oggi libero e famoso
Nel 1981, Issei Sagawa, studente giapponese di letteratura inglese all'università Sorbona di Parigi, invitò una sua compagna di studi per il ripasso di alcune poesie in vista dell'esame di fine ciclo. Sagawa dichiarò alla polizia che egli era attratto dalla compagna di classe, di nome Renée Hartevelt (si presume che Sagawa ammise d'essere attratto da lei per così diminuire le conseguenze legali del suo folle gesto). Nel mezzo del loro studio la uccise con un fucile, fece sesso con il suo cadavere e la mangiò pezzo per pezzo (fino a un totale di 7 chili di carne asportati dal suo corpo).
Sagawa fu dichiarato inabile a sostenere un processo ed il suo ricco padre, Akira Sagawa, ottenne la sua estradizione in Giappone, dove venne liberato dalla custodia in meno di quindici mesi. Sagawa era già diventato una celebrità nazionale nella sua patria per il suo atteggiamento impenitente nei riguardi dell'intera faccenda, rivelando persino il suo atto cannibalesco. Da allora, ha scritto diversi best-seller ed è apparso in almeno un film, un'opera drammatica intitolata Shisenjiyou no Aria (in inglese, The Bedroom). Al giorno d'oggi, Sagawa scrive una colonna per un tabloid nazionale.
Nel 1983, Sagawa descrisse l'esperienza dell'omicidio che lo rese famoso.
Oltre a libri sul suo delitto, Sagawa ha scritto nel 1997 un libro di commento, Shonen A, sul serial killer di bambini di Kōbe del 1997, quando un quattordicenne chiamato "Sakakibara" o "Ragazzo A" ("Shonen A") uccise e decapitò diversi bambini.
Sagawa dichiarò d'aver sognato fin da bambino di mangiare una persona. Questo morboso desiderio lo portò durante l'adolescenza a introdursi furtivamente nella stanza di una studentessa nel cuore della notte, con una maschera di Frankenstein, non con l'intento di ucciderla, ma con l'intento di darle un morso alle natiche. Tuttavia la ragazza si svegliò e comincio a urlare, portandolo alla fuga. In quel caso il padre di Issei Sagawa, uomo molto potente, fece in modo di insabbiare l'accaduto.
In Francia, Sagawa venne chiamato dai media "il killer giapponese", mentre in Giappone venne ribattezzato "il killer parigino".
L'omicidio venne registrato su una cassetta audio da parte di Sagawa. Nella cassetta si sente Renée Hartevelt recitare una poesia poi un colpo di fucile e il corpo di una persona che cade a terra.
La notte dell'omicidio i vicini dichiararono alla polizia parigina che dall'appartamento di Issei Sagawa durante la notte si potevano udire le urla di felicità da parte del giapponese.
Dopo l'omicidio Sagawa fece alcune foto del cadavere e di ogni parte che asportava. La foto che fece al primo piatto da lui cucinato comportava un seno disposto su un piatto con contorno di piselli e patate.
Sagawa era una persona fisicamente sotto la media giapponese, era alto 1,51 m e pesava 35 kg. Di fatto era talmente esile che, quando fu catturato dalla polizia fu ammanettato e caricato su una volante, nel viaggio verso la centrale le manette gli si sfilarono dai polsi ma appena arrivato se le rimise.
Durante gli interrogatori ha sempre detto tutta la verità sull'omicidio mantenendo una completa tranquillità. Come se, per il giapponese, quello che fece fosse completamente normale.
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Nel 1981, Issei Sagawa, studente giapponese di letteratura inglese all'università Sorbona di Parigi, invitò una sua compagna di studi per il ripasso di alcune poesie in vista dell'esame di fine ciclo. Sagawa dichiarò alla polizia che egli era attratto dalla compagna di classe, di nome Renée Hartevelt (si presume che Sagawa ammise d'essere attratto da lei per così diminuire le conseguenze legali del suo folle gesto). Nel mezzo del loro studio la uccise con un fucile, fece sesso con il suo cadavere e la mangiò pezzo per pezzo (fino a un totale di 7 chili di carne asportati dal suo corpo).
Sagawa fu dichiarato inabile a sostenere un processo ed il suo ricco padre, Akira Sagawa, ottenne la sua estradizione in Giappone, dove venne liberato dalla custodia in meno di quindici mesi. Sagawa era già diventato una celebrità nazionale nella sua patria per il suo atteggiamento impenitente nei riguardi dell'intera faccenda, rivelando persino il suo atto cannibalesco. Da allora, ha scritto diversi best-seller ed è apparso in almeno un film, un'opera drammatica intitolata Shisenjiyou no Aria (in inglese, The Bedroom). Al giorno d'oggi, Sagawa scrive una colonna per un tabloid nazionale.
Nel 1983, Sagawa descrisse l'esperienza dell'omicidio che lo rese famoso.
Oltre a libri sul suo delitto, Sagawa ha scritto nel 1997 un libro di commento, Shonen A, sul serial killer di bambini di Kōbe del 1997, quando un quattordicenne chiamato "Sakakibara" o "Ragazzo A" ("Shonen A") uccise e decapitò diversi bambini.
Sagawa dichiarò d'aver sognato fin da bambino di mangiare una persona. Questo morboso desiderio lo portò durante l'adolescenza a introdursi furtivamente nella stanza di una studentessa nel cuore della notte, con una maschera di Frankenstein, non con l'intento di ucciderla, ma con l'intento di darle un morso alle natiche. Tuttavia la ragazza si svegliò e comincio a urlare, portandolo alla fuga. In quel caso il padre di Issei Sagawa, uomo molto potente, fece in modo di insabbiare l'accaduto.
In Francia, Sagawa venne chiamato dai media "il killer giapponese", mentre in Giappone venne ribattezzato "il killer parigino".
L'omicidio venne registrato su una cassetta audio da parte di Sagawa. Nella cassetta si sente Renée Hartevelt recitare una poesia poi un colpo di fucile e il corpo di una persona che cade a terra.
La notte dell'omicidio i vicini dichiararono alla polizia parigina che dall'appartamento di Issei Sagawa durante la notte si potevano udire le urla di felicità da parte del giapponese.
Dopo l'omicidio Sagawa fece alcune foto del cadavere e di ogni parte che asportava. La foto che fece al primo piatto da lui cucinato comportava un seno disposto su un piatto con contorno di piselli e patate.
Sagawa era una persona fisicamente sotto la media giapponese, era alto 1,51 m e pesava 35 kg. Di fatto era talmente esile che, quando fu catturato dalla polizia fu ammanettato e caricato su una volante, nel viaggio verso la centrale le manette gli si sfilarono dai polsi ma appena arrivato se le rimise.
Durante gli interrogatori ha sempre detto tutta la verità sull'omicidio mantenendo una completa tranquillità. Come se, per il giapponese, quello che fece fosse completamente normale.
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