispetto alla spagna ????

Ma poi la storia dello "spread" non è sovradimensionata per importanza dai media ???? Voglio dire alla fine quelle che conta sono le nuove emissioni e non lo spread che ci mostrano in tivi ???

***Sartorio*** · 23-07-2012, 02:28:26

Lo spread è strettamente collegato al valore delle aste, più è alto maggiori sono i rendimenti che devi garantire.
Infatti ora lo spread è a livelli elevati e noi non emetteremo nuovi bond, se ne parla a settembre, però prima o poi devi tornarci sul mercato.
La Spagna e l'Italia sono due nazioni con problemi diversi, sotto certi aspetti stanno meglio loro, sotto altri stiamo meglio noi: loro hanno un debito pubblico più basso, e migliori infrastrutture, ma sono messi peggio con le banche ed hanno una bolla immobiliare scoppiata. Complessivamente siamo entrambi in recessione e con scarse possibilità di miglioramento nell'immediato.

***mito56*** · 23-07-2012, 02:36:52

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Lo spread è strettamente collegato al valore delle aste, più è alto maggiori sono i rendimenti che devi garantire.
Infatti ora lo spread è a livelli elevati e noi non emetteremo nuovi bond, se ne parla a settembre, però prima o poi devi tornarci sul mercato.

Ma questo clamore mediatico è eccessivo sullo spread ihmo, alla fine dei conti contano le emissioni, voglio dire non è un pò assurdo seguirlo con tutta questa attenzione giorno per giorno , secondo me è meglio seguire le nuove aste, no ??? Perchè non è detto che lo spread sul mercato secondario si rifletti automaticamente poi su quello primario. Sbaglio ????

***Sartorio*** · 23-07-2012, 02:54:51

Il panico da spread è giustificato, poichè è un indicatore sintetico delle nostre speranze di sopravvivenza, però è vero che bisognerebbe prestare più attenzione ad altri parametri, non tanto alle aste, quanto ai marker macroeconomici: disoccupazione, crescita del PIL, spesa pubblica, bilancia commerciale, introiti fiscali, previsioni OCSE. Notizie positive su quei versanti contribuiscono a tenere basso il differenziale.

**BergaBB** · 23-07-2012, 08:48:27

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Con ulteriori politiche di bilancio l'Italia non riparte. Il saldo primario sarebbe in avanzo senza gli interessi sul debito, e ad oggi non esistono metodi pratici per rientrare da uno stock accumulato in passato, non è mai rientrato nessuno, gli altri si finanziano a tassi irrisori, pur con debiti elevatissimi, solamente mantenendo una crescita del PIL elevata. Per ottenere questo risultato (la tanto agognata crescita) senza accumulare altro debito, l'Italia deve agire pesantemente sul tessuto imprenditoriale, rivedendo alcuni meccanismi d'impresa che risalgono all'impero romano, scordandosi del falso mito delle piccole-medie aziende, incentivando la nascita di multinazionali, flat-tax, tempi certi per apertura e chiusura pratiche, interfaccia unica tra privato e pubblico, accountability (che conta più della meritocrazia), politiche d'assunzione trasparenti.

L'Irlanda non è più disciplinata, ha solo problemi diversi: la sua capacità di coltivare aziende, di attrarre capitali esteri, sono già ai massimi livelli, era la tigre celtica.
Il prestito gli è servito per mettere le pezze su alcuni investimenti spregiudicati delle sue banche, e mi sento buono a chiamarli spregiudicati.

Monti avrebbe dovuto dare la scossa al sistema, invece la necessità di accordarsi al ribasso con i partiti che lo sostengono ha indebolito ogni seria proposito riformista.

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Gli interessi divergono, e la moneta è unica, l'Europa non sopravviverà alle condizioni attuali, se ci sarà il concreto desiderio di continuare questa avventura si metteranno in comune i guadagni, e non i debiti.

Stiamo vivendo a mio parere gli anni 90, con avanzo primario ma debito pubblico altissimo a causa degli interessi, la situazione pre-Euro del '98..allora però lo spread stava sui 100/130 punti

***PrinceRiky*** · 23-07-2012, 10:37:35

siamo anni luce lontani dalla situazione "rosea" degli anni novanta.

con tutto che siamo storicamente forse il Paese che ha peggio gestito le proprie politiche monetarie e fiscali di tutto il mondo sviluppato, prima c'era margine di errore (ampiamente sfruttato da buoni italiani); ora no.