Originariamente Scritto da Socio
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Comunque se parliamo di prostituzione a me sembra consequenziale parlare di cosa possa stare all'origine di una tale scelta di vita, non fermandosi all'equazione "vendita sesso=maggiore guadagno=libera scelta".
Perchè anzi, considerando le connotazioni psicologiche di questo "peculiare lavoro" viene lecitamente da chiedersi cosa possa spingere qualcuno a rischiare di rinunciare ad una vita affettiva e relazionale "normale", nonchè di sacrificare la propria vita intima (e non solo) esclusivamente per avere del denaro in più da spendere. Questo a me dà molto da pensare.
Perchè con buona pace di chi non ci vede nulla di negativo(da un punto di vista strettamente psicologico) ad ogni modo una scissione così marcata tra due aspetti (affettività/sessualità) così legati non può non avere una ripercussione più o meno rilevante su una persona che la vive(uomo o donna che sia).
Riguardo il discorso scelta-costrizione.
Non ho parlato di costrizione in senso di minaccia o di coltello alla gola.O di uomini che inducono donne a prostituirsi. Non ho parlato nemmeno di costrizione.
Ma di condizionamenti sociali e culturali che hanno la loro buona parte in ogni fenomeno sociale.
Ho parlato di una determinata impostazione e forma mentis, quella che nei secoli passati ha imposto alla donna un determinato ruolo. Un ruolo che genericamente potremo definire di sottomissione e subordinazione rispetto all'uomo.E d'altra parte la prostituzione è nata al fine della soddisfazione dell'uomo,no?
Sono retaggi e modelli secolari che comunque nonostante l'evoluzione della società, sono radicati e in parte presenti. E quindi se ne subisce più o meno l'influenza.Tutto qui quello che ho cercato di dire.
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