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Warry, non tutti erano sulla Marmara....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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la spiegazione di Ronchi al no :
dopo il voto contrario dell'italia alla missione d'inchiesta dell'Onu
Ronchi: «Sbagliato mettere sotto tutela
uno Stato di diritto quale è Israele»
Il ministro per le Politiche comunitarie: «Sarebbe stato un precedente pericoloso per la comunità internazionale»
MILANO - Il voto contrario dell'Italia alla missione d'inchiesta internazionale dell'Onu «nasce dal fatto che, nell'arco di 24 ore, questa inchiesta da indipendente è diventata internazionale, con il chiaro obiettivo di mettere sotto tutela uno Stato di diritto come Israele». Il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi spiega così - in un'intervista al Messaggero - la decisione italiana, sottolineando che «il nostro governo e l'America di Obama hanno voluto tutelare uno Stato democratico come quello di Israele. Sarebbe stato un precedente pericoloso per la comunità internazionale», aggiunge Ronchi ribadendo che il «no dell'Italia ha un senso»: «Un conto è accertare la verità su quel che è accaduto, individuare tutte le responsabilità, un altro conto è appoggiare iniziative che alla fine tendono solo a gonfiare questa tremenda ondata di antisemitismo nel mondo». POSIZIONE UE - Il ministro torna poi ad auspicare una «voce sola dell'Ue, che porti alla pace, ai due Stati e due popoli che tutti sembrano volere, alla fine del dramma mediorientale». Sul blitz israeliano contro la flottiglia diretta a Gaza, Ronchi sottolinea che si tratta di una vicenda che presenta «molti lati oscuri»: «È deprecabile l'azione militare di Israele ma io desidero che venga fatta piena luce sulla natura di tutte le Ong che hanno ideato questa azione "umanitaria"».
ANTISEMITISMO - Il ministro ha parlato anche del rischio che cresca in Italia un sentimento antisemita: «Sono molto preoccupato. Dopo aver avuto incontri e contatti con diversi dirigenti di comunità ebraiche italiane, posso dire che si respira un clima in qualche modo simile a quello del 1982, l'anno di Sabra e Chatila e dell'assalto dei palestinesi di Abu Nidal alla Sinagoga di Roma. Abbiamo visto le scritte, abbiamo sentito le grida: questo è l'antisemitismo dei giorni nostri. E invece noi siamo chiamati a difendere il diritto di vivere in tranquillità e sicurezza di tutti».
Redazione online
03 giugno 2010
Il ministro per le Politiche comunitarie: «Sarebbe stato un precedente pericoloso per la comunità internazionale»
"Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
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Anche in queso articolo sembrano prevalere i racconti di chi ha subito pestaggi. Poi, ovviamente, dipenderà anche da dove stavano al momento del raid, da quanto abbiano cercati di reagire....Mi pare importante che tra le vittime ci sia un cittadino americano. Noi sappiamo bene cosa gli USA siano in grado di fare quando viene ucciso anche un singolo cittadino del loro paese. Eppure, quando c'è di mezzo Israele, nemmeno questo conta.
Gli attivisti in Italia: "Noi picchiati"
Le denunce dopo la liberazione.
Il bilancio ufficiale delle vittime:
sono otto turchi e un americano
ROMA
Dopo giornate di incertezze, è oggi possibile tracciare un quadro più preciso delle espulsioni di attivisti filopalestinesi catturati dalle forze israeliane durante il blitz sulla nave turca "Mavi Marmara", mentre rimane incerto il numero delle vittime: i morti accertati sono nove, ma, secondo alcuni testimoni e attivisti, molti corpi potrebbero essere stati buttati in mare dai militari.
Le nove vittime "ufficiali" erano di età compresa fra 19 e 61 anni ed erano tutte turche (il più giovane aveva anche la cittadinanza statunitense). Secondo i testimoni il bilancio si aggirerebbe invece fra i 16 e i 20 morti. Le espulsioni sono iniziate subito dopo l’attracco forzato della Marmara nel porto israeliano di Ashdod, quando una cinquantina di attivisti di varie nazioni hanno accettato di essere rimpatriati con aerei di linea verso i loro Paesi di origine. Gli altri attivisti sono stati tenuti agli arresti nel carcere di Beer Sheba (Neghev). Un primo scaglione di 124 attivisti originari di dodici Paesi islamici sono stati poi inoltrati verso la Giordania.
La scorsa notte Israele ha espulso, con aerei diretti verso la Turchia e la Grecia, altri 527 attivisti, fra cui cinque italiani. Con il rientro in Turchia e in Grecia, molti hanno denunciato maltrattamenti e si essersi visti negare i diritti civili. «A bordo non c’erano armi, ma solo pacifisti, la nave trasportava aiuti umanitari e generatori di corrente», ha assicurato Manuel Zani, il primo dei sei italiani a rientrare in patria. Nel pomeriggio sono arrivati anche gli altri quattro italiani. Il quinto è invece già atterrato a Bruxelles dove risiede. Il presidente della ong turca Ihh che era tra gli organizzatori della flotta umanitaria, ha dato la sua versione dei fatti: ha confermato che alcuni attivisti si impadronirono di armi dei soldati israeliani, ma ha aggiunto che le gettarono in mare. «Sì, abbiamo preso loro le pistole. Sarebbe stata autodifesa anche se le avessimo usate ma le abbiamo lanciate in mare». E ha affermato che tutte le vittime non sono note, ma che «la lista dei martiri è più lunga».
Al loro arrivo a Istanbul, le centinaia di pacifisti filo-palestinesi hanno ricevuto un’accoglienza da eroi. Molti hanno denunciato il brutale trattamento ricevuto da parte delle autorità israeliana, dal momento della cattura a bordo delle imbarcazioni, ma anche durante il soggiorno in Israele. le accuse degli italiani sono circostanziate. «Avevo con me 10mila euro di attrezzature - racconta all’ANSA il videomaker di 30 anni Manuel Zani - le hanno sequestrate, chissà se le riavrò mai indietro». Un’esperienza dura quella che ha vissuto insieme con gli altri connazionali: prima l’assalto alla nave su cui viaggiavano, la "8.000", poi l’arresto e la permanenza in prigione. «L’assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena di "Apocalypse now"», racconta citando il film di guerra di Francis Ford Coppola. Ora che è arrivato in Turchia, Zani si dice «sollevato», ma «in Israele non ci torno neanche morto».
Sollevato, ma visibilmente più stanco, è il tenore Giuseppe Fallisi, 50 anni. Nei suoi occhi, ancora un velo di paura e incredulità per ciò che ha visto e sentito sulla sua pelle: «Siamo stati picchiati dalla polizia, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all’aeroporto di Tel Aviv», racconta. «Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati mandavano i medici a visitarci». Chi, invece, pur essendo molto provata dall’esperienza, non vuole denunciare le violenze subite e ribadire invece le motivazioni profonde che l’hanno portata sul quel convoglio è la giornalista torinese Angela Lano, 47 anni: «Siamo stati rapiti - si sfoga -, sia sulla nave che in prigione, dove non avevamo nessun tipo di diritto: non potevamo fare telefonate, chiamare i nostri avvocati. Sono anni che mi occupo di Palestina. A bordo non c’erano terroristi. Solo persone normali, disarmate armate solo del loro corpo», prosegue. E c’è chi, a solo pochi minuti dal suo rilascio, già pensa al prossimo viaggio. Frattini chiede spiegazioni: «Vi sono stati degli episodi su cui occorre fare luce e noi chiederemo chiarimenti sulle violenze denunciate».In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Incredibile questa discrepanza sulle vittime.
Ci sono nove cadaveri ma le testimonianze sono di segno contrario, e si ritorna alla cifra di 19 che ballava all'inizio.
Molto probabilmente alcuni morti sono stati fatti sparire....ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggiola spiegazione di Ronchi al no :
dopo il voto contrario dell'italia alla missione d'inchiesta dell'Onu
Ronchi: «Sbagliato mettere sotto tutela
uno Stato di diritto quale è Israele»
Il ministro per le Politiche comunitarie: «Sarebbe stato un precedente pericoloso per la comunità internazionale»
MILANO - Il voto contrario dell'Italia alla missione d'inchiesta internazionale dell'Onu «nasce dal fatto che, nell'arco di 24 ore, questa inchiesta da indipendente è diventata internazionale, con il chiaro obiettivo di mettere sotto tutela uno Stato di diritto come Israele». Il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi spiega così - in un'intervista al Messaggero - la decisione italiana, sottolineando che «il nostro governo e l'America di Obama hanno voluto tutelare uno Stato democratico come quello di Israele. Sarebbe stato un precedente pericoloso per la comunità internazionale», aggiunge Ronchi ribadendo che il «no dell'Italia ha un senso»: «Un conto è accertare la verità su quel che è accaduto, individuare tutte le responsabilità, un altro conto è appoggiare iniziative che alla fine tendono solo a gonfiare questa tremenda ondata di antisemitismo nel mondo». POSIZIONE UE - Il ministro torna poi ad auspicare una «voce sola dell'Ue, che porti alla pace, ai due Stati e due popoli che tutti sembrano volere, alla fine del dramma mediorientale». Sul blitz israeliano contro la flottiglia diretta a Gaza, Ronchi sottolinea che si tratta di una vicenda che presenta «molti lati oscuri»: «È deprecabile l'azione militare di Israele ma io desidero che venga fatta piena luce sulla natura di tutte le Ong che hanno ideato questa azione "umanitaria"».
ANTISEMITISMO - Il ministro ha parlato anche del rischio che cresca in Italia un sentimento antisemita: «Sono molto preoccupato. Dopo aver avuto incontri e contatti con diversi dirigenti di comunità ebraiche italiane, posso dire che si respira un clima in qualche modo simile a quello del 1982, l'anno di Sabra e Chatila e dell'assalto dei palestinesi di Abu Nidal alla Sinagoga di Roma. Abbiamo visto le scritte, abbiamo sentito le grida: questo è l'antisemitismo dei giorni nostri. E invece noi siamo chiamati a difendere il diritto di vivere in tranquillità e sicurezza di tutti».
Redazione online
03 giugno 2010
Ronchi: «Sbagliato mettere sotto tutela uno Stato di diritto quale è Israele» - Corriere della Sera
Netta presa di posizione della Santa Sede su Israele che chiede lo stop immediato dell'embargo nella striscia di Gaza e si dice anche favorevole a un'inchiesta indipendente sugli incidenti che hanno portato alla morte dei nove pacifisti. Il rappresentante alle Nazioni Unite di Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, ha espresso il proprio appoggio a un'inchiesta imparziale e trasparente sull'assalto dei militari israeliani alla nave delle ong che si stava dirigendo a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo.
Santa Sede: stop all'embargo a Gaza e sì a un'inchiesta indipendente - Corriere della Sera
Ronchi ha ragione di temere un risveglio antisemita non solo in Italia, ma in Europa e direi nel mondo.
Fintanto che Israele continuerà a vivere fuori dal diritto internazionale, a fare come se il resto del mondo non esistesse, sarà lui la causa prima di questo focolare di astio e di avversione profondi per tutto ciò che ha a che fare con quel popolo....ma di noi
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Guardate ora (dico ore perchè ovviamente domani sarà diversa) la homepage del sito della CNN.
CNN.com International - Breaking, World, Business, Sports, Entertainment and Video News
Quale rilevanza ha la vicenda della nave pacifista?
Quale "strana" notizia campeggia in prima pagina al suo posto?In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioGuardate ora (dico ore perchè ovviamente domani sarà diversa) la homepage del sito della CNN.
CNN.com International - Breaking, World, Business, Sports, Entertainment and Video News
Quale rilevanza ha la vicenda della nave pacifista?
Quale "strana" notizia campeggia in prima pagina al suo posto?...ma di noi
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioGuardate ora (dico ore perchè ovviamente domani sarà diversa) la homepage del sito della CNN.
CNN.com International - Breaking, World, Business, Sports, Entertainment and Video News
Quale rilevanza ha la vicenda della nave pacifista?
Quale "strana" notizia campeggia in prima pagina al suo posto?il re si è disteso e non sorgerà più,
il Signore di Kullab non sorgerà più;
egli ha vinto il male,non verrà più;
benchè fosse forte di braccio,non sorgerà più.
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Qualche anno fa in televisione vidi un documentario (nemmeno tutto perchè avevo acceso la tele a metà programma) su Isreale. Ad un certo punto il documentario faceva vedere qualche realtà giovanile con giovani israeliani anche mezzi ubriachi fuori da una discoteca che si divertivano come qualsiasi 20enne americano o europeo "sfidando la paura di attentati in luoghi pubblici affollati".
Mi è rimasto in mente il momento in cui fanno qualche domanda a uno di questi ragazzi e inevitavilmente scatta la domanda su cosa ne pensa dei palestinesi, il ragazzo (mezzo sballato) rispose che la soluzione al problema palestinese è fare come hanno fatto gli americani con i pellerossa.
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Originariamente Scritto da SonGohan Visualizza MessaggioQualche anno fa in televisione vidi un documentario (nemmeno tutto perchè avevo acceso la tele a metà programma) su Isreale. Ad un certo punto il documentario faceva vedere qualche realtà giovanile con giovani israeliani anche mezzi ubriachi fuori da una discoteca che si divertivano come qualsiasi 20enne americano o europeo "sfidando la paura di attentati in luoghi pubblici affollati".
Mi è rimasto in mente il momento in cui fanno qualche domanda a uno di questi ragazzi e inevitavilmente scatta la domanda su cosa ne pensa dei palestinesi, il ragazzo (mezzo sballato) rispose che la soluzione al problema palestinese è fare come hanno fatto gli americani con i pellerossa.
Il problema palestinese, per costoro, si può risolvere annientandoli come scarafaggi.
Per questo non accettano, non vogliono sentire critiche:
Vorrebbero che il mondo tacesse, o si distraesse un attimo, per poterli fare sparire.
Le critiche, le osservazioni, i rimproveri, i richiami li disturbano, perchè vogliono dire che ancora qualcuno li guarda e che dunque non hanno ancora le mani libere.
Fare come se la Palestina ed i palestinesi non esistessero:
Fare in modo di arrivarci, un giorno...E il guaio è che quella gente sta nei posti di comando e desidera quell'orizzonte ardentemente.Last edited by Sean; 04-06-2010, 00:20:19....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
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forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioIl Vaticano, svegliatosi dalla sua catalessi, la pensa diversamente da Ronchi, e la pensa come la maggioranza che ha votato a favore della inchiesta internazionale (solo 3 i voti contrari come detto, USA, Italia, Olanda), l'unica che abbia le possibilità per risultare credibile:
Netta presa di posizione della Santa Sede su Israele che chiede lo stop immediato dell'embargo nella striscia di Gaza e si dice anche favorevole a un'inchiesta indipendente sugli incidenti che hanno portato alla morte dei nove pacifisti. Il rappresentante alle Nazioni Unite di Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, ha espresso il proprio appoggio a un'inchiesta imparziale e trasparente sull'assalto dei militari israeliani alla nave delle ong che si stava dirigendo a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo.
Santa Sede: stop all'embargo a Gaza e sì a un'inchiesta indipendente - Corriere della Sera
Ronchi ha ragione di temere un risveglio antisemita non solo in Italia, ma in Europa e direi nel mondo.
Fintanto che Israele continuerà a vivere fuori dal diritto internazionale, a fare come se il resto del mondo non esistesse, sarà lui la causa prima di questo focolare di astio e di avversione profondi per tutto ciò che ha a che fare con quel popolo."Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
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/6/2010 - Stralci riipresi da Global Voices Online Freedom Flotilla: infuocato il confronto nei social media medio-orientali
TRADUZIONI DI D. GALATI, E. INTRA, B. PARRELLA Rimane bollente il dibattito e la partecipazione online sulla vicenda della Freedom Flotilla di lunedì mattina. Ecco un'ulteriore panoramica di post, tweet e altri rilanci, di taglio e fronti opposti, ripresi da fonti dell'area medio-orientale.
Gli studenti autori di Life on Bir Zeit Campus (Birzeit è un università in Cisgiordania) si mostrano impotenti davanti all'intervento di Israele:
«Quanto commesso nelle prime ore di oggi è incomprensibile. Non ha nessun senso. È orribile, inutile e brutale. […] La sensazione peggiore è quella di sentirsi desolatamente disperati, sapendo di non poter fare nulla, mentre quelle brave persone sulla flottiglia sono state ferite o uccise o hanno dovuto subire momenti di terrore a causa di uno Stato mentalmente disturbato.»
In un post in arabo intitolato Pirati del Mediterraneo su From Gaza, Ola scrive:
«Per coloro che pensavano che l'era dei pirati fosse finita...
O che rimanesse confinata alla fantasia dei film di Hollywood…
Ripensateci!
Voi, i martiri della Flotta della Libertà...
Gaza voleva accogliervi come vincitori…ma il paradiso vi riceverà come martiri...
Le onde del mare e i gabbiani e il tramonto piangono tutti per voi...»
Sul fronte israeliano, le opinoni appaiono assai variegate, sia tra le testate manstream che nella blogosfera ebrea. Le autorità difendono l'intervento dell''IDF (Israel Defence Forces), come fa Danny Carmon, inviato di Israele presso le Nazioni Unite, mettendo in dubbio alcune questioni centrali:
«Che tipo di attivisti per la pace insistono nello scavalcare l'ONU, la Croce Rossa e altre note organizzazioni internazionali? Che razza di attivisti per la pace si portano dietro coltelli, bastoni e altre armi per attaccare i soldati? La risposta è chiara. NON erano attivisti per la pace!»
Serpeggia però la sensazione generale per cui i terribili esiti dell'operazione lasceranno una macchia indelebile sul futuro del Paese. E diversi netizen non esitano a definirlo il "maggior disastro di pubbliche relazioni" commesso finora da Israele.
Su Facebook, Youval Gazith discute i molti aspetti falliti di quest'operazione:
«Anche l'estrema destra concorda sul fatto che l'operazione è stata un fallimento terribile; un fiasco completo. Il punto principale dell'operazione erano le pubbliche relazioni. Si poteva impedire alle navi di avvicinarsi alla costa, fermarle e poi trascinarle via, senza bisogno dell''intervento dei soldati.
Fallimento dell''Intelligence - dove era il mossad? Non ci si imbarca in un'operazione del genere senza informazioni precise.
Fallimento funzionale - i soldati dell'IDF ne sono usciti picchiati e feriti, 10 persone uccise, ma dai!
Fallimento delle pubbliche relazioni - in un mondo che vive e respira in tempo reale, diffondere materiale alla stampa con 22 ore di ritardo è un'eternità! Una conferenza stampa in ebraico per la stampa straniera è una presa in giro!
Fallimento della leadership - il nostro Primo Ministro non si è neanche disturbato a lasciare un messaggio in diffusione radiotelevisiva. La colpa è condivisa dagli apparati politici e militari...»
Amos Harel e Avi Issacharoff riflettono così:
«Israele sapeva di dover fronteggiare la situazione da una posizione relativamente debole - le foto di soldati armati contro dei dimostranti non vengono mai ricevute bene. La risposta decisa era - cercare di interrompere la trasmissione dalle navi, e allo stesso tempo lasciare che i giornalisti invitati (locali + internazionali) a bordo di una delle navi dell'IDF ne fornissero la cronaca, ma solo dopo aver raggiunto la costa a operazione conclusa. Anche i loro cellulari erano spenti. Il piano è fallito miseramente. Dimostranti e giornalisti sono riusciti a caricare immagini e aggiornamenti su internet. Invece i giornalisti arrivati con le forze armate israeliane lo hanno fatto solo nel tardo pomeriggio. La risposta ufficiale israeliana è arrivata circa cinque ore dopo questi eventi. Il Ministero degli affari esteri è stato esposto in tutta la sua debolezza.»
Oltre che a New York City e in molte città del mondo, si sono avute dimostrazioni di protesta anche nelle università ebree e fuori dai quartieri generali militari a Tel Aviv.
Questi infine alcuni recenti messaggi via Twitter dai Paesi arabi dell'area medio-orientale. Queen Noor Al Hussein dalla Giordania scrive:
«È giunta ora per gli israeliani di scegliere tra essere uno stato oppresso che si oppone alle norme internazionali e umanitarie oppure uno stato che vuole impegnarsi per un futuro di pace.»
La regina giordana Rania dice:
«Ogni nave che tenta di rompere il blocco è una Nave della Speranza per il popolo di Gaza.»
E più oltre aggiunge:
«SALUTE – 95% dell'acqua a Gaza è inferiore agli standard dell''OMS, lasciando migliaia di neonati a rischio d'avvelenamento. POVERTA'– 80% della popolazione di Gaza vive al di sotto del livello di povertà; il 95% dell''imprenditoria privata è fallita.»
L'egiziano Abdelrahman è lesto a rispondere alla regina:
«@QueenRania vai a svegliare tuo marito e digli di espellere l''ambasciatore (israeliano).»
E sempre dall'Egitto, Amira Howeidy segnala:
«Smettiamola di paragonare l'esercito di Israele ai pirati somali! Questo è un insulto ai danni dei pirati, che non hanno ucciso nessuno.»
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