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Lavoro: chi non ce l'ha... (neodiplomati, neolaureati, colloqui, ecc)
Guarda che il "circolo vizioso" di cui tu stai parlando non lo vogliono le aziende, lo vuole il mercato e l'economia. Oggi si va verso la specializzazione e la competitività: se non soddisfi questi due criteri chiudi. Ecco, questo sistema è una merda perchè discrimina molte persone che possono restare indietro rispetto agli altri, ma cosa si può fare ? Il sistema è così e non si può cambiare, si può però cambiare la mentalità di questi bimbiminchia che oggi più che mai non fanno un *****. Fatti un giretto e quante ne vedi di queste persone ? Sinceramente io ne vedo ben di più anche rispetto a 15-20 anni fa'. Tu mi dirai che non tutti hanno la possibilità di emergere e questo è giusto, ma è anche vero che il 95 % degli italiani ha la possibilità di rimboccarsi le maniche e di migliorare cosa che molto spesso non avviene.
Hai ragione... mi sono espresso male. E' ovvio che anche le aziende sono in qualche modo vittime della legge spietata del mercato.
Perdonatemi (questo anche nei confronti di Green)... Il "rimboccarsi le maniche" cosa significa in senso pratico?
Credo che cercare, stage (gratuiti, per carità!!!), come nel mio caso, e desideroso di imparare sul campo non sia rimboccarsi le maniche??? In fondo le mie attività sarebbero svolte gratis... Finora, anche se è solo un mese che cerco, nessuna impresa me ne ha dato l'opportunità...
A livello legislativo-governativo forse è anche giusto che si possa avere questa opportunità (almeno una!). Poi lì giocheresti le tue carte... (anche le Università dovrebbero far qualcosa in questo senso...invece non tutte le fanno... La mia non lo ha fatto... colpa dei fondi insufficienti? Dei tagli? ...fatto sta che questa è la situazione)
Si ma ancora non ho capito in cosa si dovrebbe concretizzare l'aiuto.
Cmq in linea generale uno stato non puo far tutto per l'individuo, suvvia. Non viviamo in un economia pianificata
Credo che il problema fondamentale, almeno in Italia, sia il mancato raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro. Da quando metti piede in una scuola, a 6 anni, fino a quando esci dall'università, mettiamo a 24, di fatto lo stato ti ha seguito passo passo, ti ha imboccato, ti ha tracciato una comoda strada che tu dovevi solo seguire. Poi, improvvisamente, ti manca qualunque guida, devi fare tutto da solo e non tutti sono in grado di farlo. Il trauma maggiore è proprio quello di dover decidere senza avere attorno un sistema che ti aiuti a farlo. Nel concreto il raccordo università-mondo del lavoro andrebbe inteso, ad esempio, con l'incremento dei tirocini, che non devono, però, essere fittizi (leggi utili solo all'azienda che guadagna per 6 mesi un lavoratore pagato dallo stato), ma, piuttosto, mirati, ovvero collegati ad aziende che poi abbiano realmente l'interesse ad investire sui giovani. E' ovvio che, alla fine, uno debba poi scegliere in autonomia, però è innegabile che al momento i laureati hanno solo una sensazione di disorientamento appena escono dalla laurea.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Credo che il problema fondamentale, almeno in Italia, sia il mancato raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro. Da quando metti piede in una scuola, a 6 anni, fino a quando esci dall'università, mettiamo a 24, di fatto lo stato ti ha seguito passo passo, ti ha imboccato, ti ha tracciato una comoda strada che tu dovevi solo seguire. Poi, improvvisamente, ti manca qualunque guida, devi fare tutto da solo e non tutti sono in grado di farlo. Il trauma maggiore è proprio quello di dover decidere senza avere attorno un sistema che ti aiuti a farlo. Nel concreto il raccordo università-mondo del lavoro andrebbe inteso, ad esempio, con l'incremento dei tirocini, che non devono, però, essere fittizi (leggi utili solo all'azienda che guadagna per 6 mesi un lavoratore pagato dallo stato), ma, piuttosto, mirati, ovvero collegati ad aziende che poi abbiano realmente l'interesse ad investire sui giovani. E' ovvio che, alla fine, uno debba poi scegliere in autonomia, però è innegabile che al momento i laureati hanno solo una sensazione di disorientamento appena escono dalla laurea.
Credo che il problema fondamentale, almeno in Italia, sia il mancato raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro. Da quando metti piede in una scuola, a 6 anni, fino a quando esci dall'università, mettiamo a 24, di fatto lo stato ti ha seguito passo passo, ti ha imboccato, ti ha tracciato una comoda strada che tu dovevi solo seguire. Poi, improvvisamente, ti manca qualunque guida, devi fare tutto da solo e non tutti sono in grado di farlo. Il trauma maggiore è proprio quello di dover decidere senza avere attorno un sistema che ti aiuti a farlo. Nel concreto il raccordo università-mondo del lavoro andrebbe inteso, ad esempio, con l'incremento dei tirocini, che non devono, però, essere fittizi (leggi utili solo all'azienda che guadagna per 6 mesi un lavoratore pagato dallo stato), ma, piuttosto, mirati, ovvero collegati ad aziende che poi abbiano realmente l'interesse ad investire sui giovani. E' ovvio che, alla fine, uno debba poi scegliere in autonomia, però è innegabile che al momento i laureati hanno solo una sensazione di disorientamento appena escono dalla laurea.
Questo e' senza dubbio vero, ma e' un problema di come e' strutturata l'università italiana.
Il fatto che ti dia una mole teorica consistente, ma nessun caso pratico e' un malus non indifferente per imparare ad orientarsi.
Questo, unito all'indolenza tipica italiana rende arduo trovare lavoro.
E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
Hai ragione... mi sono espresso male. E' ovvio che anche le aziende sono in qualche modo vittime della legge spietata del mercato.
Perdonatemi (questo anche nei confronti di Green)... Il "rimboccarsi le maniche" cosa significa in senso pratico?
Credo che cercare, stage (gratuiti, per carità!!!), come nel mio caso, e desideroso di imparare sul campo non sia rimboccarsi le maniche??? In fondo le mie attività sarebbero svolte gratis... Finora, anche se è solo un mese che cerco, nessuna impresa me ne ha dato l'opportunità...
A livello legislativo-governativo forse è anche giusto che si possa avere questa opportunità (almeno una!). Poi lì giocheresti le tue carte... (anche le Università dovrebbero far qualcosa in questo senso...invece non tutte le fanno... La mia non lo ha fatto... colpa dei fondi insufficienti? Dei tagli? ...fatto sta che questa è la situazione)
Si, è rimboccarsi le maniche, ma nel tuo caso è diverso. La tua è solo sfortuna perchè probabilmente sei specializzato in un settore che non "tira". E' il momento meno opportuno per cercare lavoro, questo lo sai, lo sappiamo tutti. Ecco perchè ti dico che la facilità di trovare lavoro dipende anche, ma non solo, dal fatto che il mercato non sia saturo.
Questo e' senza dubbio vero, ma e' un problema di come e' strutturata l'università italiana.
Il fatto che ti dia una mole teorica consistente, ma nessun caso pratico e' un malus non indifferente per imparare ad orientarsi.
Questo, unito all'indolenza tipica italiana rende arduo trovare lavoro.
Il problema di fondo è che si considera sempre l'università come un punto d'arrivo e non come un punto d'inizio. Il 98 % degli studenti presa la laurea non si studia più. Invece bisogna studiare per tutta la vita, non c'è nulla da fare. L'università non ti da neanche le basi per trovare lavoro: l'università ti da il pezzo di carta che ti permette di prenderti qualche responsabilità in più rispetto ad uno che magari il pezzo di carta non ce l'ha (almeno nel mio caso).
Si ma ancora non ho capito in cosa si dovrebbe concretizzare l'aiuto.
Cmq in linea generale uno stato non puo far tutto per l'individuo, suvvia. Non viviamo in un economia pianificata
Allora io amo l'italia e non la lascerei mai, però a parer mio per come sono attualmente le cose c'è poco da fare puoi esser stra-specializzato, ma se non sei inserito già dalla situazione sociale (intesa come estrazione) non riesci a fare un tubo io attualmente la penso cosi, poi mi sbaglio, ma parlo della mia esperienza , lavoro e non mi posso lamentare perchè faccio ciò volevo fare, con una paga più che dignitosa per i miei 27 anni, ma molti con più titoli di me specializzati ecc. vestono con giacca e cravatta ma spesso prendono meno di me alla mia età e forse un giorno (40 anni) avranno un buon stipendio e potranno fare proggetti, io intanto sto già pagando il mio mutuo, forse la faccio troppo complicata, ma io sono concreto, penso alla sostanza e nel nostro paese questo raggionamento secondo me paga, poi le cose potrebbero cambiare ma non centra la volontà dell'individuo, conosco tanti ragazzi veramente brillanti che sono precari da anni.
I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.
Il problema di fondo è che si considera sempre l'università come un punto d'arrivo e non come un punto d'inizio. Il 98 % degli studenti presa la laurea non si studia più. Invece bisogna studiare per tutta la vita, non c'è nulla da fare. L'università non ti da neanche le basi per trovare lavoro: l'università ti da il pezzo di carta che ti permette di prenderti qualche responsabilità in più rispetto ad uno che magari il pezzo di carta non ce l'ha (almeno nel mio caso).
E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
Il problema di fondo è che si considera sempre l'università come un punto d'arrivo e non come un punto d'inizio. Il 98 % degli studenti presa la laurea non si studia più. Invece bisogna studiare per tutta la vita, non c'è nulla da fare. L'università non ti da neanche le basi per trovare lavoro: l'università ti da il pezzo di carta che ti permette di prenderti qualche responsabilità in più rispetto ad uno che magari il pezzo di carta non ce l'ha (almeno nel mio caso).
Questo è vero ed è colpa anche dell'università che è un sistema assolutamente autoreferenziale in cui molti ancora si rapportano agli studenti come se facessero loro la degnazione di farli assistere ad una propria lezione. Il mondo del lavoro, dentro l'università, spesso è solo un fastidioso rumore che proviene dall'esterno. Per questo non me sento di addossare tutta la colpa agli studenti, anche perchè vengono "drogati" da un sistema che non li abitua a pensare al "dopo", per cui molti maturano la convinzione che, avendo seguito la lezione del Prof xx, luminare mondiale in yy non potranno non trovare lavoro il giorno stesso della tesi.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Si, è rimboccarsi le maniche, ma nel tuo caso è diverso. La tua è solo sfortuna perchè probabilmente sei specializzato in un settore che non "tira". E' il momento meno opportuno per cercare lavoro, questo lo sai, lo sappiamo tutti. Ecco perchè ti dico che la facilità di trovare lavoro dipende anche, ma non solo, dal fatto che il mercato non sia saturo.
Il problema di fondo è che si considera sempre l'università come un punto d'arrivo e non come un punto d'inizio. Il 98 % degli studenti presa la laurea non si studia più. Invece bisogna studiare per tutta la vita, non c'è nulla da fare. L'università non ti da neanche le basi per trovare lavoro: l'università ti da il pezzo di carta che ti permette di prenderti qualche responsabilità in più rispetto ad uno che magari il pezzo di carta non ce l'ha (almeno nel mio caso).
Allora io amo l'italia e non la lascerei mai, però a parer mio per come sono attualmente le cose c'è poco da fare puoi esser stra-specializzato, ma se non sei inserito già dalla situazione sociale (intesa come estrazione) non riesci a fare un tubo io attualmente la penso cosi, poi mi sbaglio, ma parlo della mia esperienza , lavoro e non mi posso lamentare perchè faccio ciò volevo fare, con una paga più che dignitosa per i miei 27 anni, ma molti con più titoli di me specializzati ecc. vestono con giacca e cravatta ma spesso prendono meno di me alla mia età e forse un giorno (40 anni) avranno un buon stipendio e potranno fare proggetti, io intanto sto già pagando il mio mutuo, forse la faccio troppo complicata, ma io sono concreto, penso alla sostanza e nel nostro paese questo raggionamento secondo me paga, poi le cose potrebbero cambiare ma non centra la volontà dell'individuo, conosco tanti ragazzi veramente brillanti che sono precari da anni.
Questo è vero ed è colpa anche dell'università che è un sistema assolutamente autoreferenziale in cui molti ancora si rapportano agli studenti come se facessero loro la degnazione di farli assistere ad una propria lezione. Il mondo del lavoro, dentro l'università, spesso è solo un fastidioso rumore che proviene dall'esterno. Per questo non me sento di addossare tutta la colpa agli studenti, anche perchè vengono "drogati" da un sistema che non li abitua a pensare al "dopo", per cui molti maturano la convinzione che, avendo seguito la lezione del Prof xx, luminare mondiale in yy non potranno non trovare lavoro il giorno stesso della tesi.
E' la sacrosanta verità...
Purtroppo quando ero dentro non l'ho capito...
la Repubblica Italiana dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro.
Ecco...lo Stato italiano sta venendo meno a questo fonamentale pilastro...
non è solo questione di globalizzazione...ecc....èè questione che il mercato del lavoro è in mano a dei farabutti...le agenzie per il lavoro...un tempo interinali e unn tempo ancora ufffici di collocamento....
ho girato un po' per l'europa e sono stato anche negli stati uniti...li esistono ueste agenzie ma non funzionano come da noi..
vi sembra normale che un neolaureato lavori in un call center outbound con partita iva e ogni giorno debba pagare l'affitto della postazione e in caso di malattia sia costretto ugualmente a pagarsi l'affitto della postazione?
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