Dopo aver letto una serie di 3d a riguardo ho cercato di informarmi un po' ed ho trovato alcuni articoli che sembrano teorizzare un presente ed un futuro molto diversi....
ne posto una piccola parte....se vi interessa ne discutiamo
bilancio per iniziare: da una trentina d’anni i demografi vedono crollare la fecondità nel mondo musulmano. Da 6,8 figli per donna nel 1975, la media è precipitata a 3,7 nel 2005. Gli indici dei vari paesi di questo insieme si attestano ormai dai 7,6 figli del Niger agli 1,7 dell’Azerbaigian. In Iran e in Tunisia l’indice della fecondità è ormai uguale a quello francese. Un tale rovesciamento ha profonde motivazioni culturali e sociali: è il segno di uno sconvolgimento degli equilibri tradizionali. Uno sconvolgimento che s’irradia ai rapporti di autorità, alle strutture familiari, ai riferimenti ideologici, al sistema politico. Il controllo delle nascite è a un tempo il sintomo e la leva di un’ampia trasformazione antropologica. Questa dinamica non è caratteristica solo del mondo musulmano. Coinvolge ben altre regioni. A dire il vero, non si vede quale paese potrebbe in definitiva sottrarsi alla sua forza d’attrazione. Quest’ultima s’impone lentamente come uno degli assi fondamentali di una storia globale che vieta una rappresentazione compartimentata del pianeta e squalifica la visione essenzializzata delle culture e delle religioni. È uno dei grandi insegnamenti degli ultimi trent’anni.
Nel momento in cui gli autori di questo libro stavano portando avanti le loro ricerche, le popolazioni del Terzo mondo sembravano impegnate in una crescita demografica indefinita, non governabile, generata dalla combinazione di una mortalità declinante e di una elevata natalità. L’analisi del circolo vizioso che associava la crescita della popolazione alla stagnazione economica era una delle figure dominanti della scienza sociale. Da allora abbiamo visto tutti i continenti e rapidamente la quasi totalità dei paesi impegnarsi in un processo di controllo della fecondità che non può essere spiegato senza l’ipotesi di una rivoluzione delle mentalità. Poiché la sola evoluzione economica non è sufficiente a chiarire questo rovesciamento.
ne posto una piccola parte....se vi interessa ne discutiamo
bilancio per iniziare: da una trentina d’anni i demografi vedono crollare la fecondità nel mondo musulmano. Da 6,8 figli per donna nel 1975, la media è precipitata a 3,7 nel 2005. Gli indici dei vari paesi di questo insieme si attestano ormai dai 7,6 figli del Niger agli 1,7 dell’Azerbaigian. In Iran e in Tunisia l’indice della fecondità è ormai uguale a quello francese. Un tale rovesciamento ha profonde motivazioni culturali e sociali: è il segno di uno sconvolgimento degli equilibri tradizionali. Uno sconvolgimento che s’irradia ai rapporti di autorità, alle strutture familiari, ai riferimenti ideologici, al sistema politico. Il controllo delle nascite è a un tempo il sintomo e la leva di un’ampia trasformazione antropologica. Questa dinamica non è caratteristica solo del mondo musulmano. Coinvolge ben altre regioni. A dire il vero, non si vede quale paese potrebbe in definitiva sottrarsi alla sua forza d’attrazione. Quest’ultima s’impone lentamente come uno degli assi fondamentali di una storia globale che vieta una rappresentazione compartimentata del pianeta e squalifica la visione essenzializzata delle culture e delle religioni. È uno dei grandi insegnamenti degli ultimi trent’anni.
Nel momento in cui gli autori di questo libro stavano portando avanti le loro ricerche, le popolazioni del Terzo mondo sembravano impegnate in una crescita demografica indefinita, non governabile, generata dalla combinazione di una mortalità declinante e di una elevata natalità. L’analisi del circolo vizioso che associava la crescita della popolazione alla stagnazione economica era una delle figure dominanti della scienza sociale. Da allora abbiamo visto tutti i continenti e rapidamente la quasi totalità dei paesi impegnarsi in un processo di controllo della fecondità che non può essere spiegato senza l’ipotesi di una rivoluzione delle mentalità. Poiché la sola evoluzione economica non è sufficiente a chiarire questo rovesciamento.
Commenta