Originariamente Scritto da naoto
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Volevo scrivere qualcosa di "originale" in merito, nella misura in cui "rispecchiasse" il mio modo di sentire l'argomento.
Ma il rischio di perdermi era grosso, indi per cui sfrutto diabolicamente questo intervento per fare un paio di considerazioni.
-1- non credi che qualsiasi comportamento, sia frutto di un qualche tipo di "disagio" o di zona d'ombra all'interno del nostro vissuto emotivo?
Mi spiego: coloro che sventolano un'integrità morale e fisica tale da consentire di dire che "i drogati sono falliti, sono il male e sono da evitare come la peste... io non cerco paradisi artificiali, e non mi voglio autodistruggere", etc... non sono, dicevo, un coacervo stesso di sintomatologie di malessere esistenziale della stessa sorta?
Quando si incontreranno difficoltà così subdole da minare la corazza (labilissima, a mio avviso) di sicurezza e di pseudo-convinzioni (che altro non sono che narrazioni acquisite di una "cultura" ben definita) non credi che ciò che potrebbe emergere in termini di comportamenti "distruttivi" nei confronti di se stessi e degli altri sia simile al malessere esistenziale al quale tu, giustamente, accenni?
Cos'è, allora, davvero la "droga", in fin dei conti, se non un argomento taboo con un fortissimo bias sociale che sposta la mannaia inquisitoria ora su un versante ora sull'altro, del rapporto con se stessi e con gli altri?
-2- riallacciandomi a quanto (spaventoso, a rileggerlo
) appena detto, non credi che i "fattoni" altro non siano che poveri disadattati? Ovvero, che il problema, prima che con loro stessi, debbano affrontarli con un contesto che ha impedito loro di costruire un rapporto più flessibile con ciò che è possibile "utilizzare"... dalle sostanze psicotrope, alla nicotina, all'alcohol, alle proteine (qui volutamente divergo)... ?
Ma il rischio di perdermi era grosso, indi per cui sfrutto diabolicamente questo intervento per fare un paio di considerazioni.
-1- non credi che qualsiasi comportamento, sia frutto di un qualche tipo di "disagio" o di zona d'ombra all'interno del nostro vissuto emotivo?
Mi spiego: coloro che sventolano un'integrità morale e fisica tale da consentire di dire che "i drogati sono falliti, sono il male e sono da evitare come la peste... io non cerco paradisi artificiali, e non mi voglio autodistruggere", etc... non sono, dicevo, un coacervo stesso di sintomatologie di malessere esistenziale della stessa sorta?
Quando si incontreranno difficoltà così subdole da minare la corazza (labilissima, a mio avviso) di sicurezza e di pseudo-convinzioni (che altro non sono che narrazioni acquisite di una "cultura" ben definita) non credi che ciò che potrebbe emergere in termini di comportamenti "distruttivi" nei confronti di se stessi e degli altri sia simile al malessere esistenziale al quale tu, giustamente, accenni?
Cos'è, allora, davvero la "droga", in fin dei conti, se non un argomento taboo con un fortissimo bias sociale che sposta la mannaia inquisitoria ora su un versante ora sull'altro, del rapporto con se stessi e con gli altri?
-2- riallacciandomi a quanto (spaventoso, a rileggerlo
) appena detto, non credi che i "fattoni" altro non siano che poveri disadattati? Ovvero, che il problema, prima che con loro stessi, debbano affrontarli con un contesto che ha impedito loro di costruire un rapporto più flessibile con ciò che è possibile "utilizzare"... dalle sostanze psicotrope, alla nicotina, all'alcohol, alle proteine (qui volutamente divergo)... ?Sul punto 1 direi che in generale ogni atteggiamento è il frutto di esperienze, non necesseriamente coscienti, che ti hanno segnato. In questo senso anche l'aggressività, ad esempio, è frutto di un vissuto disagiato, o la tendenza a classificare necessariamente il mondo in bouni e cattivi è espressione di un bisogno inconscio di facili sicurezze a cui attaccarsi. Per cui, sì, sono d'accordo con la tua analisi.
Sul punto 2 credo che la nostra posizione non sia tanto differente. Certo i fattoni, lo dicevo sopra, sono coloro ce hanno cercato nella droga un quid che nella loro vita non dipendente non avevano: un bisogno di evasione, un bisogno di nuove esperienze...credo sia difficile impostare una statistica in cui una singola persona non sia diversa nelle motivazioni che l'hanno spinta a farsi. Per cui è verissimo che sono il prodotto del contesto in cui sono vissuti, intendo in primis quello familiare che tanto contribuisce alla formazione caratteriale.
ma_75@bodyweb.com
il primo sito che gli è capitato 
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