Bocciato il ricorso dei biologi: non potranno prescriverle. In Italia 16 milioni in sovrappeso
Troppi errori sulle diete
E il giudice: le diano solo i medici
«È un atto sanitario». «Diverso è fare educazione alimentare». Il 30% degli obesi non si cura
Bocciato il ricorso dei biologi: non potranno prescriverle. In Italia 16 milioni in sovrappeso
Troppi errori sulle diete
E il giudice: le diano solo i medici
«È un atto sanitario». «Diverso è fare educazione alimentare». Il 30% degli obesi non si cura
ROMA - «Basta diete formulate da professionisti sprovvisti della laurea di Ippocrate. I soli a poterle prescrivere sono i medici. Perché si tratta di vere e proprie cure destinate a persone malate. Dunque soltanto loro possono esserne titolari». La bella stagione è alle porte, sono già arrivate le giornate piene di sole che invitano a denudare il corpo ed esporre le proprie nudità (non sempre asciutte) in spiaggia. Ed ecco che una sentenza del Tribunale di Roma mette ordine in un campo senza regole. In pratica i giudici affermano il principio dell'esclusività.
La decisione riguarda in particolare i biologi ma può essere allargata indirettamente a tutti coloro che si occupano di dimagrimento e dispensano schemi alimentari per far perdere chili e calorie. Tutto nasce da una controversia scaturita dalla citazione in giudizio del professor Eugenio Del Toma, dietologo di fama, che aveva criticato pubblicamente in un articolo a sua firma l'intromissione dei biologi in una materia che non dovrebbe rientrare tra le loro competenze. L'Ordine nazionale della categoria era ricorso in aula nel tentativo di vedersi riconosciuta la stessa prerogativa. Ma il tribunale ha respinto l'istanza stabilendo che «il biologo può solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, può prescrivere una dieta come atto curativo che rimane sempre un'attribuzione esclusiva del medico».
Per l'Ordine dei medici di Roma, il più grande d'Europa, presieduto da Mario Falconi, è una vittoria: «Numerose sono le invasioni di campo, i cittadini sono confusi». In effetti i quattro milioni e mezzo di italiani con obesità e i 16 milioni in sovrappeso (stime della nutrizionista-clinico Silvia Migliaccio) corrono il rischio di affidarsi a mani non esperte e specialisti non qualificati. Un problema serio quando c'è di mezzo la salute. In certi casi l'adozione di diete sbagliate, elaborate senza visita e anamnesi, può procurare danni e scompensi anche a lungo termine. Specie se vengono proposte soluzioni discutibili dal punto di vista scientifico. Basti pensare alle diete che hanno spadroneggiato negli ultimi anni, dalle iperproteiche (con le proteine che fanno la parte del leone a scapito di carboidrati e grassi) alle vegetariane spinte (no a tutti i prodotti di origine animale), da quelle basate sulla prevalenza di un alimento (pomodoro, minestrone, pompelmo, peperoncino) a quelle del fantino (costituite da digiuni estremi). Spesso sono integrate dall'uso di pillole, fibre vegetali, erbe.
Il mercato della «dimagrologia» è fiorente e non conosce crisi. Giuseppe Fatati, direttore dell'unità di dietologia all'ospedale di Terni, la sentenza afferma «ciò che avrebbe dovuto essere scontato. La dieta è un atto medico. Diverso è fare educazione alimentare e prevenzione». «Nulla contro i biologi - insiste Margherita Caroli specialista in scienza dell'alimentazione -. Ma certe figure professionali non dovrebbero proprio occuparsi di cure. La differenza tra dietologo e dietista è la stessa che passa tra oculista e ottico o tra fisiatra e fisioterapista». Francesco Leonardi, segretario di Fesin, la federazione delle società italiane di nutrizione, insiste su una qualifica che i cittadini dovrebbero tenere a mente quando si recano in uno studio per calare di peso: «Nutrizionista, specialista in scienze dell'alimentazione».
Il livello di preparazione degli italiani su questa materia non è alto. Il termine di dieta mediterranea è ignorato dal 60% della popolazione. Il 30% degli obesi non si sono mai messi in cura. E fra quelli che lo hanno fatto, due su 10 hanno scelto la poco raccomandabile strada del fai da te. Dunque molto spesso manca la diagnosi e la causa di quella che va considerata una vera e propria malattia non è riconosciuta.
quindi i biologi dovrebbero limitarsi a dare linne guida
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(ASCA) - Roma, 31 mar - Solo un medico puo' prescrivere una dieta. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale di Roma, che ha respinto un'istanza dell'Ordine Nazionale dei Biologi, secondo quanto rende noto l'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, che spiega di ''difendere da anni la centralita' e l'esclusivita' dell'atto medico''. Ora, si legge in una nota dell'Ordine, ''un'ulteriore recente sentenza di un Tribunale ribadisce entrambe. Secondo l'Ordine, numerose sono le invasioni di campo da parte di profili professionali non medici che determinano incertezze nei cittadini, con rischio di minore tutela della salute e anche di notevole incremento di costi economici''.
Di fatto, avverte il presidente dell'Ordine, Mario Falconi, ''sta saltando definitivamente quel modello di assistenza che ha sempre individuato nel medico l'unico legittimo protagonista dell'atto medico. Continuiamo a pensare che i numerosi profili professionali non medici siano una ricchezza per l'intero sistema sanitario, ma ognuno deve esercitare nell'ambito delle proprie competenze''. Anche l'Ordine Nazionale dei Biologi, prosegue la nota, ''ha tentato di ottenere in un'Aula di Giustizia un pronunciamento che potesse attribuire - seppur indirettamente - alla categoria professionale dei biologi, competenze esclusive del medico, nella fattispecie inerenti la prescrizione di diete. Il Tribunale della Capitale pero' ha respinto, con la sentenza n. 3527 del 18 febbraio 2011, l'istanza e affermato che 'il biologo puo' solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, puo' prescrivere una dieta come atto curativo, che rimane sempre un'attribuzione esclusiva del medico'''.
La controversia, riassume l'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, ''era nata dalla citazione in giudizio del prof. Eugenio Del Toma che sulle pagine di un quotidiano dedicate alla salute aveva replicato all'affermazione di una lettrice, la quale sosteneva che 'un biologo nutrizionista puo' svolgere la sua professione in totale autonomia senza la presenza del medico'. Per l'accademico chiamato in causa invece tale affermazione contrastava 'con il buon senso, ancor prima che con altre fondamentali leggi sulla professione medica e quindi sull'esercizio abusivo della professione'. Per la parte promotrice del giudizio cio' era bastato per ritenere gravemente diffamata la categoria dei biologi: da qui la richiesta di risarcimento del danno all'onore e al decoro professionale''.
Nella causa ''era intervenuto l'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, sostenendo, appunto, la centralita' dell'atto medico anche in merito alla prescrizione della dieta per un paziente; a tale proposito aveva anche richiamato il parere del ministro della Salute del 15 dicembre 2009 che attribuisce la competenza di tale prescrizione esclusivamente al medico e riconosce al biologo solo la possibilita' di elaborare e determinare (quindi non prescrivere) diete''.
In questi anni, conclude Falconi, ''sono stati numerosi i tentativi, anche di natura giudiziaria, per rimettere in discussione la centralita' dell'attivita' del medico a tutela della salute del cittadino. Nella fattispecie, consentire ai biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato demolire la figura del medico stesso quale garante del bene-salute, dotato di autonomia, potesta' decisionale e responsabilita' anche legale. Questa sentenza - evidenzia Falconi - anche se non ancora passata in giudicato, costituisce un precedente di cui i giudici non potranno non tener conto nel caso di eventuali analoghe controversie''.
Troppi errori sulle diete
E il giudice: le diano solo i medici
«È un atto sanitario». «Diverso è fare educazione alimentare». Il 30% degli obesi non si cura
Bocciato il ricorso dei biologi: non potranno prescriverle. In Italia 16 milioni in sovrappeso
Troppi errori sulle diete
E il giudice: le diano solo i medici
«È un atto sanitario». «Diverso è fare educazione alimentare». Il 30% degli obesi non si cura
ROMA - «Basta diete formulate da professionisti sprovvisti della laurea di Ippocrate. I soli a poterle prescrivere sono i medici. Perché si tratta di vere e proprie cure destinate a persone malate. Dunque soltanto loro possono esserne titolari». La bella stagione è alle porte, sono già arrivate le giornate piene di sole che invitano a denudare il corpo ed esporre le proprie nudità (non sempre asciutte) in spiaggia. Ed ecco che una sentenza del Tribunale di Roma mette ordine in un campo senza regole. In pratica i giudici affermano il principio dell'esclusività.
La decisione riguarda in particolare i biologi ma può essere allargata indirettamente a tutti coloro che si occupano di dimagrimento e dispensano schemi alimentari per far perdere chili e calorie. Tutto nasce da una controversia scaturita dalla citazione in giudizio del professor Eugenio Del Toma, dietologo di fama, che aveva criticato pubblicamente in un articolo a sua firma l'intromissione dei biologi in una materia che non dovrebbe rientrare tra le loro competenze. L'Ordine nazionale della categoria era ricorso in aula nel tentativo di vedersi riconosciuta la stessa prerogativa. Ma il tribunale ha respinto l'istanza stabilendo che «il biologo può solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, può prescrivere una dieta come atto curativo che rimane sempre un'attribuzione esclusiva del medico».
Per l'Ordine dei medici di Roma, il più grande d'Europa, presieduto da Mario Falconi, è una vittoria: «Numerose sono le invasioni di campo, i cittadini sono confusi». In effetti i quattro milioni e mezzo di italiani con obesità e i 16 milioni in sovrappeso (stime della nutrizionista-clinico Silvia Migliaccio) corrono il rischio di affidarsi a mani non esperte e specialisti non qualificati. Un problema serio quando c'è di mezzo la salute. In certi casi l'adozione di diete sbagliate, elaborate senza visita e anamnesi, può procurare danni e scompensi anche a lungo termine. Specie se vengono proposte soluzioni discutibili dal punto di vista scientifico. Basti pensare alle diete che hanno spadroneggiato negli ultimi anni, dalle iperproteiche (con le proteine che fanno la parte del leone a scapito di carboidrati e grassi) alle vegetariane spinte (no a tutti i prodotti di origine animale), da quelle basate sulla prevalenza di un alimento (pomodoro, minestrone, pompelmo, peperoncino) a quelle del fantino (costituite da digiuni estremi). Spesso sono integrate dall'uso di pillole, fibre vegetali, erbe.
Il mercato della «dimagrologia» è fiorente e non conosce crisi. Giuseppe Fatati, direttore dell'unità di dietologia all'ospedale di Terni, la sentenza afferma «ciò che avrebbe dovuto essere scontato. La dieta è un atto medico. Diverso è fare educazione alimentare e prevenzione». «Nulla contro i biologi - insiste Margherita Caroli specialista in scienza dell'alimentazione -. Ma certe figure professionali non dovrebbero proprio occuparsi di cure. La differenza tra dietologo e dietista è la stessa che passa tra oculista e ottico o tra fisiatra e fisioterapista». Francesco Leonardi, segretario di Fesin, la federazione delle società italiane di nutrizione, insiste su una qualifica che i cittadini dovrebbero tenere a mente quando si recano in uno studio per calare di peso: «Nutrizionista, specialista in scienze dell'alimentazione».
Il livello di preparazione degli italiani su questa materia non è alto. Il termine di dieta mediterranea è ignorato dal 60% della popolazione. Il 30% degli obesi non si sono mai messi in cura. E fra quelli che lo hanno fatto, due su 10 hanno scelto la poco raccomandabile strada del fai da te. Dunque molto spesso manca la diagnosi e la causa di quella che va considerata una vera e propria malattia non è riconosciuta.
quindi i biologi dovrebbero limitarsi a dare linne guida
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Di fatto, avverte il presidente dell'Ordine, Mario Falconi, ''sta saltando definitivamente quel modello di assistenza che ha sempre individuato nel medico l'unico legittimo protagonista dell'atto medico. Continuiamo a pensare che i numerosi profili professionali non medici siano una ricchezza per l'intero sistema sanitario, ma ognuno deve esercitare nell'ambito delle proprie competenze''. Anche l'Ordine Nazionale dei Biologi, prosegue la nota, ''ha tentato di ottenere in un'Aula di Giustizia un pronunciamento che potesse attribuire - seppur indirettamente - alla categoria professionale dei biologi, competenze esclusive del medico, nella fattispecie inerenti la prescrizione di diete. Il Tribunale della Capitale pero' ha respinto, con la sentenza n. 3527 del 18 febbraio 2011, l'istanza e affermato che 'il biologo puo' solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, puo' prescrivere una dieta come atto curativo, che rimane sempre un'attribuzione esclusiva del medico'''.
La controversia, riassume l'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, ''era nata dalla citazione in giudizio del prof. Eugenio Del Toma che sulle pagine di un quotidiano dedicate alla salute aveva replicato all'affermazione di una lettrice, la quale sosteneva che 'un biologo nutrizionista puo' svolgere la sua professione in totale autonomia senza la presenza del medico'. Per l'accademico chiamato in causa invece tale affermazione contrastava 'con il buon senso, ancor prima che con altre fondamentali leggi sulla professione medica e quindi sull'esercizio abusivo della professione'. Per la parte promotrice del giudizio cio' era bastato per ritenere gravemente diffamata la categoria dei biologi: da qui la richiesta di risarcimento del danno all'onore e al decoro professionale''.
Nella causa ''era intervenuto l'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, sostenendo, appunto, la centralita' dell'atto medico anche in merito alla prescrizione della dieta per un paziente; a tale proposito aveva anche richiamato il parere del ministro della Salute del 15 dicembre 2009 che attribuisce la competenza di tale prescrizione esclusivamente al medico e riconosce al biologo solo la possibilita' di elaborare e determinare (quindi non prescrivere) diete''.
In questi anni, conclude Falconi, ''sono stati numerosi i tentativi, anche di natura giudiziaria, per rimettere in discussione la centralita' dell'attivita' del medico a tutela della salute del cittadino. Nella fattispecie, consentire ai biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato demolire la figura del medico stesso quale garante del bene-salute, dotato di autonomia, potesta' decisionale e responsabilita' anche legale. Questa sentenza - evidenzia Falconi - anche se non ancora passata in giudicato, costituisce un precedente di cui i giudici non potranno non tener conto nel caso di eventuali analoghe controversie''.
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