Originariamente Scritto da Liam & Me
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Integrarsi per me non vuol dire avere un lavoro dignitoso, ma prendere e sentire propria la cività del paese di cui sono diventato figlio, di cui mi devo sentire figlio.
Questo vuol dire in soldoni che io, musulmano in occidente, da quel momento so che devo relegare il mio Allah nella sfera privata del "religioso", so che il Corano non deve rappresentare più la mia misura e la misura del vivere dei popoli ma solo un libro di religione, devo accettare come mia l'evoluzione che i paesi islamici non hanno avuto e voluto, e che dall'Illuminismo ha scaturito, da noi, gli stati come li conosciamo:
Eccola l'integrazione, ed è proprio in Inghilterra che quella proposta ci insegna che la scorza non è stata penetrata nel profondo, se si invocano i tribunali islamici.
Non credere che la maggioranza, solo perchè silenziosa, la pensi diversamente:
La comunità pakistana* inglese, così integrata da dare i suoi figli di terza o quarta generazione al martirio, segue il suo Allah, non la Regina.
* L'11/09/2001 ero a Londra, e la sera stessa dell'attentato ho avuto la ventura di cenare con un ragazzo pakistano integrato, almeno a guardare la "cartolina" (appartamento di proprietà a Chelsea, papi coi soldi a stipendiare gli studi) ma a sentire i suoi brindisi all'abbattimento dei simboli del satana, i suoi propositi augurali di risveglio dell'Islam contro l'America, il suo immaginare che, una volta svelata la debolezza degli USA le nazioni islamiche, lo stesso Pakistan avrebbero dovuto attaccare gli americani, bene non so quanto sua maestà avrebbe gradito, data l'alleanza con Washington:
L'unica faccia soddisfatta nel ristorante era quella di questo giovane inglese..."Inglese"?
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