E' abbastanza forte questo video per le scene contenute, dove si vedono gli ultimi minuti di vita dell'ex dittatore.
Nord Africa e Medio Oriente. Crisi in Egitto. Venti di guerra in Siria.
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Originariamente Scritto da speedo Visualizza MessaggioE' abbastanza forte questo video per le scene contenute, dove si vedono gli ultimi minuti di vita dell'ex dittatore.
http://www.video.mediaset.it/video/t...ggiamenti.html
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ll medico legale: Gheddafi ucciso da una pallottola
Il medico che ha effettuato l'autopsia sul corpo del Colonnello: "Un colpo di arma da fuoco gli ha perforato gli intestini, ma una pallottola è anche entrata e uscita dal cranio".
Per il medico che ha effettuato l'autopsia sul corpo di Muammar Gheddafi la causa primaria della morte del colonnello è stata un colpo di arma da fuoco all'addome, che gli ha perforato gli intestini. L'anatomopatologo, Ibrahim Tika, ha spiegato ad Al Arabiya che "Gheddafi è stato arrestato che era ancora vivo, ma in seguito lo hanno ucciso". "C'è stato un proiettile", ha affermato il dottor Tika, "che e' stato la ragione primaria della sua morte. Gli è penetrato nelle budella". Mahmoud Jibril, primo ministro del Consiglio Nazionale Transitorio, aveva affermato pubblicamente che Gheddafi era stato ucciso da uno sparo alla testa. Tika ha confermato che è stato colpito anche al capo, aggiungendo tuttavia che in quel caso la "pallottola è entrata e poi fuoriuscita dal cranio"."Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
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BUTTAFUOCO FA FUOCO:
“ONORE E ARMI IN PUGNO. COME SANNO MORIRE I NOSTRI NEMICI, NESSUNO”
ven, ott 21, 2011 Politica
Pietrangelo Buttafuoco per “il Foglio“
Come sanno morire i nostri nemici, nessuno. Come ha saputo morire il rais, armi in pugno, lo sapevano fare solo i nostri. Come a Bir el Gobi quando con onore, dignità e coraggio sorridevano alla morte. Fosse pure per fecondare l’Africa. Sarà tutto tempo perso, dunque, sporcarne gli ultimi istanti, gravarne di dettagli i resoconti e anche quel disumano reportage sul volto fatto strame – tra sangue e calcinacci – non potrà spegnere il crepitare della mitraglia. Perché come ha saputo morire Muammar Gheddafi – così ridicolo, così pacchiano e così a noi ostile – come ha saputo farsi trovare, straziato come un Ettore, solo il più remoto degli eroi dimenticato nell’Ade l’ha saputo fare.
Come i nostri eroi. Come nel nostro Ade. Proprio come seppe morire Saddam Hussein che se ne restò sprezzante sul patibolo. Come neppure la più algida delle principesse di Francia davanti alla ghigliottina. Incravattato di dura corda al collo, l’uomo di Tikrit, degnò qualche ghigno al boia, si prese il tempo di deglutire il gelo della forca per poi gridare la sua preghiera: “Allah ‘u Akbar”. E fu dunque fatto morto. E, subito dopo, impudicamente fotografato. Come nel peggiore degli Ade. Per quel morire che non conosciamo più perché gli stessi che fino a ieri stavano a fianco del rais, dunque Sarkozy, Cameron, lo stesso Berlusconi, tutto potranno avere dalla vita fuorché un ferro con cui fare fuoco.
La nostra unica arma è, purtroppo, il doppio gioco. I nemici di oggi sono i nostri amici di ieri – amico fu Gheddafi, ancor più amico fu Saddam Hussein – e quando li portiamo alla sbarra, facendone degli imputati, dobbiamo scrivere la loro sentenza di morte con l’inchiostro della menzogna perché è impossibile reggere il ghigno dei nemici. Perché – si sa – i nemici che sanno come morire, poi la sanno sempre troppo lunga su tutto il resto del Grande gioco. Ed è un lusso impossibile quello di stare ad ascoltarli in un’udienza. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno.
L’unica cruda verità della vita è la guerra e solo i nostri nemici sanno creparci dentro. E’ veramente padre e signore di tutte le cose, il conflitto, ma l’impostura è così forte in noi da essere riusciti a muovere guerra alla Libia dandola per procura, lavandocene le mani, mandando avanti gli altri perché a forza di non sapere morire con le armi in pugno, se c’è da sparare, preferiamo dare in appalto la sparatoria. Giusto come un espurgo pozzi neri da affidare a ditta specializzata. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno.
Quando gli eserciti dello zar ebbero ragione del loro più irriducibile nemico, Shamil il Santo – l’imam dei Ceceni, il custode della prima Repubblica islamica nella storia – nel vederselo venire avanti, finalmente sconfitto, non lo legarono a nessun ceppo, a nessuna catena, piuttosto gli fecero gli onori militari per accompagnarlo in un lungo viaggio fino al Palazzo reale dove lo zar, restituendo a Shamil il proprio pugnale, lo accolse quale eroe e lo destinò all’esilio, a Medina, affinché tutta quella guerra, spaventevole, diventasse preghiera e romitaggio.
Come c’erano una volta i nemici, non ce ne saranno più. Ed è per la vergogna di non sapere morire come loro che scacazziamo sui loro cadaveri. Ne facciamo feticcio e se fosse cosa sincera la memoria di ciò che fu, invece che produrre comunicati stampa di trionfo, se solo fossimo in grado di metterci sugli attenti, invece che mettere la morte in mostra, dovremmo concedere loro l’onore delle armi, offrire loro un sudario. Sempre hanno saputo morire i nemici.
E tutti quei corpi, fatti poltiglia dalla macelleria della rappresaglia, nel film della nostra epoca diventano tutti uguali: Benito Mussolini, Che Guevara, Gesù Cristo, Salvatore Giuliano. E con loro, anche i nemici morti ma fatti assenti, tutti uguali: da Osama bin Laden a Rudolph Hess. Fatti fantasmi per dare enfasi al feticcio, come quel Gheddafi armato e disperato che nel suo combattere e urlare, simile a un selvaggio benedetto dal coraggio e dalla rabbiosa generosità, mette a nudo la nostra menzogna.
A ogni pozza di sangue corrisponde l’onta della nostra vergogna e un Pupo che parla a Radio Uno e annunzia “una notizia meravigliosa” e si rallegra di Muammar Gheddafi, morto assassinato, è solo uno che si trova a passare e molla un calcio al morto. Pupo è come quello che sabato scorso, dalle parti di San Giovanni, vede la Madonnina sfasciata appoggiata a un muro e non sapendo che fare le dà un’altra pestata, non si sa mai. Così come il black bloc, anche Pupo, è una comparsa chiamata a raccolta nella montante marea del nostro essere solo canaglie.
La signora Lorenza Lei, direttore generale della Rai, dovrebbe cacciarlo lontano dai microfoni della radio di stato uno così ma siccome il nostro vero brodo è la medietà maligna, figurarsi quanto può impressionare l’offesa al morto. Pupo, infatti, è l’eroe perfetto per il peggiore degli Inferi, l’Ade cui destinare quelli che non sanno darsi uno stile nel morire.
Link: http://www.greenstudioservice.com/bu...essuno”/Last edited by RAS; 21-10-2011, 20:05:45.
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Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggioio non ho capito le dinamiche della morte... era stato preso vivo...poi dopo qualche secondo che lo tolgono dalla macchina( non si capisce niente di ciò che accade) è steso a terra morto...
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Last edited by Sean; 21-10-2011, 20:07:50....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Tutto il pezzo di Buttafuoco è da quotare....ma di noi
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http://www.youtube.com/watch?v=rWsFrX5p30Q&skipcontrinter=1
Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani, credendo di aver raggiunto la vittoria. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.
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Ho grande vergogna di appartenere a questa Italia.
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Macelleria Libia. Il futuro è oggi
Non ci riescono. Proprio non ce la fanno a capire il gesto di un capo che decide di morire in battaglia piuttosto che dover essere processato da tribunali fantoccio. Così scatta l’iconografia del “buco”: Muammar Gheddafi è stato trovato nascosto proprio come Saddam Hussein – altro tiranno prêt à porter - e chiedeva di non sparare. Anzi, no: era su un convoglio che cercava di fuggire da Sirte e la Nato lo ha bombardato. Ferito alle gambe, moribondo, morto. Nonostante l’Alleanza atlantica tardi a confermare la notizia (sarà che i ribelli del Cnt sono professionisti nel confezionare bufale…) “Frank” Frattini non si tiene, e gioisce per l’uccisione del cattivo. “Una grande vittoria del popolo libico” ha commentato l’uomo di Via Veneto, attribuendo allo stesso Gheddafi la responsabilità della fine tragica: “Il dittatore ha rifiutato fino all’ultimo secondo di arrendersi alla giustizia internazionale che non lo avrebbe certamente impiccato, ma giudicato secondo le regole”. Ora, posto che le regole, questa cosiddetta “giustizia internazionale”, le adatta di volta in volta alle esigenze strategiche del democratico Occidente, basterebbe fare un salto indietro di qualche anno, mr Frattini, per avere le riprova di quanto un tribunale post-“liberazione” possa essere equo: Saddam Hussein, sempre lui, è stato processato da una Corte, addestrata da giudici Usa, giudicata inadeguata e manipolata da numerose associazioni per i diritti umani. La conclusione della vicenda la conosciamo tutti molto bene. Berlusconi, che qualche mese fa non voleva disturbare con inopportune telefonate il suo amico Muammar, ieri ha liquidato l’esecuzione Nato con un “sic transit gloria mundi”, avrà incrociato le dita scongiurando di non essere il prossimo. Il resto è già scritto: tripudio delle folle libiche, almeno a quanto riportano le agenzie; tripudio nelle stanze dei bottoni – questo lo immaginiamo. Come è già scritta la replica dei siti definiti “vicini al regime”, che hanno smentito la morte del leader libico. Si tratterebbe di una tattica del Cnt per fiaccare la resistenza lealista e per distogliere l’attenzione mediatica dalle “sbavature” sempre più plateali delle truppe ribelli e dei loro assistenti Nato: bombardamenti indiscriminati sui civili, razzie, violenze, esecuzioni sommarie. Solo di recente, Lorenzo Cremonesi, sul blasonato Corriere della Sera, aveva raccontato il destino dei neri immigrati in Libia negli anni passati per trovarvi accoglienza e lavoro. Le loro città distrutte e saccheggiate dai “ribelli”, loro uccisi e cacciati. Una piccola concessione degli “embedded” a una verità che prima o poi sarebbe venuta a galla. Le nefandezze dei rivoltosi, riportate da fonti dirette, scomparivano nella battente propaganda pro-Nato, nella beatificazione del Cnt. Nelle invenzioni ad uso e consumo dell’utente medio di TG, come la distribuzione di Viagra ai soldati del regime per fargli commettere stupri di massa. Qualcuno, però, iniziava a storcere il naso di fronte a dei ribelli sempre più islamisti, sempre più criminali, ai regolamenti di conti interni alla leadership della “nuova Libia”. Ora che Gheddafi è “terminato” i consumatori di notizie possono dormire sonni tranquilli: un altro tiranno è stato tolto di mezzo. Dormiranno bene anche quelli che una volta andavano a braccetto con Muammar: i morti non parlano. Che la dipartita sia vero o un falso, cambia poco. Il destino di Muammar Gheddafi, se realmente ha trovato la morte, ieri, a Sirte, era segnato. La sua è stata una Resistenza “di principio”, scendere a patti con ex “amici” che gli avevano voltato la faccia, con quelli prontamente saltati sul carro dei volenterosi, non era possibile. È improbabile che Muammar Gheddafi ignorasse il proprio destino, “loro” vincono sempre. Vincono usando il terrore, le armi non convenzionali, la propaganda di guerra, i traditori, gli integralisti, i tagliagole. Vincono usando come arma tutto quel che spacciano di voler combattere. Basta che pronuncino la parola magica “democrazia” e la zucca si trasforma in carrozza.
Alessia Lai (20 Ottobre 2011)
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11046
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SCRITTO DA GABRIELE ADINOLFI VENERDÌ 21 OTTOBRE 2011 09:23 Continuiamo a far finta di niente
Che gli italiani di Libia, i nostri “pieds noirs”, siano contenti della morte del Raìs che li scacciò dalla terra natale, è comprensibile.
Che sia a sua volta soddisfatto chi si sente offeso per gli attacchi di Gheddafi all'italianità, per la mistificazione del fascismo e per la criminalizzazione di un'avventura imperiale che non ha nociuto affatto alla Libia, è altrettanto comprensibile ma meno giustificabile.
Potrebbe avere qualche ragione se noi avessimo manteuto sempre rapporti burrascosi con Tripoli, se noi avessimo alimentato la sommossa e, infine, se il Raìs lo avessimo ucciso noi.
Viceversa – e qui bisogna tornare con i piedi in terra – fummo proprio noi italiani a spingerlo al potere ai danni dell'influenza britannica. Profittammo dell'onda lunga della crisi di Suez e dell'atteggiamento americano che fu decisivo per l'espulsione dell'influenza inglese dalla Libia così come lo era stato pochi anni prima per la cacciata dei francesi dall'Algeria.
Nella logica paradossale di un governatorato democristiano, barattammo l'espusione dei nostri coloni con una nostra colonizzazione democratica e commerciale e così, recuperata la Libia, nella sfera dei nostri interessi, provammo a rientrare nel Mediterraneo dove demmo immediatamente fastidio al trittico di Suez: Londra, Parigi e Tel Aviv.
E da quel giorno subimmo la lunga stagione delle stragi e della “strategia della tensione”, non a caso inventata nella City e promossa dai servizi segreti delle tre capitali testé nominate.
Ecco perché il nostro attuale atteggiamento è ignobile.
Non tanto e non soltanto perché accettiamo di veicolare le calunnie contro chi si è battuto bene e contro un popolo che ha difeso il suo legittimo capo da un'invasione militare straniera che ha armato come esercito di complemento i soliti sciacalli partigiani. Non tanto e non soltanto perché accettiamo di collaborare con chi ha attaccato i nostri interessi vitali, sia politici che economici che energetici ed ha mosso una vera e propria guerra all'Eni.
Siamo ignobili perché abbiamo stracciato un trattato politico con Tripoli ed abbiamo cambiato campo e bandiera.
Siamo ignobili perché la nostra scelta politica di quarantadue anni fa, la nostra ambizione, la nostra audacia, la nostra incoscienza, hanno fruttato migliaia e migliaia di vittime innocenti, bombardate in piazze, treni e stazioni dai nostri “alleati” e alla fine non sono servite a niente.
Sono state tradite con il silenzio della “ragion di Stato”, sono state tradite con la nostra eterna mancanza di reazione e sono state non solo tradite ma insultate oggi. Oggi che fingiamo di essere contenti protagonisti dell'assassinio di un Capo di Stato che spingemmo noi al potere subendone, o meglio facendone subire alle nostre folle, le feroci rappresaglie anglofrancoisraeliane.
Siamo veri e propri cialtroni.ULTIMO AGGIORNAMENTO VENERDÌ 21 OTTOBRE 2011 09:32
Link: http://noreporter.org/index.php?opti...itti&Itemid=16
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Anche l'idolatrare ora Gheddafi e' un processo distorto, come quello di chi inneggia alla compagnia NATO. La giusta posizione e' riuscire a vedere le manchevolezze umane di entrabi i fronti. Vedo che immediatamente sopra state facendo un ottimo lavoro (non sono ironico) nel puntualizzare le tristi maschere e posizioni dei leaders della coalizione NATO. Beh, pero' non alteriamo quello che e' stato Gheddafi neanche.
Ripeto, sopra state facendo un buon lavoro a "s*******re" i leaders occidentali e compagnia, ci tenevo solo ad indicare invece anche il malsano bisogno di costruirsi degli idoli eroici. Ma mi rendo conto che questo bisogno faccia parte di una dinamica psicologica di ben determinate sacche di subcultura
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A Gheddafi non è stato imputato nessun genocidio, nessun olocausto (necessariamente con la minuscola: non vorrei si offendessero i detentori del copyright dell'unico Olocausto ammissibile). Che ha fatto? Un pò il birba con alcuni paesi occidentali, in anni dove di birba ne giravano tanti. Poi è stato sdoganato anche lui, e i tanti paesi occidentali ci hanno firmato accordi miliardari col colonnello Gheddafi, gli hanno stretto la mano (qualcuno l'ha pure baciata), hanno comprato il suo petrolio. Ad un tratto si è deciso che Gheddafi non serviva più: si approfitta di una rivolta (non rivoluzione) interna per attaccare e rovesciare un legittimo capo di stato (riconosciuto da tutta la comunità internazionale). E' come se da noi qualcuno avesse approfittato degli scontri coi black bloc per imporci una no fly zone su Roma e venire a bombardarci, lasciando che i black bloc conquistino e rovescino il potere costituito. E' stata una carognata:
Ci si chiede qual è a questo punto il potere legittimo e sovrano? Chi è sicuro della sua poltrona? Quali i criteri? Quelli della NATO (della quale la Libia non faceva neppure parte)? Una volta l'egida dell'ONU ed una quella della NATO? L'occidente (che si stringe agli USA e a i suoi alleati) decide per il mondo intero? Uno stato ha non ha il diritto di difendere se stesso da dei rivoltosi, o questo è automaticamente "crimine contro l'umanità"? Gheddafi ha usato armi chimiche, batteriologiche o di altra specie, che implica uno sterminio di massa? O ha difeso la forma di governo riconosciuta da tutto l'occidente?
Ci si chiede questo, in un dibattito quasi completamente (ed ipocritamente) piegato su posizioni filo occidentali: il farlo non è un indice di subcultura (la subcultura è quella skin, quella punk, quella rasta. Non quella che esprime posizioni e pensieri che hanno una loro primogenitura ben precisa. I Buttafuoco e gli Adinolfi sono cultura, non subcultura, sono espressioni di una ben determinata visione ideale e politica) ma di desiderio, voglia di gettare un sasso nello stagno sempre più triste della omologazione mentale, che non fa più nascere alcuna critica, alcun dibattito, alcuna revisione su ciò che aprioristicamente (in base a cosa?) viene considerato Giusto. Non era il sale delle democrazie quello di poter aprire dibattiti anche sulle democrazie stesse, su come si muovono, su cosa fanno dietro e davanti il palcoscenico? Oggi, in questo sonno così esteso, chi lo fa più? Resta una piccola sacca di resistenza, di giullari che dicono che il re è nudo, che è sempre stato nudo: lasciamoli a corte. E' anche grazie a loro che la democrazia può dire di accogliere davvero tutti e di essere così comprensiva, inclusiva e "tollerante". Il Pensiero Unico Democratico ne ha bisogno, o altrimenti - non sia mai - qualcuno può cominciare a confonderlo con quel Male Assoluto che dice di combattere per il nostro bene....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
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Ho specificato che la NATO non e' nulla di meglio, ma Gheddafi non e' un eroe dei nostri giorni. Il bisogno di farlo diventare un eroe, e' quello che indicavo
Cmq, per inciso, a Roma alle autorita' non e' stato dato ordine di mitragliare sulla feccia umana rivoltantesi
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Originariamente Scritto da thetongue Visualizza MessaggioHo specificato che la NATO non e' nulla di meglio, ma Gheddafi non e' un eroe dei nostri giorni. Il bisogno di farlo diventare un eroe, e' quello che indicavo
Cmq, per inciso, a Roma alle autorita' non e' stato dato ordine di mitragliare sulla feccia umana rivoltantesiLast edited by Sean; 22-10-2011, 10:54:56....ma di noi
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Originariamente Scritto da thetongue Visualizza MessaggioHai ragione su questo. Resta il fatto che idealizzarlo come un eroe dei nostri giorni e' una estremizzazione come le glorie date ai leaders NATOLast edited by Sean; 22-10-2011, 10:56:19....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioL'idealizzazione (se di questo si tratta) mi pare verta sulla morte. Sai bene quanto la "bella morte" affascini e attragga idealmente quella sacca di resistenza e di coscienza critica dell'occidente post-seconda guerra mondiale. In questo senso, il pezzo di Buttafuoco spiega molto sulle ragioni (ed obiezioni) che muovi. Chi muore per mano americana (occidentale) viene cooptato tra i nemici della stessa e tra le schiere di chi, a suo tempo, combattè contro quella stessa America e le sue visioni, che oggi imperano. Il nemico del mio nemico è mio amico.
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Originariamente Scritto da thetongue Visualizza MessaggioIo aggiungerei il bisogno di trovare personalita' carismatiche che assumano questa valenza ettorina. E' un bisogno connaturato alla provenienza culturale di cui parliamo. Questo bisogno e' necessita' culturale in questi ambiti...ma di noi
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