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    Bodyweb Senior
    • Oct 2008
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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Questo accumulo di benessere e ricchezza, se non è accompagnato da una visione etica alta, che permette ad una società di avere anche altri scopi che il denaro per il denaro, diventa diabolico e distruttivo, riducendo l'umanità a merce e la civiltà a centro commerciale:
    Quello che difatti esportano gli americani. Tu vali per quanto guadagni? E una civiltà per il suo volume di scambi commerciali? Visione luciferina e profondamente antiumana, la quale riduce l'uomo a schiavo e a rotella di ingranaggio produttivo e consumistico. Va in crisi l'economia, e salta per aria una intera società se non si ha il paracadute di valori ben più radicati e umani. Non ci sta portando da nessuna parte questa visione mercificante e manichea del mondo, perchè se la superficie dell'uomo è apparentemente soddisfatta e satolla, la sua natura più profonda e immutabile non lo è, mancandole qualcosa. Da qui l'alienazione, l'insoddisfazione, la frustrazione, l'angoscia e tutti i vari rimedi che il mondo occidentale cerca di porre in campo per riempire i vuoti: droga, pornografia, mercimonio dei corpi, derive etiche sempre più spinte, affinchè i desideri siano soddisfatti. E non basta mai. Abbiamo l'impressione di stare danzando sul mondo, ma un occhio attento non può non accorgersi che stiamo in verità precipitando.
    L’uomo e la macchina

    di Massimo Fini

    Nei talebani io non difendo solo il diritto elementare di un popolo, o parte di esso, a resistere all’occupazione straniera, comunque motivata. In ciò che accade in Afghanistan io vedo, simbolicamente e concretamente, la lotta dell’uomo contro la macchina. Da una parte gente che si batte con i propri corpi, il proprio coraggio, fisico e morale, con armi del secolo scorso, dall’altra i robot, i Dardo e i Predator, aerei senza equipaggio, i missili che colpiscono a distanza di 300 chilometri e, più in generale, un apparato tecnologico sofisticatissimo dove la parte del combattente è ridotta al minimo.

    In ciò che accade in Afghanistan io vedo, simbolicamente e concretamente, la lotta dell’uomo contro il denaro. In Afghanistan alcuni dei Paesi più ricchi del mondo hanno aggredito uno dei più poveri, ma non ce l’hanno fatta a piegarlo. Abbiamo cercato di comprarli in tutti i modi, i talebani, ma non ci siamo riusciti. Sulla testa del Mullah Omar, dopo la sua rocambolesca fuga in moto, pendeva una taglia di 50 milioni di dollari. Con una cifra simile, da quelle parti, si compra tutto l’Afghanistan e anche un po’ di Pakistan. Ma non se n’è trovato uno solo che tradisse Omar. Quando Abdul Salam Zaeef, ex ambasciatore talebano in Pakistan, fu catturato e imprigionato, venne sottoposto al consueto trattamento tipo “Abu Ghraib”, spogliato nudo dai militari americani, uomini e donne, e deriso mentre un commilitone scattava fotografie (sono i metodi della “cultura superiore” totalmente estranei a quella afghana, del resto i talebani non hanno mai torturato i prigionieri, li hanno sempre trattati con rispetto).

    Racconta Zaeef (“My life with the Taliban”) che gli americani volevano da lui una cosa sola: delle indicazioni per trovare il Mullah, in cambio gli offrivano la libertà e molti soldi. Zaeef rispose: non si vende un amico e un compagno di battaglia per la libertà e tanto meno per denaro. La Cia, toccando il fondo dell’ignominia e del ridicolo, non sapendo cos’altro fare per “conquistare i cuori e le menti degli afghani” è arrivata a offrire ai capi tribali, che hanno più mogli, il viagra. Gli americani sono convinti che tutto si possa comprare col denaro. Invece non si può comprare chi è disposto a morire per le proprie idee, giuste o sbagliate che siano (“Ni se compra ni se viende el cariño viertadero“, non si compra e non si vende l’amore vero dice una vecchia canzone spagnola). Non si può comprare chi non fa del denaro la propria priorità.

    Omar, quando era al potere, viveva in un ufficio amministrativo di sette stanze, zeppo di funzionari che lo aiutavano nel suo lavoro e le sue tre mogli e i cinque figli hanno continuato ad abitare nel poverissimo villaggio della sua giovinezza, Sungesar, senza cambiare in alcun modo il loro tenore di vita, né Sungesar ha ricevuto alcun vantaggio dal fatto che uno dei suoi “enfants de Pays” era diventato il capo del Paese. La rivoluzione talebana è interessante anche per altri motivi. Si apparenta, in un certo senso, alla Rivoluzione francese che spazzò via il mondo feudale per imporre poi all’Europa, sulla punta delle baionette di Napoleone, un unico diritto. Anche i talebani spazzarono via il mondo feudale afghano, quello dei “signori della guerra”, e al posto dell’arbitrio imposero, nel loro Paese, un’unica legge, la Sharia. La differenza è che mentre la borghesia guardava in avanti, i talebani guardano indietro, a un mondo regolato, sul piano del costume, da leggi arcaiche risalenti al VII secolo arabo-musulmano senza però respingere alcune, poche e mirate conquiste tecnologiche della modernità. Una sorta di “Medioevo sostenibile” che a me pare più innovativo e comunque più interessante del nostro “sviluppo sostenibile”.

    "
    Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
      • 120623
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      • In piedi tra le rovine
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      Originariamente Scritto da Dan Master's Visualizza Messaggio
      Io non ci vedo tutto questo demonio, nessuno mi ha imposto di cambiare religione, credo politico di andare e venire come meglio credo o ad esempio di denunciare i miei vicini se hanno qualche comportamento particolare.
      Persino fossero omosessuali.
      Anche questo fa parte di questi valori, di questa realtà, quindi a ben vedere l'etica può dirsi salva...o quasi.
      Quale società è esente dai criminali? Nessuna, ladri e prostitute esistono da quando esiste il mondo e l'alcool è da tempo immemorabile la sostanza prediletta per stordirsi, bisogna esaltarsi? Certo che no.
      Io valgo per quanto guadagno? Non solo, ma anche.
      L'etica è l'esposizione di principi chiari e trascendenti il contingente sotto ai quali tutto sta. Se questo tutto si riduce a scambio commerciale, a soldo (per cui ogni cosa è permessa se mi porta un "guadagno") vi è un deterioramento dei principi, una loro relativizzazione. Questo occidente non dà altra visione se non quella economica. Tutto l'uomo si riduce lì. Abbiamo un solo approccio al mondo, ed è quello tecnico ed economico, sotto al quale l'etica viene schiacciata. Non si valorizza più l'essenza spirituale e razionale dell'uomo, ma la sua spinta produttrice, bestia da soma. L'ordine ontico sul quale l'etica poggia viene disgregato a favore di una liberalizzazione assoluta, che fa mancare all'uomo il suo centro ed il suo fondamento, quel centro e quel fondamento che ha retto l'occidente per tremila anni. E' inutile qua parlare di valori: quale etica è salva, se il sistema liberale portato al suo estremo è la negazione stessa dell'etica, dato che non può avere nè darsi baluardi? Attenti:
      L'uomo lo si domina con la violenza o con la legge ordinata e morale. Questo occidente, al pari dei selvaggi, ha scelto la prima via, la violenza esercitata dal dominio del desiderio, della merce, della libertà assoluta, dell'Io, della disintegrazione di ogni ordine. L'uomo ha per sua natura estremo bisogno di identificarsi in qualcosa: se il modello che gli proponi è questo tipo di società asservita all'economia liberale di stampo americano, avrai un uomo monco e schiavo, non completo e libero. Non gli dai alcuna educazione nè anticorpi per vivere, per ragionare, per costruire; cosa vuoi che di etico l'uomo edifichi in se stesso se la meta è il profitto? Chi dice che questo sia il progresso, dice la più grande delle bestialità. L'uomo così com'è è monco: manca tutta una parte da educare ed allevare.
      Last edited by Sean; 08-12-2010, 15:28:47.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • Pieraccio89
        Bodyweb Advanced
        • Apr 2010
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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        L'etica è l'esposizione di principi chiari sotto ai quali si sta. Se tutto si riduce a scambio commerciale, a soldo (per cui tutto è permesso se mi porta un "guadagno") vi è un deterioramento dei principi, una loro relativizzazione. Questo occidente non dà altra visione se non quella economica. Tutto l'uomo si riduce lì. Abbiamo un solo approccio al mondo, ed è quello tecnico ed economico, sotto al quale l'etica viene schiacciata. Non si valorizza più l'essenza spirituale e razionale dell'uomo, ma la sua spinta prodruttrice, bestia da soma. L'ordine ontico sul quale l'etica poggia viene disgregato a favore di una liberalizzazione assoluta, che fa mancare all'uomo il suo centro ed il suo fondamento, quel centro e quel fondamento che ha retto l'occidente per tremila anni. E' inutile qua parlare di valori: quale etica è salva, se il sistema liberale portato al suo estremo è la negazione stessa dell'etica, dato che non può avere nè darsi baluardi? Attenti:
        L'uomo lo si domina con la violenza o con la legge ordinata e morale. Questo occidente, al pari dei selvaggi, ha scelto la prima via, la violenza esercitata dal dominio del desiderio, della merce, della libertà assoluta, dell'Io, della disintegrazione di ogni ordine. L'uomo ha per sua natura estremo bisogno di identificarsi in qualcosa: se il modello che gli proponi è questo tipo di società asservita all'economia liberale di stampo americano, avrai un uomo monco e schiavo, non completo e libero. Non gli dai alcuna educazione nè anticorpi per vivere, per ragionare, per costruire; cosa vuoi che di etico l'uomo edifichi in se stesso se la meta è il profitto? Chi dice che questo sia il progresso, dice la più grande delle bestialità. L'uomo così com'è è monco: manca tutta una parte da educare ed allevare.
        Quoto ed apprezzo le parole di Sean.
        Da studente di Economia e commercio, posso affermare, che oramai l'uomo non è altro che merce e la società un grosso mercato globale, ma tutto ciò è visibile a chiunque.
        I valori autentici sono stati perduti o dimenticati a discapito della prima via (cit. dal messsaggio precedente).

        Il Kali Yuga si avvicina sempre più in fretta.
        Il "Compito dell’uomo differenziato, costretto a vivere l’epoca del Kali Yuga, in cui la verità si oscura e trionfa la menzogna, è quello di erigere costantemente la fortezza interiore del supremo distacco" Miguel Serrano
        sigpicIl mio diario -----> http://www.bodyweb.com/forums/thread...o-Pier-s-Diary

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        quando la fame è fame anche la merda è pane [cit.]

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          • In piedi tra le rovine
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          Originariamente Scritto da Dan Master's Visualizza Messaggio

          Non si può dire che fosse un'economia di mercato nel senso completo, la presenza statale era troppo invadente per poterla definire tale ed indubbiamente il Giappone aveva i suoi scambi a livello pre-capitalistico, ma nulla che avesse a che vedere con modelli moderni (anche se la colpa maggiore fu forse scegliersi l'alleato sbagliato in quel momento).
          Erano sistemi che si rivelarono poi inadeguati e superati, non lo dico con un significato morale, ma pratico.
          Non l'ho detto infatti: ho detto che era una economia di mercato temperata da una forte componente etica e sovrana, che dettava le sue regole anche all'economia, che non può essere un comparto slegato e selvaggio, liberissimo di decidere per sè; non se quelle decisioni hanno (come hanno) una ricaduta reale su tutta una società. "Sistemi superati"? Negli anni '30 non lo erano affatto. I modelli "moderni" li chiamiamo così perchè appunto si sono sviluppati sino al grado attuale. Non possiamo dire quale sviluppo e sfogo avrebbero avuto la società germanica o giapponese seguendo il loro percorso naturale, e quale grado di adattamento. Non essendo una società di stampo dottrinario quale la comunista, avrebbero comunque avuto i propri margini di adattamento. I propri, non quelli altrui.

          Ah, sulla presenza dello stato, faccio presente che l'America solo oggi ha cominciato ad avere una parvenza di assistenzialismo (per esempio la sanità). Se lo stato è l'entità di diritto che contiene e norma un popolo, non può lasciare che al suo interno un parte del popolo vada alla deriva perchè troppo debole o non predestinata a fare dollari. Lo stato sociale, Dan, ha un suo perchè preciso e, appunto, etico.
          Last edited by Sean; 08-12-2010, 15:12:32.
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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          • germanomosconi
            Bodyweb Senior
            • Jan 2007
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            • pordenone
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            rassegnatevi, quello che sta succedendo e che continuerà a succedere nei prossimo giorni sarà solo l'ennesima dimostrazione che la democrazia non esiste più in nessun paese del mondo e che forse mai è esistita...
            Originariamente Scritto da Marco pl
            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            IO? Mai masturbato.
            Originariamente Scritto da master wallace
            Io sono drogato..

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            • Dan Master's
              Bodyweb Advanced
              • Jun 2008
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              • liguria, west coast, dal verdummaro a parlare di giustizia.
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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              L'etica è l'esposizione di principi chiari e trascendenti il contingente sotto ai quali tutto sta. Se questo tutto si riduce a scambio commerciale, a soldo (per cui ogni cosa è permessa se mi porta un "guadagno") vi è un deterioramento dei principi, una loro relativizzazione. Questo occidente non dà altra visione se non quella economica. Tutto l'uomo si riduce lì. Abbiamo un solo approccio al mondo, ed è quello tecnico ed economico, sotto al quale l'etica viene schiacciata. Non si valorizza più l'essenza spirituale e razionale dell'uomo, ma la sua spinta produttrice, bestia da soma. L'ordine ontico sul quale l'etica poggia viene disgregato a favore di una liberalizzazione assoluta, che fa mancare all'uomo il suo centro ed il suo fondamento, quel centro e quel fondamento che ha retto l'occidente per tremila anni. E' inutile qua parlare di valori: quale etica è salva, se il sistema liberale portato al suo estremo è la negazione stessa dell'etica, dato che non può avere nè darsi baluardi? Attenti:
              L'uomo lo si domina con la violenza o con la legge ordinata e morale. Questo occidente, al pari dei selvaggi, ha scelto la prima via, la violenza esercitata dal dominio del desiderio, della merce, della libertà assoluta, dell'Io, della disintegrazione di ogni ordine. L'uomo ha per sua natura estremo bisogno di identificarsi in qualcosa: se il modello che gli proponi è questo tipo di società asservita all'economia liberale di stampo americano, avrai un uomo monco e schiavo, non completo e libero. Non gli dai alcuna educazione nè anticorpi per vivere, per ragionare, per costruire; cosa vuoi che di etico l'uomo edifichi in se stesso se la meta è il profitto? Chi dice che questo sia il progresso, dice la più grande delle bestialità. L'uomo così com'è è monco: manca tutta una parte da educare ed allevare.
              Ma infatti io non penso che tutto si riduca al mercato, attenzione l'etica liberale è ben di più e non credo di dover stare qua io a illustrartela. Dico solo che per i moderni il libero mercato è indispensabile, non è l'unico fattore, ma senza quello la libertà e l'uomo sono altrettanto monchi, chi fece diversamente fallì.

              Lo stato deve entrare nell'economia con grande prudenza e per motivi pratici precisi e calcolati e deve assolutamente stare fuori dalla sfera privata, intima, degli individui, tutto lì.
              Penso poi che in questa società liberale completa, libero mercato, libera circolazione delle idee sia il contrario dell'omologazione, anzi se voglio trovarvi una particolarità è la frammentazione, il continuo cambiar delle mode ne è un esempio.
              Per stare in questa società, multiforme, libera e se vogliamo selettiva ne servono di anticorpi e di capacità, forse più che a stare in un regime di soldatini eterodiretti al bene comune (che cos'è poi il bene comune?) dall'alto, per costruire, per migliorare, per i nostri figli, per il nostro dovere. Motivi pratici, valori pratici.
              Le nostre catene sono le più brevi che si possano avere.
              Persino l'incontro con Dio è possibile, credo in Dio e nel libero mercato, sono forse in contraddizione?


              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Non l'ho detto infatti: ho detto che era una economia di mercato temperata da una forte componente etica e sovrana, che dettava le sue regole anche all'economia, che non può essere un comparto slegato e selvaggio, liberissimo di decidere per sè; non se quelle decisioni hanno (come hanno) una ricaduta reale su tutta una società. "Sistemi superati"? Negli anni '30 non lo erano affatto. I modelli "moderni" li chiamiamo così perchè appunto si sono sviluppati sino al grado attuale. Non possiamo dire quale sviluppo e sfogo avrebbero avuto la società germanica o giapponese seguendo il loro percorso naturale, e quale grado di adattamento. Non essendo una società di stampo dottrinario quale la comunista, avrebbero comunque avuto i propri margini di adattamento. I propri, non quelli altrui.

              Ah, sulla presenza dello stato, faccio presente che l'America solo oggi ha cominciato ad avere una parvenza di assistenzialismo (per esempio la sanità). Se lo stato è l'entità di diritto che contiene e norma un popolo, non può lasciare che al suo interno un parte del popolo vada alla deriva perchè troppo debole o non predestinata a fare dollari. Lo stato sociale, Dan, ha un suo perchè preciso e, appunto, etico.
              La struttura dell'economia tedesca avrebbe dovuto scegliere da che parte stare (statalista o libero mercato?), non era possibile continuare su quella via che danneggiò le piccole attività artigianali in maniera irreversibile già prima della guerra a favore dei cartelli industriali, prima del piano quadriennale per intenderci.
              Se si fosse rinchiuso in sè stesso avrebbe fatto una pessima fine e lo sappiamo, se si fosse aperto all'esterno allora pian piano avrebbe dovuto cambiar forma la politica riducendo il controllo sul mercato e prendendo tratti liberali ,ciò che lentamente avviene in qualunque paese accetti il libero mercato e che viene erroneamente scambiato per omologazione.

              Una domanda, perché parliamo della dignità del Giappone per Mishima (niente da obiettare) e non per la Toyota? Non è una provocazione, ma un tentativo di riflessione, perché l'ingegno umano non può aver valore in questo campo che richiede tecnica e capacità?

              Routine:
              http://www.youtube.com/watch?v=ZX0KunkVOog

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              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
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                Originariamente Scritto da Dan Master's Visualizza Messaggio
                Ma infatti io non penso che tutto si riduca al mercato, attenzione l'etica liberale è ben di più e non credo di dover stare qua io a illustrartela. Dico solo che per i moderni il libero mercato è indispensabile, non è l'unico fattore, ma senza quello la libertà e l'uomo sono altrettanto monchi, chi fece diversamente fallì.

                Lo stato deve entrare nell'economia con grande prudenza e per motivi pratici precisi e calcolati e deve assolutamente stare fuori dalla sfera privata, intima, degli individui, tutto lì.
                Tu non lo pensi, e questo va a lode della tua posizione personale al riguardo, ma la realtà imposta da questo sistema è purtroppo un'altra e va in direzione opposta ai nostri desiderata. La libertà va regolamentata, e dato che dell'etica dovrebbe essere l'uomo l'oggetto e non l'economia, ecco che è l'economia a dover stare dietro all'etica, e non il contrario (quello che invece avviene oggi, dove la libertà dell'uomo è deregolata quanto le libertà del campo economico). E' chiaro che il libero mercato è essenziale:
                Ma quale libero mercato? E perchè questo libero mercato non può essere normato? E perchè la politica non può controllarlo? In base a cosa? Dove sta scritto che poi il libero mercato non funziona più? Perchè un paese non può avere una propria forte base etica all'interno ed una economia di mercato all'esterno? Dov'è la contraddizione? La contraddizione è solo nel fatto che i potentati finanziari sarebbero sottoposti ad un controllo che non vogliono: ma così facendo si pongono fuori dallo Stato, se l'economia è un suo aspetto (un suo aspetto, non il suo tutto). E infatti vediamo che nelle crisi, lo stato schiavo della deregolazione economica, salva per prime le banche, al di fuori di ogni etica sociale che impone di guardare al benessere del proprio popolo. E poi, nelle stesse crisi, quello stato che ha permesso la criminale deregolamentazione della economia, ha il coraggio e la sfrontatezza di chiedere "lacrime e sangue" ai cittadini: lo stato chiede ai cittadini di pagare l'allegra liberalità di un'economia di un mercato che è lo stato che avrebbe dovuto controllare. C'è qualcosa che non va.

                Lo stato deve poter entrare ovunque, nella economia come nella vita dei cittadini, se queste vanno contro il benessere dello stato stesso. Vorrei ricordare che non siamo in una giungla, anche se capisco bene che la società odierna ne sta assumendo tutti gli aspetti sostanziali. Dan, in questo occidente non esiste più alcuna etica. Esistono delle norme ad uso e consumo del mercato, e quanto più sono "flessibili" tanto più dalla finanza sono gradite. In mezzo c'è l'uomo, disorientato. E in mezzo ci sono ancora porzioni di mondo che non vogliono una economia slegata dall'etica, perchè stanno bene così, anche se a noi poveri occidentali la cosa pare assurda. Ma il mondo non lo abbiamo inventato noi; il mondo non è tutto casa nostra; e noi e questo sistema non dureremo per sempre, è una semplice legge storica. Dunque possiamo, nei confronti degli altri, dare giudizi di merito secondo il nostro punto di vista, ma non fare in modo (magari a suon di bombe) che gli altri diventino come noi senza prima chiedere il permesso. L'America ha una paura folle che lo scettro (già alquanto instabile) gli cada di mano e qualcun'altro lo raccolga: si rassegni, è accaduto anche a imperi migliori del loro. E' solo ciò che lasci quello che conta, è lì che si misura una civiltà, e con quel metro gli americani sono ancora all'ultimo gradino.

                La struttura dell'economia tedesca avrebbe dovuto scegliere da che parte stare (statalista o libero mercato?), non era possibile continuare su quella via che danneggiò le piccole attività artigianali in maniera irreversibile già prima della guerra a favore dei cartelli industriali, prima del piano quadriennale per intenderci.
                Se si fosse rinchiuso in sè stesso avrebbe fatto una pessima fine e lo sappiamo, se si fosse aperto all'esterno allora pian piano avrebbe dovuto cambiar forma la politica riducendo il controllo sul mercato e prendendo tratti liberali ,ciò che lentamente avviene in qualunque paese accetti il libero mercato e che viene erroneamente scambiato per omologazione.
                Il Nazismo non ha mai avuto una sua dottrina economica precisa e ben delineata: ciò che si voleva era soltanto che l'economia non fosse un comparto slegato dallo stato e magari disposto a farsi eterodirigere, tutto qua. Quando mai la Germania si sarebbe rinchiusa in se stessa? Ma se cercava anzi territori ad est per ampliare il suo mercato e le sue possibilità di espansione del benessere? Ma mica stiamo parlando dell'Unione Sovietica, eh...Che cosa aveva l'industria americana che già non avesse quella tedesca? La Krupp, la Siemens non erano eccellenze mondiali? Non esportavano ovunque? Aveva già deciso, dunque, da che parte stare, anche perchè non c'è contraddizione, lo ripeto, tra libero mercato ed etica interna. Il piccolo artigianato era già stato rovinato ben prima dell'avvento del Nazismo, ovvero da Weimar e dall'assalto delle masse all'impiego nelle grandi industrie, tanto che uno dei punti dove la propaganda del Nazismo faceva forza era quello di decantare la qualità della vita agreste rispetto alla alienazione delle città industriali; industrie che solo sotto al Nazismo cominciarono ad assumere in Germania un aspetto decente per gli operai, con tutta la varia regolamentazione in materia sanitaria.
                Per quanto riguarda poi il piccolo artigianato, che pare ci stia tanto a cuore, mi preoccuperei del nostro, distrutto da una globalizzazione selvaggia e senza regole. Mi preoccuperei, noi che facciamo affari con la Cina, delle condizioni degli operai in quel paese, un altro paese che ci ha bellamente gabbati, con un mercato liberissimo all'esterno (contro i prezzi del quale noi non possiamo concorrere, a meno di non voler togliere ogni garanzia sociale ai nostri operai) ed un regime comunista all'interno:
                Altro che Nazismo. Loro non li invitiamo a "modernizzarsi"?

                Una domanda, perché parliamo della dignità del Giappone per Mishima (niente da obiettare) e non per la Toyota? Non è una provocazione, ma un tentativo di riflessione, perché l'ingegno umano non può aver valore in questo campo che richiede tecnica e capacità?
                Perchè la dignità della Toyota avrebbe dovuto essere lesa dal suo paese, se questo avesse potuto proseguire per la sua strada dalla quale lo ha deviato Hiroshima? In cosa la Toyota avrebbe avuto dei danni? Credi che oggi non ci avrebbe venduto le sue auto? Ma all''interno i giapponesi avrebbero avuto una nazione coi loro valori e modi di fare e di essere. La Toyota e le sue maestranze avrebbe risposto al Giappone e non allo straniero.
                Last edited by Sean; 08-12-2010, 18:18:05.
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

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                  Originariamente Scritto da Dan Master's Visualizza Messaggio
                  Persino l'incontro con Dio è possibile, credo in Dio e nel libero mercato, sono forse in contraddizione?
                  Se il libero mercato mi porta a ridurre Dio a prodotto da bancarella, per cui un dio vale l'altro sì, sono in contraddizione. E difatti oggi la Verità non può essere più affermata con orgoglio ma sussurrata quasi con vergogna, cosa che per esempio non fanno gli islamici, fieri della propria identità. Noi il nostro Dio lo mettiamo assieme agli altri; il Dio al quale sono dedicate le arti e la cultura occidentali diventa ninnolo accessorio, nella civiltà dal mercato libero alla massima potenza, ove non si scambiano solo merci ma anche uomini, culture, tradizioni che hanno secoli sulle spalle. Si gioca con elementi delicatissimi quale può essere la religione, col rispetto che si ha per un pacco da imballaggio. Questo tipo di mercato è anti identitario; ci puoi credere in Dio, ma meglio se nel chiuso dello stanzino o in grandi aule dove tutti i simboli sono ammessi:
                  Non sia mai che si faccia torto a qualche porzione di mercato.
                  Last edited by Sean; 08-12-2010, 18:37:36.
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Dan Master's
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                    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                    Tu non lo pensi, e questo va a lode della tua posizione personale al riguardo, ma la realtà imposta da questo sistema è purtroppo un'altra e va in direzione opposta ai nostri desiderata. La libertà va regolamentata, e dato che dell'etica dovrebbe essere l'uomo l'oggetto e non l'economia, ecco che è l'economia a dover stare dietro all'etica, e non il contrario (quello che invece avviene oggi, dove la libertà dell'uomo è deregolata quanto le libertà del campo economico). E' chiaro che il libero mercato è essenziale:
                    Ma quale libero mercato? E perchè questo libero mercato non può essere normato? E perchè la politica non può controllarlo? In base a cosa? Dove sta scritto che poi il libero mercato non funziona più? Perchè un paese non può avere una propria forte base etica all'interno ed una economia di mercato all'esterno? Dov'è la contraddizione? La contraddizione è solo nel fatto che i potentati finanziari sarebbero sottoposti ad un controllo che non vogliono: ma così facendo si pongono fuori dallo Stato, se l'economia è un suo aspetto (un suo aspetto, non il suo tutto). E infatti vediamo che nelle crisi, lo stato schiavo della deregolazione economica, salva per prime le banche, al di fuori di ogni etica sociale che impone di guardare al benessere del proprio popolo. E poi, nelle stesse crisi, quello stato che ha permesso la criminale deregolamentazione della economia, ha il coraggio e la sfrontatezza di chiedere "lacrime e sangue" ai cittadini: lo stato chiede ai cittadini di pagare l'allegra liberalità di un'economia di un mercato che è lo stato che avrebbe dovuto controllare. C'è qualcosa che non va.

                    Lo stato deve poter entrare ovunque, nella economia come nella vita dei cittadini, se queste vanno contro il benessere dello stato stesso. Vorrei ricordare che non siamo in una giungla, anche se capisco bene che la società odierna ne sta assumendo tutti gli aspetti sostanziali. Dn, in questo occidente non esiste più alcuna etica. Esistono delle norme ad uso e consumo del mercato, e quanto più sono "flessibili" tanto più dalla finanza sono gradite. In mezzo c'è l'uomo, disorientato. E in mezzo ci sono ancora porzioni di mondo che non vogliono una economia slegata dall'etica, perchè stanno bene così, anche se a noi poveri occidentali la cosa pare assurda. Ma il mondo non lo abbiamo inventato noi; il mondo non è tutto casa nostra; e noi e questo sistema non dureremo per sempre, è una semplice legge storica. Dunque possiamo, nei confronti degli altri, dare giudizi di merito secondo il nostro punto di vista, ma non fare in modo (magari a suon di bombe) che gli altri diventino come noi senza prima chiedere il permesso. L'America ha una paura folle che lo scettro (già alquanto instabile) gli cada di mano e qualcun'altro lo raccolga: si rassegni, è accaduto anche a imperi migliori del loro. E' solo ciò che lasci quello che conta, e lì che si misura una civiltà, e con quel metro gli americani sono ancora all'ultimo gradino.

                    Il Nazismo non ha mai avuto una sua dottrina economica precisa e ben delineata: ciò che si voleva era soltanto che l'economia non fosse un comparto slegato dallo stato e magari disposto a farsi eterodirigere, tutto qua. Quando mai la Germania si sarebbe rinchiusa in se stessa? Ma se cercava anzi territori ad est per ampliare il suo mercato e le sue possibilità di espansione del benessere? Ma mica stiamo parlando dell'Unione Sovietica, eh...Che cosa aveva l'industria americana che già non avesse quella tedesca? La Krupp, la Siemens non erano eccellenze mondiali? Non esportavano ovunque? Aveva già deciso, dunque, da che parte stare, anche perchè non c'è contraddizione, lo ripeto, tra libero mercato ed etica interna. Il piccolo artigianato era già stato rovinato ben prima dell'avvento del Nazismo, ovvero da Weimar e dall'assalto delle masse all'impiego nelle grandi industrie, tanto che uno dei punti dove la propaganda del Nazismo faceva forza era quello di decantare la qualità della vita agreste rispetto alla alienazione delle città industriali; industri che solo sotto al Nazismo cominciarono ad assumere in Germania un aspetto decente per gli operai, con tutta la varia regolamentazione in materia sanitaria.
                    Per quanto riguarda poi il piccolo artigianato, che pare ci stia tanto a cuore, mi preoccuperei del nostro, distrutto da una globalizzazione selvaggia e senza regole. Mi preoccuperei, noi che facciamo affari con la Cina, delle condizioni degli operai in quel paese, un altro paese che ci ha bellamente gabbati, con un mercato liberissimo all'esterno (contro i prezzi del quale noi non possiamo concorrere, a meno di non voler toglere ogni garanzia sociale ai nostri operai) ed un regime comunista all'interno:
                    Altro che Nazismo. Loro non li invitiamo a "modernizzarsi"?

                    Perchè la dignità della Toyota avrebbe dovuto essere lesa dal suo paese, se avesse proseguito per la sua strada dalla quale lo ha deviato Hiroshima? In cosa la Toyota avrebbe avuto dei danni? Credi che oggi non ci avrebbe venduto le sue auto? Ma all''interno i giapponesi avrebbero avuto una nazione coi loro valori e modi di fare e di essere. La Toyota e le sue maestranze avrebbe risposto al Giappone e non allo straniero.

                    La politica fatica nel suo controllo sull'economia perchè fa fatica a tallonarla, se è la politica a dirigerla vuol dire che esiste un gruppo di saggi che ha capito senza ombra di dubbio cosa è bene e cosa è male, una sorta di ingegnere sociale che impone le regole...
                    Capisci che di fronte alla complessità del mondo questa è utopia.

                    L'intervento dei Welfare è già abbastanza ed in alcuni casi pure troppo, lo stato deve esserci, ma la sua presenza deve essere più leggera possibile, magari con lungimiranza negli investimenti anche e non toccare assolutamente la libertà religiosa, di pensiero (e questo vale anche per gli antifascisti rossi che si credono depositari della verità ).

                    Si può operare per correzioni mirate, ma non strutturali

                    Come decidiamo qual'è il bene dello stato che prevarica quello degli individui? Non possiamo deciderlo con sicurezza (tranne forse poche cose), rimane l'alzata di mano e l'incertezza del futuro questa è la realtà.
                    Esempio sciocchino, domani i saggi di partito riuniti decidono che il bodybuilding è immorale visto il numero di infortuni e lo vietano, bisogna chiudere le palestre, viene meno la libertà di mercato e quella di espressione, cosa resta del patto sociale? Si tratta di una ipersemplificazione, ma bisognerebbe comportarsi così su ogni aspetto del vivere civile, una vita insopportabile a mio avviso.

                    L'economia non può essere diretta dallo stato, può essere corretta, ma non diretta in toto.

                    Il potere della politica è molto inferiore a quello creduto nel xx secolo, non è nullo, vi deve essere, ma non può essere così totalizzante.

                    Quanto alla Toyota, credo di sì, che senza quella spinta il Giappone non avrebbe fatto ciò che ha fatto in campo industriale e tecnologico (non così in fretta), l'abnegazione degli orientali ha trasformato una sconfitta in una vittoria, Toyota per anni ha dato filo da torcere a GM (la quale ha passato dei brutti momenti negli ultimi anni).

                    Routine:
                    http://www.youtube.com/watch?v=ZX0KunkVOog

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                      Dan, la democrazia in cui viviamo già ci vieta molte cose. Citi l'esempio del bb, è sai bene quanto ci sia vietato in questo campo oggi. La libertà non è mai assoluta, anche quando ci fanno credere che lo sia.
                      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                      ma_75@bodyweb.com

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                      • Sean
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                        L'abnegazione, Dan, era già propria dello spirito di quel popolo, era già Mishima, prima degli americani. Non abbiamo alcuna sfera di cristallo per dire ciò che del Giappone (che era paese civilissimo nel '40, giova ribadirlo) sarebbe potuto essere senza lo scempio dello straniero sul suo suolo. Lo Stato può e deve controllare l'economia, non ho mai parlato di dirigerla (questo lo facevano i Soviet, semmai). Ma oggi avviene l'esatto contrario ed i risultati sono sotto agli occhi di tutti. Siamo appesi alle tenute economiche o alle stellette di valutazione che danno oscure agenzie di racking: pagheremo tutto, prima o poi.
                        Last edited by Sean; 08-12-2010, 18:37:07.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          Intanto il sito di Mastercard, che ha chiuso il canale attraverso cui era possibile donare a Wikileaks, è giù da parecchie ore. Pare che si siano mobilitati i migliori pirati informatici a sostegno di Assange e mentre Wikileaks rimane in piedi i suoi avversari cadono come mosche. Bene.
                          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                          ma_75@bodyweb.com

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                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Se il libero mercato mi porta a ridurre Dio a prodotto da bacarella, per cui un dio vale l'altro sì, sono in contraddizione. E difatti oggi la Verità non può essere più affermata con orgoglio ma sussurrata quasi con vergogna, cosa che per esempio non fanno gli islamici, fieri della propria identità. Noi il nostro Dio lo mettiamo assieme agli altri; il Dio al quale sono dedicate le arti e la cultura occidentali diventa ninnolo accessorio, nella civiltà dal mercato libero alla massima potenza, ove non si scambiano solo merci ma anche uomini, culture, tradizioni che hanno secoli sulle spalle. Si gioca con elementi delicatissimi quale può essere la religione, col rispetto che si ha per un pacco da imballaggio. Questo tipo di mercato è anti identitario; ci puoi credere in Dio, ma meglio se nel chiuso dello stanzino o in grandi aule dove tutti i simboli sono ammessi:
                            Non sia mai che si faccia torto a qualche porzione di mercato.
                            Beh no, questo è il multiculturalismo da quattro soldi, la tradizione religiosa è anche tradizione culturale, se uno trova offensivo il crocifisso io posso trovare provocatoriamente offensivo il busto di Dante parcheggiato nel chiostro di una scuola, il crocifisso fa parte dei nostri valori ed molti insegnamenti dei vangeli sono vivi anche nella società liberale.
                            Lo stato garantisce la neutralità della religione (non verrai discriminato per ciò in cui credi), ma salva la tradizione, l'Italia è ancora prevalentemente cattolica.
                            Se poi un giorno sarà prevalentemente islamica ci penseranno loro a....sì vabbeh.

                            Non penso sia l'omologazione all'americana il problema, il problema è l'incapacità di leggere il proprio passato ed affossarlo, guarda l'Unità d'Italia, affossata da noialtri, mica da loro. Noi schiacciati fra nostalgie e multiculturalismi spiccioli affondiamo questo bisogna ammetterlo, ma è un problema italiano non di altri.
                            Last edited by Dan Master's; 08-12-2010, 18:48:40.

                            Routine:
                            http://www.youtube.com/watch?v=ZX0KunkVOog

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                              Originariamente Scritto da Dan Master's Visualizza Messaggio
                              Beh no, questo è il multiculturalismo da quattro soldi, la tradizione religiosa è anche tradizione culturale, se uno trova offensivo il crocifisso io posso trovare provocatoriamente offensivo il busto di Dante parcheggiato nel chiostro di una scuola, il crocifisso fa parte dei nostri valori ed molti insegnamenti dei vangeli sono vivi anche nella società liberale.
                              Lo stato garantisce la neutralità della religione (non verrai discriminato per ciò in cui credi), ma salva la tradizione, l'Italia è ancora prevalentemente cattolica.
                              Se poi un giorno sarà prevalentemente islamica ci penseranno loro a....sì vabbeh.

                              Non penso sia l'omologazione all'americana il problema, il problema è l'incapacità di leggere il proprio passato ed affossarlo, guarda l'Unità d'Italia, affossata da noialtri, mica da loro. Noi schiacciati fra nostalgie e multiculturalismi spiccioli affondiamo questo bisogna ammetterlo, ma è un problema italiano non di altri.
                              E' un problema di tutta l'Europa, non solo italiano, dunque è un problema strutturale. La Francia, la Germania, la Gran Bretagna sotto questo profilo sono messe molto peggio di noi. Senza una forma di Stato etico tu il tuo passato non lo puoi nè leggere nè affermare, dato che potrebbe offendere quelle che oggi sono le minoranze: non vedi come la stessa politica (che dovrebbe stare lì a difendere e valorizzare quel passato) sta attenta a non creare frizioni, a non prendersi la patente di autoritarismo quando non di razzismo? Ti ricordo che è un organo sovrastatale, guarda caso, a volere la rimozione dei simboli identitari; proprio quella Unione Europea nata per favorire, ma pensa un pò, il libero (selvaggio) commercio:
                              E tutto torna.
                              Inutile raccontarci delle favole. Dobbiamo prendere atto della realtà, e questa dice che abbiamo delegato porzioni estesissime di sovranità ad altri. Si provi a difendere le nostre tradizioni, o a riaffermare un senso pieno dello stato, e si ascoltino le immediate campane di Bruxelles a riportarci all'ordine.
                              Last edited by Sean; 08-12-2010, 19:00:58.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
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