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c'è da dire che per le esportazioni il concorrente più temibile siamo proprio noi....e forse con un italia fuori dall'euro la germania potrebbe perdere la leadership(sulle esportazioni )..ecco perchè c'è una clausola che vieta l'uscita dall'euro,ecco perchè la germania è quella che ,a mio parere, trae più vantaggi da questa situazione
---------- Post added at 18:44:08 ---------- Previous post was at 18:39:46 ----------
ehmm.. un'amica greca mi ha appena chiesto se potrebbe aprire un conto qui in Italia o (meglio ) in Germania. Questo ovviamente per non perdere i risparmi in caso di fallimento della sua banca. Non sono riuscito a dare un parere. Secondo voi le servirebbe a qualcosa? sempre che la cosa sia fattibile
sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.
c'è da dire che per le esportazioni il concorrente più temibile siamo proprio noi....e forse con un italia fuori dall'euro la germania potrebbe perdere la leadership(sulle esportazioni )..ecco perchè c'è una clausola che vieta l'uscita dall'euro,ecco perchè la germania è quella che ,a mio parere, trae più vantaggi da questa situazione
Temibile relativamente, i nostri saldi sono un quarto di quelli tedeschi ed un sedicesimo di quelli cinesi, la manifattura va tutta in Asia.
Sotiris la tua amica farebbe benissimo, consiglio la Svizzera per stare sicura.
non perderebbe un bel niente. è un allarmismo ingiustificato. al massimo perde un po' del valore dei titolo di Stato, se ha investimenti in tal senso, non certo i depositi.
quasi quasi ha ragione Berlusconi che è colpa dei media
Lei ha solo liquidi. Parliamo di piccoli capitali, credo sui 100.000. Dice che parecchi stanno aprendo conti in Germania. Io sinceramente non so che dire. Per fortuna non è il mio mestiere . Però mi spiace è una cara amica.
sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.
non perderebbe un bel niente. è un allarmismo ingiustificato. al massimo perde un po' del valore dei titolo di Stato, se ha investimenti in tal senso, non certo i depositi.
quasi quasi ha ragione Berlusconi che è colpa dei media
No no, fermi tutti, la Bng non può garantire assolutamente i depositi dei correntisti, la Grecia sta facendo promesse che non puo'mantenere ed è prossima al default, in piena autonomia la Grecia potrebbe uscire dall'Euro e convertire tutti i conti in "nuova drakma" o quello che sarà, i greci fanno benissimo a portare gli euro fuori dal Paese. Anzi mi meraviglio che non sia stato già previsto un blocco sull'esportazione di capitale (in particolare per le imprese).
Paradossalmente sono più sicuri i titoli di stato greci, perché coperti in parte dal fondo salva stati e dalle swap stipulate con i creditori europei.
No no, fermi tutti, la Bng non può garantire assolutamente i depositi dei correntisti, la Grecia sta facendo promesse che non puo'mantenere ed è prossima al default, in piena autonomia la Grecia potrebbe uscire dall'Euro e convertire tutti i conti in "nuova drakma" o quello che sarà, i greci fanno benissimo a portare gli euro fuori dal Paese. Anzi mi meraviglio che non sia stato già previsto un blocco sull'esportazione di capitale (in particolare per le imprese).
Paradossalmente sono più sicuri i titoli di stato greci, perché coperti in parte dal fondo salva stati e dalle swap stipulate con i creditori europei.
Vero! infatti le ho raccomandato di informarsi alla svelta.
Io direi di studiare chi, per ora, sta peggio di noi. Non si sa mai...
sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.
Assolutamente no, siamo scarsamente esposti verso la Grecia ed il default greco è stato già messo in conto da tutti, cosa diversa se fallissimo noi e la Spagna, a quel punto cadrebbe quasi sicuramente la Francia.
Ubs e Citigroup spiegano cosa succederebbe se Atene dichiarasse bancarotta
Il rischio è serio, quindi tanto vale prepararsi. Ecco perché Ettore Livini su Repubblica spiega, facendo riferimento ai rapporti Ubs e Citigroup, cosa succederebbe in caso di default della Grecia. Ed è uno scenario apocalittico, soprattutto sugli effetti che potrebbe scatenare:
Fase uno: l’annuncio. La costituzione Ue prevede un solo modo per uscire dall’euro. L’articolo 50 del trattato di Lisbona secondo cui l’addio può avvenire solo per decisione e volontà del paese coinvolto (anche se non prevede meccanismi per attuarlo davvero). Nel caso della Grecia, dunque, ad annunciare la decisione dovrebbe essere unilateralmente Atene quando non avrà più soldi per pagare i creditori. Lo studio Ubs è categorico. Il default deve essere uno «choc» senza preavviso. Il giorno X, dicono gli esperti, non è prevedibile sul calendario. Ma quasi sicuramente sarà un sabato. A mercati chiusi e dopo aver pianificato con gli organismi internazionali tutte le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti collaterali e il contagio. Questo spiega il nervosismo che ogni venerdì, ormai da qualche settimana, serpeggia sui mercati.
Poi ci sarà il rebus della dracma-bis:
n caso di default, restano due strade. La prima soft (si fa per dire) — caldeggiata da Citigroup — prevede una drastica ristruttrazione del debito. Atene — stimano gli americani — ne rimborserebbe solo il 15-35% con pesanti conseguenze per i creditori ma restando nella area euro. L’alternativa è il ritorno alla dracma. Tutti i depositi bancari e gli strumenti finanziari sarebbero convertiti dalla sera alla mattina, con un’implicita drastica svalutazione. Di quanto? Le mezze misure — scrive Ubs — non servono. Meglio tagliare del 50-60% il valore della nuova moneta, come nelle crisi sudamericane degli anni ‘80 e ‘90. Citigroup punta invece al 40%. I tempi tecnici per mettere in circolazione le nuove banconote e rinegoziare i contratti internazionali rischiano però di non essere brevi, con ovvie conseguenze sulla gestione della transizione. In caso di addio all’euro, la Grecia — scrive Citigroup — potrebbe rifiutarsi di pagare i suoi debiti. E le perdite per i creditori (banche ma pure Bce e Fmi) salirebbero al 90-100%.
A quel punto ci sarà l’assalto alle banche e le ipotesi di dazi:
L’ipotesi del default e poi il suo arrivo hanno, ce lo insegna la storia, un effetto certo: la corsa dei risparmiatori in banca per svuotare i conti correnti e salvare i loro euro prima che diventino (più o meno) dracma straccia: Portandoli all’estero o nascondendoli nel materasso. Ad Atene in molti hanno già mangiato la foglia e i depositi sono calati in un anno da 240 a 180 miliardi. Dopo l’addio all’euro, per evitare nuove emorragie di liquidità, è probabile che la Grecia imponga forti controlli sui capitali, bloccando i prelievi elettronici, mettendo un tetto a quelli fisici e stringendo i controlli alle frontiere, scrive Ubs. Tutte le banche nazionali dovrebbero essere ricapitalizzate nel breve periodo per far fronte ai loro obblighi in valuta. Problemi simili avrebbero le società industriali e gli istituti esteri esposti con il paese coinvolto, costretti a svalutare gli asset interessati. Se la Grecia torna alla dracma e svaluta, l’Europa non potrà non reagire. La strada più semplice è l’imposizione di dazi doganali alle merci greche di un importo simile alla svalutazione pilotata da Atene. Salterebbero tutti gli accordi di scambio con la Ue e la conseguenza, stima Ubs, sarebbe un crollo del 50% dei volumi di commercio tra il paese e il resto del continente.
Un minuto dopo l’addio della Grecia all’euro, dice Citigroup, partirebbe l’effetto domino nei paesi più fragili della moneta unica, Italia compresa. Tutti gli investitori privati cercherebbero per prudenza di ritirare i loro soldi dalle banche e uscirebbero dai loro investimenti. Gli istituzionali farebbero lo stesso per evitare perdite e non rimanere impelagati in interminabili querelle giudiziarie. Di più: nessuno di loro, con ogni probabilità, tornerebbe a sottoscrivere debito pubblico delle nazioni più deboli. Risultato (secondo Citigroup): una disastrosa crisi del sistema bancario continentale e una profonda recessione per tutta Europa. La Grecia invece avrebbe enormi difficoltà a rimettere in carreggiata i suoi conti visto che sarebbe di fatto tagliata fuori da aiuti e mercati internazionali. I greci (calcola Ubs senza indicare direttamente il paese) pagherebbero in media nel primo anno un pedaggio tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa al crac, compresi i soldi necessari per tenere in piedi le banche. Gli anni successivi il costo pro capite sarebbe di 3-4mila euro. Un default controllato di Grecia, Irlanda e Portogallo con taglio del 50% del valore del loro debito e riacquisto del loro debito costerebbe ai tedeschi — dice Ubs — solo mille euro.
Infine, c’è il rischio geopolitico. E’ il capitolo più delicato dell’analisi di Ubs:
Nessuna unione monetaria, sottolinea la banca elvetica, è saltata senza qualche corto circuito geo-politico, nel senso di disordini, guerre e svolte autoritarie. Vale per l’America nel 1932-33 con il giro di vite verticista di Roosvelt, per la dissoluzione dell’Unione monetaria Sovietica, sfociata in altrettanti regimi non democratici, per i problemi della Slovacchia dopo l’addio alla unione valutaria con la repubblica Ceca e — più indietro nel tempo — per il divorzio della Gran Bretagna dall’Irlanda e quello dell’unione Latino monetaria europea attorno al 1870. Il tutto senza contare i problemi di coesione sociale interna dei paesi travolti da un evento straordinario come questo. «L’addio all’euro della Grecia avrebbe conseguenze mostruose », ha detto pochi giorni fa il Nobel Robert Mundell, uno dei padri della valuta europea. Lo stesso, fatto il loro lavoro di analisi, sostengono Citigroup e Ubs. La loro conclusione è la stessa: le autorità internazionali — scrivono — devono salvare la Grecia. Ed evitare a tutti i costi che la fanta-cronaca del default ellenico si trasformi in una drammatica realtà.
inoltre mi è stato fatto notare che ubs e citigroup, in caso di una crisi pilotata (es. ristrutturazione non traumatica del debito greco) ci rimetterebbero un bel po' di soldi. non è un caso che il sistema bancario stia lanciando messaggi catastrofisti alle istituzioni, per togliere dalla loro testa l'idea che una crisi sia possibile e che a pagare siano, in gran parte, le banche.
credi davvero che l'eurozona potrebbe reggere l'uscita della grecia? io onestamente non lo credo. e non si tratta di esposizione, ma di questioni strettamente legate alla politica monetaria. non credo oltretutto le sarebbe permesso. dovrebbe essere un'esercizio di sovranità nazionale che andrebbe a pregiudicare tutti i rapporti politici e commerciali della grecia nel mondo. non se lo può permettere.
fallimento vuol dire tutto e niente, perché se solo fai un taglio dei rendimenti o del nominale, la situazione è ben diversa dal ripudio totale del debito, quindi questo tipo di fallimento, secondo me, ha un impatto relativamente modesto (parlo in termini di sopravvivenza).
Il default greco potete darlo già per scontato, abbiamo speso più soldi per evitarlo fino a questo momento di quelli che avremmo perso se fosse fallita subito, però così facendo ci siamo garantiti, in quanto vicini europei, il fallimento della Grecia ci toccherà marginalmente. Nessuno lo dice ad alta voce, ma di fatto hanno già chiuso.
La dimensione della nostra economia (e conseguentemente del nostro debito) è di molto superiore, se falliamo noi tiriamo giù tutti.
Immaginando le tessere del domino un fallimento greco scuoterebbe i primi tasselli senza farli cadere, se cadesse il nostro tassello a catena cadrebbero tutti gli altri:
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questo l'ho capito ma mi pareva di aver capito che ci sia differenza tra default (che ci sarà prima o poi) e uscita dall'euro della grecia (che anche solo per le complicazioni logistiche che si porta dietro non sembra poi così scontata).
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