la Grecia non potrebbe uscire dall'euro ed emettere moneta con una banca centrale statale? (non so se è tecnicamente giusto quello che ho scritto però spero che il senso si sia capito)
The Euro crisis
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Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggioci sara un riposizionamento del debito. Sicuramente.
Ma in ogni caso e uno zombei
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si ma veniva usato come termine scherzoso di paragone.
Il fatto e' che i greci ora dovranno piangere per un bel po...giusto per un popolo che ha falsificato i conti ed ha una produttivita al di sotto di alcuni paesi dell africa sub sahariana.
Che sia di monito per gli altri paesi mediterranei...E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
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La Grecia vara un nuovo piano di tagli per coprire il buco di bilancio da 6,5 miliardi
di Vittorio Da Rold
Cronologia articolo23 maggio 2011
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Argomenti: Privatizzazioni | Jean-Claude Juncker | Comitato Esecutivo | Juergen Stark | Eurotower | George Papacostantinou | Germania | Fmi | Ote
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Il governo gerco vara un programma di tagli per coprire il buco di 6,5 miliardi nel bilancio 2011. Inizia così una corsa contro il tempo per ottenere il via libera alla concessione della quinta tranche dell'aiuto di 110 miliardi concesso alla Grecia un anno fa per uscire dalla crisi del debito. Tranche senza la quale «per la Grecia potrebbe probabilmente significare il fallimento», ha affermato il premier in un'intervista al giornale ateniese Ethnos.
Il Consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio dovrà approvare il primo pacchetto delle imprese a partecipazione statale da privatizzare per cercare di allentare almeno in parte le pressioni dei rappresentanti della «troika» - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - che domani tornano ad Atene per riprendere gli incontri con i funzionari dei ministeri per verificare appunto lo stato di attuazione del piano da 110 miliardi di euro.
Si tratta del punto più difficile del programma economico a medio termine viste le reazioni di alcuni ministri che spesso si sono dichiarati contrari alla privatizzazione, almeno delle società di carattere strategico come la Deh, l'azienda dell'energia elettrica. I nuovi interventi, decisi su pressione della troika di esperti Ue-Fmi-Bce in questi giorni ad Atene, serviranno a centrare l'obiettivo di ridurre il deficit 2011 al 7,4% del Pil dopo lo sforamento al 10,5% nel 2010, rispetto al 9,6% previsto dal piano di rientro.
Il ministro delle Finanze, George Papacostantinou, presenterà una lista parziale di beni da privatizzare ma non ancora l'elenco completo di asset da mettere sul mercato per un valore di 50 miliardi di euro entro il 2015 sui 280 miliardi di beni che lo Stato possiede in totale, così da poter accedere al prestito supplementare Ue-Fmi che gli permetterebbe di pagare i 60 miliardi di debiti previsti nel 2012 e 2013. E per accelerare sulle privatizzazioni, strada ormai inevitabile per evitare il default, Atene potrebbe pensare alla creazione di un'apposita agenzia indipendente sull'esempio della Treuhandanstalt tedesca, nata in Germania dopo la caduta del muro. Il plauso all'idea arriva dal presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, intervistato da Der Spiegel. «Apprezzerei la creazione da parte dei nostri amici greci di un'agenzia indipendente dal governo, in cui far sedere esperti stranieri», ha detto Juncker.
Oltre alle privatizzazioni ci sono i tagli e aumenti d'imposta. Nella manovra si parlerebbe anche di aumento delle tasse per i proprietari di immobili con un patrimonio di valore superiore a 400mila euro (la cui esenzione sarebbe ridotta a 300mila retroattivamente a gennaio 2010), della riduzione delle indennità pagate ai dipendenti pubblici e della nuova tassa sulle bevande analcoliche.
La troika Ue-Fmi-Bce venerdì si è lamentata pesantemente dei ritardi con cui il Governo Papandreou sta mettendo a punto la manovra-bis visto che Atene ha bisogno di altri aiuti in aggiunta ai 110 miliardi di euro di prestiti già decisi un anno fa: si parla di 60 miliardi in due anni, anche se la somma sarà decisa solo dopo l'esito della missione Ue, Bce ed Fmi nella capitale.
Il Governo dovrebbe presentare nuovi tagli a stipendi, pensioni e sussidi sociali, oltre alla chiusura di enti statali, al congelamento delle assunzioni nel settore pubblico e a massicce privatizzazioni a partire da Ote, il principale operatore telefonico del Paese.
«La Grecia deve tornare in carreggiata sui conti. Per questo deve privatizzare di più di quanto previsto nel 2011, deve procedere con le riforme strutturali, deve assicurarsi che vi sia un accordo bipartisan tra i partiti per le riforme», ha detto ieri sempre Juncker, a margine di un conferenza a Stoccarda. «Solo quando queste condizioni saranno soddisfatte si potranno fare passi successivi», ha concluso.
Intanto non si attenua la polemica che vede contrapposta la Bce ai politici come Juncker stesso, che ipotizzano una ristrutturazione "soft" del debito greco con allungamento delle scadenze. Juergen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, ha detto che in caso di ristrutturazione «sarebbe impossibile continuare a fornire liquidità» alle banche greche, cioè non verrebbero più accettati come collaterali i bond greci. L'Eurotower ha comprato 40 miliardi di titoli di Stato greci e ha prestato oltre 91 miliardi alle banche greche a fronte di circa 144 miliardi di garanzie, in parte bond governativi ellenici.
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Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggiosi ma veniva usato come termine scherzoso di paragone.
Il fatto e' che i greci ora dovranno piangere per un bel po...giusto per un popolo che ha falsificato i conti ...
facendo la tesi analizzando anche alcuni parametri di maastricht facevano "ridere" (fanno piangere) i dati forniti da grecia ed italia... con previsioni sempre sotto il 3% di deficit/pil che poi con le revisioni future (ma sempre oltre il periodo in cui si sarebbero riguardate le tabelle) andava sempre sforando abbondantemente i parametri...
ovvio che non si tratta soltanto di quello, ma da alcuni paesi (incluso il nostro) pure uno che ci capisce "il giusto" sente odore di marcio lontano un miglio soltanto guardandosi due dati...Originariamente Scritto da Mizard...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...Originariamente Scritto da Barone BizzioQuindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?Originariamente Scritto da TheSandmanSilvio compreso.Originariamente Scritto da TheSandmanDiciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.
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Originariamente Scritto da SonGohan Visualizza Messaggiodomanda da ignorante in materia: la moneta è unica ma il debito è multiplo ogni stato si indebita in maniera autonoma. Può essere una delle cause di debolezza di questo meccanismo chiamato euro?
poi è un meccanismo che comporta anche costi maggiori e una spirale "virtuosa" di debito necessaria alla sopravvivenza.
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Originariamente Scritto da catastrophy Visualizza Messaggioquesto è vero, ma purtroppo c'è soprattutto un altro paese che ha fatto cose molto simili...
facendo la tesi analizzando anche alcuni parametri di maastricht facevano "ridere" (fanno piangere) i dati forniti da grecia ed italia... con previsioni sempre sotto il 3% di deficit/pil che poi con le revisioni future (ma sempre oltre il periodo in cui si sarebbero riguardate le tabelle) andava sempre sforando abbondantemente i parametri...
ovvio che non si tratta soltanto di quello, ma da alcuni paesi (incluso il nostro) pure uno che ci capisce "il giusto" sente odore di marcio lontano un miglio soltanto guardandosi due dati...
Il problema e' venuto dopo...i greci han bellamente taroccato i conti ed ora piangono.
Non appena si prova a tagliare qualcosa scendono in piazza...come se potessero mantenere i privilegi di cui han goduto per anni producendo meno dell africa sahariana.
Prima di tutto possono iniziare a scordarsi le pensioni...volente o nolente. Vivono in un sistema parassitaria, il cui sistema sociale e' il piu pachidermico di tutta europa. Non appena si provano ad introdurre riforme, si fanno rivolte.
Quale paese vi ricorda da vicino? Esatto...l avete capito.
Ma ormai la grecia e/ andata...i traders spediranno gli yields a livell assurdi.E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
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è vero green, ma nonostante ciò, i dati della germania dopo l'introduzione dei parametri di maastricht rimangono stabili nel tempo (le previsioni più o meno corrispondono a ciò che risulta dai dati rivisti e corretti anche 10 anni dopo)... questo fino alla crisi finanziaria....
la grecia dall'inizio alla fine ha previsioni sotto il 3% e 10 anni dopo si hanno dati rivisti e corretti che vanno dal 5% in su (fino al 13% deficit/pil)... ovvio che è una delle tante cose che hanno combinato (queste cose però si notano anche per l'italia) e che se fosse solo per quello non starebbero così...
ma è un dato molto evidente... ed inoltre chi "falsifica" un parametro, è improbabile che non ne abbia "corretti" altri...Originariamente Scritto da Mizard...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...Originariamente Scritto da Barone BizzioQuindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?Originariamente Scritto da TheSandmanSilvio compreso.Originariamente Scritto da TheSandmanDiciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.
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ANSA.it > Economia > News
Grecia, "l'uscita dall'euro è ormai sul tavolo"
Lo scrive la commissaria Ue per la pesca Maria Damanaki
25 maggio, 18:47
BRUXELLES - ''Lo scenario di una uscita della Grecia dall'euro ormai e' sul tavolo''. Lo ha scritto la Commissaria europea per la pesca, Maria Damanaki, in un intervento che compare sulla homepage del suo sito personale. ''Sono obbligata a parlare apertamente'' aggiunge la politica greca, esponente del Pasok attualmente al governo. ''Abbiamo la responsabilita' morale di guardare al dilemma con chiarezza: o troviamo un accordo con i creditori in modo che il nostro programma di duri sacrifici abbia risultati, oppure torniamo alla dracma''. Introducendo l'argomento, Damanaki afferma che ''la piu' grande conquista della Grecia nel dopoguerra, l'euro e (la presenza) del nostro paese nel mercato europeo e' in pericolo''.
ATENE - Il futuro della Grecia e' soltanto ''nel quadro dell'euro'' e non c'e' ''alcuna discussione'' di un'eventuale uscita dalla moneta unica. Lo ha detto il portavoce del governo greco Georges Petalotis, rispondendo alla domanda dei giornalisti se nei negoziati per risolvere la crisi del debito figuri anche l'ipotesi di un abbandono della divisa unica. ''No, non c'e' una simile discussione'', dice Petalotis. In una nota sulla homepage del suo sito personale Maria Damanaki, Commissaria Ue per la Pesca, scrive che ''lo scenario di una uscita della Grecia dall'euro ormai e' sul tavolo''.
PARIGI - La ripresa dell'economia mondiale sta divenendo piu' generale e in grado di sostenersi da sola tuttavia restano dei rischi potenziali e la crescita mostra due velocita' fra i paesi emergenti e quelli sviluppati che continuano a recuperare in maniera moderata. Queste le previsioni del rapporto semestrale Ocse secondo cui il tasso di disoccupazione dei paesi dell'area, la cui crescita del Pil si fermera' al 2,3% quest'anno contro il 4,2% del mondo, rimane ben al di sopra dei livelli pre-crisi con una stima in lieve calo al 7,9% che scendera' al 7,4% nel 2012.
ITALIA MANTENGA VIGILANZA SU CONTI, PESA DEBITO - L'Italia deve mantenere la stretta vigilanza sui conti pubblici dimostrata fino a ora a causa del suo alto debito rispetto al Pil. E' quanto chiede l'Ocse nel suo economic outlook secondo cui ''dopo aver raggiunto un deficit inferiore a quello previsto nel 2010'', ''il governo italiano sta mantenendo i suoi precedenti obiettivi di bilancio per il 2011 e 2012''. Cio' richiede, nota l'Ocse, ''un mantenimento dello stretto controllo sulla spesa e sugli ulteriori miglioramenti nelle entrate fiscali''. Questa vigilanza ''e' necessaria a causa dell'altro rapporto debito/Pil, seppure questo sia in via di riduzione nel 2012, oltre al probabile aumento nel costo del finanziamento del debito visto che i tassi di di interesse sono previsti in salita nel medio termine''. L'Ocse ricorda inoltre come il piano nazionale di riforme dell'esecutivo contenga una vasta lista di priorita' ''che deve essere effettivamente portata a termine in modo da migliorare il potenziale dell'economia e cosi' ridurre il peso del debito attraverso la crescita del Pil''.
GIAPPONE, DA SISMA IMPATTI MEDIO TERMINE ECONOMIA - Il sisma e successivo tsunami che ha colpito il Giappone non avrà impatti diretti sull'economia mondiale nel breve ma potrebbe averli nel medio termine in maniera indiretta, a causa dei problemi di produzione nei settori dell'auto e dell'elettronica. E' quanto scrive l'Ocse nel suo economic outlook in un focus dedicato al paese. L'economia giapponese, ricorda l'organizzazione, conta per l'8,7% del Pil mondiale e anche se dovesse verificarsi "un grande impatto negativo nelle importazioni in Giappone a causa del calo della domanda questo dovrebbe avere solo un piccolo effetto diretto". Tuttavia, nel medio termine, l'impatto indiretto "potrebbe essere più severo" a causa della riduzione delle esportazioni industriali giapponesi strettamente interconesse con la produzione in Europa e Stati Uniti, L'Ocse cita così gli episodi già verificatisi nell'industria dell'auto dove alcuni produttori hanno dovuto fermare la produzione temporaneamente a causa della scarsità di componenti provenienti dal Giappone. Problemi potrebbero sorgere anche nell'industria dell'elettronica che fornisce buoni quantitativi di prodotti specifici agli Stati Uniti.
PER ITALIA CRESCITA LENTA,OCCUPAZIONE NON DECOLLA - L'Italia continua a crescere in maniera lenta con un qualche rafforzamento atteso nel 2012 che vedrà un aumento del Pil di circa l'1,6% dopo l'1,1% di quest'anno. E' quanto stima l'Ocse nel suo economic outlook secondo cui la domanda mondiale stimolerà le esportazioni e anche la crescita degli investimenti dovrebbe riprendere a crescere. L'organizzazione nota comunque come "la disoccupazione scenderà solo lentamente in parte perché l'iniziale miglioramento della domanda sarà assorbita dalla riduzione dell' utilizzo del lavoro a tempo determinato"
ITALIA RISPETTERA' OBIETTIVI RIDUZIONE DEFICIT NEL 2012 - L'Italia dovrebbe raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit al 2012 previsti dal governo nel programma di stabilità. E' quanto si legge nell'Economic Outlook dell'Ocse secondo cui il deficit scenderà al 3,9% del Pil nel 2011 e al 2,6 l'anno successivo, in linea così con le stime dell'esecutivo (3,9 e 2,7%) e rispettando i parametri europei. Questo, spiega l'organizzazione, "dovrebbe essere più facile da raggiungere dato il miglioramento già visto nel 2010" con un calo dal 5,3 al 4,5%. "Va notato inoltre che le proiezioni sono basate su una più bassa, prudente aspettativa di crescita rispetto al precedente programma" il quale "conferma anche che il governo cercherà di portare il bilancio verso il pareggio nel 2014". Un obiettivo "importante se il rapporto debito/Pil sarà ridotto nel medio termine, visto che i tassi di interesse in rialzo potrebbero generare un aumento del finanziamento a servizio del debito".
REHN, GRECIA CASO PIU' DIFFICILE TRA I PAESI SALVATI - "La Grecia è il caso più difficile" fra i tre Paesi che hanno ricevuto il salvataggio targato Ue-Fmi. Lo ha detto il Commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, durante una tavola rotonda a Parigi organizzata dall'Ocse, secondo quanto scrive Bloomberg. Il Commissario ha sottolineato che la Ue è riuscita a contenere la crisi in Grecia, Irlanda e Portogallo.
TREMONTI, AVANZA TEMA REGOLE GLOBALI PROPOSTO DA ITALIA - Le regole del 'global standard' proposte dall'Italia al G8 "stanno avanzando" e si nota "un progresso rispetto all'anno scorso". E' quanto afferma il ministro dell'Economia Giulio Tremonti arrivando alla riunione ministeriale dell'Ocse. "L'anno scorso c'era la presidenza italiana. Siamo venuti a vedere come si coltiva la vigna delle regole" ha spiegato, ricordando come "la vigna fu piantata dalla presidenza italiana del G7-G8 e sta avanzando e quanto propone l'Ocse sulle regole: integrity, trasparency, property è assolutamente un progresso rispetto all' anno scorsò. Il ministro dell'economia ha ricordato che certo, "si tratta di un processo. Non hai tutto istantaneo, ma è importante. E' fondamentale che le regole devono farle i governi, la politica, le organizzazioni internazionali come questa". Questi soggetti "devono proporle, farle avanzare, non sono una cosa privata e non sono una cosa solo finanziaria. I tre principi riguardano tutto lo spettro dell'economia ma soprattutto la morale e i comportamenti".
GURRIA; S&P SU ITALIA? NOSTRO GIUDIZIO INVARIATO - La recente decisione di Standard and Poor's di tagliare l'outlook dell'Italia non "cambia per nulla la nostra valutazione" sul paese recentemente espressa. E' quanto afferma il segretario generale dell'organizzazione Angel Gurria a margine della presentazione dell'economic outlook cui segue la riunione ministeriale. "Noi non siamo un'agenzia di rating - ha spiegato - siamo l'Ocse e meno male". Fonti dell'organizzazione hanno d'altra parte sottolineato come le agenzie di rating stiano continuando a produrre effetti prociclici attraverso le loro decisioni sui rating degli stati sovrani. Gurria ha detto poi di non voler commentare "cifre non ufficiali" a chi gli chiedeva di una possibile manovra aggiuntiva da 40 miliardi per garantire il pareggio di bilancio al 2014.
DRAGHI, DA CRISI DEBITO SERI RISCHI PER LA CRESCITA - La crisi del debito pone "seri rischi per la crescita", anche se il sistema finanziario è "in via di guarigione". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi durante una conferenza a Berlino, riferisce la Bloomberg. Secondo Draghi, inoltre, il problema posto dagli elevati livelli di debito e deficit pubblico in alcuni Paesi rappresenta "una grande sfida". Per il governatore di Bankitalia e presidente del Financial Stability Board, la risposta coordinata alla crisi è stata "molto efficace e tempestiva". Draghi, nel suo intervento intitolato 'Gestire l'eredità della crisì, ha spiegato che "la ripresa dell'economia mondiale continua. Nel complesso il Pil quest'anno dovrebbe espandersi del 4,4%, nelle economie emergenti del 6,5%. I timori di una doppia recessione sono diminuiti rispetto ad alcuni mesi fa. E il sistema finanziario, nel complesso, è in via di guarigione". Tuttavia - avverte il governatore designato dall'Eurogruppo alla presidenza della Banca centrale europea - "la crisi non è finita" e la crescita globale, pur avendo guadagnato robustezza, è "molto disomogenea" e rimane "con l'eccezione della Germania rimane debole nelle economie avanzate" e "troppo lenta per risanare seriamente i bilanci e i tassi di disoccupazione". Esistono inoltre - avverte Draghi - "significativi" rischi al ribasso per la crescita globale creati dall'alto indebitamento: "per preservare le prospettive di crescita sono decisive - è l'invito del governatore - disciplina fiscale e politiche credibili orientate all'offerta". Altro fattore che mette a rischio la solidità della crescita globale è l'inflazione, tanto nelle economie avanzate che in quelle emergenti: "di fronte a rischi inflazionistici accresciuti, c'é maggiore necessità di procedere con una normalizzazione della politica monetaria" che globalmente rimane "accomodante". Anche l'Unione europea - cui è dedicata una sezione dell'intervento di Draghi - necessita di stabilità dei prezzi, disciplina fiscale e politiche nazionali che portino alla crescita: "la prima è stata assicurata dalla Bce, ma in alcuni PAesi non abbiamo la seconda e la terza".
'INFLAZIONE PUO' MINARE SOLIDITA' CRESCITA' - L'inflazione può minare la "solidità" della crescita globale e le condizioni monetarie a livello globale continuano ad essere accomodanti. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi durante la conferenza a Berlino. Draghi - riferisce la Bloomberg - ha aggiunto che la politica monetaria dovrà prendere in considerazione l'andamento dei prezzi
'SUCCESSO UNIONE MONETARIA HA SUPERATO ASPETTATIVE' - Il successo dell'Unione monetaria europea è andato ben oltre le nostre aspettative". Lo ha detto a Berlino il governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, sottolineando che "bisogna mantenere questo successo"
'BCE HA RISPOSTO IN MODO EFFICACE E TEMPESTIVO' - "La Bce ha risposto alla crisi molto bene, in modo molto efficace e tempestivo". Lo ha detto a Berlino il governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, mettendo in evidenza anche che "la credibilità della Bce nell'ancorare le aspettative di inflazione ha pagato molto durante la crisi"
GOVERNATORE LODA GERMANIA, ECCEZIONE FRA ECONOMIE AVANZATE - La Germania può essere un modello economico e sociale e del resto la sua economia è l'unica fra quelle avanzate a registrare una crescita davvero robusta. Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, è tornato a ribadirlo nel corso di una conferenza economica organizzata a Berlino dalla Cdu, il principale partito al governo. Draghi ha evidenziato dapprima la "notevole eccezione" della Germania rispetto ad una ripresa che rimane troppo lenta e debole nelle economie avanzate. E poi ha richiamato le politiche dei governi nazionali alle loro responsabilità. "La Germania é un utile esempio anche guardando alla sua storia", ha detto Draghi richiamandosi ad un dibattito cui fu invitato da Hans Tietmeyer, ex presidente della Bundesbank, due anni fa. "Come la crisi ha evidenziato, la fede dogmatica nei meccanismi di mercato che si correggono da soli è pericolosa". Ma allo stesso tempo, la prosperità delle persone "dipende dalla responsabilità individuale verso noi stessi e la società, e nella libertà e competizione come motori di crescita". "Sono convinto - conclude Draghi - che ancora oggi ci sia una lezione cruciale da imparare dall'esperienza dell'economia sociale di mercato".
Finanza e Mercati > In primo piano
Draghi e Stark: allarme inflazione, rialzare i tassi
di Andrea Franceschi
Cronologia articolo25 maggio 2011Commenta
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Argomenti: Istituzioni dell'Unione Europea | Bce | Juergen Stark | Mario Draghi | Ben Bernanke | Comitato Esecutivo | Ocse | Fed | Bini Smaghi
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Mario Draghi (Ansa)
La Banca centrale europea è pronta ad alzare i tassi di interesse ancora, «se necessario», per prevenire la recrudescenza temporanea dell'inflazione della zona euro e impedirle di diventare «più persistente». Juergen Stark, membro del comitato esecutivo della Bce, lo ribadisce in un'intervista al quotidiano greco Kathimerini. E lo stesso fa il presidente in pectore dell'Eurotower Mario Draghi, invocando una normalizzazione della politica monetaria normale per contrastare la corsa dei prezzi che - dice - mina la crescita globale.
Allarme inflazione
La minaccia quindi è l'inflazione. Stark, come ha fatto nei giorni scorsi il collega italiano Bini Smaghi, lo dice chiaramente: la Bce deve monitorare «l'impennata dell'inflazione» recente per vedere se si tratta di un fenomeno temporaneo oppure alimentato dal rialzo dei salari o dagli effetti di secondo impatto. Sulla stessa lunghezza Mario Draghi. In un convegno a Berlino il presidente in pectore della Bce ha detto che «l'inflazione rischia di minare la solidità della crescita». Di fronte a questa prospettiva Draghi inoltre ha invitato a «procedere con una normalizzazione della politica monetaria» che globalmente rimane «accomodante».
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Stark: pronti alla stretta
Rialzare i tassi quindi. Questo sarà l'obiettivo di Draghi che a ottobre subentrerà a Trichet alla guida dell'Eurotower. «Se necessario» ha ribadito a sua volta il tedesco Stark siamo pronti ad alzare il costo del denaro. La politica monetaria della Bce - ha aggiunto - deve tener conto della situazione nella zona euro nel suo complesso, e non deve puntare su particolari regioni. Inevitabile il riferimento alla Grecia e agli altri paesi periferici le cui banche, che hanno difficoltà a trovare finanziamenti sul mercato, e sono praticamente dipendenti dal rubinetto Bce. Un'ulteriore stretta avrebbe l'effetto di aumentare il costo del credito per un settore già in seria difficoltà.
Le attese del mercato
Per la Bce insomma la via della stretta monetaria sembra obbligata. La domanda è quando questa si verifichera? Al direttivo di maggio Trichet aveva spiazzato tutti facendo capire che a giugno l'Eurotower non avrebbe ritoccato i tassi, come invece atteso dai mercati. Secondo le previsioni contenute nel recente weekly economic monitor di Intesa Sanpaolo, il prossimo rialzo dei tassi dovrebbe avvenire a settembre 2011 (tassi all'1,5%). Poi a dicembre (all'1,75%) e successivamente a marzo 2012 (2%).
Il dilemma della Fed
Come si comporterà la Federal Reserve americana? Il presidente Ben Bernanke ha ribadito l'intenzione di mantenere il costo del denaro basso ancora a lungo all'ultimo direttivo della banca centrale americana. Secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo i fed funds dovrebbero rimanere allo 0,25% per tutto il 2011. La stretta dovrebbe arrivare a marzo 2012 quando i tassi di interesse dovrebbero salire di un quarto di punto percentuale. Ma in molti hanno manifestato dubbi su questa scelta. Nel suo ultimo rapporto l'Ocse ha scritto che la banca centrale americana dovrebbe alzare i tassi di interesse all'1% già nel secondo semestre dell'anno in corso.
llarme di Draghi: «La crisi dei debiti sovrani può avere un forte impatto sistemico»
Cronologia articolo25 maggio 2011
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Argomenti: Inflazione | Mario Draghi | Ecofin | Bce | FBS
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La crisi del debito sovrano di tre paesi europei (Grecia, Portogallo, Irlanda) può avere ancora un «forte impatto sistemico». Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e futuro presidente della Bce designato dall'Ecofin lancia l'allarme sulla crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona. «Nell'area euro - dice - la crisi del debito sovrano di tre paesi, il cui Pil complessivo ammonta a non più del 6% del totale dell'Eurozona, conserva ancora il potenziale per causare un grande impatto sistemico». Gli alti livelli del debito pubblico in alcuni Paesi e il rialzo dell'inflazione rappresentano «un chiaro» e «serio» rischio per la ripresa globale secondo il presidente in pectore dell'Eurotower.
Crescita troppo disomogenea
Nel suo intervento intitolato "Gestire l'eredità della crisi", ha spiegato che «la ripresa dell'economia mondiale continua. Nel complesso il Pil quest'anno dovrebbe espandersi del 4,4%, nelle economie emergenti del 6,5%. I timori di una doppia recessione sono diminuiti rispetto ad alcuni mesi fa. E il sistema finanziario, nel complesso, è in via di guarigione».
Tuttavia - avverte il governatore designato dall'Eurogruppo alla presidenza della Banca centrale europea - «la crisi non è finita» e la crescita globale, pur avendo guadagnato robustezza, è «molto disomogenea» e «con l'eccezione della Germania rimane debole nelle economie avanzate» e «troppo lenta per risanare seriamente i bilanci e i tassi di disoccupazione».
La politica monetaria
Esistono inoltre - avverte Draghi - «significativi» rischi al ribasso per la crescita globale creati dall'alto indebitamento: «per preservare le prospettive di crescita sono decisive - è l'invito del governatore - disciplina fiscale e politiche credibili orientate all'offerta». Altro fattore che mette a rischio la solidità della crescita globale è l'inflazione, tanto nelle economie avanzate che in quelle emergenti: «di fronte a rischi inflazionistici accresciuti, c'è maggiore necessità di procedere con una normalizzazione della politica monetaria» che globalmente rimane «accomodante». Anche l'Unione europea - cui è dedicata una sezione dell'intervento di Draghi - necessita di stabilità dei prezzi, disciplina fiscale e politiche nazionali che portino alla crescita: «la prima è stata assicurata dalla Bce, ma in alcuni Paesi non abbiamo la seconda e la terza».
Le banche troppo grandi per fallire
Parlando in veste di presidente del Financial Stability Board, organismo che monitora la finanza internazionale, Draghi parla anche di cosa fare per prevenire lo scoppio di un'altra crisi. «Abbiamo bisogno di un sistema dove, se necessario, le banche possano fallire» aggiunge. Tra le proposte del Fsb da Draghi c'è quella di superare il circolo vizioso del «too big to fail» che, nei fatti, impedisce di far fallire le grandi banche a causa degli impatti sistemici che un simile evento avrebbe sul complesso del sistema finanziario.
Il "moral hazard"
La percezione che lo stato correrà comunque in aiuto delle banche in odore di fallimento, invece di incoraggiare la prudenza dei banchieri diviene un incentivo all'azzardo morale e dunque ad assumere sempre maggiori rischi. Tanto poi il conto dei salvataggi lo pagano i contribuenti. Cosi l'Fsb lavora per cercare anche una «orderly resolution», cioé un metodo per arrivare alla liquidazione disciplinata delle banche insolventi. «Serve un sistema in cui i fallimenti bancari non determinino la distruzione del mercato» ha ribadito.
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Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggiol'effetto dell'aumento dei tassi dalla bce è stato del tutto ingiustificato e come sempre - immagino - trainato dalle fobie inflazionistiche della germania.
stiamo assistendo, in italia, ad un fenomeno fantastico: salgono i prezzi, ma non salgono i salari per troppa offerta; l'inflazione core è poco più dell'1%, ma unendo le commodity che la completano (petrolio, grano etc.) superiamo abbondantemente il 2%.
tagli orizzontali alle cieca e nonostante tutto la spesa pubblica sale. una voce su tutte: spesa bellica.
con tutto questo polverone, l'euro si apprezza sul dollaro e chi esporta (cioè una fetta maggioritaria delle grandi imprese) ha le gambe segate.
Anche il fatto di addebitare il calo delle esportazioni italiane all'euro (e al suo apprezzamento) è un alibi; le esportazioni della Germania, con la stessa moneta, proprio nel marzo 2011 hanno raggiunto un valore di 98,3 miliardi di euro, il più alto mai registrato nelle serie storiche iniziate nel 1950.
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non è un alibi, è un dato di fatto, semplicemente. che poi le imprese italiane siano spesso poco competitive è sotto gli occhi di tutti (e infatti chiudono), però la competitività è un parametro modificabile nel lungo periodo, mentre il cambio fra valute è qualcosa che ha un impatto nel brevissimo termine.
la cosa che ritengo più importante sottolineare in quegli articoli è l'allarme inflazione che se dato da Draghi (va bene che ora è in una posizione in cui deve essere più cauto, ma sempre Draghi è) risulta più preoccupante del solito, soprattutto perché siamo in presenza di una crescita disomogenea e comunque molto bassa praticamente ovunque, quindi il rischio di stagflazione è abbastanza alto. gli effetti della stagflazione (o situazioni riconducibili ad essa) sono disastrosi.Last edited by PrinceRiky; 26-05-2011, 10:50:04.
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Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggionon è un alibi, è un dato di fatto, semplicemente. che poi le imprese italiane siano spesso poco competitive è sotto gli occhi di tutti (e infatti chiudono), però la competitività è un parametro modificabile nel lungo periodo, mentre il cambio fra valute è qualcosa che ha un impatto nel brevissimo termine.
la cosa che ritengo più importante sottolineare in quegli articoli è l'allarme inflazione che se dato da Draghi (va bene che ora è in una posizione in cui deve essere più cauto, ma sempre Draghi è) risulta più preoccupante del solito, soprattutto perché siamo in presenza di una crescita disomogenea e comunque molto bassa praticamente ovunque, quindi il rischio di stagflazione è abbastanza alto. gli effetti della stagflazione (o situazioni riconducibili ad essa) sono disastrosi.
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