Originariamente Scritto da centos
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il mio sogno Israele nell'unione Europea
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Originariamente Scritto da centos Visualizza Messaggiose qualcuno fa un ritocchino, ci mette la casacca a righe con cappellino abbinato e mette un po di pietre sotto la zappa giuro che lo stampo e lo metto in salottoOriginariamente Scritto da Lucone Visualizza Messaggioanche la stella di david gialla tanto che siamo in temaOriginariamente Scritto da Mizard...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...Originariamente Scritto da Barone BizzioQuindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?Originariamente Scritto da TheSandmanSilvio compreso.Originariamente Scritto da TheSandmanDiciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.
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Colloquio tra l'ad Scaroni e il sottosegretario Letta. Il governo impone la ritirata del gruppo petrolifero
Per i contratti già firmati continuerà l'assistenza tecnica ma non ne saranno firmati altri
Lettera "di copertura" dal premier
così l'Eni si disimpegnerà dall'Iran
di ROBERTO MANIA
ROMA - Il progressivo disimpegno dell'Eni dall'Iran sarà blindato da Palazzo Chigi. Una totale copertura politica per il gruppo italiano più esposto in Iran è ormai considerata indispensabile dopo il discorso del premier, Silvio Berlusconi, alla Knesset israeliana in cui ha chiesto sanzioni contro il regime di Ahmadinejad. Ne hanno parlato a lungo l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Alla fine il governo ha preso l'impegno di aprire un "ombrello protettivo" sul Cane a sei zampe. Nei prossimi giorni sarà lo stesso Berlusconi a scrivere una lettera a Scaroni nella quale ribadirà la linea del governo italiano nei confronti di Teheran e le relative dirette conseguenze sul piano degli investimenti e delle strategie economiche. Una missiva-vincolante da parte dell'azionista di riferimento che, attraverso il Tesoro e la Cassa depositi e prestiti, controlla circa il 30 per cento del gruppo petrolifero.
Da una parte, la lettera del premier serve a Scaroni per le prossime mosse che dovrà assumere con i rappresentanti del governo iraniano; dall'altra per spiegare e motivare con trasparenza le sue scelte agli azionisti (ieri, nel giovedì nero della Borsa, il titolo Eni ha chiuso a - 2,59 per cento), con la rinuncia di fatto a investire in un'area ancora molto ricca di petrolio. Partita delicata, dunque, con diverse sfaccettature, finanziarie e geo-politiche, perché l'Eni è nei fatti un pezzo della politica estera italiana. E l'Italia ha scelto di ridurre sempre più gli scambi commerciali con Teheran: nei primi dieci mesi del 2009 l'interscambio è precipitato di quasi il 40 per cento. Nel 2008 era stato di circa sei miliardi di euro.
Incassata la copertura di Berlusconi, Scaroni - ieri a Bruxelles per definire l'accordo con la Commissione per la cessione di alcuni gasdotti come chiedeva l'Antitrust Ue - ha tracciato la linea d'azione con Teheran dove nel complesso l'Eni ha investito cinque miliardi di dollari nel biennio 2000-2001: "Avevamo firmato il contratto al tempo di Rafsanjani, quando - ha detto - non si parlava di sanzioni nei riguardi dell'Iran. Il primo contratto è già quasi terminato, stiamo ormai solo fornendo assistenza; il secondo terminerà a marzo e poi ci limiteremo a fornire assistenza anche in questo caso. Non faremo contratti per il futuro".
D'altra parte già un paio d'anni fa e, più recentemente, al termine di una visita a Washington compiuta anche per rassicurare il governo americano preoccupato per i rapporti davvero speciali tra Mosca e l'Eni (basti pensare al caso del gasdotto South Stream), Scaroni aveva ripetuto che non aveva alcuna intenzione di firmare nuovi contratti con il governo iraniano. Dovranno però essere gestiti e portati a conclusione gli accordi in atto, anche perché il gruppo non può certo rinunciare al ritorno degli investimenti realizzati. Proprio "sfruttando" questo aspetto il direttore operativo della compagnia petrolifera statale iraniana Nioc (National iranian oil company) Seifollah Jashnsaz ha potuto, e voluto, dichiarare che "le trattative con l'Eni per lo sviluppo della terza fase del giacimento di Darkhovin continuano". A Darkhovin si producono attualmente quasi 160 mila barili al giorno, dei quali 14 mila in quota Eni che partecipa al 45 per cento. Ma da San Donato, sede del gruppo petrolifero, non sono arrivate né conferme né smentite alle dichiarazioni dell'esponente iraniano. Silenzio per evitare contrasti con un Paese nel quale il gruppo ha ancora impegni significativi, e grazie ai quali nel 2008 ha estratto 28 mila barili al giorno di petrolio. Cautela, quindi, in attesa della necessaria copertura di Palazzo Chigi. Che sta arrivandoOriginariamente Scritto da gorgoneè plotino la chiave universale per le vagineOriginariamente Scritto da gorgonesecondo me sono pazzi.
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