Wikileaks: documenti e commenti qua.

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    Wikileaks: documenti e commenti qua.

    Questa sera dovrebbero essere resi pubblici i documenti in possesso di Wikileaks, che paiono destinati a far rumore nelle varie cancellerie coinvolte:
    Staremo a vedere.

    Wikileaks, attesa per i documenti Usa



    Gli attesissismi rapporti riservati della diplomazia statunitense ottenuti da Wikileaks saranno pubblicati domenica alle 22.30 dal
    New York Times, da El Pais, da Le Monde e dal settimanale tedesco Der Spiegel. Un fiume di documenti, telegrammi ed e-mail scambiati tra gli Usa e le diplomazie del mondo. Fonti vicine a Wikileaks ne hanno peraltro ridimensionato la portata: si tratterebbe di 260mila documenti, nessuno dei quali classificato come "top secret". La metà sarebbe senza livello di segretezza, il 40,5% "confidenziali", circa 15.652 quelli "segreti", e solo il 5% riguarderebbe l'Europa. Il resto soprattutto Medio Oriente e Asia. Ma il Dipartimento di Stato Usa non esclude che dalla loro pubblicazione possano derivare «tensioni nelle relazioni diplomatiche». «Ci prepariamo allo scenario peggiore» ha ammesso il portavoce Philip Crowley, confermando che gli Usa da giorni sono al lavoro per avvisare direttamente i diversi Paesi con cui sono in contatto. Il capo degli Stati Maggiori delle Forze armate, Mike Mullen, in un'intervista alla Cnn ha rivolto un appello ai responsabili del sito chiedendo che si astengano da un'iniziativa «molto, molto pericolosa».
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
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    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    #2
    Filtrano alcune anticipazioni da LaStampa.it:



    L'errore più serio che un diplomatico può compiere è astenersi dall'includere un dettaglio che, nel breve o lungo termine, potrebbe rivelarsi decisivo. Il fine è di far confluire più informazioni possibili a Washington, dove sono poi gli alti funzionari a elaborarle per trarre conclusioni che finiscono sul tavolo del Segretario di Stato e, a volte, del Presidente. Di conseguenza, leggendo tali documenti, si può trovare di tutto. Sono uno specchio della vita pubblica nei singoli Paesi, con il vantaggio di essere confezionati con il contributo di fonti di notevole rilievo, che adoperano ogni sorta di espressioni. Per tutelare tali fonti il governo americano le secreta ma WikiLeaks è riuscita ad avere i testi originali. Di qui le preoccupazioni dilaganti, testimoniate dalle anticipazioni di alcuni funzionari britannici sugli «insulti ai francesi spesso presenti nelle comunicazioni con gli americani».

    Nel caso dell'Italia i documenti potrebbero contenere i commenti negativi alle frasi di Silvio Berlusconi
    - in almeno due occasioni - sull'«abbronzatura» di Barack Obama e della moglie Michelle. Quando il premier ricorse a tale terminologia, in Via Veneto fecero un sobbalzo, il Dipartimento di Stato ne venne subito informato e vi furono ulteriori scambi di comunicazioni. La Casa Bianca decise però di non far trapelare la vivace irritazione per non incrinare i rapporti con un alleato molto importante su più scacchieri, dal Libano all'Afghanistan. È sufficiente varcare la soglia del Dipartimento di Stato per rendersi conto che la vicenda ha lasciato il segno, al punto che alcuni diplomatici si spingono fino a descrivere il premier italiano come «ad alto rischio», perché «chi vi si avvicina non ha idea di cosa può avvenire, delle conseguenze politiche possibili».

    Il rischio è che Wikileaks metta a nudo la contraddizione fra la scelta pragmatica del quieto vivere con Berlusconi e le perplessità che circolano nell'Amministrazione sui rapporti di Roma.
    Anche a causa dei legami italiani con più nazioni difficili: dall'apertura delle banche agli investimenti di Gheddafi alla moltiplicazione degli scambi commerciali con Teheran fino al flirt energetico con la Turchia. Ma forse il capitolo che può riservare più sorprese è quello del legame personale fra Berlusconi e Putin. Non è un mistero che Washington da tempo cerca di capire cosa vi sia alla base dell'intesa personale fra i due e, in occasioni conviviali a Roma come Washington, è frequente imbattersi in funzionari che ipotizzano interessi personali di Berlusconi negli accordi energetici. Argomenti off-limits, di cui nessun diplomatico americano parlerà mai ufficialmente, ma nelle note diplomatiche se ne discute. Come nel 2007, in occasione del rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, con una tempesta nelle relazioni fra l'Amministrazione Bush e il governo Prodi che vide i rispettivi ministri degli Esteri, Condi Rice e Massimo D'Alema, protagonisti di una cena all'«Aquarelle» di Washington che, anziché risolvere gli equivoci sulla trattativa italiana con i capi dei taleban, finì per moltiplicarli.



    Qua previsioni, giudizi, analisi sul Papa prima e dopo il conclave:
    Last edited by Sean; 28-11-2010, 09:31:04.
    ...ma di noi
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    • DR. MORTE
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      • Jul 2003
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      • TORINO
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      #3
      3d interessante....seguirò la cosa, sperando non si finisca a parlare di pizza e fichi.
      Originariamente Scritto da Gandhi
      Ma perché devo subire questi insulti gratuiti da dr.morte e Thebeast ? Bah, non avete altro di meglio da fare ?
      Originariamente Scritto da Gandhi

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      • ma_75
        Super Moderator
        • Sep 2006
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        #4
        Si parte
        "Eletto Ratzinger gli americani sono sotto choc"


        La diplomazia statunitense aveva scommesso su un candidato sudamericano.



        14 maggio 2005 -
        L'identikit del successore
        L'elezione del nuovo Papa» è il titolo del documento di 7 pagine che il 14 aprile 2005 parte dall'ambasciata Usa presso la Santa Sede con destinazione la scrivania del Segretario di Stato, Condoleezza Rice. La classificazione è «Sensitive» perché nel sottocapitolo «profilo» si riassume l'identikit del personaggio che, secondo i diplomatici Usa, sarà eletto dal Conclave. «Il primo fattore è l'età, i cardinali cercheranno qualcuno non troppo giovane né troppo vecchio perché non vogliono avere presto un altro funerale e un altro conclave» ma «vogliono evitare anche un papato lungo come quello di Giovanni Paolo II» e inoltre «sarà una persona ragionevolmente in salute». L'altro elemento «è l'abilità linguistica» e dunque «indipendentemente se sarà italiano o meno» il nuovo Papa «deve saper parlare italiano» per «farsi comprendere bene dal gregge» visto che «l'italiano rimane la lingua di lavoro della burocrazia vaticana».
        Ma soprattutto conterà «l'origine geografica» perché «dopo un polacco è prevedibile che non verrà un cardinale dell'Europa Orientale, non sarà uno degli 11 americani perché cittadini dell'ultima superpotenza rimasta e non sarà un francese perché molti ricordano quanto i Papi francesi nel XIV secolo furono sospettati di essere influenzati dalla monarchia francese». Dunque la previsione contenuta nel paragrafo 12 è che «a godere di un considerabile vantaggio potrà essere un candidato dell'America Centrale o del Sud» anche per «il notevole numero di cattolici». Gli ultimi tre paragrafi si soffermano su altre caratteristiche considerate necessarie: «Dovrà avere un'esperienza pastorale per dimostrare le proprie qualità umane», «dovrà avere esperienza internazionale per affrontare le maggiori questioni della nostra era» e «dovrà essere un buon comunicatore, abile nell'uso dei nuovi media elettronici per trasmettere il messaggio della Chiesa in maniera chiara e potente».

        19 aprile 2005- La previsione errata
        Il 19 aprile del 2005 è il giorno in cui Joseph Ratzinger viene eletto al soglio pontificio e il telegramma spedito da Roma a Washington con la firma «Hardt» oltre a contenere la notizia ammette la previsione errata fatta dalle fonti vaticane consultate dai diplomatici Usa. «Solo ieri Poloff (un «political officer», ndr) ha parlato con una fonte (il nome è censurato, ndr) che ironizzava sull'elezione di Ratzinger». Ma la frase seguente contiene dettagli sull'identità della medesima fonte: «Quando abbiamo visto Brown dopo l'apparizione del nuovo Papa dal balcone, l'americano era sotto shock e ci ha detto di essere rimasto senza parole». Il commento finale è: «Nonostante le speculazioni dei media sul sostegno a Ratzinger da parte di molti cardinali, la sua elezione è stata una sorpresa per molti».
        I diplomatici statunitensi dunque ammettono che non avevano creduto alle voci che davano Ratzinger favorito, credendo di più all'ipotesi di un candidato proveniente da un Paese in via di sviluppo. Nella pagina seguente Ratzinger viene comunque definito un «cardinale potente» con la reputazione di essere «il guardiano dell'ortodossia teologica». Ma «sebbene i media lo descrivono come un despota autocratico», in un incontro con lui un alto diplomatico Usa lo ha trovato «sorprendentemente umile, spirituale e facile da trattare». Le previsioni immediate si riassumono in tre espressioni: «Continuerà la rotta», «il focus sarà sull'Europa» e «forse sarà una figura di transizione».

        22 aprile 2005 - un segnale di continuità
        E' il 22 aprile, Benedetto XVI ha appena riconfermato il cardinale Angelo Sodano come Segretario di Stato e l'ambasciata Usa in Vaticano plaude vedendovi un segnale di stabilità. «L'incarico è per cinque anni e indica il desiderio del nuovo Papa di preservare la continuità nei livelli più alti del governo» anche se «probabilmente farà cambiamenti nell'amministrazione, inclusa la nomina del suo sostituto come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede».

        29 aprile 2005- I dubbi della chiesa tedesca
        Il 29 aprile 2005 ad affrontare il tema delle conseguenze dell'elezione di Papa Ratzinger è una nota dell'ambasciata americana a Berlino firmata «Cloud» con il titolo «L'asse Roma-Colonia? La Germania e Benedetto XVI». L'intento è descrivere come «la Germania e il cattolicesimo tedesco hanno salutato l'elezione di Benedetto XVI con un misto di orgoglio, riserve e scetticismo». Per spiegare quest'ultimo aspetto si cita un «influente gesuita locale che ci ha detto che il conservatorismo di Ratzinger potrebbe non rivelarsi una caratteristica fondamentale del Papato, esprimendo l'auspicio di un suo ritorno alle posizioni riformiste delle origini». Il quarto paragrafo va più in profondità, riassumendo i dubbi: «Nel clero cattolico c'è scetticismo sulla possibilità che l'elezione di Ratzinger porti benefici di lungo termine alla Chiesa tedesca».
        A dimostrarlo c'è «quanto ci ha detto un membro dello staff della Conferenza episcopale» secondo il quale «i giovani, che sono oggi più conservatori dei genitori, se da un lato sono interessati alle critiche del nuovo Papa verso l'ordine sociale esistente» dall'altro «difficilmente possono condividere una moralità che riduce le libertà individuali di cui loro godono». In conclusione «è chiaro che la Chiesa cattolica tedesca, dalla quale Ratzinger è stato assente per oltre vent'anni, non avrà particolari privilegi e ruoli durante questo Papato» a causa di «conflitti passati» nonché della «preoccupazione che Roma possa cercare di esercitare più influenza sulla Germania» a causa di Ratzinger.
        A conferma di questo «alcuni leader laici ricordano come dopo il 1990 Ratzinger tentò di bloccare l'inclusione di un seminario risalente alla Germania Est nell'Università di Erfurt perché convinto che i legami finanziari, politici e istituzionali fra Chiesa e Stato in Germania indeboliscono l'indipendenza e l'autorità morale della Chiesa».

        3 maggio 2005- gli auguri con Condoleezza
        Il primo messaggio dell'amministrazione di George W. Bush a Benedetto XVI è una lettera personale del Segretario di Stato, Condoleezza Rice, che il Dipartimento di Stato recapita all'ambasciata degli Stati Uniti in Vaticano chiedendone la consegna «immediata», e spiegando che «non seguirà un originale firmato». Ecco il testo completo: «Sua Santità, desidero estenderle i più calorosi auguri per la Sua elezione a Supremo Pontefice della Chiesa Cattolica. La Santa Sede e gli Stati Uniti condividono molti valori, speranze e aspirazioni.
        Abbiamo in comune la missione di far avanzare la dignità umana nel mondo. Ricordo affettuosamente la nostra conversazione a pranzo durante la commemorazione del D-Day in Normandia lo scorso 6 giugno. Nel momento in cui Sua Santità assume la leadership della Chiesa Cattolica e della Curia Romana vedo con favore l'opportunità di continuare a lavorare con la Santa Sede per portare pace, libertà e opportunità a chi soffre e a chi è oppresso».

        12 maggio 2005- farà prevalere l'identità europea
        Per avere la prima analisi sulle prospettive del nuovo Papato bisogna arrivare al 12 maggio 2005. Il documento si intitola «Benedict XVI: Looking Ahead to the New Pontificate» e nelle sette pagine dattiloscritte si sofferma sulle «implicazioni della scelta compiuta dalla Santa Sede». «Sebbene i cardinali non possono discutere i dettagli del voto nel Conclave» ciò che emerge dalle conversazioni intercorse con i diplomatici di Washington è «continuità con il Papato di Giovanni Paolo II, ortodossia teologica e un Papa che non regnerà quanto il predecessore».
        A giocare a vantaggio di Ratzinger «è stato il fatto che in 23 anni di carriera ha incontrato letteralmente migliaia di vescovi e cardinali in tutto il mondo» e «molti hanno pensato non solo che lo conoscevano ma che lui era al corrente dei loro problemi ecclesiastici».
        A rafforzare il nuovo Papato c'è l'«assenza di un favorito fra i suoi concorrenti a causa delle divisioni fra Italia e America Latina» che hanno impedito «la materializzazione di un candidato del mondo in via di sviluppo». Ad aver avuto successo è stata la strategia dei sostenitori di Ratzinger basata sulla convinzione che «in tempo di crisi la Chiesa si rifugia nell'identità europea» come avvenuto in passato. Da qui lo scenario di un Papato «concentrato sull'Europa» e segnato «dalle critiche di Ratzinger all'adesione della Turchia all'Ue».
        Riguardo al resto del mondo: «Chi è vicino al nuovo Papa si aspetta un impegno battagliero contro il secolarismo negli Stati Uniti e in altre nazioni dell'Occidente, assieme alla dovuta attenzione per il mondo in via di sviluppo» e in particolare per l'America Latina in ragione «dei molti cattolici delusi» dalla mancata nomina di un cardinale sudamericano.
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
        ma_75@bodyweb.com

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          #5
          Ci sarà da divertirsi

          L'"amicizia speciale" Berlusconi-Putin
          il dossier che preoccupa Palazzo Chigi




          "Da Wikileaks usciranno accuse imbarazzanti sulla leadership russa", confida un alto esponente dell'amministrazione Obama che vuole mantenere l'anonimato.

          "In quei documenti ci sono nomi e cognomi di politici corrotti",
          anticipa un'altra fonte dal Dipartimento di Stato. "Anche i segreti più piccoli potranno essere distruttivi", avverte uno degli ambasciatori Usa impegnati nell'operazione contenimento-danni. Per l'accento messo sul dossier Russia, di riflesso nelle rivelazioni sull'Italia sale al primo posto tra i sospetti il rapporto speciale tra il presidente del Consiglio e l'uomo forte di Mosca.

          Berlusconi-Putin.I contenuti dei dispacci dall'ambasciata Usa a Mosca sono "così gravi che possono mettere a repentaglio la ratifica del nuovo trattato Start sulla riduzione delle armi nucleari". Le attese si concentrano su Vladimir Putin. E quindi sulle sue frequentazioni. L'ambasciata Usa in Italia non ha mai abbassato la guardia, nel sorvegliare l'amicizia ultradecennale tra Silvio Berlusconi e l'attuale premier (nonché ex presidente) della Russia. Diplomazia, business, frequentazioni personali: tutto rientra in uno dei dossier più voluminosi che interessano i rapporti Italia-Stati Uniti. Ogni gesto di apprezzamento, ogni visita privata in Sardegna o sul Mar Nero, ogni favore è stato registrato, di quella relazione che nelle parole dello stesso Berlusconi (27 aprile) è segnata da "rispetto, amicizia, affetto".

          In politica estera, Washington
          ha registrato l'atteggiamento soft dell'Italia sui due conflitti "firmati" Putin: Cecenia e Georgia. In questi casi la preoccupazione risale all'amministrazione Bush, che ebbe una reazione molto dura sul conflitto georgiano, all'estremo opposto rispetto alla cautela di Roma. Ma lo stesso Barack Obama ha fatto una scelta di campo: il suo interlocutore è Dmitri Medvedev, non Putin. Lo scandalo delle dieci spie russe arrestate dall'Fbi a giugno, è stato letto come un colpo contro Putin e a favore di Medvedev.

          Energia. Gli americani hanno spesso segnalato una "dipendenza pericolosa" dell'Italia da pochi fornitori esterni: Russia e Libia in testa. E' il dossier Eni-Gazprom il più importante, perché non coinvolge solo l'Italia. Il Dipartimento di Stato ricorda che il 15 maggio 2009, pochi giorni prima di un vertice tra Russia e Unione europea, l'Eni firmò l'accordo per il gasdotto South Stream che dal Caucaso attraverso il Mar Nero raggiungerà Serbia, Ungheria, Austria, Italia. Per benedire l'accordo Putin invitò Berlusconi nella località balneare di Sotchi sul Mar Nero. Il progetto strategico lega alla Russia i Balcani, e un pezzo di Europa centrale e mediterranea. E' un'arteria vitale che grazie all'Eni raddoppierà la sua capacità fino a 63 miliardi di metri cubi all'anno.

          Commentando l'accordo, Putin si felicitò delle sue "eccellenti relazioni personali con Berlusconi" e si augurò di "poter avere rapporti con il resto dell'Unione europea altrettanto buoni di quelli che intrattengo col mio ospite italiano". Da Washington le critiche alla "diplomazia del gas" italiana non sono nuove: è dai tempi di Enrico Mattei che le strategie dell'Eni sono state spesso una spina nel fianco degli interessi americani. Mai però nella storia del dopoguerra c'era stato un asse così stretto come quello Berlusconi-Putin, con una dimensione di familiarità personale, circondato dagli inevitabili interrogativi che gli americani si pongono sugli interessi d'affari che possono intercorrere tra i due leader.

          Finmeccanica. Non appena insediato alla Casa Bianca, Obama cancellò una commessa di elicotteri che avrebbero dovuto essere forniti dalla Finmeccanica. L'amministrazione Usa ha sempre cercato di "spoliticizzare" quel gesto, presentandolo come una scelta economica. E' stato il governo italiano negli ultimi giorni ad amalgamare la questione Finmeccanica con le attese dei dossier WikiLeaks. Berlusconi ha ricordato che Finmeccanica "ha firmato un contratto di un miliardo con la Russia". Un compito delle ambasciate è anche di indagare sulle aziende coinvolte in importanti commesse pubbliche negli Stati Uniti, dove la normativa sulla trasparenza degli appalti è una delle più rigorose del mondo.

          Gheddafi, Noemi-gate e dintorni. L'ambasciatore Usa in Gran Bretagna, Louis Susman, indica la Libia tra i paesi che ricorrono nelle comunicazioni segrete che diffonderà WikiLeaks. Data la natura confidenziale dei dispacci dalle ambasciate, e quindi l'assenza di auto-censura, dalla sede di Via Veneto possono essere partite descrizioni dettagliate sui rapporti Berlusconi-Gheddafi, ivi comprese le scenografie sconcertanti delle visite di Gheddafi a Roma e l'accoglienza molto calorosa del premier italiano. "Anche i dettagli più banali, i segreti più insignificanti, possono essere distruttivi" quando sono in un rapporto confidenziale che finisce al Dipartimento di Stato, è l'avviso che gli americani hanno comunicato agli alleati. Di qui l'attesa inevitabile sulla versione che Via Veneto ha dato dei vari scandali "privati" nella vita del premier italiano.

          Opposizione e "gole profonde". Anche qui è l'ambasciatore Susman a farci da guida. Susman è il più prodigo di informazioni sui contenuti dei dispacci segreti. Ha spiegato al premier inglese David Cameron che in quelle comunicazioni riservate ci sono giudizi su di lui, sulla sua coalizione, così come sul precedente governo guidato da Gordon Brown. Rivelazioni sulla strategia comune in Iraq e Afghanistan. Resoconti sui contatti fra l'ambasciata Usa e l'opposizione di Sua Maestà. Lo schema, confermano al Dipartimento di Stato, vale per tutti gli alleati.
          Valutazioni sulla tenuta del governo Prodi, o sul dopo-Berlusconi, possono essere imbarazzanti. Ancora di più l'identificazione di "gole profonde" che dal governo passano notizie a Washington, per accreditarsi come futuri interlocutori.
          Ma i nervosismi italiani stupiscono il Dipartimento di Stato. "In altri casi siamo noi a dover temere le conseguenze, perché le nostre comunicazioni interne vengono diffuse e questo mette a repentaglio il rapporto con altri governi. Per l'Italia sembra vero il contrario, cioè che si senta in gioco la sua credibilità".
          "In quei documenti ci sono nomi di politici corrotti e accuse imbarazzanti". Valutazioni sulla tenuta del governo Prodi o sul dopo Cavaliere sarebber…
          ...ma di noi
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            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            Si parte
            "Eletto Ratzinger gli americani sono sotto choc"


            La diplomazia statunitense aveva scommesso su un candidato sudamericano.
            Qua gli analisti americani presero una topica gigantesca, dato che Ratzinger era previsto e prevedibile, tanto che anche nelle interviste alla gente comune quello era il nome che più ballava. Si accreditò immediatamente come il più forte candidato alla successione di GPII, e non capisco come gli americani non abbiano presentito con chiarezza la cosa. Si scopre comunque che i cardinali americani non votarono per Ratzinger, e che anzi, dopo il conclave, fecero confidenze al proprio governo. Non dovrebbe essere difficile risalire al nome del porporato "sotto choc"
            Last edited by Sean; 28-11-2010, 11:08:51.
            ...ma di noi
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              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
              Qua gli analisti americani presero una to
              pica gigantesca, dato che Ratzinger era previsto e prevedibile, tanto che anche nelle interviste alla gente comune quello era il nome che più ballava. Si accreditò immediatamente come il più forte candidato alla successione di GPII, e non capisco come gli americani non abbiano presentito con chiarezza la cosa. Si scopre comunque che i cardinali americani non votarono per Ratzinger, e che anzi, dopo il conclave, fecero confidenze al proprio governo. Non dovrebbe essere difficile risalire al nome del porporato "sotto choc"
              Esteri
              28/11/2010 - IL NUOVO PONTEFICE
              "L'italiano favorito è Tettamanzi"
              Ecco la lista dei sedici papabili



              Curriculum con considerazioni sui fatti imbarazzanti del passato
              e sullo stile di comportamento


              MAURIZIO MOLINARI

              CORRISPONDENTE DA NEW YORK
              Erano Tettamanzi, Danneels e Castrillon Hoyos i candidati che Washington considerava «migliori» per diventare Papa. A rivelarlo è la nota del 18 aprile 2005 con cui l'ambasciata Usa al Vaticano descrive i profili dei 16 cardinali papabili. L'elenco è suddiviso per aree geografiche - italiani, altri europei, latinoamericani, africani e asiatici - in ordine alfabetico. Per ogni personaggio i dati anagrafici e la carriera ecclesiastica si sommano a dettagli rivelatori. Tarcisio Bertone «è stato molto vicino a Giovanni Paolo II e ha criticato quelli che considera gli aspetti anticattolici del bestseller Il Codice Da Vinci». Camillo Ruini «è vicino all'establishment italiano e ha una buona conoscenza internazionale». Angelo Scola è un «fermo sostenitore della dottrina, ma senza l'handicap di essere un demagogo» e «grazie a Opus Dei e Comunione e Liberazione ha aperto una scuola teologica a Venezia».

              Dionigi Tettamanzi «parla un po' di inglese» e «a Milano ha colpito la gente per l'apertura ai giovani e la capacità di operare in un contesto moderno», al punto da essere «il migliore candidato italiano anche se la carenza di oratoria può nuocergli nel Conclave». Fra gli «altri europei» il portoghese José Cruz Policarpo è «un moderato che può piacere ai latinoamericani». Il belga Godfried Danneels «sa usare il computer, è un astuto teologo e rappresenta il miglior compromesso» fra «dottrina cattolica e liberalismo linguistico». Il tedesco Ratzinger «negli ultimi mesi della II Guerra Mondiale fu chiamato come ausiliario in una batteria antiaerea», «è stato il regista dell'inserimento delle radici cristiane nella Costituzione Ue» e «nei primi scrutini prenderà più voti ma è improbabile che ottenga il sostegno» mentre l'austriaco Christoph Schönborn «è troppo giovane» e «l'incapacità di sedare la rivolta anti-Papato lo ha indebolito».

              Riguardo ai latinoamericani, all'argentino Jorge Mario Bergoglio «non giova essere il leader dei gesuiti». Il 74enne colombiano Dario Castrillon Hoyos ha «l'età giusta», «ha organizzato videoconferenze con migliaia di preti» ed è «il candidato perfetto per chi vuole un ispanico che conosce la Curia». Il brasiliano Claudio Hummes è un «francescano gentile ma testardo», il messicano Norberto Carrera «si batte per la famiglia» e l'honduregno Rodriguez Madariaga «ha accusato la stampa Usa di essere anticattolica per gli articoli sugli abusi». Gli africani sono il nigeriano Francis Arinze, «reazionario sulla liturgia», e il sudafricano Wilfrid Napier, «coinvolto nella transizione politica locale».
              Fanalino di coda come «Speranza dell'Asia» l'indiano Dias Ivan, «amalgama desiderabile di guida pastorale ed esperienza romana».



              "
              Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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              • Sean
                Csar
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                • In piedi tra le rovine
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                #8
                Avrebbero desiderato un candidato all'acqua di rosa, uno con un carattere non troppo spiccato e facilmente malleabile:
                Ratzinger è tutto il contrario di quello che si aspettavano.

                Molta preoccupazione anche per le rivelazioni sui rapporti con Israele, pedina delicatissima e, sappiamo, assai suscettibile:


                Cresce in Israele la tensione per la imminente pubblicazione su Wikileaks dei documenti segreti del Dipartimento di Stato statunitense degli ultimi quattro anni. «Allarme, imbarazzo» titola Maariv, mentre il filogovernativo 'Israel ha-Yom' avverte che c'è da temersi una vera «Chernobyl diplomatica». Il diffuso Yediot Ahronot titola allarmato: «I segreti di Israele vengono svelati». Al giornale risulta che fra l'altro stanno per essere divulgati: analisi del carattere del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Ehud Barak; trascrizioni dettagliate degli incontri di lavoro avuti da funzionari statunitensi con il Capo del Mossad Meir Dagan; e anche informazioni «delicate» - possibilmente, sull'Iran - che provengono dall' Intelligence militare di Israele (Aman).

                Alcuni analisti non escludono che altri motivi di imbarazzo potrebbero scaturire da rivelazioni sulla natura delle relazioni fra l'Ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv ed esponenti politici israeliani, di governo e di opposizione. Altri evocano la possibilità che i documenti denuncino la esistenza di 'talpè americane fra i funzionari israeliani. Il Dipartimento di Stato ha già avvertito nei giorni scorsi i dirigenti israeliani che una parte dei documenti che si trovano in mano di Wikileaks riguardano effettivamente le relazioni bilaterali.

                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • Barone Bizzio
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                  #9
                  A parte i rapporti putin-berlusconi e le gole profonde non sembra esserci nulla di particolarmente interessante. Vedremo stasera...

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                  • Virulogo.88
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                    #10
                    Aspetto trepidante....
                    Originariamente Scritto da Pesca
                    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                    • TheSandman
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                      #11
                      Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggio
                      A parte i rapporti putin-berlusconi e le gole profonde non sembra esserci nulla di particolarmente interessante. Vedremo stasera...
                      Concordo...

                      Mi pare ci siano i "pareri" degli Usa a varie vicende della politica economica e internazionale recente ma nulla più...un conto è avere prove di eventuali reati, un altro sarebbe dire "gli Usa vedono male questo questo e questo..."

                      Soprattutto per me che trovo come momento migliore della politica estera italiana degli ultimi 30 anni il momento in cui i CC circondarono i Marines a Sigonella...


                      Tessera N° 6

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                      • Sean
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                        #12
                        La questione non verte tanto sulle presunte "scottanti" rivelazioni, ma sull'impatto che dei giudizi spassionati (in quanto rivolti a canali interni) possano avere sugli alleati e sulle varie cancellerie. E' come se un amico con te dice certe cose e fa certe facce, e poi scopri che a casa sua di te parla in tutta altra maniera.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          #13
                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          La questione non verte tanto sulle presunte "scottanti" rivelazioni, ma sull'impatto che dei giudizi spassionati (in quanto rivolti a canali interni) possano avere sugli alleati e sulle varie cancellerie. E' come se un amico con te dice certe cose e fa certe facce, e poi scopri che a casa sua di te parla in tutta altra maniera.
                          si ma alla fine cosa ti cambia?

                          Se non ricordo male sei il primo a dire che gli Usa sono quello che sono (e io concordo...): francamente a me di ciò che pensa Obama di Berlusca mi interessa poco o niente....la mia idea ce l'ho su entrambi e di certo non è l'opinione del leader a stelleestrisce che mi fa cambiare idea...

                          Oppure devo dedurre che ora il giudizio statunitense sia diventato un anatema?

                          Se stessimo parlando di documenti di rilevanza giudiziaria posso capire...ma qui parliamo di gossip o poco più a vedere dalle preview....

                          Poi oh...non avendo i documenti sotto mano posso anche sbagliarmi, sia chiaro...


                          Tessera N° 6

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                            #14
                            Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
                            si ma alla fine cosa ti cambia?

                            Se non ricordo male sei il primo a dire che gli Usa sono quello che sono (e io concordo...): francamente a me di ciò che pensa Obama di Berlusca mi interessa poco o niente....la mia idea ce l'ho su entrambi e di certo non è l'opinione del leader a stelleestrisce che mi fa cambiare idea...

                            Oppure devo dedurre che ora il giudizio statunitense sia diventato un anatema?

                            Se stessimo parlando di documenti di rilevanza giudiziaria posso capire...ma qui parliamo di gossip o poco più a vedere dalle preview....

                            Poi oh...non avendo i documenti sotto mano posso anche sbagliarmi, sia chiaro...
                            A me che vuoi che cambi? Questo invito a restare serafici dovresti piuttosto girarlo ai vari governi (alleati e non) e al dipartimento di stato USA in primis, dato che è da una settimana che va avvertendo tutti di aspettarsi qualche ripercussione dai documenti.
                            Io la trovo una cosa gustosa:
                            Leggere ad esempio dei giudizi degli USA sulla politica di Israele (cose che non vediamo tutti i giorni - anzi mai - sui giornali) mi mette di buon umore.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              A me che vuoi che cambi? Questo invito a restare serafici dovresti piuttosto girarlo ai vari governi (alleati e non) e al dipartimento di stato USA in primis, dato che è da una settimana che va avvertendo tutti di aspettarsi qualche ripercussione dai documenti.
                              Io la trovo una cosa gustosa:
                              Leggere ad esempio dei giudizi degli USA sulla politica di Israele (cose che non vediamo tutti i giorni - anzi mai - sui giornali) mi mette di buon umore.
                              su questo concordo pienamente...

                              ma ripeto, probabilmente questi documenti saranno più esplosivi per i vertici che per la base....almeno per quella che sa che il giudizio statunitense vale quello che vale e non è Vangelo...


                              Tessera N° 6

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