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lettera di Luigi Celli...

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    lettera di Luigi Celli...

    da repubblica.it:



    LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss
    avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito
    "Figlio mio, lascia questo Paese"
    di PIER LUIGI CELLI





    L'università La Sapienza di Roma


    Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

    Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
    Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

    Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
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    Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

    Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

    Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

    Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

    Preparati comunque a soffrire.

    Con affetto,
    tuo padre

    L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.
    (30 novembre 2009)



    come nn condividere?

    #2
    non condivido nulla.
    Solita dichiarazione antinazioneitaliana populistica e senza valore.
    Non mi sembra che negli altri paesi ci sia l'eden.
    Vorrei poi sapere suo figlio in cosa si è laureato, perchè se è come quei miei amichetti che si sono laureati in "scienze del nulla" e ora maledicono destra e manca perchè sono finiti a fare i postini senza riflettere che forse più che del sistema a essere fallata c'era la loro scelta di facoltà, la cosa sarebbe ancora più evidente.


    Tessera N° 6

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      #3
      Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
      non condivido nulla.
      Solita dichiarazione antinazioneitaliana populistica e senza valore.
      Non mi sembra che negli altri paesi ci sia l'eden.
      Vorrei poi sapere suo figlio in cosa si è laureato, perchè se è come quei miei amichetti che si sono laureati in "scienze del nulla" e ora maledicono destra e manca perchè sono finiti a fare i postini senza riflettere che forse più che del sistema a essere fallata c'era la loro scelta di facoltà, la cosa sarebbe ancora più evidente.

      Scusa, ma tu in altri paesi ci hai vissuto?

      E per viverci intendo lavorarci per qualche anno e pagarci le tasse. Perchè se non l'hai fatto mi sa che si finisce per parlare del nulla.
      B & B with a little weed










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        #4
        Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
        Scusa, ma tu in altri paesi ci hai vissuto?

        E per viverci intendo lavorarci per qualche anno e pagarci le tasse. Perchè se non l'hai fatto mi sa che si finisce per parlare del nulla.
        Ho girato altri paesi e ho visto come funziona.
        Se hai un minimo di esperienza e capacità di osservazione non è necessario vivere xxxxxxxxx anni per tirare le somme.
        Conosco poi molti amici che vivono fuori e che all'inizio la pensavano come "voi" e che poi col passare del tempo si sono totalmente disillusi.
        In UK nell'ultimo anno i disoccupati si contano col pallottoliere (e ogni piastrina simbolleggia una migliaia), in USA idem, i nodi stanno venendo a galla.
        Io non dico che l'Italia non ha problemi ne che è l'Italia l'Eden.
        Ma questi appelli ad andarsene a mollare il Pese come se fossimo in Kenya o Congo francamente mi fanno ridere.


        Tessera N° 6

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          #5
          Figlio mio vattene da questo paese, perchè essere diversi è un pregio, perchè tanti tuoi concittadini si vergognano di esserne parte, i stessi che plaudono all'invasione fisica e culturale da ogni parte del mondo.
          Figlio mio nato nella terra dei cesari e che t'impongono mode giamaicane, rap del bronx e un mangiare che della tua terra non ha niente.
          Figlio mio servo del sistema, e dei finti sobillatori dello stesso vattene dammi retta che l'Italia non c'è più.
          Figlio mio un'avvertenza quando vai occhio perchè fuori sono molto meno gentili che da noi........amen
          Tutto ciò che ami rimane, il resto è scorie. Tutto ciò che ami non ti può essere sottratto. Tutto ciò che ami è la tua stessa eredità..." (Ezra Pound)

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            #6
            Mattia Celli è all'ultimo anno di ingegneria meccanica Mattia Celli risponde alla lettera: “Devo decidere”

            mi fanno sorridere le parole del padre... che punta il dito contro qualcosa alla quale lui appartiene alla grande..

            Blog per i circoli della libertÃ*: Il figlio di Celli? Fugga dal padre. Daniela Santanchè

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              #7
              YouTube - L'Italia da distruggere - La meglio gioventù
              Originariamente Scritto da gorgone
              è plotino la chiave universale per le vagine
              Originariamente Scritto da gorgone
              secondo me sono pazzi.

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                #8
                Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
                Ho girato altri paesi e ho visto come funziona.
                Se hai un minimo di esperienza e capacità di osservazione non è necessario vivere xxxxxxxxx anni per tirare le somme.
                Conosco poi molti amici che vivono fuori e che all'inizio la pensavano come "voi" e che poi col passare del tempo si sono totalmente disillusi.
                In UK nell'ultimo anno i disoccupati si contano col pallottoliere (e ogni piastrina simbolleggia una migliaia), in USA idem, i nodi stanno venendo a galla.
                Io non dico che l'Italia non ha problemi ne che è l'Italia l'Eden.
                Ma questi appelli ad andarsene a mollare il Pese come se fossimo in Kenya o Congo francamente mi fanno ridere.

                La differenza la vedi se hai lavorato in posti diversi e puoi vedere, carta e penna alla mano, la differenza. E chiaramente parlo in generale, comunità di italiani all'estero ne frequento diverse.

                L'eden non c'è da nessuna parte: nessuno ti copre d'oro senza avere niente in cambio, ma onestamente non vedo perchè dovrebbero farlo.

                La crisi c'è stata per tutti, c'è chi l'ha sentita di più, chi meno.
                Però se mi dici che c'è chi era emigrato pensando di diventare milionario facendo il cameriere (per dire), allora è un altro discorso.


                La differenza, rispetto all'Italia, sta nel numero di offerte di lavoro e nella possibilità di giocarsela ad armi pari, contando solo sulle proprie competenze/abilità. In questo in Italia siamo davvero anni luce dai paesi del nord europa (confronta gli stipendi per i neolaureati), se dici che hai girato molto dovresti essertene reso conto. In caso contrario, perdonami, mi sa che non hai proprio "capito come funziona".
                Last edited by Liam & Me; 02-12-2009, 15:21:29.
                B & B with a little weed










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                  #9
                  In medio stat virtus.

                  Che l'estero non sia un paradiso e' pacifico. I problemi son ovunque, e soprattutto in tempi di crisi, le cinghie le devono stringere sia gli inglesi, sia i tedeschi che gli italiani(i quali forse l'hanno allentata un po meno negli anni passati rispetto ad altri).


                  E' pur vero che secondo l'italiano, la colpa e' sempre dell'altro.

                  Giusto criticare la nostra politica, giusto criticare alitalia o i raccomandati...peccato che quando tocchi a noi, ecco che entriamo perfettamente nel "sistema italico", fatto di raccomandazioni, di amici di amici, di "un aiutino", di "ho una famiglia".

                  E questo vale per lo spazzino, per l'impiegato e per il manager.

                  Forse un po di autocritica aiuterebbe a guardare il problema con un occhio un po piu critico.
                  E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

                  Commenta


                    #10
                    Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggio
                    In medio stat virtus.

                    Che l'estero non sia un paradiso e' pacifico. I problemi son ovunque, e soprattutto in tempi di crisi, le cinghie le devono stringere sia gli inglesi, sia i tedeschi che gli italiani(i quali forse l'hanno allentata un po meno negli anni passati rispetto ad altri).


                    E' pur vero che secondo l'italiano, la colpa e' sempre dell'altro.

                    Giusto criticare la nostra politica, giusto criticare alitalia o i raccomandati...peccato che quando tocchi a noi, ecco che entriamo perfettamente nel "sistema italico", fatto di raccomandazioni, di amici di amici, di "un aiutino", di "ho una famiglia".

                    E questo vale per lo spazzino, per l'impiegato e per il manager.

                    Forse un po di autocritica aiuterebbe a guardare il problema con un occhio un po piu critico.
                    quoto totalmente quello che hai detto ma ti dico pure che ogni tanto c'e' qualcuno che la raccomandazione non la vuole

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                      #11
                      Originariamente Scritto da Ferdix Visualizza Messaggio
                      Mattia Celli è all'ultimo anno di ingegneria meccanica Mattia Celli risponde alla lettera: “Devo decidere”

                      mi fanno sorridere le parole del padre... che punta il dito contro qualcosa alla quale lui appartiene alla grande..

                      Blog per i circoli della libertÃ*: Il figlio di Celli? Fugga dal padre. Daniela Santanchè

                      La lettera è apprezzabile sotto diversi punti di vista, in primis nel mettere in luce, con chiarezza, una situazione del mercato del lavoro che troppo spesso viene nascosta sotto il manto di dati macroeconomici interpretati secondo convenienza. Apprezzabile anche nel non edulcorare la realtà e nel non fornire false speranze a chi si avvia alla carriera lavorativa.
                      E' censurabile, allo stesso tempo, sotto altri non meno rilevanti aspetti. Innanzitutto nell'ideologia dell'abbandono del paese, nel dichiararsi indisponibili alla lotta sull'unico campo di battaglia che idealmente ci dovrebbe appartenere, per cercare soddisfazioni professionali consolatorie in giro per il mondo. Naturalmente la scelta di andare via dall'Italia è una scelta rispettabile e, in qualche caso, meritoria ma deve essere, appunto, una scelta e non l'unica strada che ci viene prospettata. Se, come molti commentatori hanno fatto notare, tutte le menti migliori abbandonassero il paese, cosa rimarrebbe dell'Italia? Non può passare questa idea, anche perché, se ciò avvenisse, dovremmo trarne la conseguenza, noi che siamo rimasti in Italia, di essere i vigliacchi, quelli che si piegano al compromesso, quelli che si accontentano. E non è così per tutti; tra coloro che hanno fatto la scelta di rimanere vi è gente che ha deciso che il proprio paese deve essere cambiato dall'interno, che devono essere sabotate da dentro le leve marce del potere italiano.
                      Infine, una lettera del genere sarebbe stata più credibile se scritta da un padre operaio ad un figlio che aspira a migliorare, nel mondo del lavoro, la propria posizione sociale (a proposito le statistiche sulla mobilità sociale in Italia sono drammatiche); se proviene da un padre che è espressione del potere univeristario, di una delle baronie che nessun cambio di vento politico è mai stata in grado di scalfire, rischia di risultare retorica e poco altro.
                      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                      ma_75@bodyweb.com

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                        #12
                        Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
                        La differenza la vedi se hai lavorato in posti diversi e puoi vedere, carta e penna alla mano, la differenza. E chiaramente parlo in generale, comunità di italiani all'estero ne frequento diverse.

                        L'eden non c'è da nessuna parte: nessuno ti copre d'oro senza avere niente in cambio, ma onestamente non vedo perchè dovrebbero farlo.

                        La crisi c'è stata per tutti, c'è chi l'ha sentita di più, chi meno.
                        Però se mi dici che c'è chi era emigrato pensando di diventare milionario facendo il cameriere (per dire), allora è un altro discorso.


                        La differenza, rispetto all'Italia, sta nel numero di offerte di lavoro e nella possibilità di giocarsela ad armi pari, contando solo sulle proprie competenze/abilità. In questo in Italia siamo davvero anni luce dai paesi del nord europa (confronta gli stipendi per i neolaureati), se dici che hai girato molto dovresti essertene reso conto. In caso contrario, perdonami, mi sa che non hai proprio "capito come funziona".

                        Quoto, bravo Liam!

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                          #13
                          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                          Infine, una lettera del genere sarebbe stata più credibile se scritta da un padre operaio ad un figlio che aspira a migliorare, nel mondo del lavoro, la propria posizione sociale (a proposito le statistiche sulla mobilità sociale in Italia sono drammatiche); se proviene da un padre che è espressione del potere univeristario, di una delle baronie che nessun cambio di vento politico è mai stata in grado di scalfire, rischia di risultare retorica e poco altro.

                          quoto davvero
                          B & B with a little weed










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                            #14
                            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                            La lettera è apprezzabile sotto diversi punti di vista, in primis nel mettere in luce, con chiarezza, una situazione del mercato del lavoro che troppo spesso viene nascosta sotto il manto di dati macroeconomici interpretati secondo convenienza. Apprezzabile anche nel non edulcorare la realtà e nel non fornire false speranze a chi si avvia alla carriera lavorativa.
                            E' censurabile, allo stesso tempo, sotto altri non meno rilevanti aspetti. Innanzitutto nell'ideologia dell'abbandono del paese, nel dichiararsi indisponibili alla lotta sull'unico campo di battaglia che idealmente ci dovrebbe appartenere, per cercare soddisfazioni professionali consolatorie in giro per il mondo. Naturalmente la scelta di andare via dall'Italia è una scelta rispettabile e, in qualche caso, meritoria ma deve essere, appunto, una scelta e non l'unica strada che ci viene prospettata. Se, come molti commentatori hanno fatto notare, tutte le menti migliori abbandonassero il paese, cosa rimarrebbe dell'Italia? Non può passare questa idea, anche perché, se ciò avvenisse, dovremmo trarne la conseguenza, noi che siamo rimasti in Italia, di essere i vigliacchi, quelli che si piegano al compromesso, quelli che si accontentano. E non è così per tutti; tra coloro che hanno fatto la scelta di rimanere vi è gente che ha deciso che il proprio paese deve essere cambiato dall'interno, che devono essere sabotate da dentro le leve marce del potere italiano.
                            Infine, una lettera del genere sarebbe stata più credibile se scritta da un padre operaio ad un figlio che aspira a migliorare, nel mondo del lavoro, la propria posizione sociale (a proposito le statistiche sulla mobilità sociale in Italia sono drammatiche); se proviene da un padre che è espressione del potere univeristario, di una delle baronie che nessun cambio di vento politico è mai stata in grado di scalfire, rischia di risultare retorica e poco altro.
                            assolutamente d'accordo

                            Commenta


                              #15
                              Quoto in ottima parte la posizione di MA_75, ma sottolineo che io sono ancora più contrario e diffidente verso questa lettera.

                              Mi sembra un modo molto populista (anche nello stile e nelle parole scelte per dire ciò che ha detto) per dire cose che francamente mi sembrano di una banalità tale che non è possibile siano uscite dal direttore generale della LUISS e che si presume abbia una capacità analitica che va oltre al "l'Italia fa schifo, figlio vattene".

                              Io non metto in dubbio che molti trovano all'estero quello che qui non sono riusciti a trovare, ma molti di quelli che conosco se ne vanno all'estero con utopie e sogni che una volta all'estero non trovano riscontro ma comunque per orgoglio non ammettono il fallimento e pertanto "non fanno statistica".
                              Senza contare quelli che apertamente mi dicono che si trovano bene all'estero non tanto perchè si sono realizzati economicamente o nel mondo lavorativo (cosa di cui si tratta nella lettera del Celli), ma semplicemente perchè se ne vanno dalla famiglia o da un contesto social-familiare che in Italia li opprimeva.

                              Io continuo a pensare che per la mia esperienza il 75% di quelli che dall'Italia sono andati all'estero non hanno migliorato di un millimetro la loro posizione lavorativa ed economica.
                              Molti dei miei amici, ad esempio, mi dicono che a Londra guadagnano di piu, ma altrettanto di piu spendono (e non parlo di bagordi ma di vitto e alloggio ecc.ecc.).
                              E allora mi chiedo al di la dello spirito di ribellione che porta un giovane a vivere bene anche nel cesso pubblico di una stazione pur di dire che vive da solo e in modo "autonomo" se poi realmente le proposte che questi paesi esteri danno ai nostri compatrioti emigranti siano reali o una sorta di sogno.


                              Tessera N° 6

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