Dalle discoteche lettoni alle strade di San Paolo, dalle steppe mongole alle montagne peruviane, dalle case fatiscenti del centro Habana ai villaggi amazzonici è sempre possibile imbattersi in qualcuno appartenente alla comunità di quelli grossi, come li definì il mio amico Mauri. Gli appartenenti al gruppo sono uomini muscolosi e affabili che non appena vedono un loro simile sono subito pronti a fare amicizia.
Il contatto và da una semplice stretta di mano, alle foto con moglie e figli, ad inviti a pranzo con tutta la famiglia e naturalmente, ad allenamenti insieme.
E’ così che mi sono ritrovato ad allenarmi con Marcos in una afosa palestra sistemata nello scantinato di un bar di centro Habana dove il ricambio dell’aria era assicurato da un enorme ventilatore alto un paio di metri.
In Kenya in un villaggio poverissimo di cui non ricordo il nome tra il lago Nakuru e Nairobi un signore di mezza età mi mostrò con orgoglio un bilanciere di cemento chiedendomi di alzarlo con una mano.
A Panajachel sul lago Atitlan (Guatemala) appena sceso dal bus un bambino mi portò all’ostello dello zio, l’Hospedaje Pana, il quale aveva una scuola di boxe. La sera mi chiese se volevo aiutarlo a seguire i suoi atleti.
L’ultimo dell’anno del 2008 camminavo per le strade polverose di Riberalta, Bolivia, quando mi affiancò un tipo con la Harley e bandana in testa, mi squadrò dalla testa ai piedi, quindi la bocca gli si aprì in un ampio sorriso e si presentò. Si chiamava Willyam, era americano ma viveva lì da più di 20 anni, e si era sistemato con una donna del posto. Aveva una palestra in “centro” la Willyam’s Gym. Salii sulla moto e due minuti dopo varcavo la stretta porta della palestra. Macchine e panche fatte a mano saldando tubolari di ferro, come pesi si utilizzavano anche frizioni delle motociclette e cerchioni delle macchine, il tetto era per metà diroccato e alcuni polli si aggiravano tra i bilancieri… ancora oggi sono convinto che è il miglior posto al mondo per allenarsi. Gli altri frequentatori erano la figlia di un narcotrafficante che aveva particolarmente voglia di parlare, visto che a quanto pare veniva evitata da tutti in città, e un ragazzo che era stato per un anno in Italia, a Settimo Torinese a fare il muratore. Anche lui col suo piccolo traffico per mantenersi. Dopo l’allenamento mi offrì un’enorme bistecca nel vicino ristorante. Mi disse che voleva appendere la foto fatta insieme....chissà se l’ha fatto.
Alla cittadina di frontiera di Zamyn Uud, Mongolia, ero in attesa su una panchina alla stazione del treno che prendevo il sole da un tempo indefinito quando due mongoli mi si avvicinarono. Uno di mezza età, piccolo e tarchiato, l’altro dall’aspetto giovanile e ben messo. Allungò la mano. “Piacere Gerard”. Parlava un ottimo inglese, cosa rarissima. Era stato più volte in Italia (pure a sciare a Bardonecchia) e Germania. Mi mostrò il passaporto per farmi vedere i visti di Schengen e si mise a parlare in tedesco..lo interruppi perché ovviamente non capivo una parola. Le lingue le aveva studiate da solo e le sapeva perfettamente. Parlava pure un po’ di giapponese visto che andava spesso a trovare un suo amico lottatore di sumo a Tokyo. Tirò fuori dalla borsa una serie di strisce che sembravano cuoio e me ne offrii una manciata. Carne di montone essiccata. Meglio di quanto pensassi. Sul treno avevamo vagoni diversi ed io mi sarei fermato qualche giorno a Sainshand prima di raggiungere la capitale. Mi lasciò il numero di telefono per un allenamento insieme. Ad Ulaan Baatar mi passò a prendere al Seoul hotel, dignitoso ed economicissimo, forse per la presenza di un night all’interno. Era in macchina con una bella donna, la moglie, ed andammo alla Titan Gym, collocata al quarto piano di una bianca palazzina fatiscente. Macchine della serie Hammer con pacchi pesi enormi importate dagli Stati Uniti la facevano da padrone. Gerard aveva una forza tremenda sulla panca, ma gliele suonavo nei rematori. Ci raggiunse il figlio 20enne..e lì scoprii che nonostante l’aspetto aveva 47 anni. Allenamento e dieta lo mantenevano giovane. Dopo offrii a tutti la cena in un ristorante “italiano”..italiano per modo di dire. Salutandomi mi lasciò un contatto per Darkhan, nel caso avessi voluto allenarmi c’era una palestra nel seminterrato del night club “Black scorpion”….
E poi ci fù la miss fitness di Carmen de Patagones (Argentina), l’irlandese in discoteca a Riga e tanti altri….
Le passioni uniscono le persone indipendentemente da nazionalità, sesso e religione e a volte il muscolo più grosso è quello che non si vede….il cuore.
Il contatto và da una semplice stretta di mano, alle foto con moglie e figli, ad inviti a pranzo con tutta la famiglia e naturalmente, ad allenamenti insieme.
E’ così che mi sono ritrovato ad allenarmi con Marcos in una afosa palestra sistemata nello scantinato di un bar di centro Habana dove il ricambio dell’aria era assicurato da un enorme ventilatore alto un paio di metri.
In Kenya in un villaggio poverissimo di cui non ricordo il nome tra il lago Nakuru e Nairobi un signore di mezza età mi mostrò con orgoglio un bilanciere di cemento chiedendomi di alzarlo con una mano.
A Panajachel sul lago Atitlan (Guatemala) appena sceso dal bus un bambino mi portò all’ostello dello zio, l’Hospedaje Pana, il quale aveva una scuola di boxe. La sera mi chiese se volevo aiutarlo a seguire i suoi atleti.
L’ultimo dell’anno del 2008 camminavo per le strade polverose di Riberalta, Bolivia, quando mi affiancò un tipo con la Harley e bandana in testa, mi squadrò dalla testa ai piedi, quindi la bocca gli si aprì in un ampio sorriso e si presentò. Si chiamava Willyam, era americano ma viveva lì da più di 20 anni, e si era sistemato con una donna del posto. Aveva una palestra in “centro” la Willyam’s Gym. Salii sulla moto e due minuti dopo varcavo la stretta porta della palestra. Macchine e panche fatte a mano saldando tubolari di ferro, come pesi si utilizzavano anche frizioni delle motociclette e cerchioni delle macchine, il tetto era per metà diroccato e alcuni polli si aggiravano tra i bilancieri… ancora oggi sono convinto che è il miglior posto al mondo per allenarsi. Gli altri frequentatori erano la figlia di un narcotrafficante che aveva particolarmente voglia di parlare, visto che a quanto pare veniva evitata da tutti in città, e un ragazzo che era stato per un anno in Italia, a Settimo Torinese a fare il muratore. Anche lui col suo piccolo traffico per mantenersi. Dopo l’allenamento mi offrì un’enorme bistecca nel vicino ristorante. Mi disse che voleva appendere la foto fatta insieme....chissà se l’ha fatto.
Alla cittadina di frontiera di Zamyn Uud, Mongolia, ero in attesa su una panchina alla stazione del treno che prendevo il sole da un tempo indefinito quando due mongoli mi si avvicinarono. Uno di mezza età, piccolo e tarchiato, l’altro dall’aspetto giovanile e ben messo. Allungò la mano. “Piacere Gerard”. Parlava un ottimo inglese, cosa rarissima. Era stato più volte in Italia (pure a sciare a Bardonecchia) e Germania. Mi mostrò il passaporto per farmi vedere i visti di Schengen e si mise a parlare in tedesco..lo interruppi perché ovviamente non capivo una parola. Le lingue le aveva studiate da solo e le sapeva perfettamente. Parlava pure un po’ di giapponese visto che andava spesso a trovare un suo amico lottatore di sumo a Tokyo. Tirò fuori dalla borsa una serie di strisce che sembravano cuoio e me ne offrii una manciata. Carne di montone essiccata. Meglio di quanto pensassi. Sul treno avevamo vagoni diversi ed io mi sarei fermato qualche giorno a Sainshand prima di raggiungere la capitale. Mi lasciò il numero di telefono per un allenamento insieme. Ad Ulaan Baatar mi passò a prendere al Seoul hotel, dignitoso ed economicissimo, forse per la presenza di un night all’interno. Era in macchina con una bella donna, la moglie, ed andammo alla Titan Gym, collocata al quarto piano di una bianca palazzina fatiscente. Macchine della serie Hammer con pacchi pesi enormi importate dagli Stati Uniti la facevano da padrone. Gerard aveva una forza tremenda sulla panca, ma gliele suonavo nei rematori. Ci raggiunse il figlio 20enne..e lì scoprii che nonostante l’aspetto aveva 47 anni. Allenamento e dieta lo mantenevano giovane. Dopo offrii a tutti la cena in un ristorante “italiano”..italiano per modo di dire. Salutandomi mi lasciò un contatto per Darkhan, nel caso avessi voluto allenarmi c’era una palestra nel seminterrato del night club “Black scorpion”….
E poi ci fù la miss fitness di Carmen de Patagones (Argentina), l’irlandese in discoteca a Riga e tanti altri….
Le passioni uniscono le persone indipendentemente da nazionalità, sesso e religione e a volte il muscolo più grosso è quello che non si vede….il cuore.
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