Eccolo l'ho iniziato proprio ora su spunto datomi da gabriele....stavo pensando come può un uomo diventare un assassino seriale e da questo ho provato ad immaginare una storia, un breve romanzo.
Questo è l'inizio ma ovviamente poi andrà corretto e rivisto e tra l'altro devo ancora decidere il titolo da assegnarli
La mia infanzia fu solo una lunga e monotona apatia.
Ero un bambino esile, pallido e magro; emarginato dagli altri fanciulli perchè non avevo nè la voglia nè tantomeno la forza per partecipare ai loro giochi vivaci, scalmanati a volte violenti.
Vivendo in un piccolo e superstizioso centro urbano non mancavano coloro che vedendomi così differente dagli altri ragazzi credevano portassi jella,
rammento da piccino che alcuni compaesani, al mio passare, facevano gli scongiuri.
C'era poi chi sparse la voce che fossi stato scambiato nella culla poichè ero così differente dai miei genitori che, al mio opposto, erano persone energiche, piene di vita e per questo molto rispettate in paese.
Chissà magari se fossi nato in una grande metropoli avrei avuto maggiori oppurtinità di fare amicizie e spezzare quindi questa timidezza che mi opprimeva e mi rendeva triste, solo, emarginato.
Da adolescente divenni ancora più cupo, non riuscii mai ad avere un rapporto con una ragazza nè tantomeno un'amicizia.
Non avevo voglia nemmeno di studiare ma ero costretto per rispetto verso verso i miei genitori, anzi per paura dei loro rimproveri.
Inaspettatamente morì una zia, la cugina di mia madre, una bella donna giovane da poco sposata. Abitava presso una località non molto lontana dal mio paese e fui costretto, mio malgrado, ad accompagnare i miei genitori al funerale.
Quando entrai nella camera mortuaria, spinto, quasi strattonato da mia madre, per rendere omaggio alla salma e vidi il corpo senza vita della donna, avvertii un brivido d'euforia..... il suo viso sereno, il pallore delle sue guance, le palpebre chiuse ....non riuscivo a smettere di fissarla e più la fissavo più dentro di me saliva un'eccitazione diabolica.
Mi si rizzarono i peli ed un impulso d'energia mi elettrizzò per tutto il corpo partendo dall'interno.....il cuore batteva veloce, quasi volesse schizzare via dal petto attraverso le costole, accennai un perverso sorriso, ero sessualmente eccitato....la visione della morte mi allietava l'anima e questo demoniaco piacere mi travolse compeltamente.
Questo è l'inizio ma ovviamente poi andrà corretto e rivisto e tra l'altro devo ancora decidere il titolo da assegnarli
La mia infanzia fu solo una lunga e monotona apatia.
Ero un bambino esile, pallido e magro; emarginato dagli altri fanciulli perchè non avevo nè la voglia nè tantomeno la forza per partecipare ai loro giochi vivaci, scalmanati a volte violenti.
Vivendo in un piccolo e superstizioso centro urbano non mancavano coloro che vedendomi così differente dagli altri ragazzi credevano portassi jella,
rammento da piccino che alcuni compaesani, al mio passare, facevano gli scongiuri.
C'era poi chi sparse la voce che fossi stato scambiato nella culla poichè ero così differente dai miei genitori che, al mio opposto, erano persone energiche, piene di vita e per questo molto rispettate in paese.
Chissà magari se fossi nato in una grande metropoli avrei avuto maggiori oppurtinità di fare amicizie e spezzare quindi questa timidezza che mi opprimeva e mi rendeva triste, solo, emarginato.
Da adolescente divenni ancora più cupo, non riuscii mai ad avere un rapporto con una ragazza nè tantomeno un'amicizia.
Non avevo voglia nemmeno di studiare ma ero costretto per rispetto verso verso i miei genitori, anzi per paura dei loro rimproveri.
Inaspettatamente morì una zia, la cugina di mia madre, una bella donna giovane da poco sposata. Abitava presso una località non molto lontana dal mio paese e fui costretto, mio malgrado, ad accompagnare i miei genitori al funerale.
Quando entrai nella camera mortuaria, spinto, quasi strattonato da mia madre, per rendere omaggio alla salma e vidi il corpo senza vita della donna, avvertii un brivido d'euforia..... il suo viso sereno, il pallore delle sue guance, le palpebre chiuse ....non riuscivo a smettere di fissarla e più la fissavo più dentro di me saliva un'eccitazione diabolica.
Mi si rizzarono i peli ed un impulso d'energia mi elettrizzò per tutto il corpo partendo dall'interno.....il cuore batteva veloce, quasi volesse schizzare via dal petto attraverso le costole, accennai un perverso sorriso, ero sessualmente eccitato....la visione della morte mi allietava l'anima e questo demoniaco piacere mi travolse compeltamente.
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