"Caro Garimberti,
così non andiamo in onda"
Lo scrittore scrive al presidente Rai sul caso "Vieni via con me": una "favola" i compensi astronomici. "Il danno economico per la Rai sarebbe non mandarla in onda". "Sono i contenuti che fanno paura e su questo non siamo disposti a trattare"
di ROBERTO SAVIANO
Caro presidente Rai, una dichiarazione del direttore generale Masi assicura che Vieni via con me andrà in onda senza problemi. Purtroppo non è vero. La favola sui compensi "astronomici" degli ospiti - agitata dai vertici Rai - è appunto, una favola, un ultimo pretesto per metterci i bastoni tra le ruote. Tutte le persone che abbiamo invitato si sono dette pronte a dimezzare i loro compensi e persino a intervenire gratis, pur di partecipare al nostro progetto: eppure, oggi, a meno di tre settimane dalla prima puntata nessuno dei loro contratti è stato ancora firmato.
Ma a parte il fatto che sarebbe ingiusto chiedere a chiunque di lavorare gratuitamente, la verità è che i soldi non c'entrano: anche perché Vieni via con me sarebbe comunque un grande affare per la Rai, viste le cifre a cui sono stati già venduti gli spazi pubblicitari. Il danno economico per la tv di Stato sarebbe cancellarlo.
La Rai ha fatto di tutto in questi mesi per boicottare il nostro lavoro: ci hanno ridotto lo studio, gli attori, gli ospiti, hanno tentato di tagliare le puntate da quattro a due, ci hanno messo in programma prima contro le partite di coppa e poi contro Il Grande fratello. Nel continuo braccio di ferro con l'azienda abbiamo avuto al nostro fianco solo la direzione di Raitre. Alla fine è stato chiaro, ci troviamo di fronte ad un paradosso: un editore che, non avendo la forza per bocciare una trasmissione, fa di tutto per farla andare male, per ridurne al minimo l'audience e costringerla in una nicchia dove non dà più fastidio. Noi avremmo voluto fare un programma ambizioso, di qualità, con ospiti importanti e destinato ad un grande pubblico per raccontare un'Italia che raramente appare in tv. Volevamo parlare di macchina del fango, di mafia e politica, di come funzionano i voti di scambio, delle bugie sul terremoto, del business dei rifiuti: guarda caso, quando i dirigenti Rai hanno conosciuto la scaletta delle trasmissioni, tutto è diventato più difficile. È allora evidente che sono i contenuti della trasmissione a fare paura: ma sui contenuti nessuno di noi è disposto a trattare, sono la nostra libertà.
In questo clima, con un editore che rema contro, e che fa di tutto per ridurre mezzi, spazio, possibilità, non possiamo né vogliamo lavorare. Non ci sono la condizioni per andare in onda. I vertici dell'azienda hanno fatto di tutto per dimostrarci di non volere Vieni via con me. La Rai dimostri che non è così, se ne è capace. Caro presidente, ci dica con chiarezza se questo programma si può fare liberamente, oppure no.
"Caro Garimberti, così non andiamo in onda" - Repubblica.it
preso da repubblica ma lo torovate anche su ansa ecc
così non andiamo in onda"
Lo scrittore scrive al presidente Rai sul caso "Vieni via con me": una "favola" i compensi astronomici. "Il danno economico per la Rai sarebbe non mandarla in onda". "Sono i contenuti che fanno paura e su questo non siamo disposti a trattare"
di ROBERTO SAVIANO
Caro presidente Rai, una dichiarazione del direttore generale Masi assicura che Vieni via con me andrà in onda senza problemi. Purtroppo non è vero. La favola sui compensi "astronomici" degli ospiti - agitata dai vertici Rai - è appunto, una favola, un ultimo pretesto per metterci i bastoni tra le ruote. Tutte le persone che abbiamo invitato si sono dette pronte a dimezzare i loro compensi e persino a intervenire gratis, pur di partecipare al nostro progetto: eppure, oggi, a meno di tre settimane dalla prima puntata nessuno dei loro contratti è stato ancora firmato.
Ma a parte il fatto che sarebbe ingiusto chiedere a chiunque di lavorare gratuitamente, la verità è che i soldi non c'entrano: anche perché Vieni via con me sarebbe comunque un grande affare per la Rai, viste le cifre a cui sono stati già venduti gli spazi pubblicitari. Il danno economico per la tv di Stato sarebbe cancellarlo.
La Rai ha fatto di tutto in questi mesi per boicottare il nostro lavoro: ci hanno ridotto lo studio, gli attori, gli ospiti, hanno tentato di tagliare le puntate da quattro a due, ci hanno messo in programma prima contro le partite di coppa e poi contro Il Grande fratello. Nel continuo braccio di ferro con l'azienda abbiamo avuto al nostro fianco solo la direzione di Raitre. Alla fine è stato chiaro, ci troviamo di fronte ad un paradosso: un editore che, non avendo la forza per bocciare una trasmissione, fa di tutto per farla andare male, per ridurne al minimo l'audience e costringerla in una nicchia dove non dà più fastidio. Noi avremmo voluto fare un programma ambizioso, di qualità, con ospiti importanti e destinato ad un grande pubblico per raccontare un'Italia che raramente appare in tv. Volevamo parlare di macchina del fango, di mafia e politica, di come funzionano i voti di scambio, delle bugie sul terremoto, del business dei rifiuti: guarda caso, quando i dirigenti Rai hanno conosciuto la scaletta delle trasmissioni, tutto è diventato più difficile. È allora evidente che sono i contenuti della trasmissione a fare paura: ma sui contenuti nessuno di noi è disposto a trattare, sono la nostra libertà.
In questo clima, con un editore che rema contro, e che fa di tutto per ridurre mezzi, spazio, possibilità, non possiamo né vogliamo lavorare. Non ci sono la condizioni per andare in onda. I vertici dell'azienda hanno fatto di tutto per dimostrarci di non volere Vieni via con me. La Rai dimostri che non è così, se ne è capace. Caro presidente, ci dica con chiarezza se questo programma si può fare liberamente, oppure no.
"Caro Garimberti, così non andiamo in onda" - Repubblica.it
preso da repubblica ma lo torovate anche su ansa ecc
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