ROMA - Un cumulo di macerie. E' quel che resta della Schola armaturarum juventis pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei. Andata completamente distrutta alle 6 del mattino, poco prima dell'apertura del sito archeologico, poco prima che i turisti, in un sabato mattina di ottobre, si recassero a visitare gli scavi. Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto. E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l'ha definito "una vergogna per l'Italia" dicendo di esigere "spiegazioni immediate e senza ipocrisie".
Gli archeologi: "Basta politica degli effetti speciali". Anche il segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, chiede fondi adeguati ricordando che "la manutenzione ordinaria non viene fatta più da almeno mezzo secolo". Parole che fanno infuriare Italia Nostra, ma anche le associazioni degli archeologi che contestano "la politica degli effetti speciali, con spese di milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici a pochi passi dalla Domus crollata".
Il sindaco di Pompei: "Inascoltati i nostri appelli". "Dello stesso avviso anche il sindaco di Pompei, Claudio d'Alessio. "Il crollo rappresenta una disgrazia per il patrimonio culturale dell'umanità - dice il primo cittadino - ha lasciato l'intera cittadinanza esterrefatta". E aggiunge: "Le nostre grida d'allarme non trovano ascolto e, invece, Pompei dovrebbe fare da traino all'economia dell'intera regione Campania. Basta con la politica dei rinvii e delle chiacchiere. Occorre pensare a quali siano gli strumenti per il rilancio dell'intero patrimonio archeologico nazionale".
Era solo questione di tempo. Ennesima prova del fatto che l'Italia ha un tesoro che non merita.
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