The Euro crisis

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  • gorgone
    for a while
    • May 2008
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    • nel cuore di chi è nel mio cuore
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    Originariamente Scritto da bersiker1980 Visualizza Messaggio
    e io che speravo qualcuno degli economisti scrivesse "si, grande Argentina, bravi", per replicare "eh eh in argentina è pieno di discendenti di immigrati veneti eh eh"
    se non sbaglio, gli argentini sono di nuovo in piazza, ma ho visto il servizio qualche giorno fa in un bar all'estero con una lingua ostile, non ho capito tutto, magari la stavano osannando.
    qua uno dei wiki

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    • greenday2
      Bodyweb Senior
      • Aug 2005
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      • London
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      l Argentina di questo passo invidiera' il tenore del nord africa nel giro di 2-4 anni
      E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

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      • mito56
        Bodyweb Senior
        • Dec 2008
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        • Colonia estiva di tedeschi e olandesi
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        Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggio
        l Argentina di questo passo invidiera' il tenore del nord africa nel giro di 2-4 anni
        eh la madonna !
        Ci tocca anche noi la stessa sorte ?

        Ma il mio post sulla storia della banca olandese nessuno dice niente ?
        La storia di Sns, quarta banca olandese, ha dell'incredibile e ricorda quella delle banche irlandesi, che qualche anno fa decisero di rimborsare con un centesimo tutti i risparmiatori
        sigpic
        Originariamente Scritto da RyanX
        come si toglie sto sotto nick de merda..?
        Originariamente Scritto da mito56
        Devo diffidare del ex-presidente ? SI
        Originariamente Scritto da Françis1992
        occhio tu che sei alto,un vecchio potrebbe abbassarsi i pantaloni e mostrare chi è il vero uomo (cit.)





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        • Totaldemawesome
          Bodyweb Advanced
          • Dec 2004
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          https://www.youtube.com/watch?v=K67msgbqjv0

          ---------- Post added at 11:57:49 ---------- Previous post was at 11:54:21 ----------

          Lamprenedetto!!!!!

          https://www.youtube.com/watch?featur...UhWue6ils&NR=1

          ---------- Post added at 12:00:20 ---------- Previous post was at 11:57:49 ----------

          ah,ah, ha fatto duecento video così, ah,ah:

          Auf YouTube findest du die angesagtesten Videos und Tracks. Außerdem kannst du eigene Inhalte hochladen und mit Freunden oder gleich der ganzen Welt teilen.

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          • PrinceRiky
            Bodyweb Senior
            • Apr 2008
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            • mito56
              Bodyweb Senior
              • Dec 2008
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              • Colonia estiva di tedeschi e olandesi
              • Send PM

              Non c'è la statistica dell'Eurostat sui ristoranti sempre pieni ?
              sigpic
              Originariamente Scritto da RyanX
              come si toglie sto sotto nick de merda..?
              Originariamente Scritto da mito56
              Devo diffidare del ex-presidente ? SI
              Originariamente Scritto da Françis1992
              occhio tu che sei alto,un vecchio potrebbe abbassarsi i pantaloni e mostrare chi è il vero uomo (cit.)





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              • germanomosconi
                Bodyweb Senior
                • Jan 2007
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                • pordenone
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                Originariamente Scritto da mito56 Visualizza Messaggio
                Non c'è la statistica dell'Eurostat sui ristoranti sempre pieni ?
                Originariamente Scritto da Marco pl
                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                IO? Mai masturbato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                Io sono drogato..

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                • diavolettoroma81
                  Bodyweb Senior
                  • Oct 2006
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                  • Vicino Roma
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                  Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggio
                  Questi dati sono SPAVENTOSI
                  sigpic

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                  • SonGohan
                    Bodyweb Senior
                    • Mar 2007
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                    «I francesi lavorano solo 3 ore al giorno» e gli Usa non comprano più fabbrica di gomme ad Amiens

                    E' un brutto colpo di immagine per il presidente della Repubblica, François Hollande, e le sue speranze di attrarre gli investitori stranieri in Francia. Paese con i conti pubblici sempre più in bilico, accusato spesso di un lento declino industriale a causa di una classe politica pavida che rifugge da decenni il varo di coraggiose ma impopolari riforme strutturali per timore della risposta giacobina della piazza.
                    In questo quadro è scoppiata l'ennesima polemica al calor bianco che ha colpito come un meteorite il governo di Parigi e i suoi sforzi di voltare pagina per recuperare competitività. «I francesi lavorano solo tre ore al giorno»: è la pesante accusa lanciata di Maurice Taylor, presidente di Titan international, una multinazionale americana di pneumatici agricoli che si era candidata al riacquisto della fabbrica Goodyear a Amiens, nel nord della Francia, che dà lavoro a 1.200 dipendenti, prima di rinunciare lo scorso settembre a causa del fallimento dei negoziati su un piano di riduzione del personale con il maggiore e bellicoso sindacato dei lavoratori, la Cgt., la bestia nera del Medef, la Confindustria transalpina.





                    «Ho visitato questa fabbrica diverse volte - ha fatto sapere Taylor in una lettera infuocata indirizzata al ministro francese del rilancio Economico, Arnault Montebourg , personaggio molto controverso in Francia e ideologicamente spinoso, noto per la sua intransigenza verso le esigenze del mondo della produzione e del mercato-. «I dipendenti francesi guadagnano molto ma lavorano solo tre ore al giorno. Spendono un' ora per la pausa pranzo, chiacchierano per tre ore e lavorano le restanti tre ore. L'ho detto ai sindacati francesi. Mi hanno risposto che in Francia è così». Punto e basta. Prendere o lasciare. Della globalizzazione i sindacati francesi sembrano non avere né timore né tanto meno di esserene a consocenza. Poi le fabbriche, comprese quelle del colosso dell'auto pubblica Renault, emigrano in Spagna per i salari più competitivi, le regole del lavoro più flessibile mentre i lavoratori francesi si trasformano in disoccupati.
                    Montebourg aveva provato, senza successo, a rilanciare, lo scorso gennaio, i negoziati con i dirigenti di Titan international.
                    A quel punto è arrivato l'attacco epistolare al Governo francese, ripreso dalla stampa locale, in primis Les Echos, il giornale economico parigino, che suona come una vendetta postuma del dirigente americano di Titan, esasperato dall'impossibilità di lavorare in Francia e di rimettere in sesto un'industria che non è più competitiva. Peccato per gli operai francesi che alla fine richiano di essere le vittime di questi giochi di potere di una casta politica che fa dell'immobilismo la sua principale virtù.

                    Il presidente Titan international Tylor al ministro francese del rilancio economico, Montebourg : «Ho visitato questa fabbrica diverse volte: i dipendenti francesi chiacchierano per tre ore al giorno»

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                    • salsa
                      Bodyweb Zenior
                      • Jun 2008
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                      R: The Euro crisis

                      Forse sono Ot però visto che si parla di economia in questo threads.....volevo chiedere ma è fattibile che tutta la Sardegna possa passare ad essere regione franca???

                      La Sardegna dice addio all'Iva - Panorama

                      Tag:* tax free zona franca Sardegna delibera

                      LEGGI ANCHE




                      di Nadia Francalacci

                      “Entro il termine perentorio del 24 giugno 2013, si comunica che la Regione Autonoma della Sardegna con delibera del 7 febbraio 2013 ha stabilito l’attivazione di un regime doganale di zona franca esteso a tutto il territorio regionale. Si chiede pertanto la modifica del regolamento prevedendo che tra i territori extra-doganali dell’Italia sia indicato anche il territorio della Sardegna isole minori comprese”.

                      E’ la richiesta ufficiale inviata lo scorso 12 febbraio dal Presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, al Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, al presidente del Parlamento Europeo, al Consiglio dei Ministri, alle autorità doganali e nella quale si comunica ufficialmente che la Regione Sardegna diventerà come Livigno: tax free, zona franca.

                      Una svolta epocale per il territorio sardo resa possibile dai presupposti normativi del Trattato di Lisbona che prevede l’impegno dell’Unione Europea nel ridurre il divario economico e sociale tra le regioni, in base al Decreto legislativo 75 del 1998 e ai sensi dell’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana.

                      “L’istituzione della zona franca - scrive nella delibera il presidente Cappellacci – consente di compensare lo svantaggio relativo alla natura insulare e ultraperiferica della Sardegna, di limitare il fenomeno dello spopolamento dell’isola e di mantenere la pace sociale”.

                      Nella delibera il presidente spiega che si è resa necessaria l'attivazione della zona franca, per arginare la crisi che continua ad investire i settori produttivi della Sardegna e larghe fasce della popolazione con gravissimi disagi di tipo sociale e economico.

                      Tra le zone interessate dalla crisi sia quelle rurali che quelle di transizione industriale ma anche le regioni che presentano permanenti svantaggi naturali e demografici come i territori settentrionali a bassissima densità di popolazione, le aree insulari e di montagna. * *

                      Ma nella richiesta ufficiale inviata alla Commissione Europea e alle Dogane, si precisa che la decisione di trasformare la Sardegna in zona franca è stata presa da 240 Comuni dell’isola che hanno tutti deliberato per l’attivazione della “tax free”. Il primo comune a diventare la nuova Livigno dell’isola è stato Portoscuso che ormai da mesi, ha ottenuto anche il riconoscimento ufficiale di zona franca dalle Dogane.

                      In questo territorio non esiste più il ricarico sui prodotti dell’Iva e anche la benzina costa meno di un litro di acqua naturale. Adesso anche le altre 240 amministrazioni comunali sarde aspettano la stessa ratifica ufficiale delle Dogane per abbattere i prezzi e dare nuovo impulso all’economia del territorio.

                      “L’istituzione della zona franca trasformerà la Sardegna nella nuova Svizzera- spiega a Panorama.it, Andrea Impera, presidente regionale Associazioni del commercio e artigianato – e permetterà il rifiorire dei piccoli commercianti e soprattutto dell’edilizia”

                      “Abbattere l’Iva ci consentirà di avere il carburante a costi bassissimi, di pagare pochissimo l’energia elettrica e di mettere in moto nuovamente tutto l’indotto legato al settore edilizio- prosegue Impera – un indotto ormai morto da anni e che ha ridotto sul lastrico intere famiglie. La zona franca ci permetterà di costruire a bassissimo costo e quindi favorirà gli investimenti”.

                      Ed è proprio sugli investimenti da parte degli stranieri e degli imprenditori italiani che Impera crede possa arrivare la svolta decisiva per la crescita economica dell’isola.

                      “Quando sarà possibile far entrare ufficialmente a regime la zona franca, ovvero quando le Dogane ci riconosceranno – conclude il presidente Andrea Impera – saranno moltissimi gli imprenditori che decideranno di aprire nuove attività e investimenti sul nostro territorio. Purtroppo la Sardegna per troppi anni è rimasta isolata dal resto d’Italia complice non solo la crisi economica che ha rallentato il turismo ma soprattutto per i costi elevatissimi dei traghetti e aerei che ci hanno ulteriormente penalizzato”.

                      In base alla delibera del presidente Cappellacci e alla scadenza perentoria del 24 giugno, l’estate 2013 per la Sardegna dovrebbe profilarsi, sotto il profilo turistico, davvero rivoluzionaria. * * * * * *

                      Infine il presidente Capellacci riporta nella sua delibera, una sentenza della Corte Costituzionale del 2001 nella quale si sancisce che non spetta allo Stato modificare, integrare o dare esecuzione alle norme di attuazione delle leggi istitutive delle regioni a Statuto speciale. Insomma, la Sardegna ha deciso. E diventerà il nuovo paradiso fiscale d’Italia.

                      * * *
                      I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.

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                      • PrinceRiky
                        Bodyweb Senior
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                        Niente di nuovo ma...

                        I sistematici errori delle previsioni economiche europee


                        Posted by keynesblog on 25 febbraio 2013 in Economia, Europa
                        “L’unica funzione delle previsioni economiche è far apparire l’astrologia rispettabile” — J.K. Galbraith

                        di Francesco Saraceno (*)
                        Le tanto attese previsioni della Commissione Europea per 2013-14 sono finalmente uscite. In una frase, possono essere riassunte così: la situazione è grave, ma l’Unione Europea sta gradualmente superando le turbolenze e, indovinate un po’, la seconda metà dell’anno sarà migliore!
                        Lo abbiamo già sentito. Ogni previsione di primavera dipinge un quadro negativo, per poi prevedere un un miglioramento in autunno. E ogni anno l’autunno si rivela per quello che dovrebbe essere in natura, peggio della primavera…
                        Ho provato a fare un semplice esercizio. La figura seguente mostra l’errore di previsione della Commissione per le stime di crescita del PIL della zona euro PIL. Ho usato tre diversi orizzonti temporali. La previsione dell’autunno dello stesso anno, quella della primavera dello stesso anno, e quella dell’autunno dell’anno precedente. Un esempio può aiutare a chiarire: le tre barre per il 2012, rappresentano l’errore della previsione dell’autunno 2011 (blu), delle previsioni di primavera 2012 (rosso), e dell’autunno 2012 (giallo).

                        Non sono abbastanza esperto per giudicare se questi errori siano “grandi” o “piccoli”. La previsione è un esercizio impervio, soprattutto in tempi di crisi acuta (la Commissione ha sottovalutato sia la gravità della recessione nel 2009, che il rimbalzo del 2010). Eppure, anche un osservatore casuale come me, non può fare a meno di notare due cose: la Commissione tende ad essere troppo ottimista e le previsioni risultano essere in generale più elevate rispetto ai valori poi osservati. Non dovrebbe essere così. Mentre mi aspetto che un governo gonfi un po’ i dati, un organo tecnocratico e neutrale dovrebbe avere un errore di previsione in media nullo.
                        È anche sorprendente che la Commissione resti eccessivamente ottimista nel novembre dell’anno stesso per cui fa la previsione (barra gialla). Per capirci, questo significa che nel novembre 2012 la Commissione ha commesso un errore sulla crescita del PIL per il 2012 (e così ha fatto nel 2008-09-10-11 …)
                        Nel loro insieme queste osservazioni sembrano indicare un uso politico delle previsioni da parte della Commissione. Essendo eccessivamente ottimisti, gli economisti di Bruxelles da un lato cercano di proteggersi dalle critiche sugli effetti delle misure di austerità che la Commissione contribuisce ad imporre alla maggior parte dei paesi europei; dall’altro, probabilmente, sperano di innescare la ormai celeberrima fata della fiducia che dovrebbe indurre il settore privato a compensare il consolidamento fiscale e quindi risollevare l’economia dell’UEM: “Ehi, guarda, le cose andranno meglio, andiamo fuori a spendere”. Vano tentativo, se volete la mia opinione…
                        Se si prende l’errore medio degli ultimi 5 anni, e si suppone che per il 2013 la Commissione faccia lo stesso errore (questo veramente è un mero esercizio intellettuale privo di qualsivoglia rigore!) si ottiene una figura del genere:

                        A questo punto ho la mia personale previsione per la crescita 2013 dell’eurozona. Si va da -0,54% a -1,14%. La Commissione prevede -0,3%. Staremo a vedere …
                        (*) senior economist OFCE, Parigi – qui il link originale http://fsaraceno.wordpress.com/

                        http://keynesblog.com/2013/02/25/i-sistematici-errori-delle-previsioni-economiche-europee/

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                        • 600
                          been there, done that
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                          Per quanto riguarda l'fmi

                          zcommunications.org ist die beste Quelle für alle Informationen die Sie suchen. Von allgemeinen Themen bis hin zu speziellen Sachverhalten, finden Sie auf zcommunications.org alles. Wir hoffen, dass Sie hier das Gesuchte finden!


                          stampa di parte purtroppo però...
                          Always the beautiful answer who asks a more beautiful question

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                          • PrinceRiky
                            Bodyweb Senior
                            • Apr 2008
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                            Gennaro Zezza a Forexinfo: l’uscita dell’Italia dall’euro trasformerebbe il deficit pubblico in un surplus

                            Forexinfo intervista Gennaro Zezza, professore associato presso l’Università di Cassino, e ricercatore presso il Levy Economics Institute degli Stati Uniti.
                            Tempo fa, abbiamo pubblicato sul nostro sito il suo contributo presente all’interno dell’ebook "Oltre l’austerità", dal titolo, Crisi dell’euro: invertire la rotta o abbandonare la nave?.
                            Oggi vi proponiamo l’intervista che abbiamo realizzato con il professore di Cassino.
                            1) Nel suo interessante contributo sulla crisi dell’euro, Lei parla di un’ideologia "neoliberista" che è alla base della suddetta crisi appunto. Ci può spiegare in cosa consiste?
                            R. Quando parlo di “ideologia neoliberista” mi riferisco alle idee politiche che hanno ottenuto consenso elettorale prima con Margaret Thatcher, nel Regno Unito alla fine degli anni ’70, e poi con Ronald Reagan negli Stati Uniti. Anche se l’ideologia neoliberista è più variegata, a mio avviso ci sono tre elementi di questa ideologia che sono alla radice della crisi attuale: il primo è l’idea che se una quota maggiore del reddito va ai ceti più abbienti (e ai profitti delle imprese), gli investimenti aumenteranno, l’economia fiorirà creando posti di lavoro, e l’aumento del benessere verrà diffuso a tutti (la cosiddetta trickle-down economics). Si è quindi provveduto a ridurre le aliquote di imposta sulle fasce più alte di reddito, e la quota dei profitti sul reddito prodotto è aumentata in tutti i Paesi industrializzati. Ma se il reddito di una piccola minoranza della popolazione è aumentato rapidamente, il reddito della famiglia mediana è rimasto al palo, spingendo le famiglie verso l’indebitamento vuoi per difendere il tenore di vita relativo, vuoi per potersi permettere servizi sempre più cari, in particolare (soprattutto negli Stati Uniti) sanità e istruzione.
                            Un secondo elemento del neoliberismo è l’idea che i mercati, in particolare i mercati finanziari, siano efficienti e in grado di governarsi da soli. Questo ha portato ad eliminare, prima negli Stati Uniti e poi altrove, la regolamentazione che impediva alle banche tradizionali di operare in mercati più speculativi. L’ideologia prevedeva che una minore regolamentazione avrebbe consentito di finanziare un maggior numero di investimenti riducendo il rischio. Nei Paesi che hanno deregolamentato, a fronte di famiglie desiderose di espandere le proprie spese indebitandosi, è aumentata la disponibilità di credito anche a soggetti che non offrivano adeguate garanzie, perché lo sviluppo del mercato dei derivati consentiva alla banca di passare ad altri il rischio dei “prestiti facili”.
                            Il terzo elemento dell’ideologia neoliberista è lo specchio del secondo: i mercati sono efficienti, mentre il settore pubblico è inefficiente, corrotto, sprecone. Va ridotta la presenza dello Stato nell’economia, per avere maggiore benessere.
                            A distanza di oltre trent’anni dal primo governo Thatcher, dovrebbe essere ormai possibile tracciare un bilancio del programma neoliberista, e constatarne il totale fallimento: le privatizzazioni non hanno aumentato l’efficienza nella fornitura dei servizi, ma hanno senz’altro aumentato le fortune di chi ha preso in gestione i mercati prima pubblici; la deregolamentazione dei mercati finanziari ha consentito che si arrivasse alla crisi dei mutui negli Stati Uniti, che si è trasmessa rapidamente in Europa, costringendo i governi ad intervenire per salvare le proprie banche, e contribuendo in questo modo alla esplosione dei deficit pubblici; infine, la concentrazione dei redditi nelle mani di pochi ha contribuito a tener bassa la domanda, e non si è tradotta in maggiori investimenti produttivi e in un aumento duraturo del benessere.
                            Nonostante questi fallimenti, mi sembra che le tre idee di cui ho parlato abbiano ancora un forte fascino in Italia. E anche i movimenti contro la “casta dei politici” che si propongono di smantellare gran parte delle strutture pubbliche di governo – invece di renderle efficienti – forniscono supporto al neoliberismo.
                            2) Nel suo articolo, Lei parla anche della Grecia e della crisi del debito. Si parla molto in questi giorni della situazione in Grecia, si grida allo scandalo, denunciando una situazione che potrebbe degenerare in una guerra civile e poi si smentisce tutto, dichiarando che il paese è ancora in gravi difficoltà, ma che iniziano a farsi sentire i primi campanelli d’allarme sulla ripresa. Lei quale pensa sia la reale situazione della Grecia in questo momento?
                            R. Anche la Grecia ha subito i processi di cui abbiamo già parlato. E inoltre, come in Italia, la Grecia soffre della incapacità di raccogliere le tasse in modo equo e di gestire la spesa pubblica in modo efficiente, e questi aspetti contribuiscono ad una divaricazione nei redditi in cui solo in pochi riescono ad aumentare considerevolmente i loro redditi. Detto questo, la Grecia aveva un problema irrisolto di indebitamento con l’estero, mentre il suo debito pubblico – allo scoppio della crisi greca – non era particolarmente elevato in una prospettiva storica, e soprattutto era facilmente gestibile con interventi da parte delle istituzioni europee e della BCE. Si è deciso invece far provare ai greci a ridurre il loro debito pubblico tramite misure di austerità, per scoprire quel che noi “eterodossi” abbiamo sempre sostenuto: un taglio del deficit pubblico in una fase di crisi economica, facendo cadere la capacità di acquisto dei cittadini, provoca un calo della domanda di beni prodotti dal settore privato che è un multiplo del taglio iniziale nella spesa pubblica. La conseguenza è un calo del PIL più rapido del calo nel deficit pubblico, per cui il rapporto deficit/PIL e debito/PIL non diminuiscono, mentre la disoccupazione aumenta. Se guardiamo al PIL reale, la Grecia è tornata al livello che aveva nel 2001, è tornata indietro di 12 anni, e poiché il PIL reale non tiene conto della distribuzione dei redditi, gli effetti di cui abbiamo detto comportano probabilmente, per la famiglia mediana, una perdita di benessere ancora maggiore. Le mie stime prevedono che, senza un intervento di sostegno massiccio all’economia greca, la situazione continuerà a peggiorare almeno fino alla fine del 2014. Deboli segnali di una inversione di tendenza vengono dai conti con l’estero, che sono migliorati sia per il crollo delle importazioni, sia perché i programmi di rifinanziamento del debito hanno consentito di ridurre gli interessi pagati dai greci ai creditori esteri, ma se il governo continuerà con ulteriori misure di austerità, il miglioramento dei conti con l’estero sarà del tutto insufficiente per una ripresa dell’economia.
                            3) Nel suo contributo, Lei ha anche parlato di “austerità espansiva”. Ci può spiegare cosa si intende esattamente con questo termine?
                            R. Nessun governo potrebbe proporre e far accettare manovre di austerità nella consapevolezza che comportino un crollo della produzione e del benessere, ed un aumento della disoccupazione. Chi propugna l’austerità nei conti pubblici e il contenimento dei salari ha in mente almeno due effetti espansivi: il primo si ottiene quando il calo di prezzi e salari, relativamente a quello dei Paesi concorrenti, aumenta la competitività del Paese, e quindi le esportazioni nette. Il secondo effetto opererebbe tramite le aspettative dei consumatori/risparmiatori sui redditi futuri: se il governo taglia oggi la spesa pubblica, potrà in futuro ridurre le tasse, e quindi se il reddito futuro aumenterà si può risparmiare di meno e spendere di più.
                            Di questi due effetti, il primo opera lentamente ed è completamente inefficace quando l’intera zona euro persegue la stessa politica: se tutti i Paesi concorrenti riducono prezzi e salari, la loro posizione competitiva non cambia, e l’unico effetto è deprimere la domanda interna in ciascun Paese. Il secondo effetto si basa su quella che Krugman chiama la “confidence fairy”, la fatina della fiducia, e può andar bene per chi crede nelle fate, piuttosto che nei dati.
                            4) Dal suo testo si evince che secondo Lei una soluzione potrebbe essere quella di un’uscita dall’euro, seppur con le conseguenze che questa porterebbe. Ad oggi, essendo passati alcuni mesi dal teso sopra citato, pensa ancora che questa sarebbe una soluzione vincente per il nostro paese?
                            R. Le istituzioni che governano l’euro sono state impostate con una logica neoliberista, di cui dobbiamo liberarci per uscire dalla crisi. Il problema quindi non è l’euro di per sé, ma l’ideologia che impedisce interventi sulla distribuzione del reddito, sulla regolamentazione del sistema bancario, sulla gestione efficiente dei beni pubblici contrastandone la privatizzazione.
                            L’uscita dell’Italia dall’euro, unita alla disponibilità di una nuova Banca centrale italiana a finanziare il deficit pubblico, trasformerebbe il deficit pubblico in un surplus, togliendo ogni motivo ad ulteriori manovre di austerità. La possibilità di far variare il cambio della nuova valuta italiana, inoltre, renderebbe inutile ulteriori politiche di deflazione salariale.
                            Questi stessi risultati si potrebbero ottenere con una modifica radicale nell’impostazione della politica europea, ma non sembra che questa sia all’orizzonte, e quindi ritengo che dichiarare fallito l’esperimento dell’euro sia una soluzione preferibile allo status quo, soprattutto se la fine dell’euro è concertata tra i Paesi dell’eurozona.



                            dice cose sensate (a parte un paio di balle spaziali sul neoliberismo), però io sono dell'opinione che la sovranità si sta cedendo lentamente, ma costantemente all'europa unita e che quindi se riuscissimo a mettere in campo alcune manovre (principalmente legate alle bilance commerciali e alla fiscalità comunitaria) potremmo generare un modello da esportare in aree con valute indipendenti ma debolissime come il sudamerica o l'africa centrale.

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                              R: The Euro crisis

                              Fa sempre effetto vedere una classifica del genere, nel momento in cui nel nostro paese si sente parlare sempre di più di crisi profonda ecc..





                              Inviato dal mio HTC One X con Tapatalk 2
                              I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.

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                              • PrinceRiky
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                                sono dati con poco significato perché non tengono conto della grandezza del paese in termini di popolazione o altro.

                                il giappone produce come la cina ma conta il 10% della popolazione...

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