Una citazione al giorno...

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  • ACID ANGEL
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    • Maremma Strega
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    "Trentatré", Mirya

    S.B.

    What I've felt, what I've known
    never shined through in what I've shown...
    Il peso della bilancia: come contare i grammi senza pesare... o quasi!
    acidangelmod@gmail.com

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    • sotiris
      Urban Sheepboy
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      <Si va!>
      Yuri Gagarin
      sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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      • sotiris
        Urban Sheepboy
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        Estratto da Fanteria dello spazio - STARSHIP TROOPERS di Robert Heinlein

        Signor Salomon! In che modo la presente organizzazione politica si evolse dopo i Disordini? E qual è la sua giustificazione morale di tale processo?
        (....................)
        Sally spiegò la cosa con parole sue. Alla fine il maggiore Reid lo interruppe: — Domani mi porti le sue idee scritte, in non più di tremila parole. Signor Salomon, può dirmi la ragione, una ragione pratica, non teorica o storica, per cui oggi il diritto di voto è limitato ai soli veterani?
        — Perché sono uomini scelti, signore. Più in gamba degli altri.
        — Assurdo!
        — Come, signore?

        — È diventato sordo? Ho detto che è una risposta sciocca. Gli ex militari non sono più in gamba dei civili. In molti casi i civili sono molto più intelligenti. Questa era la giustificazione per quel colpo di Stato che venne tentato poco prima del Trattato di Nuova Delhi, la cosiddetta "rivolta degli scienziati". Figuriamoci! Lasciate che gli intelligentoni si mettano a dirigere le cose e avrete subito l’utopia. Ovviamente, vista la sua follia, è fallito. La ricerca scientifica, infatti, nonostante i benefici sociali che apporta, in sé non è una virtù. Quelli che la praticano possono essere individui così egocentrici da mancare di ogni senso di responsabilità. Le ho dato l’imbeccata, signor Salomon, è capace di raccoglierla?
        — Ecco… gli ex militari sono gente disciplinata, signore. Il maggiore Reid si mostrò paziente. — Spiacente, no.
        È una bella teoria, ma non è suffragata dai fatti. A noi due non è permesso votare finché rimaniamo in servizio, e non per questo si può sostenere che l’addestramento militare renda un uomo disciplinato solo nel momento in cui va in congedo. Il tasso di criminalità fra i veterani è più o meno lo stesso che fra i civili. E lei dimentica che in tempo di pace la maggior parte dei veterani, proveniendo da servizi ausiliari non combattenti, non è stata sottoposta al vero rigore della disciplina militare. Sono stati solo tormentati, sovraccaricati di lavoro e messi in perìcolo, eppure il loro voto conta.
        Il maggiore Reid sorrise. — Caro signor Salomon, le ho rivolto una domanda trabocchetto. La ragione pratica per continuare con il nostro sistema è la stessa che perpetua qualsiasi cosa al mondo: il sistema funziona in modo soddisfacente. E tuttavia vale la pena di sottolineare i particolari. In ogni tempo gli uomini si sono sforzati di dare il voto a quanti fossero in grado di usarlo con saggezza, per il bene di tutti. Un primo tentativo fu la monarchia assoluta, difesa appassionatamente come "diritto divino del re". Talvolta si ebbero tentativi per scegliere un monarca saggio, invece di rimettersi completamente a Dio. È il caso, per esempio, degli svedesi, che scelsero di farsi governare da un francese, il generale Bernadotte. Ma di Bernadotte non se ne trovano sempre. Gli esempi della storia vanno dalla monarchia assoluta alla completa anarchia. L’umanità ha tentato migliaia di sistemi, e molti di più ne sono stati proposti, alcuni dei quali alquanto insoliti, come il comunismo ante litteram invocato da Platone sotto il fuorviante titolo La repubblica. Ma l’intento è sempre stato moralistico: formare un governo stabile ed equo. Tutti i sistemi tendevano a raggiungere questo scopo limitando il diritto di voto a coloro che si credeva avessero la saggezza necessaria per usarlo appropriatamente. Ripeto, tutti i sistemi, perfino le democrazie, escludevano dal diritto di voto almeno un quarto della popolazione effettiva, per via dell’età, della nascita, dei precedenti criminali e via dicendo.
        Il maggiore Reid fece un sorriso cinico. — Non ho mai capito perché un imbecille di trent’anni fosse ritenuto più idoneo al voto di un genio di quindici, ma quella era l’epoca del "diritto divino dell’uomo della strada". Lasciamo andare, in fondo hanno pagato cara la loro follia. Il diritto di voto è stato soggetto a ogni tipo di regole: luogo di nascita, status sociale, colore della pelle, sesso, censo, istruzione, età, religione eccetera eccetera. Tutti questi sistemi funzionavano, ma nessuno come si deve. Tutti vennero considerati tirannici da qualcuno, e tutti finirono per crollare o per essere spazzati via. Ora noi stiamo sperimentando un ennesimo sistema, che a quanto pare funziona a meraviglia. Molti si lamentano, ma nessuno si ribella, e la libertà personale è massima per tutti, rispetto ai precedenti storici. Le leggi sono poche, le tasse minime, gli standard di vita sono alti in rapporto alla produttività, il crimine raro come mai lo è stato. Perché? Perché i nostri elettori sono più intelligenti di quelli del passato? No, questo l’abbiamo già escluso. Signor Tammany, mi saprebbe dire perché il nostro sistema funziona meglio di quelli usati dai nostri antenati?
        Non so dove Clyde Tammany avesse pescato quel nome, secondo me era di origine indiana. Comunque rispose: — Direi che è per l’esiguo numero degli elettori. Sapendo che le decisioni spettano a pochi, ognuno le pondera attentamente. Così credo, almeno.
        — Per favore, niente supposizioni. La nostra è una scienza esatta. E quello che lei ha detto è sbagliato. I nobili che governavano in tanti altri sistemi erano una piccola minoranza, perfettamente conscia delle proprie responsabilità. Inoltre, i cittadini con diritto di voto non sono affatto un numero esiguo. Lei sa o dovrebbe sapere che la percentuale di cittadini tra gli adulti va dall’ottanta per cento di Iskander a meno del tre per cento in alcune zone della Terra, eppure i governi sono più o meno uguali ovunque. Gli elettori non sono uomini selezionati con particolari criteri, non possiedono una saggezza speciale, né hanno un talento particolare, e nemmeno vengono addestrati a esercitare il diritto di voto. Dunque, dove sta la differenza? Ipotesi ne abbiamo ascoltate abbastanza, perciò ora vi darò io la definizione esatta. Con il nostro sistema, ogni elettore e ogni governante è un uomo che ha dimostrato, con anni di duro servizio volontario, di considerare il benessere della maggioranza più importante di quello personale. Questa è l’unica differenza pratica con il non elettore. Può mancare di saggezza, può scarseggiare in virtù civiche ma la sua prestazione media è assai migliore di quella di qualsiasi altra classe dirigente della storia. — Il maggiore Reid si interruppe per toccare il quadrante di un vecchio orologio e "leggerne" le lancette. — Il tempo è quasi trascorso e non abbiamo ancora stabilito qual è la ragione morale del nostro successo nel governarci. Ora, il successo continuativo non è mai dovuto al caso. Tenete presente che questa è scienza, e non una conclusione ottimistica. L’universo è quello che è, non quello che noi vorremmo che fosse. Il voto conferisce autorità. È l’autorità suprema, dalla quale derivano tutte le altre, anche la mia di rendervi la vita impossibile una volta al giorno. È forza, se preferite. Il diritto di voto è forza, nuda e cruda, il potere della frusta. L’autorità politica, non importa se esercitata da dieci uomini, o da un milione, o da dieci miliardi, è forza. Tuttavia, questo universo è formato di polarità che si equilibrano. Quale sarebbe il valore reciproco dell’autorità? Signor Rico, risponda lei.
        Aveva scelto una domanda alla quale sapevo rispondere. — Responsabilità, signor maggiore.
        — Mi congratulo. Sia per ragioni pratiche sia per ragioni morali matematicamente verificabili, autorità e responsabilità devono essere uguali, altrimenti avviene uno sbilanciamento, potete esserne certi come del fatto che la corrente scorre fra punti di diverso potenziale. Insediare un’autorità senza responsabilità significa provocare un disastro. Attribuire a qualcuno la responsabilità di qualcosa che non controlla equivale a comportarsi con cieca idiozia. Le democrazie erano instabili perché i loro cittadini non erano responsabili per il modo in cui esercitavano la loro autorità sovrana, tranne che sul piano della storia. Il tributo che dobbiamo versare noi per ottenere il diritto di voto era qualcosa di inconcepibile a quei tempi. Non si faceva niente per stabilire se un elettore era socialmente responsabile nella stessa misura dell’autorità che gli era consentito esercitare. Se votava l’impossibile, succedeva un disastro possibile, e a quel punto volente o nolente era costretto ad assumersi la responsabilità, che distruggeva sia lui sia il suo tempio privo di fondamenta. Considerandolo in modo superficiale, il nostro sistema è solo lievemente diverso: noi non facciamo questione di età, colore, credo, nascita, ricchezza, sesso o ideologia. Chiunque può guadagnarsi l’autorità sovrana grazie a un periodo di servizio militare normalmente breve e non eccessivamente arduo, qualcosa che i nostri antenati, gli uomini delle caverne, avrebbero considerato niente di più di un leggero esercizio fisico. Ma è quella sottile differenza a distinguere un sistema che funziona, in quanto costruito per corrispondere alla realtà, da uno intrinsecamente instabile. Poiché il diritto di voto rappresenta il massimo in fatto di autorità umana, facciamo in modo di assicurarci che colui che lo esercita sia disposto ad accettare il massimo della responsabilità sociale. Chiediamo a chiunque desideri esercitare un controllo sullo Stato di mettere in gioco la propria vita, e di perderla se necessario, per salvare la vita dello Stato. Il massimo della responsabilità che un essere umano può accettare è così equiparato al massimo di autorità che lo stesso essere può esercitare. Tanto mi dà tanto, e siamo a posto.
        Poi il maggiore chiese: — Qualcuno saprebbe dirmi perché non è mai avvenuta una rivoluzione contro il nostro sistema? Nonostante ce ne siano state contro tutti i governi che la storia ricordi, e a dispetto, come tutti sappiamo delle lagnanze continue e forti anche tra noi?
        Uno dei cadetti più anziani prese la parola: — Maggiore, da noi la rivoluzione è impossibile.
        — D’accordo. Ma perché?
        — Perché una rivoluzione, una levata di scudi, richiede non solo scontento, ma anche aggressività. Un rivoluzionario deve essere disposto a combattere e a morire, oppure è soltanto uno che chiacchiera a vuoto. Se voi separate i tipi aggressivi e ne fate cani da pastore, il gregge non vi procurerà mai grane.
        — La spiegazione è ottima. Con le analogie bisogna andare cauti, ma questa è veramente azzeccata. Domani mi porterete anche una dimostrazione matematica. C’è tempo per un’altra domanda. Fatemela e risponderò. C’è qualcuno tra voi che vuole porla?
        — Ecco, maggiore… perché allora non andare fino in fondo, pretendendo che tutti svolgano il servizio militare e che quindi votino?
        — Giovanotto, lei può ridarmi la vista?
        — Come? No, signore!
        — Eppure si accorgerebbe che è molto più facile che instillare la virtù morale, ovvero la responsabilità sociale, in coloro che non la possiedono, non la desiderano e non tollerano di sentirsi gettare addosso un simile fardello. Per questo noi rendiamo così difficile l’arruolamento e così semplici le dimissioni. Un senso di responsabilità sociale che vada al di là della famiglia, o al massimo della tribù, richiede fantasia, devozione, lealtà, tutte le virtù più alte che un uomo deve sviluppare autonomamente. Se gliele imporrete, finirà per rigettarle. Nel passato si faceva così, e… Ma andate in biblioteca a consultare la perizia psichiatrica sui prigionieri che avevano subito il lavaggio del cervello nella cosiddetta Guerra di Corea, risalente al 1950 circa, il Rapporto Meyer, e domani fatemene avere un’analisi. — Toccò l’orologio. — Potete andare.
        sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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        • jionny
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          • Brescia
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          Se volete che qualcuno venga ignorato, potete costruire una sua statua a grandezza naturale in bronzo e posizionarla in mezzo alla città.

          Banksy

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          • jionny
            Bodyweb Advanced
            • Dec 2015
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            Gli amministratori delle nostre città non capiscono i graffiti perché per loro se una cosa non dà profitto non ha diritto di esistere, e questo toglie qualsiasi valore alla loro opinione.

            Banksy

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            • sotiris
              Urban Sheepboy
              • Sep 2010
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              Armi acciaio e malattie Di Jared Diamond - Epilogo

              Epilogo

              II futuro della storia come scienza


              La domanda di Yali andava dritta al cuore della condizione umana, e alla storia di tutti noi dopo il Pleistocene. Ora che abbiamo completato il nostro piccolo giro del mondo, cosa potremmo rispondergli?
              Io gli direi: le forti disparità tra le vicende dei continenti non sono dovute a innate differenze nei popoli che li abitano, ma alle loro differenze ambientali. Penso che se gli abitanti dell'Australia e dell'Europa si fossero scambiati di posto nel tardo Pleistocene, oggi sarebbero gli aborigeni ad occupare le Americhe, mentre gli europei sarebbero ridotti ad abitare le zone più aride dell'Australia. Certo si tratta di un esperimento impossibile, e forse la mia affermazione non ha senso; ma gli storici sono comunque in grado di valutare la mia ipotesi pensando a casi quasi simili già accaduti. Cos'è successo, ad esempio, quando dei contadini europei furono trapiantati in Groenlandia e nelle Grandi Pianure americane, o quando altri contadini che venivano (in ultima analisi) dalla Cina emigrarono nelle Chatham, nelle foreste pluviali del Borneo o sui suoli vulcanici di Giava e delle Hawaii? Questi esperimenti del passato mostrano che uomini dello stesso popolo si sono estinti, sono ritornati a fare i cacciatori-raccoglitori o hanno costruito società complesse: il tutto a seconda dell'ambiente in cui si trovavano.
              Certo, i continenti differiscono tra loro sotto innumerevoli aspetti, ognuno dei quali può avere ripercussioni sulla storia di chi li abita. Ma elencarli tutti non può essere una risposta appropriata alla domanda di Yali. Penso che ci si debba concentrare sui quattro più importanti.
              Il primo riguarda le differenze in fatto di specie selvatiche animali e vegetali adatte per la domesticazione. Questo perché l'agricoltura era necessaria per l'insorgere di due fenomeni - l'aumento della popolazione e la nascita delle élite non produttive grazie ai surplus alimentari - che stanno alla base delle società economicamente complesse, socialmente stratificate, politicamente centralizzate. Gran parte delle specie selvatiche non possono essere domesticate, e le produzioni alimentari della nostra storia si sono basate su un numero abbastanza piccolo di piante e animali. Il numero di specie potenzialmente utili era assai diverso in ogni continente, anche a causa (nel caso dei mammiferi) delle grandi estinzioni del tardo Pleistocene, particolarmente sistematiche in America e in Australia. Alla fine, l'Africa si ritrovò meno ricca dal punto di vista biologico dell'assai più vasta Eurasia, l'America ancora meno e l'Australia meno di tutti - così come la Nuova Guinea, la terra di Vali, grande un settantesimo dell'Eurasia e assai colpita dalle estinzioni.


              In ogni caso, la domesticazione avvenne in modo indipendente solo in pochissime aree. Risulta qui cruciale un altro insieme di fattori: poiché nel campo della tecnologia e delle idee i popoli importano dall'esterno molto più di quanto inventino, è essenziale che queste possano circolare. La possibilità di diffusione e migrazione all'interno di un continente ha un grosso peso nella storia delle società che lo abitano, che nel lungo periodo tendono a condividere le innovazioni (come ci ha mostrato l'episodio delle «guerre del moschetto» in Nuova Zelanda). I popoli che inizialmente mancano di un oggetto o di una tecnica di grande importanza, posseduti invece dai vicini, in genere o li acquisiscono o soccombono.

              Ecco quindi che le differenze tra i continenti nascono anche dalla minore o maggiore possibilità di spostamento.

              In Eurasia questa era molto alta, perché è un continente orientato secondo l'asse est-ovest e ha in genere barriere ecologiche e geografiche non insuperabili. Ciò aiuta molto gli spostamenti di piante e animali, che lungo i paralleli possono trovare condizioni climatiche sempre simili; e aiuta anche la diffusione di certe tecniche, che non devono essere adattate a condizioni ambientali diverse. In Africa e specialmente nelle Americhe l'asse nord-sud e i molti ostacoli geografici rendono questi movimenti di cose e idee più difficili. Anche in Nuova Guinea è cosi, a causa della tormentata orografia dell'isola che ha impedito a lungo, ad esempio, l'unificazione politica e linguistica.
              Importante è anche lo scambio tra i continenti, non solo al loro interno. Tra l'Eurasia e l'Africa subsahariana negli ultimi 6000 anni c'è stato un intenso flusso, che ha portato la seconda ad adottare quasi tutti gli animali domestici della prima. Nessuna interazione fu mai possibile, invece, con le Americhe, separate dall'oceano alle basse latitudini, e dalle avverse condizioni climatiche a quelle alte. L'Australia, isolata dall'Asia dalle acque dell'arcipelago indonesiano, ricevette da questa solo il dingo.
              L'ultimo insieme di fattori riguarda l'area e il numero di abitanti.
              Un continente più vasto e/o più popoloso ospita un maggior numero di società in competizione, e ha in potenza più inventori e invenzioni
              .
              C'è anche maggior urgenza ad accettare le novità, perché chi non ci riesce può essere eliminato dai concorrenti. Questo fu il fato dei pigmei e di molti altri popoli di cacciatori-raccoglitori sconfitti dagli agricoltori. E fu anche il fato dei testardi e conservatori coloni della Groenlandia, sconfitti dagli eschimesi che avevano mezzi di sussistenza più adatti a quelle latitudini. L'Eurasia, tra le grandi masse del pianeta, aveva di gran lunga il maggior numero di popoli, mentre l'Australia era particolarmente sfavorita. Le Americhe, nonostante la loro grande area, erano frammentate dalla geografia e dall'ecologia, e funzionavano in realtà come un aggregato di piccoli continenti mal collegati.
              Tutti questi fattori sono dati da differenze geografiche che possono essere quantificate oggettivamente e non sono opinabili. La mia impressione che i guineani siano in media più intelligenti degli eurasiatici è soggettiva e contestabile; il fatto che la Nuova Guinea sia assai più piccola e abbia meno specie di mammiferi dell'Eurasia è un dato di fatto. Ma se provate a far notare ad uno storico queste differenze, arrufferà le penne e parlerà di «determinismo geografico». È un'etichetta che sembra avere spiacevoli connotazioni, come se chi lo propugna sostenesse che la creatività umana non conta nulla e che noi siamo robot programmati dal clima, dalla fauna e dalla flora. Questo non è affatto vero. Senza la creatività e l'inventiva, a quest'ora staremmo probabilmente mangiando ancora carne cruda e usando attrezzi di pietra. In tutti i popoli esistono persone geniali; è solo che certi ambienti forniscono più materiale con cui partire e condizioni più favorevoli per continuare.
              Le risposte alla domanda di Yali sono più lunghe e complesse di quanto lui avrebbe voluto. Gli storici, comunque, potrebbero trovarle troppo concise e semplicistiche. Condensare 13000 anni di storia in meno di 400 pagine rende la brevità e la semplificazione necessarie, ma dà anche un vantaggio: la prospettiva a lungo termine e su vaste aree permette intuizioni che uno studio più particolareggiato non consentirebbe.

              Naturalmente, molti dei problemi sollevati dalla domanda di Yali rimangono irrisolti. Oggi possiamo proporre solo qualche risposta parziale e un programma di ricerca per il futuro. La sfida è quella di trattare la storia dell'umanità come una scienza, alla pari di scienze a carattere storico come l'astronomia, la geologia e la biologia evolutiva; mi è sembrato appropriato concludere il libro con uno sguardo al futuro della storia e con un esame dei problemi irrisolti.
              Un primo modo per proseguire le ricerche iniziate qui è di tipo quantitativo. Le differenze geografiche e biologiche tra i continenti possono essere individuate più in dettaglio: ad esempio la tabella 8.1 (che riporta la distribuzione delle erbacee a seme grande) potrebbe essere estesa ad altri tipi di colture, come i legumi; e la tabella 9.2 (con i mammiferi candidati alla domesticazione) potrebbe spingersi a spiegare quante sono le specie che falliscono, continente per continente, le varie parti del «test» in cui ho suddiviso la domesticazione. Sarebbe interessante farlo soprattutto per l'Africa, che ha la più bassa percentuale di successo: c'è una caratteristica negativa particolarmente diffusa in Africa, e perché compare proprio lì con maggiore frequenza? Altri tipi di dati che si potrebbero raccogliere riguardano, ad esempio, le velocità precise di diffusione lungo gli assi est-ovest e nord-sud.

              Un altro modo per continuare l'opera è scendere a scale spaziali e temporali più limitate. Ad esempio, molti lettori si saranno chiesti perché, all'interno dell'Eurasia, furono gli europei e non gli indiani o i cinesi a colonizzare America e Australia, a diventare i più progrediti dal punto divista tecnologico e a dominare il mondo moderno. Uno storico vissuto tra l'8500 a. C. e il 1450 avrebbe avuto difficoltà a prevedere per l'Europa un futuro di preminenza rispetto a India e Cina, che in tutti questi 10000 anni sono state più avanti di lei. Dall'8500 a. C. fino all'ascesa della civiltà greco-romana dopo il 500 a. C., tutte o quasi le maggiori scoperte della porzione occidentale dell'Eurasia sono avvenute nella Mezzaluna Fertile: l'agricoltura e l'allevamento, la scrittura, la metallurgia, la ruota, lo stato e così via. Fino al 900 circa, l'Europa al di là delle Alpi non ha contribuito in modo significativo alla civiltà del Vecchio Mondo, perché riceveva invenzioni e idee dal Mediterraneo, dalla Mezzaluna Fertile e dalla Cina. Anche più tardi, tra il 1000 e il 1450, la scienza in Europa era poco esportata e molto importata, soprattutto dalle società islamiche diffuse dall'India al Nordafrica. In questi stessi secoli la Cina era la più avanzata società al mondo dal punto di vista tecnologico.
              Quando, allora, la Cina e la Mezzaluna Fertile bruciarono l'enorme vantaggio accumulato con la partenza anticipata sull'Europa? Le cause prossime della preminenza europea sono ben note: la nascita di una classe mercantile, il capitalismo, il concetto di protezione dell'ingegno tramite il brevetto, la mancanza di despoti assoluti, la tradizione critica di origine greco-giudeo-cristiana. Ci chiediamo però cosa abbia portato a tutto questo.
              Per la Mezzaluna Fertile la risposta è semplice. Una volta esauritasi la spinta iniziale dovuta alla grande disponibilità di specie domesticabili, questa parte del mondo non aveva più alcun vantaggio particolare sulle altre. Dopo la nascita dei primi stati nel iv millennio a. C., il centro mondiale del potere rimase inizialmente in zona, oscillando tra babilonesi, assiri, ittiti e persiani. Con le conquiste di Alessandro Magno alla fine del IV secolo, il potere si spostò, in modo irrevocabile, verso ovest. Dopo l'ascesa di Roma fece un altro passo in quella direzione, e ne fece altri dopo la caduta dell'impero.
              La causa principale di queste dinamiche ci è chiara non appena associamo il termine «Mezzaluna Fertile» a ciò che oggi rappresenta quella zona. «Fertile» non lo è più di certo, e l'effimera ricchezza di alcuni stati della regione dovuta al petrolio nasconde la realtà di un'area povera, incapace di provvedere al proprio sostentamento.
              Nei tempi antichi, gran parte della Mezzaluna Fertile e del Mediterraneo orientale (Grecia inclusa) era coperta di foreste. Il modo in cui si è giunti al deserto attuale è stato chiarito da archeologi e studiosi di paleobotanica. Gli alberi sono stati abbattuti per far posto alle colture o per ottenere legno da usare per le costruzioni, come combustibile o per altri usi ancora. A causa delle scarse precipitazioni e quindi della bassa fertilità naturale, la ricrescita della vegetazione non riusciva a tenere il passo con le distruzioni, specialmente in presenza di un grande numero di capre. Venuta meno la copertura vegetale, l'erosione si accentuò e le valli fluviali si coprirono di sedimenti, mentre l'irrigazione causò un accumulo di sali nel terreno. Questi processi, iniziati nel Neolitico, erano ancora presenti in età moderna. Gli ultimi boschi nell'area di Petra, l'antica capitale dei nabatei, furono abbattuti dagli ottomani per la costruzione della ferrovia di Hejaz, alla vigilia della prima guerra mondiale.
              Le prime società della Mezzaluna Fertile e del Mediterraneo orientale, dunque, ebbero la sfortuna di sorgere in un'area ecologicamente fragile, e commisero un suicidio ecologico distruggendo le loro risorse. All'Europa occidentale e settentrionale questo fato fu risparmiato, non perché fossero abitate da popoli più previdenti, ma perché il loro ambiente era più resistente, con maggiori precipitazioni e rapida ricrescita della vegetazione. Oggi gran parte di queste zone è ancora in grado di ospitare l'agricoltura, 7000 anni dopo il suo arrivo. In Europa arrivarono colture, animali, tecniche e alfabeti della Mezzaluna Fertile, che dopo questi doni si autoeliminò come centro di potere e innovazione.
              Cosa successe invece alla Cina? I suoi vantaggi iniziali erano molteplici: inizio dell'agricoltura quasi contemporaneo alla Mezzaluna Fertile; grande diversità ecologica da nord a sud e dalla costa all'interno, con conseguente ricchezza di colture, animali e tecniche; area grande e produttiva, e popolazione assai numerosa; ambiente meno arido e fragile di quello del Vicino Oriente - tanto che la Cina è ancora coltivata oggi, a 10000 anni dalla nascita dell'agricoltura, anche se con problemi ambientali sempre più gravi e più seri di quelli europei.
              Questi vantaggi le permisero nel Medioevo di diventare la prima nazione tecnologica al mondo. Qui furono inventati tra le altre cose la ghisa, la bussola, la polvere da sparo, la carta, la stampa e tanto altro. Era una straordinaria potenza marittima, che nei primi anni del XV secolo era in grado di allestire flotte di centinaia di navi lunghe anche 120 metri, con equipaggi di 28000 uomini, che si spingevano fino alle coste orientali dell'Africa. Perché queste formidabili navi non doppiarono il Capo di Buona Speranza e arrivarono in Europa, prima che Vasco de Gama facesse il percorso opposto? Perché non attraversarono il Pacifico arrivando in America prima di Colombo e delle sue tre piccole navi? In breve, cosa fece perdere alla Cina la sua supremazia tecnologica?
              La fine di questa grande flotta ci da un indizio prezioso. Sette di queste grandi spedizioni partirono dalla Cina tra il 1405 e il 1433. Furono sospese all'improvviso a causa di un'aberrazione politica: la lotta di potere all'interno della corte tra la fazione degli eunuchi e i loro avversari. I primi erano i responsabili della marina, per cui quando i secondi vinsero bloccarono le spedizioni, smantellarono la flotta e proibirono la navigazione transoceanica. È un episodio che ricorda il rifiuto delle autorità inglesi di passare all'illuminazione elettrica, l'isolazionismo degli Stati Uniti tra le due guerre, e molti altri passi indietro motivati da beghe politiche locali. Ma in Cina la cosa era più grave, perché l'intera regione era unita in un impero. Una decisione di pochi fermò la navigazione in Cina, e da temporanea divenne definitiva, perché non rimasero più cantieri che avrebbero potuto, in seguito, costruire altre navi.
              Per contrasto, vediamo cosa avvenne prima di una ben nota spedizione partita dalla frammentata Europa. Colombo, italiano di nascita, era inizialmente al servizio del duca d'Angiò e poi del re del Portogallo. Quando questi si rifiutò di fornirgli le navi, egli si rivolse al conte di Medina-Celi, e infine ai regnanti di Spagna, che in principio nicchiarono ma alla fine si decisero a finanziarlo. Se l'Europa fosse stata unita sotto il dominio di uno dei tre che rifiutarono, la scoperta dell'America avrebbe corso gravi rischi.
              Quando la Spagna iniziò la sua conquista, altri stati si accorsero della ricchezza che affluiva dal Nuovo Mondo e sei si affrettarono a unirsi all'impresa. La stessa cosa accadde per i cannoni, l'illuminazione elettrica, la stampa, le pistole e mille altre invenzioni: c'era sempre qualche regnante che si opponeva per sue personali idiosincrasie, ma una volta che la cosa era adottata in una nazione si diffondeva alla fine in tutta Europa.
              In Cina accadeva l'esatto opposto. Per motivi apparentemente inspiegabili, furono banditi gli orologi, i filatoi ad acqua, e dopo la fine del XV secolo quasi tutta la tecnologia meccanica. Questi effetti perversi dell'omogeneità politica si fanno sentire ancora nel nostro secolo, come accadde con la follia della Rivoluzione Culturale degli anni sessanta e settanta, in cui per decisione di pochi uomini le scuole del paese furono virtualmente chiuse per cinque anni.
              L'unità della Cina e la disunità dell'Europa hanno una lunga storia. Le aree più significative della prima furono unite per la prima volta nel 221 a. C., e con brevi interruzioni lo sono rimaste fino a oggi. Il sistema di scrittura fu sempre lo stesso fin dalle origini, la lingua anche per molto tempo, e la cultura sostanzialmente omogenea da duemila anni. L'Europa invece non si è neanche avvicinata all'unificazione: era divisa in un migliaio di staterelli nel XIV secolo, che si ridussero a 500 nel 1500, arrivarono al minimo di 25 negli anni ottanta e oggi (nel momento in cui scrivo) sono quasi 40. In Europa ci sono 45 lingue, ognuna con il suo alfabeto modificato, e una diversità culturale ancor maggiore. Anche i blandi tentativi di unificazione politica nell'Unione europea incontrano oggi mille ostacoli.
              Il vero problema connesso con la perdita di preminenza della Cina sta nella sua immutabile unità, e nella cronica disunità europea. La risposta può venirci da uno sguardo alla carta. L'Europa ha una linea costiera più frastagliata, con cinque grandi penisole abbastanza isolate, in ognuna delle quali sono sorte lingue e culture caratteristiche: la Grecia, l'Italia, la penisola iberica, la Danimarca e la Scandinavia. La costa della Cina è meno accidentata, e l'unica penisola importante è la Corea. In Europa ci sono due isole (Gran Bretagna e Irlanda) abbastanza grandi da esser diventati stati indipendenti con lingue ed etnie ben definite (una arrivò ad essere una delle principali potenze europee). Le isole più grandi della Cina, Hainan e Taiwan, sono la metà dell'Irlanda; nessuna è stata una potenza indipendente, salvo Taiwan negli ultimissimi anni. Il Giappone, per contro, era molto più isolato dalla Cina di quanto l'Inghilterra lo fosse dal continente. L'Europa è suddivisa in unità etniche, linguistiche e politiche da alte catene di monti, mentre la Cina, ad est del Tibet, non ha barriere di questo tipo. In compenso è attraversata da ovest a est da due grandi fiumi navigabili, con un ampio bacino e una fitta rete di canali che facilitano le comunicazioni. Grazie a ciò, sorsero molto presto due soli centri dominanti che l'assenza di barriere fece alla fine riunire. I fiumi d'Europa non sono cosi lunghi e non uniscono molte aree diverse; nacquero dunque vari centri di preminenza, nessuno abbastanza grosso da dominare gli altri stabilmente.
              Dopo l'unificazione del 221 a. C. nessun'altra realtà locale poteva avere la possibilità di resistere a lungo in Cina; ci furono periodi di temporaneo sbandamento, ma alla fine l'unità tornò sempre. L'Europa non fu mai unificata del tutto, nonostante gli sforzi di Carlo Magno, Napoleone e Hitler; anche l'impero romano nella sua massima espansione non ne copriva più di metà.
              La geografia diede alla Cina un vantaggio iniziale, e i suoi diversi centri di agricoltura e innovazione poterono tutti scambiarsi colture e idee: ad esempio, il miglio, il bronzo e la scrittura arrivarono dal nord, il riso e la ghisa dal sud. Questa assenza di barriere - in questo libro da me sempre sottolineata come grande beneficio - alla fine le si ritorse contro, perché permise un'uniformità assoluta in cui la decisione di un despota poteva cambiare il corso della tecnologia.
              L'Europa invece si ritrovò divisa in decine o centinaia di stati indipendenti in continua competizione, che erano costretti ad accettare le innovazioni per poter sopravvivere: le barriere geografiche erano sufficienti a prevenire l'unificazione politica, ma non il passaggio delle idee. Nessuno mai in Europa potè spegnere la luce come in Cina.
              Quanto abbiamo visto mostra che la facilità di contatti ha avuto effetti sia positivi sia negativi sul progresso tecnologico. Come tendenza di lungo periodo, le aree favorite sono probabilmente quelle moderatamente collegate. L'evoluzione degli ultimi mille anni in Cina, Europa e (forse) India mostra gli effetti di una connessione rispettivamente alta, media e bassa
              Altri fattori, ovviamente, contribuirono alle differenze. La Mezzaluna Fertile, la Cina e l'Europa erano anche variamente esposte alle minacce esterne, soprattutto dei pastori nomadi dell'Asia centrale. Uno di questi gruppi (i mongoli) arrivò a distruggere i canali di Iran e Iraq, ma nessuno riuscì a penetrare nelle foreste dell'Europa centrale oltre la piana ungherese. Altri fattori ambientali sono ad esempio la posizione centrale della Mezzaluna Fertile nel controllo del commercio tra Cina, India ed Europa, e l'isolamento della Cina, che la rende una sorta di enorme isola continentale. Ricordando quanto abbiamo detto nei capitoli xin e xv a proposito della Tasmania e di altre zone, questo isolamento potrebbe spiegare alcuni suoi passi indietro. Comunque sia, questo discorso mostra che i fattori ambientali sembrano contare anche a scale più piccole, nel tempo e nello spazio.
              Qui c'è anche da trarre una salutare lezione: le condizioni cambiano, e la supremazia nel passato non garantisce quella nel futuro.
              Forse le diversità geografiche su cui in questo libro tanto si è insistito non hanno più senso nel mondo moderno, dove le nuove idee si diffondono istantaneamente su internet e le merci si spostano in aereo da un continente all'altro. Le future competizioni tra i popoli della Terra si svolgeranno secondo nuove regole, e potranno emergere nuove potenze - come sembrerebbe con Taiwan, la Corea, la Malaysia e soprattutto il Giappone. Ma pensandoci bene le nuove regole non sono che varianti delle vecchie. È vero, il transistor inventato negli Stati Uniti nel 1947 fece un salto di migliaia di chilometri e diede inizio all'industria elettronica giapponese - ma non fece un salto più corto per approdare in Congo o in Paraguay. Le nazioni che arrivano al potere sembrano quelle vicine agli antichi centri di produzione agricola, o quelle popolate da chi proveniva da quei luoghi. Il Giappone, al contrario del Congo, fu abile a sfrattare la tecnologia del transistor perché i suoi abitanti avevano alle spalle una lunga storia di alfabetizzazione, tecnologia e governo centralizzato. La Mezzaluna Fertile e la Cina, culle dell'agricoltura, dominano ancora il mondo, grazie ai loro discendenti diretti (la Cina moderna), o ai popoli vicini da loro influenzati (il Giappone, la Corea, l'Europa), o alle colonie di questi ultimi (le Americhe, l'Australia, il Brasile). Le prospettive di un futuro dominio degli africani, degli aborigeni o degli indiani americani rimangono assai scarse. La morsa degli avvenimenti dell'8000 a. C. è ancora forte.
              .............................
              sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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                "Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere."
                (Enzo Ferrari)

                inviato da me
                Smettila di essere chi eri,comincia ad essere chi sei!
                http://www.bodyweb.com/forums/threads/305549-Obiettivo-2-MASSA

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                  "La forza non deriva dalle capacità fisiche, ma da una volontà indomita."
                  (Mahatma Gandhi)



                  inviato da me
                  Smettila di essere chi eri,comincia ad essere chi sei!
                  http://www.bodyweb.com/forums/threads/305549-Obiettivo-2-MASSA

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                  • sotiris
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                    Napoleone Bonaparte

                    Ci vuole più coraggio nella sofferenza che nella morte.

                    La religione è ciò che trattiene il povero dall'ammazzare il ricco.

                    Le pene dell'inferno furono inventate per supplire alle insufficienti attrattive che ci si offrono in Paradiso.

                    Morendo lascio due vendicatori, due Ercoli in fasce: La Russia e gli Stati Uniti d'America.

                    Sono d'accordo col dare a Dio quel ch'è di Dio, ma il Papa non è Dio.

                    Bisogna non vedere, ma quando si è visto, è necessario saper punire.

                    L'Inghilterra è una nazione di bottegai.

                    Mettete un delinquente alla ribalta, e questo agirà da uomo onesto.

                    Io do un ordine, o taccio.

                    Gli uomini sono rari.

                    Bisogna sempre lasciar trascorrere la notte sulle ingiurie del giorno innanzi.

                    Strapazzando un uomo so, da come reagisce, che cosa pensare di lui. Vedo a quale tono è salita la sua anima: se colpite un bronzo con un guanto, non vi darà alcun suono; ma colpitelo con un martello e risuonerà.
                    Last edited by sotiris; 08-04-2016, 17:24:13.
                    sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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                    • sotiris
                      Urban Sheepboy
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                      Barbarie tecnologicamente accessoriata.

                      Marcello Veneziani
                      sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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                      • sotiris
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                        Fidel Catro,conquistato il potere a Cuba, radunò i suoi fedelissimi per ripartire gli incarichi più importanti, e dovendo assegnare alcuni incarichi economici, chiese:" Chi di voi è un economista?"
                        Il "Che", mezzo addormentato per l'ennesima note insonne, alzò immediatamente la mano e gridò: "Io!, io sono comunista!" E così fu nominato Capodipartimento dell´Industria nel neocostituito Istituto Nazionale di Riforma Agrario e qualche settimana dopo Presidente della Banca Nazionale di Cuba.

                        Fonte sconosciuta
                        sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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                        • Davide_
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                          Morire non è nulla.
                          Non vivere è spaventoso .

                          Victor Hugo

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                            Pornotrainer SdS ("Mezzo-morto") - Arrivederci Bud. R.I.P
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                            • Un tempo e per tanto tempo in Germania...
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                            Originariamente Scritto da sotiris Visualizza Messaggio
                            Barbarie tecnologicamente accessoriata.

                            Marcello Veneziani
                            Non è da te citare Veneziani

                            SdS - "Mezzo-morto" - rulez :he: :woo:
                            Anarco-Training
                            M&ScC-Group: "Magna & Spigni con Criterio"
                            No mental :seg: Crew
                            Bud Spencer 31.10.1929 - 27.6.2016 R.I.P
                            I.O.M Jesi & Vallesina

                            Le domande dell'aspirante bidibolder
                            Originariamente Scritto da TONY_98
                            Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
                            Originariamente Scritto da Perineo
                            vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
                            Originariamente Scritto da Spratix
                            C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
                            Fai da te - Il tagliando
                            Originariamente Scritto da erstef
                            Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
                            Disagio alimentare & logistica bidibolder
                            Originariamente Scritto da Gianludlc17
                            se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
                            Estetica rulez
                            Originariamente Scritto da 22darklord23
                            la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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                            • sotiris
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                              Originariamente Scritto da Manx Visualizza Messaggio
                              Non è da te citare Veneziani
                              L'uomo è migliorato. Forse anch'io
                              sigpic Sono così veloce che l'altra notte ho spento l'interruttore della luce nella mia camera da letto, ed ero nel letto prima che la stanza fosse buia.

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                                Originariamente Scritto da sotiris Visualizza Messaggio
                                L'uomo è migliorato. Forse anch'io
                                non sei piu' "rosso"?

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                                No mental :seg: Crew
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                                Le domande dell'aspirante bidibolder
                                Originariamente Scritto da TONY_98
                                Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
                                Originariamente Scritto da Perineo
                                vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
                                Originariamente Scritto da Spratix
                                C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
                                Fai da te - Il tagliando
                                Originariamente Scritto da erstef
                                Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
                                Disagio alimentare & logistica bidibolder
                                Originariamente Scritto da Gianludlc17
                                se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
                                Estetica rulez
                                Originariamente Scritto da 22darklord23
                                la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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