Originariamente Scritto da salsa
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Avrà provato emozioni di perdita, di disperazione, di paura, di tristezza? Tralasciamo un attimo l'aspetto neurologico e concentriamoci su quello funzionale ed evolutivo. Perché una madre umana prova amore per i suoi figli? Perché si preoccupa per essi? La risposta, come sappiamo tutti, è che la madre umana riceve la capacità di provare queste emozioni dall'evoluzione: ci siamo sviluppati in questa direzione perché proteggere i nostri cuccioli, invece che abbandonarli a loro stessi, aumenta la probabilità di diffondere i nostri geni. La selezione naturale ha fatto sviluppare la mente in questo modo perché è utile.
L'emozione, come ho già scritto, è una funzione mentale. Come la capacità di parlare (che è solo umana, e infatti solo noi abbiamo le relative aree del cervello). Come la percezione, che esiste in tutte le specie animali. Sappiamo che un coccodrillo percepisce gli odori per osservazione diretta del fenomeno, e in effetti ha anche le parti fisiologiche che servono all'olfatto (compreso un lobo olfattivo nel cervello).
Come pura curiosità, aggiungo che nel cervello umano la parte del cervello legata alle emozioni è vicina al lobo olfattivo e fortemente connessa con esso, mentre non è connessa direttamente con la corteccia visiva, per esempio. Infatti un odore ci può far provare un'emozione in maniera diretta e non mediata, mentre un'immagine visiva no.
Il problema è che si tende a pensare all'emozione come a un'esperienza complessa e inspiegabile. Ma esperienza e spiegazione sono livelli di analisi di un fenomeno: io posso comprendere l'esperienza emotiva di un altro confrontandola con le mie esperienze (se non sono mai stato triste, non posso comprendere cosa voglia dire essere tristi); oppure posso usare il livello di analisi della spiegazione, e descrivere l'emozione come un processo mentale, analizzarne il funzionamento, cercarne la localizzazione encefalica eccetera.
Torniamo al discorso iniziale. L'umano prova un'emozione perché questa funzione mentale è utile. L'animale, ammesso che provi emozioni (un cane sì, una murena no), ha la stessa utilità. Dire che la gatta cerca i gattini perché è "un istinto" mentre la madre umana cerca i figli perché "si preoccupa" è un fraintendimento di fondo. Se utilizziamo il livello di analisi che proponi, donna e gatta cercano i figli per istinto. Non c'è differenza. Qual è la principale funzione mentale che ci spinge a questa ricerca (che ci spinge cioè a mettere in atto il comportamento istintuale)? La funzione emotiva. L'emozione associata con la mancanza del cucciolo ci spinge a cercarlo.
E' come il dolore. Il dolore di una storta ci spinge a non caricare la caviglia finché essa non sia guarita e il dolore sia passato. Il dolore non è una funzione dell'autocoscienza. Un organismo può mancare di autocoscienza; ma se ha delle strutture nervose identiche alle nostre per gestire i segnali di dolore, e mostra comportamenti identici ai nostri, siamo obbligati a pensare che abbia un'esperienza analoga alla nostra.
La metto in termini ancora diversi. Se la gatta non prova l'emozione associata all'amore per i figli, in che modo dovrebbero attuarsi gli "istinti"? Cosa dovrebbe spingerla a cercare di liberare i cuccioli, invece che andare a mangiare le crocchette? Parlare di istinti e basta significa fermarsi al livello della descrizione del comportamento (cosa fa l'istinto). Se invece vogliamo parlare anche di processi mentali (come funziona l'istinto) troviamo nel gatto le emozioni. Il sistema che spinge un gatto a mettere in atto i propri comportamenti istintuali complessi è, con evidenza scientifica, lo stesso sistema che spinge l'uomo a mettere in atto i propri comportamenti istintuali complessi.
* se qualcuno rischia di non dormire la notte per questa storia : i gattini li abbiamo liberati e stavano bene
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