If this is your first visit, be sure to
check out the FAQ by clicking the
link above. You may have to register
before you can post: click the register link above to proceed. To start viewing messages,
select the forum that you want to visit from the selection below.
puoi fare tutte le leggi che vuoi sul rispetto della bandiera e dell inno nazionale ( leggi che mi troverebbero peraltro daccordo) , ma non puoi pretendere che la gente creda davvero nella bandiera e nell Inno di mameli...
c'è chi lo fara' e chi non lo fara'....
tantissime persone neanche sanno cos'è il Piave......
e col passare del tempo andra' sempre peggio , sarebbe bello almeno che la classe politica si mostrasse come un modello virtuoso da seguire
L'abbiamo detto prima...non ci si nasce con certi valori, si viene educati ad essi. E l'educazione non è solo quella della famiglia o della scuola, è, più in generale, quella che ci viene dal modello di società con il quale ci confrontiamo quotidianamente. Siamo sicuri che la crescita di sentimenti antinazionali non sia legata alla crescita di un movimento dichiaratamente secessionista e antinazionale? Quando un partito come la Lega va al potere quelle idee inconfessabili su secessionismo, padanismo e simili amenità che prima si pronunciavano a voce bassa e con malcelata vergogna, con un tale esempio dall'alto divengono improvvisamente idee legittime, da pronunciare a voce alta e con pieno vanto. Da una parte il leghismo, dall'altro il terzomondismo dell'ultrasinistra per cui "patria" è sempre stato un concetto fascista e il tricolore una bandiera a cui preferire quella arcobaleno. Finchè non ci libereremo da questo atteggiamento autolesionista rimarremo sempre l'Italietta in cui qualunque straniero potrà piantare la sua bandiera, culturale ancor prima che di guerra.
Inutile, concludo, gridare "al *****", "al romeno", "al filippino" e poi partecipare attivamente allo sfascio di quel che resta del sentimento nazionale.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Dobbiamo ringraziare chi ha realizzato meraviglie scientifiche come questa se adesso dobbiamo subire accuse di razzismo anche quando si parla di differenza culturali.
Questa sarebbe l'opzione migliore...far si che uno stato si sviluppi e convogli l'immigrazione entro di esso.
Il problema, parlando degli stati africani, resta uno: la mentalità. Spiace dirlo ma il 95% delle guerre nel continente nero sono causate dal marxismo o dagli estremisti religiosi. La loro mentalità non concepisce lo Stato, ma la Tribù...da questo punto di vista sono molto ma molto più identitari e xenofobi di noi.
Bisognerebbe creare un sistema adatto a loro, ma è pressochè impossibile.
Parlando con alcuni africani,ho scoperto che molti di loro sono giunti a rimpiangere il colonialismo.
Cosa intendi esattamente quando dici che il 95% delle guerre africane siano causate dal marxismo?
Per quanto riguarda gli estremismi religiosi, riesco a darmi una risposta, ma l'altra causa no, voglio dire, Marx e la sua filosofia che legame ha con le guerre in africa?
Cosa intendi esattamente quando dici che il 95% delle guerre africane siano causate dal marxismo?
Per quanto riguarda gli estremismi religiosi, riesco a darmi una risposta, ma l'altra causa no, voglio dire, Marx e la sua filosofia che legame ha con le guerre in africa?
Idi Amin Dada? i guerriglieri in Somalia,Congo,Uganda,Rwanda,Costa d'Avorio,Gabon,Nigeria,...? il regime che ha desertificato (e continua a farlo) l'Eritrea? quelli che hanno deposto il Negus in Etiopia negli anni '70? la giuntamilitare in Liberia? il colpo di stato in Mali? la giunta in Mozambico?
(prosegue un lungo elenco)
Dai Dorian, non attaccarti ai soliti vizi di forma o accenti sbagliati come fai sempre quando non sai che dire
Idi Amin Dada? i guerriglieri in Somalia,Congo,Uganda,Rwanda,Costa d'Avorio,Gabon,Nigeria,...? il regime che ha desertificato (e continua a farlo) l'Eritrea? quelli che hanno deposto il Negus in Etiopia negli anni '70? la giuntamilitare in Liberia? il colpo di stato in Mali? la giunta in Mozambico?
(prosegue un lungo elenco)
Dai Dorian, non attaccarti ai soliti vizi di forma o accenti sbagliati come fai sempre quando non sai che dire
Ecco bravo a fare la lista della spesa sono buoni tutti, tra l'altro includendo un solo nome nella lista.
Quindi parliamo di questo, senno parliamo di aria fritta.
Idi Amin Dada nel suo operato esattamente in che maniera è legato a Marx? E in quale misura?
Ecco bravo a fare la lista della spesa sono buoni tutti, tra l'altro includendo un solo nome nella lista.
Quindi parliamo di questo, senno parliamo di aria fritta.
Idi Amin Dada nel suo operato esattamente in che maniera è legato a Marx? E in quale misura?
Vizi di forma, come al solito ti appigli alle virgole e alla terminologia quando non hai niente da dire o controbattere. COMUNISTI ok? li chiamerò comunisti. Questo è inconfutabile.
Per il resto non cambia nulla.
Nomi? non ho voglia di fare la googlata, se ti interessa falla tu.
La sostanza è che quei movimenti e regimi ci sono stati e ci sono, il fatto che io non ricordi i nomi non ne mette in discussione l'esistenza.Ma siamo arrivati a questo punto?? ?
ecco, adesso mi è venuta voglia di googlare, guarda un po'
Il resto te lo cerchi da solo se ti interessa tanto.
Dopo aver deposto il negus etiope Hailè Selassiè nel 1974 e averlo fatto uccidere l’anno successivo, prese il potere il colonnello e capo del Partito Rivoluzionario del Popolo Etiope, Hailè Mariam Menghistu, che alleatosi con l’Unione Sovietica accentrò su di se tutti i poteri principali e si pose al governo del paese, deteriorando definitivamente i già difficili rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e quindi con gli stati del cosiddetto blocco occidentale. Dal 1977, anno in cui prese il potere, al 1991, anno in cui fu costretto a fuggire in Zimbabwe, quest’uomo si macchiò di orribili crimini contro i capi dei partiti d’opposizione o semplicemente contro studenti che manifestavano contro la dittatura marxista.
Queste persone dopo essere stati uccise venivano lasciate a marcire in mezzo alla strada, rendendo molto concreto il rischio che si diffondessero delle malattie per via dei numerosi cadaveri (circa 30 mila in meno di 15 anni).
Nel 1988 l’Etiopia ricevette ingenti aiuti finanziari e umanitari a causa di una tremenda carestia, provocata dalla siccità e dalla modalità di gestione agricola tramite la nazionalizzazione di essa che mise in atto il dittatore, che causò milioni di morti.
Nel 1989 l’Urss lo esortò a porre fine il lungo conflitto con il confinante stato dell’Eritrea con quello della Somalia, e avviare con esse dei rapporti diplomatici, tuttavia quando la Somalia nel 1988 proclama la sua indipendenza dal paese scoppiò un violento conflitto volto a stabilire la nuova conformazione geopolitica del territorio.
Nel 1991, dopo quasi 15 anni di regime marxista, il Fronte Democratico del Popolo Etiope, spodesta Menghistu, che è costretto a scappare in Zimbabwe dove recentemente è stato raggiunto, arrestato e dopo un equo processo è stato condannato all’ergastolo in contumacia per genocidio contro il popolo etiope, e stabilisce un suo governo, eletto tuttavia con regolari elezioni democratiche.
Oggi in questo povero stato africano vi è una situazione sociale e umanitaria molto disastrosa a causa del governo democratico, che dovette ereditare la situazione lasciatagli in eredità dal regime marxista, ovvero odio sociale tra le varie etnie, carestie che decimano la popolazione di giorno in giorno, epidemie di malattie mortali come l’AIDS che fa strage soprattutto di bambini, analfabetismo di massa, mancanza totale di fondi, a causa di 25 anni circa di malgoverno e incapacità di gestire i soldi pubblici, compresi quelli derivanti dai vari sussidi esterni.
Inoltre la situazione è gravemente inasprita dal lunghissimo conflitto territoriale con gli stati dell’Eritrea e della Somalia, che dopo gli accordi presi con il regime e non sottoscritti hanno dichiarato guerra all’Etiopia, tutto ciò è reso ancora più grave dalla guerra civile scoppiata all’interno del paese tra le etnie di religione cattolica, supportati da ONU e governo centrale, e quelle di religione islamica ma di stampo politico marxista, come per esempio quella Orodomo, a cui apparteneva anche il presidente Menghistu, semplici guerriglieri nascosti nei deserti, supportati da Sudan e Somalia, che si limitano a compiere sanguinosi attacchi terroristici contro ambasciate, hotel, piazze e altri luoghi molto frequentati.
Il governo centrale e l’ONU stanno fronteggiando come possono l’ondata di violenza perpetuata dai gruppi terroristici islamici di stampo marxista, e nel giro di due o tre anni la polizia ha effettuato decine di migliaia di arresti uccidendo parecchi terroristi negli scontri svoltisi nel territorio.
In Somalia ci fu una dittatura di stampo marxista ad opera del comandante in capo dell’esercito somalo, Siad Barre, che successivamente al colpo di stato che attuò nel 1969 instaurò nel paese una politica con valori misti tra il socialismo e il marxismo, nazionalizzò l’economia del paese, e decretò un enorme culto della sua persona, che in alcuni casi continua ancor oggi.
Negli anni ’70 la Somalia fu protagonista di uno dei più sanguinosi conflitti avvenuti nel nord Africa, contro l’Etiopia, a cui il paese contese il territorio dell’Ogaden, finanziando personalmente i gruppi ribelli marxisti etiopi, provocando la reazione del governo centrale etiope che dichiarò guerra a Siad Barre.
Il presidente durante il suo regime dispotico soppresse senza porsi nessun tipo di scrupolo morale, tutti i movimenti di opposizione al suo partito, resta negli annali il massacro di un migliaio di tifosi calcistici uccisi dalla sicurezza dello stadio dove erano accorsi per tifare la loro nazionale e per protestare e manifestare il proprio dissenso contro la dittatura.
Nel biennio tra il 1988 e il 1990 l’esercito presidenziale si macchiò di circa 50mila omicidi senza processo, tra cui moltissime donne e bambini dei vari campi profughi di etnie in minoranza.
Nel 1991 il presidente fu destituito dal generale Aidid che prese il potere e gli consentì di fuggire dapprima a Nairobi, in Kenya, poi a Lagos, in Nigeria dove morì nel 1995 per un attacco cardiaco.
La situazione che Siad Barre lasciò in eredità ai suoi successori fu di gravissima crisi economica a seguito della nazionalizzazione dell’economia, e sociale, a causa dei torti subiti durante la dittatura da parte delle varie etnie in minoranza etnica, che riunitesi in molti movimenti armati anticomunisti diedero guerra spietata contro il governo centrale, coinvolgendo tuttavia anche la popolazione civile che come sempre fu enormemente colpita dai conflitti tra le etnie somale.
Recentemente il governo keniota si è attivato per cercare di riappacificare le varie fazioni in lotta, riuscendoci parzialmente, anche se la situazione economica e sociale del paese resta piuttosto drammatica
Il 25 settembre 1974 i militari portoghesi, che avevano appena finito d’istituire il pluripartitismo a Lisbona, affidarono il destino del Mozambico al solo Frente de libertaçao do Moçambique (Frelimo). Creato nel giugno del 1962, il Fronte, sotto la guida dell’antropologo Eduardo Chivambo Mondlane, si era saputo attirare le simpatie della comunità internazionale, beneficiando del sostegno militare della Cina così come dell’URSS. Diversamente dall’Angola, il Frelimo era riuscito, alla vigilia della “rivoluzione dei garofani” portoghese (25 aprile 1974) a mettere in difficoltà le truppe coloniali, peraltro composte per la maggior parte da africani. Avendo raccolto intorno a sé una parte notevole delle élite intellettuali nazionaliste, il Fronte ne rifletteva le divisioni ideologiche, pertanto, nel 1974, l’impronta marxista-leninista dei suoi vertici non poté più essere occultata. Dopo il suo II Congresso (1968), il significato della lotta antimperialista, sviluppata da Samora Machel secondo la logica cinese delle “zone liberate”, apparve sempre più aderente a quanto dichiarato dallo stesso Mondlane poco prima della sua scomparsa (1969): “Oggi il Frelimo è più socialista, rivoluzionario e progressista che mai e ogni giorno che passa la nostra linea si orienta sempre più verso il socialismo marxista-leninista”. E alla domanda sulle cause dell’evoluzione Mondlane dava questa risposta: “Perché le condizioni di vita in Mozambico sono tali che il nostro nemico non lascia scelta”.
All’indomani dell’indipendenza il nemico sembrava dar tregua ai nuovi padroni. Costoro, tra i quali predominava la componente urbana degli assimilados, bianchi, meticci o indiani, si lanciarono con entusiasmo nell’“ostetricia nazionale”. Ai loro occhi la nascita della nazione in un paese rurale presumeva una suddivisione del partito-Stato che sola poteva garantire una conseguente politica di “villaggizzazione”; una politica, oltre tutto, idonea a generare l’homen novo caro al poeta Sergio Vieira. Già avviata all’inizio degli anni Settanta nelle “zone liberate” con esiti diversi, essa divenne sistematica su tutto il territorio. A tutti i contadini, cioè l’80 per cento della popolazione, venne richiesto di abbandonare il loro habitat naturale per raggrupparsi in villaggi. Sull’onda dell’entusiasmo dell’indipendenza le popolazioni risposero favorevolmente alle sollecitazioni dell’amministrazione, impegnandosi nella coltivazione di campi collettivi – che avrebbero abbandonato negli anni immediatamente seguenti – e partecipando a volte alla costruzione degli edifici richiesti, ma non sempre accettando di andarci a vivere. Sulla carta, tuttavia, il paese era coperto da un’amministrazione gerarchizzata, teoricamente controllata dalle cellule di un partito che nel 1977 aveva apertamente rivendicato l’eredità bolscevica e richiamato all’incremento della collettivizzazione delle terre e al rinsaldamento dei legami con il movimento comunista internazionale. Erano stati conclusi diversi trattati con l’Est e la fornitura di armi e istruttori sembrava autorizzare un maggior appoggio ai nazionalisti rhodesiani della Zimbabwe African National Union (ZANU).
Mentre il Mozambico si associava al blocco che rischiava di soffocarlo, la Rhodesia bianca di Ian Smith, per rappresaglia, decise di sostenere la resistenza che spuntava qua e là nelle campagne. Sotto la direzione di Alfonso Dhlakama, la Resistencia nacional moçambicana (Renamo) beneficiò dell’appoggio dei Servizi speciali rhodesiani fino al momento dell’indipendenza dello Zimbabwe, data in cui la tutela logistica venne garantita dal Sudafrica (1980). Con sorpresa di molti osservatori, andò aumentando l’adesione delle popolazioni dei villaggi alla resistenza, e questo malgrado i barbari metodi della Renamo, la cui azione spaventava persino i suoi protettori rhodesiani. I superstiti dei “campi di rieducazione”, che a partire dal 1975 si erano moltiplicati sotto l’alta potestà del Serviço nacional de segurança popular (SNASP, Servizio nazionale di Sicurezza popolare), non erano meno violenti. In mancanza di adesioni spontanee, il controllo delle popolazioni diventava la posta in gioco vitale per ciascuna delle due parti. I rari studi condotti sul posto confermano le osservazioni della Human Rights Watch riguardo l’ampiezza e la bestialità delle efferatezze commesse contro le popolazioni civili da entrambe le parti contendenti. Per quanto fosse meno organizzata della violenza di Stato del Frelimo, quella esercitata dal Renamo non può però essere ridotta a rappresaglie compiute da “grandi compagnie” di soldati, abbandonate a se stesse dopo la defezione dei loro capi. Infatti, l’appoggio di cui in qualche modo godevano tradiva un odio nei confronti dello Stato la cui diffusione era la conferma di quelle violenze che il Frelimo giustificava, in una lingua straniera e nel nome delle lotta al “tribalismo”, dell’attaccamento a pratiche religiose proprie dell’”oscurantismo” e di una fedeltà a lignaggi e territori rifiutati in blocco dal regime dopo l’indipendenza, con l’etichetta di “feudalesimo”.
Le competenze dello SNASP erano state largamente ampliate prima ancora che la gravità della minaccia costituita dalla Renamo venisse percepita dalle autorità di Maputo. Creato nell’ottobre del 1975, questo servizio di Sicurezza popolare aveva infatti la facoltà di arrestare e trattenere chiunque fosse sospettato di “minacciare la sicurezza dello Stato”, anche dal punto di vista economico. Lo SNASP aveva il potere di deferire queste persone davanti a un tribunale, nel qual caso s’incaricava dell’istruzione del processo, oppure poteva anche inviarle direttamente al “campo di rieducazione”. Negato ai detenuti con l’articolo 115 del Codice di procedura penale, l’habeas corpus era solo un ricordo (sempre ammesso che fosse stato applicato ai tempi di Salazar…) quando il primo attacco di una certa importanza della Resistenza prese come bersaglio, nel 1977, il campo di rieducazione di Sacuze. Le ofensivas pela legalidade (offensive per la legalità), condotte periodicamente da Samora Machel, non tolsero allo SNASP alcuna delle sue prerogative. Queste ultime miravano a far concordare il fatto con il diritto: fu tale la logica sottesa dalla Legge n. 2/79 del 28 febbraio 1979 sui reati contro la sicurezza del popolo e dello Stato popolare, legge che ristabilì la pena di morte abolita in Portogallo e nelle sue colonie fin dal 1867. La punizione massima non era peraltro applicata sempre secondo le regole, e in special modo quando si trattava di eliminare i dissidenti del Frelimo. Un esempio al riguardo fu il caso di Lazaro Nkavandame, Joana Simaiao e Uria Simango, tutti eliminati durante la loro detenzione nel 1983 e la cui sorte fu tenuta segreta finché il Partito non mise una croce sul marxismo-leninismo. Come se non bastasse, quello stesso anno fu segnato sul piano giuridico dalla chiusura della facoltà di Giurisprudenza “Eduardo Mondlane”, a Maputo, chiusura che il governo motivò dicendo che l’istituto non preparava i giuristi a difendere gli interessi del popolo, ma unicamente quelli degli sfruttatori. Perduta presto ogni illusione, l’intellighenzia assunse altrettanto rapidamente una posizione sì disincantata, ma tinta di un certo servilismo nei confronti della Associaçao dos escritores moçambicanos, limitando al privato gli iconoclasti paragoni tra KGB, CIA e SNASP. Più rari furono coloro che, come il poeta Jorge Viegas, pagarono la dissidenza con l’ospedale psichiatrico e con l’esilio.
L’irrigidimento politico era simmetrico, secondo una logica già sperimentata agli esordi della Russia sovietica, a un’apertura economica. Probabilmente quest’ultima non aveva motivo di manifestarsi nei confronti dello straniero: gli investimenti occidentali furono sempre ben accetti, come si conveniva a un paese a “orientamento socialista” al quale l’URSS aveva rifiutato l’ingresso nel Comecon. Il IV Congresso (1983) puntò l’attenzione soprattutto sulla popolazione rurale, imponendo una battuta d’arresto a una politica di collettivizzazione dagli effetti disastrosi. In occasione di una delle denunce che tanto amava, Samora Machel si espresse con estrema franchezza: “Non dimentichiamo che il nostro paese è costituito innanzi tutto da contadini. Parliamo in continuazione di classe operaia e releghiamo in secondo piano la maggior parte della popolazione”. Ogni capanna incendiata dalle milizie governative agli ordini (del tutto teorici) dei gerarchi preoccupati delle quote di “villaggizzazione” andava automaticamente a rafforzare la Renamo. Oltre a tutto ciò, la destrutturazione dei sistemi di coltura, la degradazione dei termini di scambio di beni di consumo con colture alimentari e la disorganizzazione del commercio contribuivano a un peggioramento delle difficoltà alimentari.
Non sembra che l’arma della carestia sia stata utilizzata in modo sistematico né dalle autorità né dalla Renamo. Tuttavia, il controllo dell’aiuto alimentare costituì per il Frelimo un fattore essenziale di successo per il raggruppamento delle popolazioni che le due parti si disputavano. In realtà, la concentrazione improduttiva di agricoltori, messi in seguito nell’impossibilità di raggiungere le loro terre, avrebbe portato di per sé a nuovi problemi alimentari. Secondo la Human Rights Watch, l’insufficienza delle razioni di cibo complessivamente disponibili durante il periodo 1975-1985 fu la causa di un numero di morti superiore a quelli attribuibili alla violenza armata. La valutazione è confermata dall’UNICEF che stima in 600.000 il numero delle vittime della carestia durante il decennio considerato e che non esita ad azzardare il confronto con l’Etiopia. L’aiuto internazionale ebbe una grande incidenza nella sopravvivenza delle popolazioni che soffrivano la carestia. Nel gennaio del 1987 l’ambasciatore degli Stati Uniti a Maputo inviò al Dipartimento di Stato un rapporto in cui si dichiarava che 3 milioni e 500.000 mozambicani rischiavano di morire di fame: ottenne così l’intervento immediato di Washington e delle organizzazioni internazionali interessate. Nonostante ciò, le zone più isolate ed esposte ai rischi climatici furono vittime di carestie molto cruente e di un’ampiezza difficilmente stimabile, come avvenne nella regione di Memba, dove, secondo le organizzazioni umanitarie, 8000 persone morirono di fame nella primavera del 1989. invece, nelle zone foraggiate dalla solidarietà straniera, le leggi del mercato ripresero rapidamente il loro posto. Almeno questo è quanto diceva un rapporto del 1991 della Comunità Europea, secondo il quale solo il 25 per cento dell’aiuto alimentare veniva venduto al prezzo convenuto, poiché il 75 per cento restava nelle mani dell’apparato politico-amministrativo che, dopo il prelievo di rigore, ne negoziava il sovrappiù sul mercato nero. L’homen novo che Samora Machel e i suoi si apprestavano a costruire era effettivamente “…il prodotto profondamente patologico del compromesso che, nel soggetto individuale, è vissuto come disonore, menzogna, follia schizofrenica. Egli vuole vivere, ma per farlo deve dividersi, deve condurre una vita nascosta e vera e una vita pubblica e falsa, deve volere la seconda per proteggere la prima, mentire senza tregua per serbare da qualche parte un angolo di verità.”.
Il crollo subitaneo dei partiti-Stato all’Est ha portato, in modo del tutto naturale, a prestare maggiore attenzione ai punti deboli di questi e a porre l’accento sulla resistenza delle società civili. Anche se durante i quindici anni presi in considerazione la caratterizzazione pubblica del comunismo africano come “legittimazione politica moderna” avrebbe potuto avere conseguenze dolorose per un universitario autoctono, si tratta di una percezione che mantiene pur sempre la sua capacità esplicativa. La brevità dell’esperienza africana, abbinata alla percezione dominante di un’Africa per definizione votata alla violenza a causa della sua stessa africanità, potrebbe indurci a sfumare – nonostante le precauzioni iniziali – i contorni del nostro argomento. Per resistere alla tentazione non è forse inutile rovesciare la prospettiva. Se è vero che la specificità della violenza osservata negli Stati a obbedienza marxista-leninista risulta sfumata in un continente caratterizzato dal partito unico, i massacri dei civili e la carestia non saranno forse dovuti, come scriveva Mbembe, al fatto che, sebbene le regioni africane “siano state colonizzate e condotte all’indipendenza dalle potenze occidentali, sono in definitiva i regimi di tipo sovietico che sono serviti loro da modello”, dal momento che gli sforzi di democratizzazione non hanno “modificato la natura profondamente leninista degli Stati africani”?
In Zambia fu instaurata una dittatura di stampo marxista nel 1963 ad opera di Kenneth Kaunda, che tenne il potere fino al 1991, quando si dovette ritirare per il malcontento popolare dalla vita politica a favore del candidato laburista Chiluba.
La reggenza di Kaunda fu all’insegna delle violenze urbane gratuite a cui i suoi miliziani sottoponevano gli oppositori politici ma anche membri della popolazione che avevano magari la sfortuna di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Un altro problema di questa dittatura fu la scarsissima competenza economica e sociale del leader, che instaurò un processo di collettivizzazione delle rendite e nazionalizzazione delle produzioni economiche del paese, proventi che derivavano entrambi dalla visione del lavoro quasi come se fosse un ambito militaristico.
Tutti questi problemi sfociarono in drammi e fecero precipitare il paese in un vortice di povertà assoluta, malattie, carestie e violenze sempre più frequenti che causarono decine di migliaia di vittime in tutto il poverissimo paese.
Il presidente così decise di rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale per un prestito volto a risolvere la gravissima crisi economica in cui versava lo Zambia, tuttavia esso non risolse per niente la crisi, anzi ci fu un aumento esponenziale dei prezzi dei beni di prima necessità per la cattiva gestione del prestito da parte delle autorità, questi fatti spinsero la vessata popolazione a rifiutare categoricamente la nuova candidatura di Kaunda, ritiratosi successivamente a vita privata in favore di Chiluba, il candidato laburista, che tuttavia non riuscì a cambiare la costituzione in toto, favorendo solamente la politica pluripartitica del paese, che cambiò quasi radicalmente, anche se ciò che spinse Chiluba a lasciare la presidenza e a nominare quale suo successore Levy Mwanawasa fu il fatto di essere stato accusato dai vertici angolani di aver favorito il movimento maoista UNITA, rifiutandosi di aiutare materialmente l’Angola nella lotta contro questi ribelli e di aver rifiutato anche di rilasciare l’autorizzazione ufficiale a combatterli in territorio zambiano.
Anche l’attuale presidente Mwanawasa è stato accusato successivamente alle sue elezioni di brogli elettorali contro l’opposizione democratica, anche se gli accusatori non sono riusciti a dimostrare questi brogli, quindi egli mantiene ancora la presidenza del paese.
MADAGASCAR: Gli ultimi 25 anni della scena politica (fino al 2001) di questa grande isola africana sono stati dominati dal regime marxista di Didier Ratsiraka, che fondò il Partito Rivoluzionario Socialista del Popolo Malgascio, e si autoproclamò dittatore a vita del paese.
Questo regime fu all’insegna delle violenze sociali, della soppressione sistematica di tutte le personalità avverse al presidente, e della repressione di tutte le libertà che ogni singolo individuo potesse aspirare di avere.
Ratsiraka nazionalizzò l’economia del paese secondo i principi della rivoluzione socialista, propugnati nel ‘’Libretto Rosso’’ maoista, e in poco più di 10 anni mandò allo sfascio completo l’economia del paese.
Durante il suo regime ci furono enormi tensioni sociali dovute al crollo della valuta che determinò un drastico abbassamento dei prezzi delle esportazioni principali del paese, fatto che spinse il presidente a diversificare l’economia per tentare di dare più valore al lavoro della popolazione, questi fatti portarono a delle manifestazioni di protesta guidate dal principale oppositore della dittatura, Albert Zafy.
La prima manifestazione di piazza dell’opposizione politica fu repressa nel sangue, con una ventina di morti e circa 200 feriti, causati dall’esercito malgascio che dietro all’ordine del presidente sparò indiscriminatamente sulla folla uccidendo i dimostranti disarmati.
Successivamente furono introdotte dall’ormai malridotto regime di Ratsiraka le prime elezioni a regime multipartitico che videro la vittoria di Zafy con 45mila voti di differenza rispetto al presidente uscente, questi risultati furono denunciati come ingiusti dagli altri partiti d’opposizione democratica, dato che dal ’93 al 2001, i due candidati si contesero il potere nel paese.
Il presidente Zafy ricostituì le libertà di espressione e di opposizione instaurando un governo democratico ma non fu capace di risanare tutti gli apparati politici del precedente governo, abbassando il Prodotto Interno Lordo del 30%, facendo salire l’inflazione quasi del 55% e facendo salire il debito pubblico a più di 4 miliardi di dollari pro capite.
Nel 2001 le elezioni furono contese tra Ratsiraka e il ricco, ma capace imprenditore del settore alimentare Ravalomanana, attuale presidente malgascio, che vinse le elezioni e costrinse l’avversario comunista all’esilio in Francia.
Durante la presidenza di Ravalomanana l’economia fu liberalizzata e subì un netto miglioramento rispetto al passato comunista, e il vecchio apparato burocratico e amministrativo, ma anche quello giudiziario, fu risanato dalla corruzione che vi regnava in passato, tutte queste misure riformatrici e soprattutto competenti hanno fatto sì che la situazione sociale ed economica del paese potesse migliorare nettamente rispetto al passato, per far sì che il potere possa essere quantomeno rilanciato a livello continentale africano.
(ANSA) - BRUXELLES, 8 DIC - Inasprimento delle sanzioni e aumento della pressione politica mondiale per costringere Robert Mugabe,leader marxista,
a lasciare il potere in Zimbabwe. Sono gli strumenti che la Ue mette in campo contro il regime di Mugabe 'affinche' se ne vada e dia la possibilita' al suo popolo di ristabilirsi e progredire', ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue Solana. La Ue ha deciso inoltre di aggiungere 10 nomi alla lista di 160 persone a cui e' interdetto l'ingresso nell'Ue.
Idi Amin è stato un politico, militare e pugile ugandese. Il suo nome completo era Idi Amin Dada e fu presidente dell'Uganda dal 1971 al 1979.
La sua condotta in Uganda fu improntata alla più settaria violenza, includendo la persecuzione degli Acholi, Lango, Indiani e altri gruppi etnici inclusi induisti e cristiani dell'Uganda. L'ammontare delle vittime causate dal regime di Amin non è mai stato quantificato in maniera precisa. Una stima della International Commission of Jurists ha stabilito che esse siano non meno di 80.000 e verosimilmente vicine ai 300.000. Un'altra stima, effettuata dalle organizzazione degli esuli con l'aiuto di Amnesty International, pone il numero di vittime sui 500.000 morti.
Amin entrò a far parte dei King's African Rifles (KAR) dell' esercito coloniale britannico nel 1946 nei servizi di lavanderia e cucina mentre era sotto addestramento. Nel 1947, con il grado di soldato semplice, fu trasferito in Kenya a prestare servizio in fanteria. Idi Amin dichiarò in seguito di aver prestato servizio nel reggimento KAR nella campagna di Birmania durante la Seconda guerra mondiale; questo è incerto ma i documenti dicono che il suo arruolamento fu successivo alla fine della guerra.
Prestò servizio nella 21° brigata di fanteria dei KAR presso Gigil, Kenya, fino al 1949; in seguito la brigata fu dispiegata in Somalia per contrastare i ribelli Shifta che effettuavano razzie di bestiame bovino. Nel 1952 il suo battaglione fu impiegato per contrastare i Mau Mau. Fu promosso caporale lo stesso anno e sergente nel 1953.
Nel 1954 Amin fu nominato effendi (ufficiale di sicurezza) il più altro grado conferibile ad un africano di colore all'epoca nell'esercito coloniale britannico. Sembra che abbia acquisito il soprannome "Dada" durante il periodo di servizio in Kenya; infatti ogni qualvolta veniva sorpreso insieme una donna nella sua tenda si difendeva dichiarando che era sua "dada" (sorella in swahili), in modo tale da lasciare ai suoi superiori un modo per evitargli una punizione.
Amin ritornò in Uganda nel 1954. Nel 1961, mancando due anni all'indipendenza dell'Uganda, fu uno dei primi due ugandesi a diventare ufficiale con il grado di sottotenente. Fu quindi assegnato alla repressione delle razzie di bestiame che avvenivano tra i Karamojong dell'Uganda ed i nomadi Turkana del Kenya. Ricevuto l'ordine di disarmare entrambi i contendenti, il plotone di Amin minacciò di castrare i nomadi se questi non rivelavano dove erano nascoste le loro lance.
Dopo l'indipendenza ottenuta nell'ottobre 1962 Milton Obote, primo ministro dell'Uganda, ricompensò Idi Amin per la sua lealtà con la promozione a capitano nel 1963 e a vice comandante dell' esercito nel 1964. Nel 1965, Obote e Amin vennero implicati nel contrabbando di oro, caffè ed avorio al di fuori di quella che ora è la Repubblica Democratica del Congo. Un'investigazione parlamentare in proposito richiesta dal presidente della repubblica Mutesa, mise Obote sulla difensiva.
Nel 1966 Obote promosse Amin generale e comandante dell'esercito, fece arrestare cinque ministri, sospese la costituzione del 1962 e si proclamò nuovo presidente. Nello stesso anno Mutesa venne costretto ad andare in esilio in Inghilterra dove rimarrà fino alla sua morte nel 1969.
Amin iniziò a reclutare membri delle etnie Nubiane provenienti dall'area a Ovest del Nilo che si trova vicina alla frontiera con il Sudan. Queste tribù vivevano in Uganda dall'inizio del XX secolo e vi erano giunte dal Sudan per servire nell' esercito coloniale. In Uganda erano comunque percepiti come sudanesi ed erroneamente chiamati Anyanya. Le dichiarazioni insistono sul fatto che l'esercito di Idi Amin era formato principalmente da soldati sudanesi un equivoco in quanto molti dei gruppi etnici presenti nel nord dell'Uganda abitano anche il Sudan.
Dopo aver appreso che Obote pianificava il suo arresto per essersi appropriato di stanziamenti per le armi, Amin organizzò un colpo di stato che gli permise di prendere il potere il 25 gennaio del 1971, mentre Obote partecipava ad un summit del Commonwealth a Singapore.
La presa del potere da parte di Amin venne ben accolta sia dalla comunità internazionale che in Uganda. Organizzò nell'aprile 1971 per il presidente Mutesa, morto in esilio, un funerale di stato, liberò molti prigionieri politici e sciolse la polizia segreta (General Service Unit).
Nell'ottobre del 1978 Amin ordinò l'invasione della Tanzania mentre nello stesso tempo cercava di sopprimere un ammutinamento militare. Con l'aiuto di truppe libiche tentò di annettersi la provincia di Kagera (nel nord della Tanzania). La Tanzania, con a capo il presidente Julius Nyerere, dichiarò guerra all'Uganda ed iniziò un contrattacco a cui partecipavano anche gli esiliati ugandesi.
L'11 aprile 1979, Amin dovette abbandonare la capitale Kampala in quanto l'esercito tanzaniano, aiutato dagli esuli ugandesi che si erano riuniti nell'Uganda National Liberation Army, prese la città. Le perdite totali dell'esercito tanzaniano furono di un carro armato. Amin andò in esilio, inizialmente in Libia, su un Bell UH-1 registrato come 5X-UWG e vi rimase, secondo fonti discordanti, o fino al dicembre 1979 o sino all'inizio del 1980, successivamente in Iraq prima di trovare finalmente asilo in Arabia Saudita. Aprì un conto corrente a Jedda e vi risiedette, vivendo di uno stipendio governativo. Il nuovo governo ugandese scelse di lasciarlo in esilio dichiarando che Amin avrebbe dovuto rispondere dei suoi crimini se mai fosse ritornato. Il motivo per cui i sauditi non gli permisero di parlare fu per il danno che essi credevano avrebbe arrecato all'Islam.
Nel 1989, Amin, che aveva sempre ritenuto che l'Uganda avesse bisogno di lui e non aveva mai espresso rimorso per gli abusi del suo regime, tentò di ritornare in Uganda, apparentemente per capitanare un gruppo armato organizzato dal Col. Juma Oris. Riuscì ad arrivare fino a Kinshasa, Zaire (adesso Repubblica Democratica del Congo), ma fu affrontato dal presidente dello Zaire Mobutu, che lo costrinse a ritornare in Arabia Saudita.
Il 20 luglio 2003, una delle sue mogli, Madina, dichiarò che era prossimo alla morte e in coma presso l'ospedale specialistico King Faisal di Jedda. Madina pregò il presidente dell'Uganda Yoweri Museveni di permettergli di morire in Uganda. La risposta fu che se fosse ritornato avrebbe dovuto "rispondere per i propri peccati".
Idi Amin morì in Arabia Saudita il 16 agosto 2003 e fu sepolto nel cimitero Ruwais di Jedda. Il 17 agosto 2003, David Owen ha dichiarato in un' intervista a BBC Radio 4 che mentre ricopriva la carica di ministro degli esteri nel governo inglese suggerì di assassinare Idi Amin. La sua idea fu respinta. Owen ha detto: "il regime di Amin è stato il peggiore di tutti. È una vergogna il fatto che noi gli abbiamo permesso di rimanere al potere così a lungo".
Vizi di forma, come al solito ti appigli alle virgole e alla terminologia quando non hai niente da dire o controbattere. COMUNISTI ok? li chiamerò comunisti. Questo è inconfutabile.
Per il resto non cambia nulla.
Nomi? non ho voglia di fare la googlata, se ti interessa falla tu.
La sostanza è che quei movimenti e regimi ci sono stati e ci sono, il fatto che io non ricordi i nomi non ne mette in discussione l'esistenza.Ma siamo arrivati a questo punto?? ?
Vizi di forma? Per quello che affermi tu è sempre e solo un vizio di forma, mentre per gli altri questo discorso non regge.
Piuttosto che farmi il copia-incolla (da dove poi?) mi aspettavo che mettessi in chiaro quanto ti ho chiesto prima, ovvero il legame tra la guerra in africa e il marxismo, perchè tu hai parlato di Marxismo fino a prova contraria, quindi ora spiegami le connessioni e in quale misura sono presenti tra il pensiero di Marx e il 95% delle guerre in africa.
Che poi non ho ben capito, il 95% si riferisce alle guerre attualmente in corso, o a tutte le guerre avvenute.
Il "modello" poi non è stato mostrato (sei troppo generoso qua), ci è stato imposto;
Noi perciò non seguiamo la nostra strada ma quella che ci è stata tracciata da altri, quella che si vorrebbe poi valida per l'intero mondo.
.
è vero Sean , come negarlo del resto...
pero' a mio modo di vedere bisogna essere realisti , e renderci conto che pensare di tornare indietro di 60 ( o piu' ) anni non è possibile....
i valori sono mutati....non ci resta che la legge......
ecco perchè chi parla di scontro di civilta' a mio parere sbaglia......
da una parte vi è una massa di gente con propri valori/ideali/morale che vuole vivere secondo le stesse anche nel paese che li ospita....dall'altra una massa di gente che vuole soltanto che costoro non rubino/ammazzino/stuprino.....pensassero e facessero quel che vogliono ( basta che non rompono)
ecco perkè a mio parere non si puo' parlare di scontro..
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
Vizi di forma? Per quello che affermi tu è sempre e solo un vizio di forma, mentre per gli altri questo discorso non regge.
Piuttosto che farmi il copia-incolla (da dove poi?) mi aspettavo che mettessi in chiaro quanto ti ho chiesto prima, ovvero il legame tra la guerra in africa e il marxismo, perchè tu hai parlato di Marxismo fino a prova contraria, quindi ora spiegami le connessioni e in quale misura sono presenti tra il pensiero di Marx e il 95% delle guerre in africa.
Che poi non ho ben capito, il 95% si riferisce alle guerre attualmente in corso, o a tutte le guerre avvenute.
prevedibile fino all'osso, esattamente le parole che mi aspettavo
Ora che ci sono gli articoli, si passa a criticare le fonti.
Poi si cerca la scappatoia "guerre passate"...come se eventi conclusisi una decina di anni fa e durati oltre 30 non avessero conseguenze...(Mugabe e Afewerki sono comunque al massimo del loro potere,lo stesso per la giunta in mozambico e Togo, e le guerriglie negli altri stati continuano)
Il comunismo è l'applicazione pratica del marxismo, ne è la conseguenza. E non sono io a dirlo, magari...a quest'ora non sarei qui sopra. E su questo non spreco altre parole.
Gli appigli sulle parole (i vizi di forma, appunto) lasciali per altri.
Mi scadi nel ridicolo quando fai così.
Hai tirato avanti 5 post perchè ho scritto "marxisti"...mamma mia ...
Poi boh, sinceramente non capisco dove tu voglia arrivare con questi continui post,con i quali peraltro hai deviato completamente dal tema del tread: vuoi dire che molti stati africani NON hanno Mai sperimentato una dittatura (o anche solo una serie di destabilizzanti guerrigile) comuniste (specifichiamo eh,altrimenti tiri avanti altri 40 post) e a causa i questi NON sono ridotti alla fame?
prevedibile fino all'osso, esattamente le parole che mi aspettavo
Ora che ci sono gli articoli, si passa a criticare le fonti.
Poi si cerca la scappatoia "guerre passate"...come se eventi conclusisi una decina di anni fa e durati oltre 30 non avessero conseguenze...(Mugabe e Afewerki sono comunque al massimo del loro potere,lo stesso per la giunta in mozambico e Togo, e le guerriglie negli altri stati continuano)
Il comunismo è l'applicazione pratica del marxismo, ne è la conseguenza. E non sono io a dirlo, magari...a quest'ora non sarei qui sopra. E su questo non spreco altre parole.
Gli appigli sulle parole (i vizi di forma, appunto) lasciali per altri.
Mi scadi nel ridicolo quando fai così.
Hai tirato avanti 5 post perchè ho scritto "marxisti"...mamma mia ...
Poi boh, sinceramente non capisco dove tu voglia arrivare con questi continui post,con i quali peraltro hai deviato completamente dal tema del tread: vuoi dire che molti stati africani NON hanno Mai sperimentato una dittatura (o anche solo una serie di destabilizzanti guerrigile) comuniste (specifichiamo eh,altrimenti tiri avanti altri 40 post) e a causa i questi NON sono ridotti alla fame?
Come se di comunismo ne esistesse uno e come se tutti derivassero dal marxismo, ma sicuro di averlo dato il famoso esame di storia?
Io non voglio arrivare a niente, non voglio difendere tanto meno propagandare il comunismo, il punto è che tu ti lamenti sempre della storia sessantottina, atteggiamento che in parte potrebbe ritenersi lecito, ma poi proponi su un forum di bodybuilding della pseudo-storia (o per meglio dire la storia secondo la tua lente) imprecisa e poco obiettiva, a che pro poi? Cercare consenso tra i '90 e pochi altri? Creare disinformazione che tanto non porterà a nulla?
A me non interessa farti cambiare idea, ma il tuo modo di fare è assimilabile a quello degli odiati comunisti che affermano a gran voce che Berlusconi è un fascista, che nel PDL e nella Lega sono tutti fascisti etc etc..
Come se di comunismo ne esistesse uno e come se tutti derivassero dal marxismo, ma sicuro di averlo dato il famoso esame di storia?
Io non voglio arrivare a niente, non voglio difendere tanto meno propagandare il comunismo, il punto è che tu ti lamenti sempre della storia sessantottina, atteggiamento che in parte potrebbe ritenersi lecito, ma poi proponi su un forum di bodybuilding della pseudo-storia (o per meglio dire la storia secondo la tua lente) imprecisa e poco obiettiva, a che pro poi? Cercare consenso tra i '90 e pochi altri? Creare disinformazione che tanto non porterà a nulla?
A me non interessa farti cambiare idea, ma il tuo modo di fare è assimilabile a quello degli odiati comunisti che affermano a gran voce che Berlusconi è un fascista, che nel PDL e nella Lega sono tutti fascisti etc etc..
O Dio santissimo, ma allora non ci arrivate proprio...
Va bene,siccome mi son stufato di star sempre a discutere con soliti rivoluzionari da tastiera, ti accontento, riformulo la frase incriminata.
"il 95% delle guerre e dei conflitti africani attuali o del recente passatosono stati e son causati dagli estremismi religiosi e da dittature o guerriglie di stampo comunista"
Va bene così? altro da dire? accenti sbagliati?
Tralascio le stronzate sull'età, sulla lega ecc ecc che scusa tanto ma son bambinate. Sul fatto dell'antistoria al limite siete voi che la propinate.
E ora (anzi, domani vista l'ora) vorrei tornare al tread che conteneva spunti interessanti.
O Dio santissimo, ma allora non ci arrivate proprio...
Va bene,siccome mi son stufato di star sempre a discutere con soliti rivoluzionari da tastiera, ti accontento, riformulo la frase incriminata.
"il 95% delle guerre e dei conflitti africani attuali o del recente passatosono stati e son causati dagli estremismi religiosi e da dittature o guerriglie di stampo comunista"
Va bene così? altro da dire? accenti sbagliati?
Tralascio le stronzate sull'età, sulla lega ecc ecc che scusa tanto ma son bambinate. Sul fatto dell'antistoria al limite siete voi che la propinate.
E ora (anzi, domani vista l'ora) vorrei tornare al tread che conteneva spunti interessanti.
Ma voi chi?
Come se fossi esponente di chissà quale cosa e come se facessi storia su bodyweb.
Sul concetto sul "vizio di forma" e le tue prese di posizione:
"secondo me il danno più grande delle università ibride non è la sovrapproduzione di figure professionali di dubbio valore, ma il fatto di dare a molti la possibilità di fare un esame di storia contemporanea sulla base del quale poi ci si ritiene in grado di poter disquisire su ogni argomento possibile riguardante le scienze umane. gli ingegneri sono molto più onesti. " Cit.Leonida
"secondo me il danno più grande delle università ibride non è la sovrapproduzione di figure professionali di dubbio valore, ma il fatto di dare a molti la possibilità di fare un esame di storia contemporanea sulla base del quale poi ci si ritiene in grado di poter disquisire su ogni argomento possibile riguardante le scienze umane. gli ingegneri sono molto più onesti. " Cit.Leonida
Parlano due persone ultracinquantenni, insigni docenti di fama mondiale con una vita vissuta e che traggono le loro conoscenze direttamente dall'Iperuranio,e dal lor gradino dell'Onniscenza da cui osservano noi poveri patetici ignoranti dispensano conoscenze inconfutabili...bhe, beati voi
We process personal data about users of our site, through the use of cookies and other technologies, to deliver our services, personalize advertising, and to analyze site activity. We may share certain information about our users with our advertising and analytics partners. For additional details, refer to our Privacy Policy.
By clicking "I AGREE" below, you agree to our Privacy Policy and our personal data processing and cookie practices as described therein. You also acknowledge that this forum may be hosted outside your country and you consent to the collection, storage, and processing of your data in the country where this forum is hosted.
Commenta