sulla riforma universitaria

[TheSandman]

Comunque non capisco una cosa: perchè un ricercatore non se ne va all' estero? Se è valido lo prendono sicuramente.
Il ragionamento per cui "resto per cambiare e perchè mi piace la mia terra" è ingenuo, fasullo ed ipocrita. Siamo in una situazione in cui non è che si possa fare molto, anche perchè qualsiasi riforma dell' università dovrebbe essere pensata in funzione del mercato del lavoro. E con un mercato del lavoro del genere l' università pensata (...) dalla Gelmini va benissimo

perchè se vanno all'estero è come se girassero le carte.

Se sono geni forse scalano prima le vette del successo, ma se sono dei bluff finiscono a fare gli sciuscià nelle miniere di carbone.

E di quelli che lamentano lo "status quo italiano" che conosco io, il 95% appartengono alla seconda categoria e il 5% alla prima.

Un ricercatore di scienze del menga all'estero trova meno che in Italia, altrochè...perchè tra l'altro scienze del menga all'estero nemmeno esisterebbe...

[jinx]

dai dati presentati dai ricercatori e professori (anche gente con vari nature, con phd ad harvard o post-doc all'estero) delle università di milano bicocca e statale la situazione è a dir poco angosciante.

alla protesta, nelle facoltà scientifiche, partecipano sempre più del 50% dei ricercatori e quasi sempre sono accompagnati da professori non associati e associati. a volte anche dai rettori. gli unici grandi assenti sono gli studenti.

qui potete trovare info e dati:

http://www.rete29aprile.it/

[The_machine]

Comunque non capisco una cosa: perchè un ricercatore non se ne va all' estero? Se è valido lo prendono sicuramente.
Il ragionamento per cui "resto per cambiare e perchè mi piace la mia terra" è ingenuo, fasullo ed ipocrita.

perchè se vanno all'estero è come se girassero le carte.

Se sono geni forse scalano prima le vette del successo, ma se sono dei bluff finiscono a fare gli sciuscià nelle miniere di carbone.

Non ho cercato dati in giro per internet, ma constato che sempre più se ne vanno all'estero per fare il dottorato e poi ricerca (viceversa di stranieri in italia non se ne vedono). Qualcuno torna anche, ma in genere è per motivi familiari.

[Liam & Me]

Comunque non capisco una cosa: perchè un ricercatore non se ne va all' estero? Se è valido lo prendono sicuramente.
Il ragionamento per cui "resto per cambiare e perchè mi piace la mia terra" è ingenuo, fasullo ed ipocrita. Siamo in una situazione in cui non è che si possa fare molto, anche perchè qualsiasi riforma dell' università dovrebbe essere pensata in funzione del mercato del lavoro. E con un mercato del lavoro del genere l' università pensata (...) dalla Gelmini va benissimo

Per diversi motivi, suppongo.

Primo perche' molti di questi hanno una famiglia, dei figli, una moglie, e ricollocare tutti all'estero in maniera da essere tutti economicamente autosufficienti e' estremamente difficile, se non spesso impossibile (una segretaria d'azienda in italia in Germania se le va bene andrebbe a pulire le scale, se non ha un tedesco, anche tecnico, piu' che perfetto gia' prima di partire).

In secondo luogo, anche tra chi potenzialmente fosse in condizione di partire, la frazione di candidati assumibili all'estero e' microscopica per 100 motivi, non ultima la crisi economica che ha reso le posizioni da ricercatore disponibili rarissime e ambitissime (anche >100 candidati validi per posto di lavoro). Conclusione: all'estero non li "prenderebbero sicuramente" neanche se bravi. E se ne potrebbero andare pochissimi, probabilmente i migliori, lasciando l'universita' italiana in condizioni ancora peggiori di ora, se mai fosse possibile.

Terzo perche' l'italia e' casa loro, e andare via di casa non e' mai una bella cosa.

Questo senza entrare nel merito della "riforma" o discutere della qualita' dell'universita' italiana.

[Barone Bizzio]

Mah. Assumendo che un ricercatore sia un soggetto piuttosto qualificato in un determinato campo, le scelte ci sarebbero, non soltanto in europa. " Basta" avere voglia di fare secondo me. Credo che l' ostacolo maggiore sia la famiglia, cui si accompagna la falsa speranza che il sistema possa diventare più equo

[TheSandman]

Per diversi motivi, suppongo.

Primo perche' molti di questi hanno una famiglia, dei figli, una moglie, e ricollocare tutti all'estero in maniera da essere tutti economicamente autosufficienti e' estremamente difficile, se non spesso impossibile (una segretaria d'azienda in italia in Germania se le va bene andrebbe a pulire le scale, se non ha un tedesco, anche tecnico, piu' che perfetto gia' prima di partire).

In secondo luogo, anche tra chi potenzialmente fosse in condizione di partire, la frazione di candidati assumibili all'estero e' microscopica per 100 motivi, non ultima la crisi economica che ha reso le posizioni da ricercatore disponibili rarissime e ambitissime (anche >100 candidati validi per posto di lavoro). Conclusione: all'estero non li "prenderebbero sicuramente" neanche se bravi. E se ne potrebbero andare pochissimi, probabilmente i migliori, lasciando l'universita' italiana in condizioni ancora peggiori di ora, se mai fosse possibile.

Terzo perche' l'italia e' casa loro, e andare via di casa non e' mai una bella cosa.

Questo senza entrare nel merito della "riforma" o discutere della qualita' dell'universita' italiana.

Concordo con buona parte di ciò che dici.

[Manx]

Mah. Assumendo che un ricercatore sia un soggetto piuttosto qualificato in un determinato campo, le scelte ci sarebbero, non soltanto in europa. " Basta" avere voglia di fare secondo me. Credo che l' ostacolo maggiore sia la famiglia, cui si accompagna la falsa speranza che il sistema possa diventare più equo

E' uno dei tanti "ostacoli" infatti per noi "fuggiti all'estero"... (oltre alla lingua e appoggio quanto dice Liam in riferimento alla Germania) del resto se sono ancora fuori è perché non ho famiglia...ma non potrei nemmeno permettermela.

La Germania benché investa molto di piu' dell'italia ultimamente sta chiudendo un po' i rubinetti, causa crisi e la situazione è peggiorata (ma un po' tutti i paesi europei, cosi' università degli USA).

Va da sé, pero', che qui la meritocrazia esiste, il CV e le pubblicazioni contano veramente, il baronismo c'è, ma molto meno mafioso e chi si spalleggia è 9 volte su 10 degno di essere spalleggiato (un prof. tedesco in pensione mi fa un giorno, in perfetto italiano, "ma lei...non fa parte di nessuna camorra in Italia?" io: "non sarei qui...in tal caso, no? ), non esistono concorsi di dottorato farsa - chiunque puo' fare il dottorato - come in italia (mia sorella laureata a marzo con lode e dignità di stampa della tesi...ha fatto 3 concorsi di dottorato in italia, tra settembre e ottobre...non l'hanno presa da nessuna parte...anzi, in due occasioni sono entrati docenti a contratto/lettori delle università stesse...ovviamente con borsa ), e ci sono molte fondazioni private o statali che finaziano dottorati e post doc, di ogni tipo.

E' ovvio che in ogni caso tu sei sempre l' "itaGLIAno de'mmedda mafiosa, pleiboi e fannull'ona" e fai difficoltà piu' dei crucchi...ma una chance ce l'hai. Cmq ho appena fatto domanda in Svizzera ...proprio per via delle "rubinetterie chiuse"

[Barone Bizzio]

Comunque preciso: mi riferivo soprattutto ad uno che sta iniziando a fare il ricercatore, non ad uno che lo fa da 10 anni ed aveva qualche prospettiva di accaparrarsi un qualche posto di potere. In questo caso è legittimo che protesti

Però se avessi intenzione di fare ricerca o se la facessi da poco cercherei di andarmene subito. Famiglia ( nel senso di genitori, non di aver mogli e figli) e lingua sono un falso problema secondo me...a meno che non vai in Germania dove la lingua è abbastanza ostica. Ma nella maggioranza dei paesi emergenti e in quelli sviluppati si parla inglese e spagnolo: se uno mi dovesse dire che non va in Brasile o in India perchè non gli va di imparare il portoghese o l' inglese allora è uno scansafatiche

[Manx]

Comunque preciso: mi riferivo soprattutto ad uno che sta iniziando a fare il ricercatore, non ad uno che lo fa da 10 anni ed aveva qualche prospettiva di accaparrarsi un qualche posto di potere. In questo caso è legittimo che protesti

Però se avessi intenzione di fare ricerca o se la facessi da poco cercherei di andarmene subito. Famiglia ( nel senso di genitori, non di aver mogli e figli) e lingua sono un falso problema secondo me...a meno che non vai in Germania dove la lingua è abbastanza ostica. Ma nella maggioranza dei paesi emergenti e in quelli sviluppati si parla inglese e spagnolo: se uno mi dovesse dire che non va in Brasile o in India perchè non gli va di imparare il portoghese o l' inglese allora è uno scansafatiche

vero...pero' poi dal fornaio o dal macellaio...in che lingua ti esprimi? qui ci sono per esempio ricercatori di fisica o medicina con i controcaz... inglese perfetto...ma tedesco poco piu' di zero. Chi fa la spesa? La lingua conta sempre...non solo dentro, ma anche fuori dell'università (soprattutto)...

[Barone Bizzio]

Mi spiego meglio, io comunque cercherei di imparare la lingua del posto in ogni paese in cui mi piacerebbe andare a fare ricerca per non essere isolato dalla comunità. Quindi prima di tutto cercherei di imparare il tedesco, ad esempio. Ovvio che se uno mi dice che imparare lo spagnolo o il portoghese o l' inglese è troppo difficile per lui non mi fa una grande impressione

[DORian_fAke]

In tempi non sospetti ho già detto la mia: numero programmato per tutte le facoltà. Laurearsi non è nè un obbligo, nè un diritto. Ovviamente questo va in direzione diversa da quello della riforma che, ampliando la platea delle università a quelle telematiche, inflazionerà ancor più il mercato.
La riforma della rifoerme sarebbe, poi, quella dei concorsi universitari che, lo sappiamo tutti, sono già decisi al momento del bando. Ma, anche qui, nessun provvedimento è previsto.

Sono anni che penso che la laurea non debba essere un diritto, ma un privilegio solo per chi proviene dalle classi sociali più elevate, sia chiaro solo per i meritevoli appartenenti a queste classi, non tutti..

[ma_75]

il cepu, che io sappia, è solo 'un aiuto' per preparare gli esami. come andare a ripetizioni, non possono nè fare esami nè emettono titoli che abbiano alcuna valenza.

http://www.cepu.it/universita_online.asp:D

Poi c'è anche quell'altra in cui insegna Dell'Utri che non ricordo come si chiama

Si son d'accordo. SOlo che poi si entrerebbe nei cosidetti "test"...che han dato prova di non essere molto attendibili.

Se non sbaglio, l'unica università (forse anche la LUISS), che fa un serio programma di ammissione (ossia test standardizzato universale, votazione, lettere di motivazione/raccomandazione) e' la Bocconi.

Sui concorsi universitari..mah ho sentito delle cose veramente da chiodi. Mi riferisco per chi voleva fare un Phd

Discutere della validità dei test sarebbe già un passo avanti. Bisognerebbe, naturalmente, partire dalla considerazione che abbiamo fatto prima, cioè che la laurea non è un diritto per tutti ma solo per chi è meritevole.

[motorhead]

io ero rimasto a quando ci andava Del Piero al cepu

[ma_75]

io ero rimasto a quando ci andava Del Piero al cepu

Il progresso, Motor, il progresso.

[DORian_fAke]

io ero rimasto a quando ci andava Del Piero al cepu

Non essendo di sangue reale, io a uno come lui, la laurea la negherei a priori.