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Davvero è uno choc, come ha detto Ban Ki Moon, come hanno detto i governi che scandalizzati hanno richiamato gli ambasciatori, la Turchia, la Svezia, la Grecia, la Giordania, è uno choc, oh sì, come ha detto Hillary Clinton e come anche Tony Blair ha dichiarato. È un orrore come ha detto la ministro degli Esteri dell’Unione Europea la signora Ashton… è un grande scandalo: ma non stiamo parlando della battaglia compiutasi, purtroppo con nove morti, fra gli attivisti armati della nave Marmara e le forze israeliane che cercavano di condurre il convoglio carico di beni e di personaggi non identificati a Ashdod per evitare che fossero consegnati a Hamas doni esplosivi adatti a continuare, fino a Tel Aviv, il lancio di seimila missili in territorio israeliano. No, il maggiore scandalo, il vero orrore è legato alla foga con la quale, da muro a muro, tutto il salotto internazionale si è affrettato a brandire lo stendardo antisraeliano senza nessuna cura per la verità, fregandosene dei video in cui si vede come i soldati che volevano ispezionare il contenuto del convoglio sono stati accolti a mazzate, coltellate, bombe a mano, spari; non importa alla Clinton o alla Ashton la verificata origine aggressiva e la dichiarata intenzione terrorista suicida delle organizzazioni filo-Hamas imbarcate sulla Marmara. Anche il contesto internazionale non è stato preso in considerazione, quello di una Turchia legata all’Iran fornitore di armi di Hamas, sempre più determinata a trovarsi un posto al sole dell’islamismo radicale.
Lo scandalo che avvertiamo è per la mancanza di moralità, di integrità, di civiltà del mondo che ha subito dichiarato Israele criminale, riguarda il Consiglio di sicurezza dell’Onu, la commissione per i diritti umani, riguarda la corsa dei più svariati Paesi a dichiarare la loro disapprovazione per Israele: questo sì che è uno scandalo immenso, l’ondata di odio delle classi dirigenti europee e americane, della «main stream», della stampa internazionale con i titoli a tutta pagina eguali a condanne senza appello; l’odio soddisfatto degli accademici, degli studenti del movimento: un mucchio di paglia che aspetta solo che il fiammifero venga sfregato, divampa, e poi arriva miserevolmente a minacciare gli ebrei del ghetto di Roma.
È ingiusto che, mentre Hillary Clinton assieme al suo governo abbandona Israele ai «Paesi non allineati», tutti ignorino la notizia che un drone americano ha ucciso insieme al leader di Al Qaida Mustafa Abu al Yazid sua moglie e i suoi tre figlioletti. Non abbiamo sentito che sia stato convocato per questo e per tanti episodi analoghi il Consiglio di sicurezza, né la Commissione per i Diritti umani. I turchi hanno ucciso nel sud est dell’Anatolia e nel nord Irak qualcosa come 32mila curdi. Dov’è lo shock? In Darfur si parla di 300mila morti e due milioni di sfollati. Ah sì? E allora? Nello Sri Lanka, proprio mentre Israele fermava il lancio di missili sulla sua popolazione civile, in due mesi furono fatte 6500 vittime civili. In Cina, per la violenta repressione degli uiguri a Urumqi l’alto commissario dell’Onu che ha condannato Israele 27 volte su un totale di 33 condanne, ha pigolato che c’era stato «uno straordinario numero di uccisi in meno di un giorno di manifestazione». Non risulta che la Cina sia sotto inchiesta, come non lo è l’Iran per tutti gli impiccati, i perseguitati, gli uccisi.
Su Israele l’ossessione moralizzante costruisce invece un mito che disegna nei particolari l’indegnità di Israele a esistere. Le bugie sono ossessive: gli ebrei, disse Arafat e da allora viene ripetuto di continuo, non sono mai stati a Gerusalemme, il Tempio non è mai esistito. Una madornale menzogna, funzionale alla tecnica di delegittimazione che si nutre della asserita crudeltà di Israele: Israele ha ucciso intenzionalmente il bambino Mohammed Al Dura, che invece è probabilmente morto per una pallottola palestinese in uno scontro a fuoco; Israele ha compiuto una strage immane a Jenin, dove invece si è verificato che i morti quasi in numero pari caddero in una battaglia cui i palestinesi erano assai ben preparati; le conferenze di Durban del 2001 e poi del 2009 hanno fatto di Israele, col coro mondiale, uno «Stato di apartheid», menzogna ripetuta senza sosta. I giudizi di condanna sulla barriera di difesa della Corte dell’Aia nel 2003 e il rapporto Goldstone contro Israele nel 2009 hanno semplicemente proibito a Israele di difendersi.
Perché dovrebbe farlo, se non ha diritto di esistere? Le élite europee, e si è purtroppo letto anche nel pezzo di uno scrittore come Alessandro Piperno sul Corriere della Sera, ripetono variamente questo oscuro presagio, espressione di nihilismo dietro al quale danza la selvaggia vitalità di Ahmadinejad. Ma Israele sta benissimo. Lo dicono i suoi magnifici scrittori, l’economia fiorente, la scienza medica, la musica, il cinema, i ragazzi capaci di sacrificio e di una vita complessa fra guerra e amore per la pace. In tutto questo siamo fieri che all’Onu l’Italia abbia votato contro la richiesta d’indagini sul blitz israeliano.
no, essendo parte offesa. Dovrebbe essere un soggetto terzo sovranazionale.
La terzietà del "giudice" mi pare il minimo no?
All'ONU è passata questa risoluzione, difatti, che chiede la commissione di inchiesta internazionale.
Oltre all'Italia hanno votato contro gli USA e l'Olanda.
Si sono astenute Francia e Gran Bretagna.
Obama ha proposto a Netanyahu di far operare una commissioe israeliana affiancata da ispettori americani (?!)...Come se non fosse la stessa cosa
Netanyahu prende tempo anche su questo.
Intanto la nazionalità delle vittime:
Otto turchi ed un americano.
Quanto sopra ed i racconti degli scampati (atterrati in Turchia) sono qua: I pacifisti a Istanbul: «Noi picchiati» Le vittime: otto turchi e un americano - Corriere della Sera
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vabbe' ma che c'entra...e' ovvio che ognuno tira dalla propria parte. sono articoli che secondo me lasciano il tempo che trovano.
che giudizio puoi dare a un massacro? nessuno.
piu' che altro e' importante sapere cosa e' successo, la dinamica dei fatti. il perche' della presenza a bordo di alcune persone che avevano gia' avuto a che fare con il traffico di armi. non ho capito perche' i pacifisti e le associazioni non governative abbiano deciso di andare insieme a gente di quella risma.
3 giugno 2010 Il nostro Paese segue la linea americana e viene subito elogiato dal governo di Gerusalemme
di Roberta Zunini
A Ginevra il Consiglio dei Diritti umani dell'Onu ieri ha condannato l'“attacco vergognoso” di Israele alla Freedom Flottilla ma l'Italia, membro di questo organismo, a quanto pare non era d'accordo. Accodandosi agli Stati Uniti, il nostro Paese non ha infatti firmato la risoluzione, ricevendo il plauso di Israele. Il documento redatto dal Consiglio dei Diritti umani ha approvato dunque l'invio di una missione internazionale che indaghi su quanto accaduto nelle acque internazionali di fronte a Gaza. Etichettata con la dicitura “Gravi attacchi da parte delle Forze armate israeliane contro la Flottilla umanitaria”, la risoluzione è stata approvata con 32 voti a favore, tre contrari (Usa, Olanda e Italia) e nove astensioni ( tra esse, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Giappone). Come sempre però la posizione del nostro Paese è, come dire, articolata. Le cose non sono mai così semplici dalle nostre parti.
“L'Italia, su istruzioni del ministro Frattini, ha fatto bene a votare contro l'ambigua proposta di un'inchiesta internazionale” - ha sottolineato Margherita Boniver presidente del comitato parlamentare Schenghen. Esattamente come si farebbe con qualsiasi democrazia infatti confidiamo con assoluta sicurezza che l'inchiesta interna alle istituzioni israeliane farà emergere tutta la verità attorno al tragico episodio”. Insomma la Boniver, su istruzione del nostro ministro degli esteri, confida con un alto grado di certezza, anzi con certezza assoluta, che basterà e avanzerà l'inchiesta che la stessa Israele condurrà sull'assalto effettuato, in acque internazionali, dai propri militari. Non si capisce invece se l'altra “signora” della nostra diplomazia, Stefania Craxi, ne sia così sicura. Nella dichiarazione di ieri, direttamente da Israele, Stefania Craxi - sottosegretario agli Esteri - non si è espressa sul “no” dell'Italia ma in compenso ha sostenuto che “Israele ha il dovere dei forti di avere la generosità e la lungimiranza di saper scrivere una pagina diversa da quella scritta in questi giorni. Non si può non capire lo sconcerto suscitato dalla tragedia che ha causato la morte di 9 persone”.
Forse per reminiscenze familiari, forse per la solita attitudine cerchiobottista della nostra classe politica, soprattutto quando è in mission impossible all'estero, fatto sta che le due prestigiose figure femminili sembrano perdonare Israele. Ma più che compendiarsi alla fine si contraddicono. Perchè i termini “episodio” e “tragedia” non si possono filosoficamente paragonare, appartengono a due categorie diverse. A fare chiarezza sulla posizione del nostro governo è arrivata la dichiarazione del portavoce della Farnesina, Maurizio Massari. “L'Italia ha votato contro il testo della risoluzione perchè ritiene Israele uno Stato democratico in grado di condurre un'inchiesta credibile e indipendente”. L'Italia sostiene che il testo contenesse toni fortemente polemici nei confronti di Israele, poco costruttivi, che in questa fase delicata non avrebbero potuto creare le premesse per una diminuzione delle tensioni. Sta di fatto che non tutti in Italia sono d'accordo e mentre l'Idv chiedeva al governo di riferire in Parlamento sul perchè del voto contrario, i nostri 6 connazionali venivano scarcerati dalla prigione di Beersheva, nel deserto del Negev, ma senza poter ripartire subito sul volo speciale per la Turchia.
E domani le organizzazioni pacifiste scenderanno in piazza a Roma. Intanto si possono già leggere le prime dichiarazioni degli altri liberati, appena sbarcati nei loro Paesi. “Mi sono sentito come a Guantanamo”, ha affermato un ragazzo kuwaitiano che si trovava sulla Marmara: “Mi hanno fatto sentire un terrorista”. Che il convoglio portasse terroristi o qualcosa di molto simile continua a sostenerlo il premier israeliano. Netanyahu ha ribadito che “la Marmara non era la Love Boat”. Il ministro della Difesa Ehud Barak non considera una nave dell'amore nemmeno la Rachel Corrie, rimasta bloccata per un guasto e quindi in ritardo, ma che sta facendo comunque rotta verso Gaza. Sulla Rachel ci sono anche il premio Nobel per la pace, l'irlandese Maired Maguire ed Edi Epstein, anziana ebrea scampata all'Olocausto. La loro presenza non garantisce tuttavia scopi umanitari.
Barak ha dichiarato che nemmeno loro riusciranno a mettere in pericolo Israele, forzando il blocco di Gaza. Netanyahu ha spiegato bene che cosa intendesse il ministro della Difesa. “Se Israele non imponesse il blocco marino, Gaza diverrebbe un porto iraniano”. Su Facebook intanto si sono aperte adesioni per organizzare una flottiglia di pace israeliana con aiuti umanitari per il Kurdistan, la regione turca sotto controllo militare da parte di Ankara. Forse non è ancora arrivato il momento di rilassarsi.
La Boniver
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
ma i feriti invece? si sa quanti siano? c'e' qualcuno ancora ricoverato?
All'inizio quelle erano le cifre che si rimpallavano; poi sono scesi a nove.
I feriti mi pare di ricordare siano stati una cinquantina.
Da quanto ho letto ne restano una decina negli ospedali israeliani, dato che non sono trasportabili.
Gli altri sono stati tutti espatriati.
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All'inizio quelle erano le cifre che si rimpallavano; poi sono scesi a nove.
I feriti mi pare di ricordare siano stati una cinquantina.
Da quanto ho letto ne restano una decina negli ospedali israeliani, dato che non sono trasportabili.
Gli altri sono stati tutti espatriati.
infatti pensavo di ricordar male
ma si sa feriti per cosa? io non trovo info? feriti per colluttazioni o pallottole?
pero' se non sbaglio e' stata l'unica nave su cui e' successo il casino
ma si sa feriti per cosa? io non trovo info? feriti per colluttazioni o pallottole?
pero' se non sbaglio e' stata l'unica nave su cui e' successo il casino
La nave Marmara è l'unica sulla quale vi è stata resistenza.
Sulla natura delle ferite non so pronunciarmi, ma presumo chi per arma da fuoco e chi per collutazione/caduta/incidente.
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(ASCA-AFP) - Dublino, 3 giu - Dovrebbe arrivare sabato a Gaza una nave irlandese che tentera' di aggirare il blocco israeliano per portare ai palestinesi 750 tonnellate di aiuti umanitari, fra medicine, materiale scolastico, giocattoli e cemento per le costruzioni. Cinque delle 15 persone a bordo della MV Rachel Corrie sono di nazionalita' irlandese, fra cui il premio Nobel per la pace Mairead Maguire, ed un ex alto funzioanrio dell'ONU, Denis Halliday.
La nave, ha spiegato all'AFP Kevin Squire, portavoce dell'organizzazione ''Campagna di solidarieta' Irlanda-Palestina'', si trova attualmente a 700 chilometri dalla zona in cui e' avvenuto l'assalto israeliano alle navi della Freedom Flotilla. ''Il loro scopo e' quello di arrivare a Gaza, ma se gli israeliani gli diranno di fermarsi non opporranno alcuna resistenza''.
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ma sono gia' arrivate delle navi in questo periodo a gaza
se non sbaglio con quella che arriverebbe sabato siamo a 9 tentativi.
4 se non sbaglio sono riusciti finora.
credo che il problema dell'ultima sia stata la quantita' di persone e di navi.
cmq vediamo come va la prossima
Non credo alcuno sia mai riuscito a forzare il blocco imposto via mare da Israele.
Alla più altre volte sono state accompagnate al porto di Ashdod, ma se hai notizie diverse puoi postarle qua.
Sulla nave irlandese vi sono già stati contatti tra le autorità israeliane e le organizzazioni pro-Palestina.
La nave non opporrà resistenza e verrà accompagnata al suddetto porto dove potrà scaricare gli aiuti per Gaza.
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La testimonianza di chi c'era. Se anche solo un 10% fosse vero, credo che tutti quelli che hanno difeso l'azione di Israele, in primis tutto il governo italiano, dovrebbero tacere dalla vergogna, se proprio non riesce loro di mettersi una macina al collo e gettarsi a mare.
Cadaveri gettati in mare, persone giustiziate con un colpo alla nuca, bambini di 13 mesi a cui viene puntata una pistola alla tempia. Serve altro per definire assassini vcoloro che in Israele vengono osannati come eroi nazionali?
Blitz Gaza, gli italiani denunciano
"Picchiati sulla nave e in aeroporto"
Rientrati i sei attivisti e rilasciati dopo il blitz. I nove morti sono 8 turchi e un americano di origine turca, l'Ihh diffonde i nomi. Denuncia shock di Luppichini: "Almeno 19 vittime, corpi gettati in mare, cadaveri con colpi alla nuca"
ISTANBUL - Botte, tante, nel carcere e anche durante il viaggio di ritorno dopo l'espulsione. I sei pacifisti italiani 1 - Angela Lano, Giuseppe Fallisi, Ismail Abdel Rahim Qaraqe Awin, Marcello Faracci Zani e Manolo Luppichini - arrestati dall'esercito israeliano dopo il blitz contro la flottiglia filo-palestinese 2, sono rientrati in Italia (cinque sono arrivati nella notte a Istanbul da dove sono ripartiti in giornata mentre il sesto è arrivato direttamente da Tel Aviv). E denunciano le violenze e raccontano come hanno vissuto questo incubo: prima l'assalto alla nave su cui viaggiavano, la '8.000', poi l'arresto e la permanenza in prigione. Intanto l'agenzia turca Anadolu, citando i medici legali, ha diffuso la nazionalità dei nove attivisti morti durante il raid israeliano: sono otto turchi e un americano di origine turca, e sono stati tutti raggiunti da colpi d'arma da fuoco.
"Siamo stati picchiati". "Prima sulla nave dai militari e poi ancora all'aeroporto di Tel Aviv" dalla polizia. E' il racconto di Giuseppe Fallisi, uno degli attivisti italiani arrivati stanotte a Istanbul dopo l'espulsione da Israele 3. "Ci picchiavano a esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci", afferma il tenore milanese. "Siamo stati portati in un carcere in mezzo al deserto, appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi. In prigione non ci sono state violenze, avevamo a disposizione anche una doccia", ha raccontato Fallisi.
Italiani rientrati nel pomeriggio. Manuel Zani è rientrato a Roma 5 in mattinata (foto 6). Angela Lano, Giuseppe Fallisi e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin sono atterrati nel tardo pomeriggio a Milano, mentre Marcello Faraggi è partito per Bruxelles, dove risiede. Il sesto attivista italiano, Manolo Luppichini, rimasto a Tel Aviv perché senza passaporto, è partito nel pomeriggio sul volo che ha riportato a Roma la missione del sottosegretario Stefania Craxi in Medio Oriente.
Attivisti contestano Stefania Craxi. Una trentina di attivisti filo-palestinesi hanno contestato il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi all'uscita dall'aeroporto di Ciampino al grido di "Vergogna, assassini" e "Israele uccide la pace". Il sottosegretario, appena rientrata da una missione in Medio Oriente, era scesa dalla vettura per parlare con i giornalisti ma è dovuta rientrare precipitosamente sull'auto che è ripartita tra le urla dei manifestanti. Alcuni di loro hanno sferrato pugni contro i finestrini.
Luppichini: "19 morti e molti gettati in mare". Nel blitz dell'esercito israeliano "ci sono stati almeno 19 morti e parecchi cadaveri sono stati buttati in mare" ha riferito Manolo Luppichini appena rientrato all'aeroporto di Ciampino, a Roma. Il regista italiano riferisce la testimonianza di un'infermiera australiana, Jenny Campbell, che era sulla Mavi Marmara. Luppichini ha poi aggiunto particolari finora mai usciti da alcuna fonte presente sulla nave. Per esempio, che per convincere il comandante della nave greca '8000' a dirigersi sul porto di Ashdot, i soldati israeliani hanno preso in ostaggio, per ore, "puntandogli un arma contro un bimbo di 13 mesi, figlio del capomacchinista Ekren Oerean". O ancora che vari testimoni in carcere gli hanno raccontato che a bordo della nave sono stati trovati "diversi morti nei bagni uccisi con un colpo alla nuca. Sono stati colpiti dagli elicotteri che hanno sparato raffiche di mitra dall'alto". L'attivista ha raccontato di essere stato picchiato nell'aeroporto dall'esercito israeliano: "Siamo stati lasciati senza acqua, trattati come bestie". Al suo arrivo in Turchia, Fallisi ha raccontato che Luppichini è rimasto coinvolto in una "violenta discussione" con le forze di polizia israeliane. "Un ragazzo di origine palestinese di nome Osama si è messo a discutere con la polizia, sono cominciate a volare parole grosse e qualche sberla, a quel punto Manolo è intervenuto per difenderlo. I poliziotti lo hanno portato via", ha detto. "Quando stavamo per muoverci per l'aeroporto, io ho chiesto che fine avesse fatto Manolo, la polizia mi ha risposto che sarebbe arrivato di lì a poco e invece non l'ho più visto".
"Abbiamo subito un vero e proprio rapimento". "Sia sulla nave che in prigione, dove non avevamo nessun tipo di diritto: non potevamo fare telefonate, chiamare i nostri avvocati", aggiunge Angela Lano, l'unica donna tra gli attivisti italiani fermati. "Sono anni che mi occupo di Palestina - ha affermato la giornalista torinese, 47 anni - ma la violenza che ho visto su quelle navi è stata incredibile". "Ho già chiamato mio marito: ora è molto più tranquillo", ha aggiunto. La giornalista fa sapere di "non ha firmato alcun foglio del governo israeliano prima di uscire da Israele".
"Sembrava Apocalipse now". "L'assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena di 'Apocalypse now'", racconta il trentenne Manuel Zani, il più giovane tra gli attivisti italiani fermati. "Vedere tutti quei soldati bardati, col volto coperto. Avevo paura - continua il videomaker romagnolo - ma per una po' mi sono goduto la scena". "Quando abbiano capito che ci stavano per aggredire ci siamo separati in due gruppi. Io sono andato con i giornalisti nella cabina di pilotaggio per cercare di filmare quello che stava succedendo, ma ci hanno sequestrato tutto: ho perso diecimila euro di attrezzature e non so se le recupererò mai", spiega Zani. "In Israele non ci torno neanche morto - conclude il trentenne, per la prima volta a bordo della flottiglia Free Gaza - ma voglio tornare in Palestina al più presto".
"Voglio tornare". E c'è chi, a pochi minuti dal suo rilascio, già pensa al prossimo viaggio. Come l'italo palestinese Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin: "Abbiamo fatto questo sacrificio per la gente di Gaza - dice con rabbia -, per quel milione e mezzo di palestinesi che sono in galera. Vogliamo farlo ancora. Vogliamo che il governo italiano e di tutto i Paesi del mondo capiscano. Basta con il silenzio: end the siege on Gaza". Chi sono i 9 morti, "3 dispersi". I nove attivisti morti durante il raid israeliano sono otto turchi e un americano di origine turca. Lo scrive l'agenzia turca Anadolu citando i rapporti di esperti e medici legali secondo i quali le nazionalità sono state determinate dopo gli esami all'Istituto di medicina legale di Istanbul, dove i cadaveri erano stati trasferiti da Israele nella mattinata di ieri. I medici legali, afferma ancora l'Anadolu, hanno trovato segni di colpi d'arma da fuoco su tutte le vittime e hanno stabilito che una di essere è stata colpita a bruciapelo. Le fonti hanno aggiunto che le circostanze esatte delle morti saranno stabilite con maggiore precisione una volta eseguiti gli esami balistici, per i quali occorrerà circa un mese. L'organizzazione umanitaria Ihh (principale gruppo dietro la Freedom Flotilla) ha reso noti i nomi delle vittime, aggiungendo che tre altre persone risultano ancora disperse. Si tratta di Cengiz Akyuz, 41 anni, di Iskenderun, nel sud della Turchia; Ali Haydar Bengi, 39 anni, di Diyarbakir, Kurdistan; Ibrahim Bilgen, 61 anni, un ingegnere elettronico di Sirte; Furkan Dogan, 19 anni, il turco-americano. L'autopsia ha riferito che il ragazzo è stato ucciso da quattro pallottole alla testa e una al petto, sparate a distanza ravvicinata. Poi Cevdet Kiliclar, 38 anni, un giornalista nato nella città di Kayseri, nella Turchia centrale e dipendente della IHH a Istanbul; Cengiz Songur, 47 anni, dal porto egeo di Izmir; Cetin Topcuoglu, 54, ex campione europeo di taekwondo e poi allenatore della nazionale turca, che viveva ad Adana; Fahri Yaldiz, 43 anni, vigile del fuoco, padre di quattro figli da Adiyaman. Suo fratello Habip ha detto alle agenzie di stampa che Fahri aveva ripetuto più volte di voler morire combattendo in Israele e diventare un martire; Necdet Yildirim, 32 anni, di Malatya, che lavorava per l'Ihh.
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Manuel Zani: "Niente violenza, ma negati i miei diritti"
Maltrattamenti? Non proprio, certo, diritti negati, nessuna telefonata ai familiari, ma botte proprio no. Manuel Zani, l'attivista italiano catturato a bordo di una delle navi della Freedom Flotilla dalle forze di sicurezza israeliana appena giunto a Roma con un volo delle linee aree turche provenienti da Istanbul dove era stato trasferito ieri sera, racconta le fasi concitate che hanno portato al suo arresto e a quello di altri centinaia di attivisti. "Noi - racconta dopo aver superato il muro umano di amici che lo hanno stretto in un abbraccio soffocante - insieme a Manuel Luppichini eravamo a bordo della nave per girare un documentario. Di quella notte, infatti, ricordo: navigavamo tranquillamente quando abbiamo visto i gommoni israeliani che hanno circondato tutte le navi e sono saliti a bordo. Molti attivisti si sono chiusi nella cabina del comandante che era l'obiettivo delle forze militari israeliane. Nessun'arma sulla nave, gli attivisti hanno fatto scudo con i loro corpi, infatti dopo pochi minuti i militari si sono impadroniti della cabina di pilotaggio della nave".
"Sto bene - aggiunge Zani - non ho subito particolari maltrattamenti, a parte le fasi concitate dell'arresto. Nessuno degli attivisti presenti a bordo solo gli israeliani hanno usato manganelli e scosse elettriche per neutralizzare chi impediva loro di entrare nella cabina di comando. Ho saputo, invece, che Manolo è stato trattenuto in Israele, ma forse rientrerà già oggi, perché all'aeroporto di Tel Aviv ha cercato di difendere un palestinese e questo ha provocato la dura reazione degli israeliani". Zani ribadisce che a bordo non c'erano armi, ma solo pacifisti, la nave trasportava aiuti umanitari e generatori di corrente. Il suo materiale, quello girato nel corso della lunga navigazione, è stato tutto sequestrato, infatti Zani mostra una borsa tragicamente vuota. Della sua detenzione in un carcere speciale israeliano parla con toni drammatici: eravamo centinaia ma non c'era da mangiare per tutti, qualcuno rimaneva sempre senza. Poi racconta di essere stato portato in un tribunale: "O meglio - spiega - in quello che c'è stato detto essere un giudice e che ci ha consegnato un foglio di carta scritto in ebraico, quindi del tutto incomprensibile, e pretendeva che noi lo firmassimo. Ci hanno detto che era la dichiarazione di ammissione di essere entrati in Israele illegalmente. Ma quando mai? Si chiede Zani. Noi siamo stati rapiti dagli israeliani mentre eravamo a 70 miglia dalla costa. Sono loro che ci hanno portato in territorio israeliano. Per questo il documento non lo abbiamo firmato".
Ma sei stato maltrattato? Insistono i cronisti. "No - risponde il giovane attivista romano - no nel senso classico della parola, vale a dire picchiato. Certo, mi hanno tenuto in un carcere senza avere contatti con l'esterno e questo non è stato proprio piacevole". Qualcuno gli chiede cosa farà ora? "Ancora non lo so - risponde Zani - certo è che vorrei tornare al più presto nella striscia di Gaza per dare il mio contributo contro questo embargo israeliano che è del tutto illegale. Gli israeliani mi hanno messo però un timbro sul passaporto che mi definisce persona non grata e quindi penso che per i prossimi dieci anni non ci potrò mettere piede. Ora tocca a voi, operatori dei media, continuare a fare pressioni affinchè l'embargo contro i palestinesi venga rimosso al più presto".
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