Elezioni regionali 2010

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  • Barone Bizzio
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    #16
    Originariamente Scritto da goldenboy978 Visualizza Messaggio
    perche' con soru non ha funzionato? piu' o meno le idee credo fossero simili
    Soru ha le capacità comunicative di un uomo che, dopo aver vissuto nella giungla per tutta la vita, viene catapultato ad una prima della Scala

    ...oltre ad una serie di errori politici che gli hanno inimicato parte degli elettori

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    • ma_75
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      #17
      Originariamente Scritto da goldenboy978 Visualizza Messaggio
      perche' con soru non ha funzionato? piu' o meno le idee credo fossero simili

      Devo dire che ancora oggi (forse più di quando perse le elezioni a dire il vero) Soru è molto popolare in Sardegna tra gli elettori di centrosinistra. Di sicuro molto più di qualunque altro candidato con curriculum strettamente politico.
      Ha perso le regionali, certo, per errori suoi, soprattutto di comunicazione ma anche perchè, da tempo ormai, la Sardegna è un'appendice del Nord quanto a tendenza elettorale. Per dirne una, Cagliari ha un sindaco di centrodestra ormai da circa 20 anni.
      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
      ma_75@bodyweb.com

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      • odisseo
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        #18
        Accordo tra i due partiti in vista delle regionali di fine marzo
        In Campania e Calabria si lavora per trovare l'intesa


        Siglato l'asse Bersani-Di Pietro
        "Insieme per costruire l'alternativa"


        L'ex pm: "Non saremo più oppositori isolati e rispetteremo le istituzioni di garanzia"



        ROMA
        - Seduti l'uno accanto all'altro, Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro siglano un'allenza che, assicura Bersani, "andrà oltre le regionali". L'obiettivo è "costruire l'alternativa". Magari allargando i confini e creando uno schieramento in grado di battere il centrodestra. Un'intesa che arriva dopo mesi di frecciate e attacchi tra i due partiti. Che, oggi, invece, si stringono la mano.

        Tra i due partiti è stata già raggiunta un' intesa in 11 delle 13 regioni in cui si voterà a marzo, mentre su Campania e Calabria si sta ancora lavorando per trovare un accordo. "Se la destra pensa che ci sediamo in tre regioni (quelle storicamente "rosse" ndr), si illude. Questo non esiste, e se ne accorgeranno" dice Bersani. Ma l'intesa con l'Idv non riguarda solo le regionali. "C'è la comune convinzione - aggiunge il segretario del Pd - che occorre lavorare insieme per allestire una alleanza larga di progresso, competitiva con il centrodestra. La nostra idea di fondo è che le regionali debbano essere, sia sotto il profilo dei contenuti sia sotto il profilo della coalizione, una tappa per costruire una alternativa alle destre". Di Pietro rincara la dose: "Riteniamo necessario impostare un lavoro di programma, di coalizione, aperto a laici e cattolici che vogliono mettersi insieme su una base programmatica. Non possiamo lasciare il Paese ad un governo che illude i cittadini, che toglie agli onesti per dare ai disonesti. Sentiamo il dovere di passare all'alternativa, insieme a chi capisce che non possiamo tornare ad un regime piduista".

        Allenza, ma non binomio esclusivo. Sia Bersani sia Di Pietro infatti, lasciano la porta aperta a tutti coloro che vogliono un'alternativa alla maggioranza e al governo di Berlusconi. Apertura che Bersani ha tenuto ad indirizzare all'Udc,con la quale il Pd vuole continuare a collaborare nonostante la vicenda pugliese. "Abbiamo il dovere di costruire una alternativa, assieme anche ad altri partiti, superando certe nostre diversità" e per questo, "l'Idv si assumerà una maggiore responsabilità di partecipante alla coalizione, non sarà più un isolato oppositore e rispetterà le istituzioni di garanzia" afferma Di Pietro.

        Polemico il Pdl che vede Di Pietro come il fumo negli occhi. "Oggi è avvenuta una ulteriore metamorfosi della Sinistra con la piena assunzione da parte di Bersani delle tesi e dello stile di Di Pietro, in pochi mesi anche le flebili speranze suscitate da Bersani sono svanite" dice il ministro sandro Bondi.

        da repubblica.it

        evidentemente hanno risolto i contrasti,mancano però ancora gli accordi in calabria e in campania,qui penso che l'idv possa pesare molto sulla scelta della giunta
        "
        Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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        • Liam & Me
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          #19
          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
          Devo dire che ancora oggi (forse più di quando perse le elezioni a dire il vero) Soru è molto popolare in Sardegna tra gli elettori di centrosinistra. Di sicuro molto più di qualunque altro candidato con curriculum strettamente politico.
          Ha perso le regionali, certo, per errori suoi, soprattutto di comunicazione ma anche perchè, da tempo ormai, la Sardegna è un'appendice del Nord quanto a tendenza elettorale. Per dirne una, Cagliari ha un sindaco di centrodestra ormai da circa 20 anni.


          Ancora non mi capacito che sia stato mandato a casa.

          La cosa e' gravissima, perche' contrariamente al resto d'italia li' uno valido da votare c'era.

          Ah, mi dicono anche che rientrato in azienda abbia fatto piazza pulita di giovani manager rampanti sardi che nel frattempo avevano guadagnato posizioni, confermi?
          B & B with a little weed










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          • ma_75
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            #20
            Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
            Ancora non mi capacito che sia stato mandato a casa.

            La cosa e' gravissima, perche' contrariamente al resto d'italia li' uno valido da votare c'era.

            Ah, mi dicono anche che rientrato in azienda abbia fatto piazza pulita di giovani manager rampanti sardi che nel frattempo avevano guadagnato posizioni, confermi?
            Di sicuro da quando è tornato in azienda ha ripreso decisamente le redini in mano; è sempre stato un decisionista e tendenzialmente un uomo solo al comando. Facile che qualcuno sia saltato
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
            ma_75@bodyweb.com

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            • odisseo
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              #21
              regionali / anche ferrero dice no: «È una vera e propria farsa»

              Campania, De Luca candidato del Pd
              Di Pietro non ci sta: «Improponibile»


              In corsa per il centrosinistra solo il sindaco di Salerno: niente primarie. Sostegno di Verdi e Alleanza per l'Italia



              NAPOLI
              - Niente primarie del Pd in Campania, dal momento che c'è un solo candidato alle Regionali: è Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, che ha il sostegno di Verdi e Alleanza per l'Italia. Sabato mattina Riccardo Marone, attuale assessore al Turismo della Regione Campania ed ex sindaco di Napoli, ha rinunciato alla corsa auspicando di trovare «una candidatura condivisa». Ma il centrosinistra si spacca sul nome del primo cittadino di Salerno. L'Italia dei Valori, con Di Pietro che parla di «scelta isolazionista che non possiamo accettare». Paolo Ferrero (Federazione della sinistra) parla di «una vera e propria farsa». Ora bisognerà capire se De Luca otterrà il via libera definitiva da quella parte del suo stesso partito, legata al governatore uscente Antonio Bassolino, che lo ha sempre avversato. ALLEANZA E PROGRAMMA - In una nota, firmata dal segretario regionale del Pd Enzo Amendola, dal commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e dal coordinatore campano di Alleanza per l’Italia Bruno Cesario, viene spiegato che «sono state presentate le firme a sostegno di un unico candidato, Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno. Per questo, in base alle regole statutarie le primarie non saranno svolte. Avendo scelto all’unanimità, nei rispettivi partiti, il metodo delle primarie di coalizione e preso atto dell’assenza di altre candidature, affidiamo a De Luca il compito di rappresentare la coalizione come candidato presidente». Pd, Verdi e Api si impegnano a lavorare con De Luca «all’ampliamento della coalizione e alla definizione programmatica di un’alleanza in vista delle prossime elezioni regionali».
              ITALIA DEI VALORI E PRC - Una scelta duramente criticata dall'Idv. «Ci dispiace che il Pd abbia deciso di correre in Campania con un candidato che non rappresenta la discontinuità - dice Antonio Di Pietro -. Ci auguriamo che questa scelta isolazionista venga rivista e che il Pd faccia un gesto di responsabilità ritirando questa proposta di candidatura. L'Idv non rinuncia alla possibilità di costruire una coalizione per battere le destre, ma se questo non sarà possibile per la Campania presenteremo un candidato presidente alternativo che rappresenti le istanze del territorio e sia bandiera di un nuovo modo di fare politica». Luigi De Magistris (Idv) fa appello alla questione morale: «De Luca è improponibile perché su di lui è in corso un processo su fatti delicatissimi. La questione morale non può partire da lui». Secondo Paolo Ferrero, portavoce della Federazione della sinistra, «in Campania il Pd ha consumato una vera e propria farsa. L'unico nome rimasto in lizza è per noi improponibile, sia per le politiche attuate sia perché non rappresenta un segno di discontinuità con la gestione attuale della Campania. Così facendo - prosegue - il Pd si è assunto la responsabilità di rompere la coalizione». E Claudio Fava, coordinatore di Sinistra e Libertà: «La scelta del Pd su De Luca è sbagliata e perdente. Invece di unire il centrosinistra rischia di dividere definitivamente la coalizione e di regalare la regione alla destra».
              «L'UDC NON VADA A DESTRA» - Sempre sul fronte delle alleanze Rutelli, chiudendo l'assemblea nazionale dell'ApI che si è svolta proprio a Napoli, ha fatto un appello all'Udc perché non si associ al Pdl: «All'Udc campano rivolgiamo un appello a non andare a destra, ma a lavorare a quella discontinuità di cui ha parlato il sindaco De Luca». Al momento sembra invece probabile un accordo a sostegno di Stefano Caldoro, che sabato ha incontrato il coordinatore e vicecoordinatore regionali del Pdl Nicola Cosentino e Mario Landolfi e i deputati Ciriaco De Mita e Domenico Zinzi, in rappresentanza dell'Udc. Una nota sottolinea che «si sono registrate significative convergenze sugli indirizzi politico-programmatici» e che la conclusione dell'accordo avverrà con la definizione del programma.


              Redazione online
              30 gennaio 2010

              da corriere.it
              "
              Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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              • odisseo
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                #22
                De Luca, l'Idv e l'acclamazione barzelletta



                Il voto per acclamazione con cui i delegati dell'Idv hanno deciso di appoggiare la candidatura di Vincenzo De Luca alla presidenza della regione Campania è un errore politico che costerà molto caro al movimento di Antonio Di Pietro. D'ora in poi, e con piena ragione, chiunque potrà ricordare quanto è avvenuto a Salerno e affermare che l'Italia dei Valori applica il sistema dei due pesi e delle due misure. Se De Luca corre per la poltrona di governatore con due processi in corso, perché non deve poter governare o candidarsi chi è nella sua stessa situazione? Detto in altre parole: qual è la differenza tra De Luca, Berlusconi o Fitto?

                Badate bene, qui non si tratta di discutere di etica, di giustizialismo, di selezione delle classi dirigenti demandata (sbagliando) alla magistratura, o di altro. Il problema invece è la coerenza. Anche perché in politica vincono i messaggi semplici. E quello lanciato con la standing ovation al congresso dell'Idv in favore di De Luca, lo è. Tanto che, questa volta, viene difficile dar torto al vice-capogruppo dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, quando parla di decisione "barzelletta".

                Dopo la svolta di Salerno, l'Italia dei Valori finirà insomma per pagare pegno. E lo farà persino se De Luca dovesse sconfiggere il suo scialbo (ma formalmente immacolato) avversario. È noto, infatti, che quello Di Pietro è prima di tutto un movimento che raccoglie il voto di opinione. Per questo va generalmente male alle elezioni amministrative, mentre recupera terreno alle politiche o alle europee. Il caso De Luca fa adesso correre seriamente il rischio che il movimento di opinione alle spalle dell'Idv si disperda o finisca per rivolgersi, una volta ancora, al Partito Democratico o a quello che ne resta. Ne valeva la pena? Pensiamo di no.

                È vero, la scelta di sostenere De Luca era quasi ineluttabile. Di altri candidati in Campania non ce n'erano. Anche perché in questi mesi né il Pd, nè l'Idv si sono dati troppo da fare per trovarli. E Luigi De Magistris, l'unica persona che presentandosi all'ultimo momento avrebbe messo in crisi il gioco pro De Luca, non lo ha fatto. Finendo così per caricarsi sulle spalle, a causa dei suoi tatticismi e della sua mancanza di coraggio, una parte rilevante della responsabilità dell'accaduto. Ma, in ogni caso, c'è modo e modo per appoggiare una candidatura del genere.

                Un partito lo può fare dimostrando a tutti che sta ingoiando un rospo. Che si sta muovendo solo per dovere di coalizione dopo che con il Pd è stato raggiunto un accordo a livello nazionale. Oppure può evitare, o quasi, il dibattito. Può risolvere tutto in mezza giornata, per poi andare gioiosamente, e tra il tripudio di delegati e dirigenti, verso uno degli errori più clamorosi della sua breve storia.

                E pensarci prima?


                Inutile nascondersi dietro un dito. L’ovazione che ha salutato una vecchia volpe come Enzo De Luca al congresso dell’Idv rappresenta una sconfitta per Antonio Di Pietro e soprattutto per il suo tentativo di portare un minimo di pulizia nella politica italiana. L’impegno strappato a De Luca di dimettersi, se fosse eletto governatore della Campania e poi condannato (in primo grado, sottintende Di Pietro; in Cassazione, cioè fra vent’anni, sottintende De Luca), non è che una foglia di fico. Soltanto le forme, in questa brutta storia, sono state rispettate: Di Pietro ha rimesso al congresso la decisione se appoggiare o meno il candidato impresentabile del Pd e il congresso ha deciso, addirittura per acclamazione, di sì. L’ex pm del resto era stretto nell’angolo dalle circostanze, che non gli lasciavano alternative: o rinunciare a presentare la lista in Campania, o associarsi al Pd cioè a De Luca. Candidati spendibili non ne ha trovati, anche perché ha cominciato a cercarli troppo tardi, quando ha scoperto che la minestra che passava il convento era ancor più indigesta di quanto mente umana potesse immaginare: un candidato due volte rinviato a giudizio per reati gravissimi (concussione, associazione per delinquere, falso e truffa) al posto di un altro, Bassolino, che di rinvii a giudizio ne ha solo uno.

                A quel punto non restava che una candidatura di bandiera, quella di De Magistris, che però ha mancato di coraggio, temendo gli attacchi per una “fuga da Bruxelles” pochi mesi dopo l’elezione, e si è reso indisponibile. Ciò che tutti fanno da sempre, fatto da lui, non sarebbe stato perdonato. E altri candidati seri era difficile trovarne all’ultimo momento, anche perché chi corre alla carica di governatore, se perde, non diventa nemmeno consigliere regionale. Fin qui le questioni formali. Quella sostanziale è che ora Di Pietro è costretto a sostenere un signore che, per le regole da lui stesso imposte anzitutto a se stesso, è incandidabile: nel 1996 l’ex pm, sul quale pendevano soltanto alcune richieste di rinvio a giudizio della Procura di Brescia (poi regolarmente respinte da vari gip), restò in disparte e rinunciò a presentare una sua lista nel momento di massima popolarità. Come e perché si è arrivati a questo punto? Anzitutto a causa della spregiudicatezza del Pd che, violando il proprio statuto, ha fatto in modo di evitare le primarie per scegliere l’aspirante governatore e, violando il proprio codice etico, ha mandato avanti un pluri-imputato. Ma anche a causa dell’improvvisazione un po’ rinunciataria con cui Di Pietro ha affrontato le regionali, dichiarando preventivamente che avrebbe appoggiato qualunque candidato targato Pd, purchè glielo comunicassero entro la data delle elezioni. Forse non prevedeva che Bersani & C. avrebbero osato tanto.

                Errore: da questi signori bisogna sempre attendersi il peggio. Dunque occorreva predisporre per tempo un piano B, interpellando la società civile campana, se ancora ne esiste una, per far emergere una soluzione alternativa. Ma pensando in grande, anche al punto di proporre un candidato indipendente alle altre forze del centrosinistra. Di Pietro non l’ha fatto e si è consegnato al consueto ricatto: o inghiotti il rospo De Luca, o consegni la Campania al Pdl dei Cosentino e dei Cesaro, ben nascosti dietro il faccino al Plasmon del craxiano Caldoro. Naturalmente l’eventuale sconfitta non sarebbe dipesa dal venir meno dell’Idv, ma dalle scelte sciagurate del Pd che in tre anni di scandali non ha costretto alle dimissioni né Bassolino né l’altrettanto impresentabile signora Mastella (che, non dimentichiamolo, è presidente del Consiglio regionale in quota centrosinistra) e ora si presenta pure con la faccia di De Luca. Ma la solita disinformatija di regime avrebbe impiegato poco ad addossare al “traditore” Tonino le colpe altrui. Bisognava pensarci prima, appunto. Ora è tardi per le lacrime di coccodrillo. Ma oggi gli italiani che sognano una politica pulita sono un po’ meno di ieri.

                da Il Fatto Quotidiano del 7 febbraio 2010

                il primo è di Gomez,il secondo di Travaglio
                "
                Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                  #23
                  Lo sfogo di De Magistris: "Caro Tonino, così non va"

                  La denuncia: appoggiare De Luca è un gravissimo cambio di rotta sulla questione morale

                  di Sandra Amurri

                  Il congresso dell’Idv ha segnato un passo indietro rispetto a principi irrinunciabili come la questione morale infrantasi con la decisione di appoggiare in Campania il candidato del Pd De Luca. Decisione che ha lasciato sul terreno forti delusioni e amarezze che non risparmiano Luigi De Magistris, anima pura dell’Idv.

                  Sconfitto, amareggiato? Qual è il suo stato d’animo?
                  Sconfitto? Assolutamente no. Il rifiuto della candidatura in Campania mi è stato dettato dalla mia coscienza di uomo e dalla convinzione politica della necessità della coerenza e del rispetto per gli elettori. La coerenza è alla base della credibilità politica. Il mio posto è dove mezzo milione di persone hanno voluto che andassi per condurre battaglie sulle mafie, sui fondi pubblici, sul riciclaggio. Sarebbe stato davvero squallido rinunciarvi dopo sei mesi per candidarmi a governatore ed io con lo squallore non so rapportarmi. Il fatto che l’Idv non sia riuscito a proporre un candidato che non fosse in conflitto con la questione morale per me prioritaria deriva dal fatto che il Pd ha posto veti sulla rosa di nomi da noi proposta: magistrati come Cantone, Maggi, l’ex deputato dei Ds Villone e professori universitari.
                  La decisione di Di Pietro di appoggiare De Luca le crea imbarazzo? De Luca che dice: ”Rivendico con orgoglio le mie vicende giudiziarie e non accetto lezioni morali da De Magistris”
                  A De Luca rispondo che non sono io a dargli lezioni morali ma ci sono le inchieste della magistratura che delineano scenari gravi e inquietanti rispetto alle condotte tenute come amministratore e come politico. Nessun imbarazzo. Io sono coerente, non esiste contraddizione tra ciò che dico, in cui credo e ciò che faccio
                  Non sente su di sé la responsabilità di una scelta del partito perché è stato eletto come indipendente? Seppure abbia detto che si sarebbe iscritto. Ci ha ripensato?
                  Ero d’accordo con Di Pietro che prima, durante o subito dopo il Congresso mi sarei iscritto all’Idv ricoprendo un ruolo che si confacesse al mio profilo politico e che sarebbe avvenuto attraverso un evento pubblico significativo. Ad oggi non è accaduto. La domanda: perché non mi sono iscritto andrebbe girata a Di Pietro.
                  Parole che se non raccontano una sconfitta lasciano trasparire una forte amarezza…
                  Sì sono amareggiato. Ma anche gratificato dal calore e dalla condivisione con cui è stato accolto soprattutto dai giovani il mio intervento al Congresso nonostante sia stato inspiegabilmente anticipato a venerdì pomeriggio quando c’era meno gente. Il cambiamento di rotta sulla questione morale non va letta come una mia sconfessione politica. Semmai la delusione nasce dal fatto di non essere stato coinvolto nella decisione, che non avrei condiviso, di appoggiare De Luca, che ho appreso al Congresso. Ma resta una scelta strategica dettata dalla realpolitik di Di Pietro, responsabilità gravissima dalla quale non potrà sottrarsi, ma che non mina la mia coerenza. Seppure non mi abbia lasciato indifferente il constatare che è stata fatta passare facendo fare a De Luca dichiarazioni spontanee come se fossimo a Porta a Porta: i processi si fanno nelle aule di Giustizia non ai congressi. Io non sono entrato in politica per alimentare quel metodo che si fonda sulla convenienza del momento ma per cambiarla quella politica costruendo un progetto fatto di ideali di valori di principi non contrattabili
                  Amarezza che cresce guardando alle Marche dove l’Idv sta con il Pd alleato con l’Udc che ha chiesto la fuoriuscita della sinistra presente nel Governo uscente?
                  Certamente. Ripeto: non condivido l’alleanza con l’Udc di Cuffaro ma anche di Cesa di De Mita. Così come mi fa rabbrividire l’idea di un dopo Berlusconi con Casini. Ai giovani dico: comprendo i vostri sentimenti di sconforto, resistete continuando a battervi per quei valori, quegli ideali che ci vedono dalla stessa parte della barricata. Sappiate che in me potrete continuare a vedere un faro che rischiara la notte in attesa dell’alba che verrà, ne sono certo
                  Donadi le ricorda che a stare contro De Luca si favorisce la camorra...
                  Voglio una Campania libera dalla camorra e dall’illegalità ecco perché di fronte al crollo morale del centrosinistra occorrevano altre candidature e non imputati di processi gravissimi.
                  L’alternativa politica in cui crede comprende anche il Pd?
                  Anche con il Pd certo se rinuncerà al laboratorio con l’Udc. L’alternativa a Berlusconi è la costruzione di una sinistra plurale, con l’Idv e con i movimenti.
                  Sinistra plurale equivale a Federazione della Sinistra di Nichi Vendola?
                  Sì. Vendola è un interlocutore privilegiato, serio non populista. Stiamo lavorando assieme per un’unità a sinistra contro il male che è la frammentazione. Che è poi la sintesi del mio intervento al Congresso accolto con grande entusiasmo e calore soprattutto dai giovani. La speranza è accelerare in questa direzione e non fare passi da gambero in nome del tatticismo politico. Tengo la barra dritta in vista delle politiche: nessun cedimento in termini di coerenza su questioni fondanti e costruzione di una politica nuova non nelle sigle ma nei contenuti
                  Nel frattempo non vede la necessità di un rinnovamento del partito a livello territoriale?
                  Il problema esiste ed è un problema di chiarezza di intenti e di modalità per raggiungerli. L’Idv è speranza e la speranza non può essere tradita. Invece molti si stanno allontanando proprio in virtù di questo scollamento tra il dire e il fare. Non abbiamo bisogno di un partito che seleziona la sua classe dirigente solo con le tessere ma attraverso il coinvolgimento della rete, delle piazze che non possono essere strumentalizzate. Una svolta significativa al Congresso è stata l’elezione di Rudi Russo a coordinatore nazionale dei giovani che saprà mantenere il collegamento con quella piazza che sembra essere divenuta un ingombro. Un partito vero si deve fondare su un patto serio tra chi sta dentro e chi sta fuori in un costante rapporto rispettoso dei ruoli che poi altro non è che democrazia partecipativa.
                  da il Fatto Quotidiano del 9 febbraio
                  "
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                    #24
                    Delitti a fin di bene


                    di Marco Travaglio

                    Nel "processo breve" a se stesso celebrato da Enzo De Luca al congresso Idv, mancavano la pubblica accusa e un’informazione decente che conoscesse le carte. C’era solo l’imputato, che infatti si è assolto fra gli applausi, raccontando al popolo dipietrista quel che aveva già fatto credere al suo partito, il Pd. E cioè che è stato rinviato a giudizio due volte per truffa allo Stato, associazione a delinquere, concussione e falso per un’opera buona: aver consentito agli ex lavoratori dell’Ideal Standard di continuare a godere della cassintegrazione.

                    Naturalmente è una superballa. Quei lavoratori sono disoccupati. Che cosa è successo davvero? Non si tratta delle accuse di un pm impazzito (Gabriella Nuzzi, cacciata da Salerno dopo aver osato indagare su De Luca e sulla fogna politico-giudiziaria di Catanzaro, vedi caso De Magistris). Si tratta delle ordinanze di rinvio a giudizio firmate da due gup, due giudici terzi. Lo stabilimento altamente produttivo dell’Ideal Standard di Salerno fu chiuso, i dipendenti finirono in mobilità, i suoli industriali che valevano miliardi vennero ceduti a prezzi irrisori a un gruppo di speculatori-immobiliaristi dell’Emilia Romagna (terra cara all’allora ministro dell’Industria, Pier Luigi Bersani).

                    Questi scesero a Salerno, finanziati da banche emiliane e venete e da una finanziaria di San Marino, per realizzare un’operazione irrealizzabile, fittizia – il parco marino Sea Park – e così strappare indebitamente la cassintegrazione e incamerare sontuosi finanziamenti pubblici. Uno dei beneficiari dell’operazione – come han ricostruito i giudici – fu il costruttore Vincenzo Grieco, amico di De Luca e proprietario dei terreni sulla litoranea orientale, destinata al Sea Park da un’apposita variante urbanistica illegittima che trasformò i suoli da agricoli in turistici.

                    I modenesi della Sea Park avrebbero versato a Grieco fondi neri per 29 miliardi di lire e promesso al comune di Salerno di versarne altri 22 di oneri concessori non dovuti, con garanzia fideiussoria. I 29 miliardi sarebbero finiti sui conti della famiglia di Grieco e da questo prelevati in contanti per distribuirli un po’ in giro. Il gruppo Sea Park fu poi costretto a sputare altri 6 miliardi extra-bilancio, con assegni bancari girati per l’incasso a un collaboratore di Grieco, che li parcheggiò su un conto Unicredit per essere poi prelevati in contanti o girati su conti della famiglia Grieco.

                    Nonostante il salasso, la Sea Park non riuscì a ottenere la proprietà dei terreni di Grieco, che, oltre a tutti i soldi incamerati, seguita pure a lucrare sull’aumento della rendita fondiaria dei terreni, gentile omaggio della giunta De Luca. Intanto il gruppo emiliano, spolpato dai salernitani, è ridotto sul lastrico. Gli subentra un consorzio di società immobiliari e del ramo rifiuti capitanato da un faccendiere bresciano pregiudicato, Angelo Tiefenthaler.

                    De Luca appoggia anche lui per un fantomatico programma di "riconversione industriale", utilissimo per ottenere indebitamente le indennità di mobilità e cassa straordinaria per gli ex lavoratori Ideal Standard. Al posto del parco marino, si dice, nascerà un centro turistico-commerciale e, al posto dell’Ideal Standard, un bell’inceneritore. Invece spunta una centrale termoelettrica, opera della multinazionale svizzera Egl e gemella di quella di Sparanise (raccontata dal Fatto a proposito delle liaisons fra finanza rossa emiliana e clan Cosentino).

                    Per queste vicende la pm Nuzzi aveva chiesto al gip l’arresto di De Luca e al Parlamento l’autorizzazione a usare certe sue intercettazioni indirette. Richieste respinte. Il gip distrusse addirittura le bobine gettandole nell’inceneritore, anziché attendere la decisione della Consulta (che di lì a poco ne decretò la piena utilizzabilità); subito dopo il fratello del gip, Luca Sgroia, diventò segretario dei Ds di Eboli e aprì la campagna elettorale per De Luca sindaco di Salerno. E ora chi ha stomaco forte lo elegga pure governatore della Campania.

                    Da il Fatto Quotidiano del 9 febbraio
                    "
                    Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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