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Art. 18 - Chi davvero ....

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    Originally posted by mikeshell

    Che 'prospettive di lavoro hai' ? Mi piacerebbe capire cosa vorresti fare 'da grande' (intendo finiti gli studi).

    Ciao
    Mike
    Be', le prospettive si dividono in concrete e in "da sogno".

    Di preciso non so che faro', penso che come tutti accettero' il primo lavoro decente che mi capita, e cerchero' di dare il massimo li'... magari di salire di livello, insomma, il "che voglio fare da grande" l'ho superato da un pezzo... sono molto disilluso e realista. Di sicuro non restero' sulle spalle della famiglia anche a 25 anni perche' aspetto il lavoro dei miei sogni... e poi prima cominci meglio e'... le reti informali sono importantissime.

    Io sto studiando sociologia ad indirizzo "Organizzativo, economico e del lavoro". Praticamente tutto e niente, so un po' di tutto ,dal marketing alle comunicazioni di massa all'economia politica, al mercato del lavoro all'organizzazione aziendale ecc.ecc.
    Ma non so niente di "specialistico".
    Non e' una laurea in economia e commercio, e non e' una laurea in filosofia o altre cose teoriche. E' una via di mezzo, quindi e' scontato che dovro' scegliere 1 campo e specializzarmi li'.

    Mio padre voleva uccidermi quando seppe che non avrei fatto ingegneria... lui lavora anche come perito tecnico dei tribunali, conosce un sacco di gente, insomma, e' un pezzo da 70, non 90 ma 70. Poteva "passarmi" i clienti, indirizzarmi, insomma, avrei avuto vita facile, qualche anno di praticantato retribuito (appresso a lui) e poi sarei andato avanti da solo. Invece ho scelto un'altra via... ma posso comunque contare sul suo aiuto e le sue conoscenze. SOno molto fortunato, e sicuramente saro' raccomandato in qualche modo, anche se nel senso buono della parola, per il semplice fatto di avere le conoscenze giuste. Per cio' mi definisco "figlio di papa' ".

    Potrei anche lavorare con il mio amico, l'erede Finmatica... qualche cosa da fare insieme c'e', siamo amici stretti, e abbiamo parlato spesso del futuro. Purtroppo lui ha altri problemi prima del lavoro e del futuro meraviglioso che lo attende... quindi non so...

    SOno anche amico (ci siamo allenati insieme per 2 anni) del figlio dell'amministratore delegato della MSC, la Mediterranean Shipping Company, quella delle crociere. La sua famiglia e' italiana, della mia citta', pero' immigrarono in Sudafrica tempo fa.
    Si e' laureato alla Luiss un mese fa, e ora e' in Sudafrica a capo dello studio legale internazionale della compagnia. Il padre ha anche altre attivita' di import-export ecc.ecc.
    Ha detto che quando voglio posso chiamarlo e andare a lavorare li', mi ha anche offerto di ospitarmi molte volte, ma come il coglione non ho mai colto l'occasione per farmi un bel viaggetto in Africa... avrei pagato solo l'aereo e i soldi per stare li', poi me ne stavo con lui in villa... bella vita

    A suo dire, per il commercio basta conoscere 2 lingue e avere un po' di logica. Secondo lui l'import-export soprattutto e' una cazzata facilissima se le condizioni sono favorevoli.
    Ultimamente pero' c'e' stato il crollo del rand e hanno perso molte occasioni... ancora una volta per cause esogene. In compenso le crociere vanno alla grande...

    Dice che e' facile, e n effetti non e' proprio una cima, hehe... ci ha messo 8 anni a laurearsi in giurisprudenza... ma anche perche' con un padre cosi' chi te lo fa fare di correre e rovinarti gli anni piu' belli sui libri...
    Se avro' bisogno, se avro' voglia di trasferirmi in Sudafrica o altrove, nella sede italiana, o a Ginevra, o negli States, lo chiamero'. Mi dara' un lavoretto, sia chiaro, per iniziare, non mi fara' beneficienza, ma sarebbe sempre meglio che fare il disoccupato qui.

    QUesto e' il mio pensiero realista. Queste sono le mie opzioni principali.

    Poi, tra i "sogni" quasi irrealizzabili (al 99%), mi piacerebbe fare dottorato dopo la laurea, e provare a diventare professore universitario. Magari studiare all'estero, specializzarmi e poi insegnare.
    Oppure mi piacerebbe fare politica ad alti livelli.
    Mi piacerebbe lavorare in qualche organizzazione internazionale, con qualsiasi ruolo, per viaggiare e conoscere il mondo, magari migliorandolo un briciolo.
    Lavorerei volentieri per qualche Ong in Africa...
    Un sogno sarebbe lavorare per l'Onu. O per qualche Ministero che poi mi permettesse di allacciare rapporti internazionali di lavoro con qualcuno...

    La maggior parte di queste ipotesi da sogno comporta pero' un ulteriore lasso di tempo passato sulle spalle della famiglia, per questo al 99% non si realizzera' (la meritocrazia e' una balla colossale...).
    Gia' adesso, pur essendo benestante, mi rode il culo a chiedere i soldi per una vacanza, o per portare fuori la mia ragazza...

    Finito Mike, scusa la prolissita'
    Qualcuno ha visto i miei polpacci???

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      parli del surplus come mezzo di profitto necessario nell'attuale sistema ma "ingiusto": ingiusto perchè il lavoratore ( ma solo il dipendente subordinato, non l'imprenditore ) "attraverso il lavoro aggiunge alla materia prima X il valore 100, ma viene retribuito col salario 100 - Y, dove Y è una grandezza maggiore di zero e funzione inversa delle conquiste sociali e della forza contrattuale del lavoratore.
      lo poni come una verità indiscutibile, mentre mi pare ce ne sarebbe da dire. comunuque, anche accettata x ora come dogma,

      la fotografia della società che si ha sulla base di questo modello è parziale, e non tiene conto tra le cose in ordine sparso che mi vengono in mente:
      1 della diffusione del lavoro in proprio e del numero di aziende a conduzione familiare o dei familiari che lavorano in azienda
      2 della diffusione della partecipazione del lavoratore nell'azienda: a livello di cooperative, o di partecipazione azionaria
      3 la possibilità, in un sistema non a "caste chiuse" di poter diventare imprenditore ( con la contropartita del rischio d'impresa ) o libero professionista o fare il dipendente.
      3 dei lavori "fuori mercato", pubblici, tipo lavori socialmente utili
      4 del fatto che nell'economia moderna la ricchezza del commercio e della finanza sia una quota enorme ( non so quanto di preciso, ma tu lo saprai ) di quella prodotta nel mondo, e non risponde esattamente allo schema in questione.

      x quanto riguarda il rischio d'impresa, c'è ed eccome. il fatto che non tutti coloro i quali hanno una impresa che viene cancellata dal mercato finiscano sul ciclio di una strada a chiedere l'elemosina non mi sembra una cosa negativa, anzi. in genere è perchè chi + ha capitali, + puo differenziare le proprie attività e risorse, e se ne fallisce una rimangono altre possibilità. il rischio d'impresa non è il rischio di morire di fame, è il rischio di perdere i capitali investiti.

      sul fatto dei salvataggi pubblici che mi pare ti diano tanto fastidio, il discorso non è mica scontato: sarebbe demagogia parlare di socializzazione del rischio, collettivizzazione delle perdite e personalizzazione dei guadagni. Saprai cosa sono le bank runs, e che le iniezioni di liquidità da parte dello stato possono essere una valvola di sicurezza in caso di scarsa solvibilità di un istituto di credito: ha un costo sociale, ma previene una crisi sistemica più grave del costo sopportato. Col tempo si è imparato che prevenire è meglio che curare, e che i sistemi di controllo finanziario di tipo prudenziale ( da noi vigilano banca d'italia e consob ) sono lo strumento migliore. In tali casi la legislazione è fondamentale ( purtroppo si impara sempre dagli errori passati ) ma ad esempio il caso enron da noi col decreto draghi e il TUB non credo sarebbe successo ( ciò non significa che non ci possano essere altri problemi ).

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        Gli studi sono 'fondamentali' ma ci vuole anche esperienza e capacità ... per quanto riguarda gli esempi sono stati tutti errori uguali causati dalla 'molta teoria' e dal poco 'senso pratico' (errori macroscopici sulla 'rotta da seguire' che io stesso non avrei fatto ... probabilmente ne avrei fatti altri, forse anche più banali dovuti alla mancanza di preparazione, ma non quelli).

        Non intendevo ribadire il 'ragazzino' di Marco ... mi interessava veramente sapere quali fossero i tuoi obiettivi futuri.

        Ciao
        Mike

        P.S.
        Cmq. anche i fumetti sono arte.

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          x Don : ... speriamo che la situazione migliori e non ti costringa alla 'prima cosa che trovi' ...

          (e io non sarò costretto a 'diventare' uno dei milioni di 'improvvisati' ORACLE-DBA, e sarei già anche meglio di molti, per potermi rivendere con sicurezza).

          Ciao
          Mike

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            [QUOTE]Originally posted by quellogrosso
            [B]la fotografia della società che si ha sulla base di questo modello è parziale, e non tiene conto tra le cose in ordine sparso che mi vengono in mente:
            1 della diffusione del lavoro in proprio e del numero di aziende a conduzione familiare o dei familiari che lavorano in azienda

            Don: Il lavoro in proprio e' un modo di essere piu' forti, di togliersi appunto dalla condizione di "datore di plus-lavoro", e di essere in qualche modo imprenditore e lavoratore insieme. Comunque per quanto riguarda la produzione di merci, il lavoro in proprio non ha senso se non in piccolissime dimensioni, trascurabili. Credo che il lavoro in proprio come lo intendi tu attenga alla dimensione del commercio. Mai visto un produttore di sale, scarpe, computer, patate ecc. lavorare "in proprio", senza qualche forma di manodopera. Il caso della manodopera familiare e' anch'esso una eccezione, sia come numero di casi che come quantita' di merci prodotte. Questo discorso vale sia in ambito "occidentale" che, ancor di piu', se consideriamo tutta l'umanita'.

            Grosso:2 della diffusione della partecipazione del lavoratore nell'azienda: a livello di cooperative, o di partecipazione azionaria

            Si', e' vero, non ho tenuto conto apposta di queste eccezioni, per concentrarmi sull'essenza. Le cooperative sono un esempio che si discosta, ma anche esse sono minoritarie (se fosse Tutto in cooperativa sarebbe... comunismo! )
            La partecipazione azionaria, o comunque legare il salario alla produttivita', sono riforme importanti (dalla parte dei piu' deboli) che si stanno discutendo solo ora, quando il lato ingiusto del sistema sta uscendo piu' allo scoperto, dopo circa 500 anni. Spero che si realizzino davvero, e non restino utopia. Per il resto, la partecipazione azionaria e' stata piu' evidente nei casi di fallimento (e di raggiro dei piccoli azionisti) che nei reali casi in cui i lavoratori di una azienda si sono davvero arricchiti, non dico quanto l'imprenditore, ma almeno a livelli simili. In questo il sistema puo' migliorare, diventare piu' trasparente e egualitario. Anche se io penso che la non-trasparenza.

            Grosso: 3 la possibilità, in un sistema non a "caste chiuse" di poter diventare imprenditore ( con la contropartita del rischio d'impresa ) o libero professionista o fare il dipendente.

            Don: be', qui la penso come Wallerstein, il sistema non e' a caste chiuse per legge, ma lo e' (quasi) de facto. Dire che a tutti viene data la possibilita' di essere imprenditori, anche con dei fondi, e' una balla. Senza capitale non vai da nessuna parte.
            In realta' il sistema e' organizzato gerarchicamente, anche a livello di Stati. Per la stessa ragione, e' tempo ormai di abbandonare le visioni "sviluppiste", la dicitura "paesi in via di sviluppo" e' una balla colossale. I paesi poveri (e i lavoratori) sono necessari, tutti sviluppati (imprenditori) non possiamo esserlo, e dire che uno "sceglie" consapevolmente di essere lavoratore e non un ricco imprenditore o professionista mi sembra una affermazione azzardata. Le disuguaglianze, le differenti condizioni di partenza, saltano agli occhi.

            Questa affermazione, al solito, e' gia' valida a livello di paesi centrali, ma lo diviene tragicamente se consideriamo tutta l'umanita' nel suo insieme. E dobbiamo anche abbandonare le speranze per il futuro, e qualsiasi visione "migliorista", perche' 500 anni di capitalismo non hanno fatto altro che accentuare la polarizzazione, le disuguaglianze ecc. Questo e' un fatto.

            Grosso: 3 dei lavori "fuori mercato", pubblici, tipo lavori socialmente utili

            Don: certo, altre eccezioni. Per di piu' in costante calo (il taglio ai fondi pubblici e' un trend che continua da anni). Queste eccezioni rendono forse il sistema piu' giusto? Non credo, e' tutto li' il discorso.

            Grosso: 4 del fatto che nell'economia moderna la ricchezza del commercio e della finanza sia una quota enorme ( non so quanto di preciso, ma tu lo saprai ) di quella prodotta nel mondo, e non risponde esattamente allo schema in questione.

            Don: commercio e finanza si basano sempre su capitali. E i capitali si accrescono solo creando plus-valore.
            E poi non esiste con-mercio senza prima la produzione di merci. Una volta prodotte le merci,creando plus-valore e incrementando il capitale, tutto quello che viene dopo e' appunto secondario. Il plus-valore e' alla base di tutto.


            Grosso:x quanto riguarda il rischio d'impresa, il rischio d'impresa non è il rischio di morire di fame, è il rischio di perdere i capitali investiti.

            Don: ecco, anche nel rischio c'e' una disuguaglianza. Il rischio di un imprenditore e' quello di perdere i capitali ( e a volte anche di finire in strada, c'e' anche questo, ovviamente).
            Il rischio di un lavoratore (che non ha nulla se non la sua forza-lavoro) e' sempre quello di finire in strada.
            Ora, se tutto provenisse da libera scelta, si potrebbe dire al lavoratore "te la sei voluta, hai scelto una posizione piu' rischiosa"
            Ma visto che nessuno sceglie veramente (tranne pochi), visto che alla fine se non hai capitali non puoi nemmeno perderli, il sistema si qualifica come ingiusto.

            Per quanto riguarda poi i salvataggi pubblici, non mi danno "fastidio"! Io faccio un discorso impersonale, anzi, i salvataggi pubblici servono davvero spesso a salvare lavoratori. Pensa alla cassa integrazione guadagni negli anni 70-80...
            Ha un costo sociale, che spesso e' giusto moralmente, ma non formalmente, perche' ancora una volta rende i possessori di capitale dei privilegiati, sottratti al rischio. Anche per KirchMedia la Germania e' intervenuta per salvare il salvabile. Nonostante questo, il sig. Kirch no rischia nulla, ma i lavoratori (e i piccoli azionisti) lo hanno preso in quel posto.
            Ancora una volta, l'esistenza di salvataggi pubblici rende chiaro il fatto che non e' affatto un sistema giusto.
            Se davvero c'e' concorrenza, chi sbaglia paga, e invece non e' cosi'. Anche qui mi trovo con Wallerstein, quando parla appunto dei privilegi dei possessori di capitale, e dello Stato che li favorisce (e' li' per quello).

            Poi si potrebbe discutere se il denaro pubblico debba essere usato per salvare imprenditori poco accorti (o fraudolenti) dai loro guai, o se non possa avere altri nobili fini, magari preventivi davvero di situazioni simili, ma anche qui, sarebbe piu' comunismo che capitalismo
            Qualcuno ha visto i miei polpacci???

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              Ah, Grosso, hai trovato After Liberalism? Che ne pensi?

              P.S. Piacere di risentirti!
              Qualcuno ha visto i miei polpacci???

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                Per Mike: grazie per gli auguri! Buona fortuna anche a te, la lotta e' dura... a mio avviso l'incertezza aumenta sempre piu'... meglio sarebbe stato lavorare negli anni 60, un lavoro fisso, sicuro, piena occupazione, un piccolo mutuo, una casa, una moglie e via...

                P.S. Io impazzivo per i Topolino... al solito sono divenuto arrogante e offensivo, pero' mi sono sentito pizzicato sul vivo... vabe', l'importante e' rendersene conto
                Qualcuno ha visto i miei polpacci???

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                  io non ho scioperato,primo xchè non credo a queste buffonate,secondo ci rimetterei solo io visto che non mi pagano la giornata,se vogliamo dimostrare qualcosa,forse sarebbe meglio inkazzarsi davvero con sciperi ad oltranza per 20 gg allora forse qualcosa si smuoverebbe no? poi penso che il problema di fondo non sia l'articolo 18,se avessimo un economia stabile,se tutti avremmo veramente diritto di lavorare come esseri umani in un paese dove ha le potenzialità di lavoro,nessuno avrebbe motivo di preouccuparsi dell'articolo 18
                  Alboreto is nothing

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