L'ATTACCO DELL'OSSERVATORE ROMANO
Il Vaticano contro Saramago:
era un ideologo anti-religioso
«Non dormiva per le Crociate, ma dimenticava i gulag. Banalizzazione del sacro e sconfortante semplicismo»
CITTÀ DEL VATICANO - «L'onnipotenza (presunta) del narratore»: sotto questo titolo, l'Osservatore Romano ricorda lo scrittore Josè Saramago, morto venerdì alle Canarie, e ne sottolinea la sua «ideologia» anti-religiosa. È stato, scrive il quotidiano vaticano, «un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell'evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell'inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle "purghe", dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi».
BANALIZZAZIONE DEL SACRO - «Per quel che riguardava la religione, uncinata com'è stata sempre la sua mente da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava - incalza l'Osservatore Romano -, Saramago non si fece mai mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all'origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l'effetto di ogni causa». Quindi la durissima conclusione dell'articolo: «Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché‚ del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al peraltro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza».
Redazione online corriere.it
Il Vaticano contro Saramago:
era un ideologo anti-religioso
«Non dormiva per le Crociate, ma dimenticava i gulag. Banalizzazione del sacro e sconfortante semplicismo»
CITTÀ DEL VATICANO - «L'onnipotenza (presunta) del narratore»: sotto questo titolo, l'Osservatore Romano ricorda lo scrittore Josè Saramago, morto venerdì alle Canarie, e ne sottolinea la sua «ideologia» anti-religiosa. È stato, scrive il quotidiano vaticano, «un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell'evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell'inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle "purghe", dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi».
BANALIZZAZIONE DEL SACRO - «Per quel che riguardava la religione, uncinata com'è stata sempre la sua mente da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava - incalza l'Osservatore Romano -, Saramago non si fece mai mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all'origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l'effetto di ogni causa». Quindi la durissima conclusione dell'articolo: «Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché‚ del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al peraltro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza».
Redazione online corriere.it
Commenta