Che l'attuale sistema economico non sia perfetto è sotto gli occhi di tutti: queste "crisi", analizzate in dettaglio, ce lo insegnano. E' proprio questione di impostazione problematica. L'analisi economica dovrebbe sempre estendersi su tre livelli di indagine, distinti anche se interconnessi, che spaziano dal "mega" al "micro".
1) Livello propriamente economico-naturale: questo livello dovrebbe preoccuparsi di individuare le risorse naturali che nell'attualità del momento storico sono le più significative dal punto di vista del benessere e dello sviluppo umano; quindi dovrebbe preoccuparsi di trattare tali risorse in maniera economica, costituendole la base del valore. Il concetto di denaro quindi, che codifica tale valore, è legato a tali risorse: esso vale in virtù della presenza delle risorse, e non viceversa.
2) Livello propriamente macroeconomico: questo livello dovrebbe preoccuparsi, una volta fissato il significato di denaro come sopra, di individuare le leggi economiche più adatte affinché la risultante delle scelte individuali di massimo profitto dei singoli agenti economici siano corrispondenti al massimo profitto dell'umanità nel suo insieme (questa corrispondenza, per quanto Smith ne fosse convinto, non è affatto automatica: Nash ci vinse un nobel a tal proposito nel 1994).
3) Livello propriamente microeconomico: questo livello dovrebbe occuparsi, una volta fissato il significato di denaro e fissate le leggi economiche come sopra, di indicare il modo in cui i singoli agenti economici, muovendosi nell'ambito delle leggi suddette e utilizzando il denaro come strumento di scambio, possono ottenere il massimo valore a parità di prezzo, cioè il massimo profitto.
L'attuale impostazione economica ha totalmente fallito nel primo livello: al denaro non corrisponde nulla di reale valore per il progresso umano. Ha parzialmente fallito nel secondo: ovvero, pur riuscendo a riconoscere grazie anche al lavoro di Nash, che la ricerca del massimo profitto individuale non corrisponde necessariamente all'ottimo complessivo, non è stata in grado di modificare le regole economiche affinché ciò avvenga (nonostante sia stato provato che le leggi possono essere modificate in tal senso). Tuttavia invece, va riconosciuto, il terzo livello d'indagine è altamente produttivo e in fermento: quotidianamente vengono forniti nuovi strumenti per aumentare il profitto individuale e peso via via crescente in questa struttura stanno acquisendo i sistemi/meccanismi finanziari.
Ne risulta una impostazione economica coerente (le scelte sono razionalmente attuate al fine del massimo profitto individuale), ma distorcente (le scelte non comportano il massimo profitto complessivo). In presenza di un adeguato substrato economico-naturale e macroeconomico invece tutti potrebbero fare/stare meglio, pur senza appiattire le inevitabili disuniformità nella distribuzione delle risorse (stavolta sì, visto che il denaro sarebbe davvero risorsa).
L'apparato attuale reggerà soltanto finché le risorse realmente significative per il benessere e il progresso umano non mancheranno, ma il sistema economico, in preda alla distorsione, induce per lo più inconsapevolmente e inevitabilmente a sprechi consistenti in tal senso (la tanto auspicata "crescita", senza un solido livello 1) e 2) alla base, rappresenta un cieco darsi la zappa sui piedi).
A quanto pare, a sentire molti autorevoli del settore, non ci resta che confidare e sperare (incrociando le dita) che le risorse (quelle che contano) non manchino mai. Ma, la domanda è d'obbligo, l'economia non doveva essere la scienza della gestione delle scarse risorse? Non sarà il caso di darsi da fare e spostarsi un po' dal livello 3) al livello 2) e 1) per capire cosa realmente conti per il nostro bene, in questo momento della nostra storia, e come fare in modo che tale benessere diventi un goal complessivo oltre che (cioè contemporaneamente) individuale?
1) Livello propriamente economico-naturale: questo livello dovrebbe preoccuparsi di individuare le risorse naturali che nell'attualità del momento storico sono le più significative dal punto di vista del benessere e dello sviluppo umano; quindi dovrebbe preoccuparsi di trattare tali risorse in maniera economica, costituendole la base del valore. Il concetto di denaro quindi, che codifica tale valore, è legato a tali risorse: esso vale in virtù della presenza delle risorse, e non viceversa.
2) Livello propriamente macroeconomico: questo livello dovrebbe preoccuparsi, una volta fissato il significato di denaro come sopra, di individuare le leggi economiche più adatte affinché la risultante delle scelte individuali di massimo profitto dei singoli agenti economici siano corrispondenti al massimo profitto dell'umanità nel suo insieme (questa corrispondenza, per quanto Smith ne fosse convinto, non è affatto automatica: Nash ci vinse un nobel a tal proposito nel 1994).
3) Livello propriamente microeconomico: questo livello dovrebbe occuparsi, una volta fissato il significato di denaro e fissate le leggi economiche come sopra, di indicare il modo in cui i singoli agenti economici, muovendosi nell'ambito delle leggi suddette e utilizzando il denaro come strumento di scambio, possono ottenere il massimo valore a parità di prezzo, cioè il massimo profitto.
L'attuale impostazione economica ha totalmente fallito nel primo livello: al denaro non corrisponde nulla di reale valore per il progresso umano. Ha parzialmente fallito nel secondo: ovvero, pur riuscendo a riconoscere grazie anche al lavoro di Nash, che la ricerca del massimo profitto individuale non corrisponde necessariamente all'ottimo complessivo, non è stata in grado di modificare le regole economiche affinché ciò avvenga (nonostante sia stato provato che le leggi possono essere modificate in tal senso). Tuttavia invece, va riconosciuto, il terzo livello d'indagine è altamente produttivo e in fermento: quotidianamente vengono forniti nuovi strumenti per aumentare il profitto individuale e peso via via crescente in questa struttura stanno acquisendo i sistemi/meccanismi finanziari.
Ne risulta una impostazione economica coerente (le scelte sono razionalmente attuate al fine del massimo profitto individuale), ma distorcente (le scelte non comportano il massimo profitto complessivo). In presenza di un adeguato substrato economico-naturale e macroeconomico invece tutti potrebbero fare/stare meglio, pur senza appiattire le inevitabili disuniformità nella distribuzione delle risorse (stavolta sì, visto che il denaro sarebbe davvero risorsa).
L'apparato attuale reggerà soltanto finché le risorse realmente significative per il benessere e il progresso umano non mancheranno, ma il sistema economico, in preda alla distorsione, induce per lo più inconsapevolmente e inevitabilmente a sprechi consistenti in tal senso (la tanto auspicata "crescita", senza un solido livello 1) e 2) alla base, rappresenta un cieco darsi la zappa sui piedi).
A quanto pare, a sentire molti autorevoli del settore, non ci resta che confidare e sperare (incrociando le dita) che le risorse (quelle che contano) non manchino mai. Ma, la domanda è d'obbligo, l'economia non doveva essere la scienza della gestione delle scarse risorse? Non sarà il caso di darsi da fare e spostarsi un po' dal livello 3) al livello 2) e 1) per capire cosa realmente conti per il nostro bene, in questo momento della nostra storia, e come fare in modo che tale benessere diventi un goal complessivo oltre che (cioè contemporaneamente) individuale?
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