È arrivato il responso delle prime elezioni locali da quando è alla Casa Bianca, ed è una sonora sconfitta per Obama.
Il suo partito ha perso due governatori di due stati importanti, non ha conquistato il sindaco di New York, e può solo parzialmente consolarsi con la vittoria nel distretto numero 23 dello stato di New York, dove era in lizza il posto di uno dei 435 deputati alla Camera di Washington.
New Jersey
È stata la sconfitta più bruciante per i democratici, perché lo Stato è notoriamente “blu”, filodemocratico. Il governatore uscente Jon Corzine, amico personale di Obama, ex manager della Goldman Sachs, ha speso per la campagna cinque volte tanto il suo avversario, Chris Christie, che lo battuto con il 48,8% contro il suo 44,6%. C’era anche un terzo incomodo, l’indipendente Dagget, che con i suoi toni anti-tasse ha sicuramente danneggiato più Christie che non Corzine. Obama aveva fatto tre viaggi nelle ultime settimane nello Stato ed aveva partecipato a cinque comizi a fianco del suo ex collega al Senato: non ha avuto alcun effetto positivo. Un anno fa aveva strabattuto McCain con il suo 57% contro il 42% del repubblicano, il che dà la misura del tracollo di popolarità del partito. Christie, ex procuratore generale, ha così ridato al GOP il governatorato dopo 12 anni di dominio democratico.
Virginia
Era la sconfitta più annunciata dai sondaggi, ma le sue dimensioni ne fanno un caso a sé. Non solo Bob McDonnel ha umiliato Craigh Deed, con 58,7% a 41,33%, ma anche le altre due cariche in palio, quella del luogotenente governatore e del procuratore generale dello Stato sono andate al GOP, con percentuali di distacco attorno ai 18 punti. Obama, che aveva vinto con sei punti 12 mesi fa, era andato due volte ad abbracciare Deed, che ha impostato la sua campagna accusando McDonnell di essere un conservatore sui temi sociali, come i gay e l’aborto, ed è apparso più attento ad essere in sintonia con il liberal Washington Post che con i suoi elettori. I quali, invece, hanno preso bene la propaganda del repubblicano, tutta tesa ai temi dell’economia, della libertà individuale e del governo non invadente, dei trasporti e dell’educazione.
Distretto di New York
Il fazzoletto dello stato al confine con il Canada che è diventato famoso per il caso Dede Scozzafava è stato teatro dell’unico scivolone repubblicano. La candidata del Gop Scozzafava era stata scelta dai burocrati del partito. Per le sue posizioni liberal (pro aborto e nozze gay, e pro tasse e sindacati) era stata aspramente criticata da Sarah Palin e altri superconservatori come Fred Thompson, che avevano invitato a votare Hoffman, candidato del partito conservatore, una realtà che di solito raccoglie le briciole dei voti più rigidamente ortodossi. Quando i sondaggi hanno mostrato che Scozzafava era scivolata al terzo posto, lei si è ritirata e ha appoggiato il democratico Bill Owens. Il suo nome è comunque restato sulla scheda come Repubblicana, e ha preso il 5,5%, regalando la vittoria a Owens (49,3) su Hoffman (45,2%). Insomma un pasticciaccio che ha portato all’autogol: il distretto 23 era in mano ai Repubblicani da 120 anni.
New York City
Doveva essere una passeggiata per il sindaco uscente Mike Bloomberg, indipendente che si è presentato come repubblicano e ha speso quasi 90 milioni di dollari per la campagna. Ha vinto, ma con meno di cinque punti di margine (50,6% contro 46%) e lo sconfitto Bill Thompson, african american ex tesoriere della città, democratico, può essere soddisfatto e prepararsi per la prossima volta. Bloomberg aveva fatto cambiare la legge locale per poter correre per il terzo mandato, e questa sua arroganza in stile Chavez ha maldisposto molti elettori. In più, a New York i democratici registrati sono un multiplo dei minuscoli repubblicani, e Thompson ha beneficiato dall’essere l’alternativa all’esistente in un momento di crisi economica che ha colpito la città (i disoccupati sono oltre il 10%).
Il suo partito ha perso due governatori di due stati importanti, non ha conquistato il sindaco di New York, e può solo parzialmente consolarsi con la vittoria nel distretto numero 23 dello stato di New York, dove era in lizza il posto di uno dei 435 deputati alla Camera di Washington.
New Jersey
È stata la sconfitta più bruciante per i democratici, perché lo Stato è notoriamente “blu”, filodemocratico. Il governatore uscente Jon Corzine, amico personale di Obama, ex manager della Goldman Sachs, ha speso per la campagna cinque volte tanto il suo avversario, Chris Christie, che lo battuto con il 48,8% contro il suo 44,6%. C’era anche un terzo incomodo, l’indipendente Dagget, che con i suoi toni anti-tasse ha sicuramente danneggiato più Christie che non Corzine. Obama aveva fatto tre viaggi nelle ultime settimane nello Stato ed aveva partecipato a cinque comizi a fianco del suo ex collega al Senato: non ha avuto alcun effetto positivo. Un anno fa aveva strabattuto McCain con il suo 57% contro il 42% del repubblicano, il che dà la misura del tracollo di popolarità del partito. Christie, ex procuratore generale, ha così ridato al GOP il governatorato dopo 12 anni di dominio democratico.
Virginia
Era la sconfitta più annunciata dai sondaggi, ma le sue dimensioni ne fanno un caso a sé. Non solo Bob McDonnel ha umiliato Craigh Deed, con 58,7% a 41,33%, ma anche le altre due cariche in palio, quella del luogotenente governatore e del procuratore generale dello Stato sono andate al GOP, con percentuali di distacco attorno ai 18 punti. Obama, che aveva vinto con sei punti 12 mesi fa, era andato due volte ad abbracciare Deed, che ha impostato la sua campagna accusando McDonnell di essere un conservatore sui temi sociali, come i gay e l’aborto, ed è apparso più attento ad essere in sintonia con il liberal Washington Post che con i suoi elettori. I quali, invece, hanno preso bene la propaganda del repubblicano, tutta tesa ai temi dell’economia, della libertà individuale e del governo non invadente, dei trasporti e dell’educazione.
Distretto di New York
Il fazzoletto dello stato al confine con il Canada che è diventato famoso per il caso Dede Scozzafava è stato teatro dell’unico scivolone repubblicano. La candidata del Gop Scozzafava era stata scelta dai burocrati del partito. Per le sue posizioni liberal (pro aborto e nozze gay, e pro tasse e sindacati) era stata aspramente criticata da Sarah Palin e altri superconservatori come Fred Thompson, che avevano invitato a votare Hoffman, candidato del partito conservatore, una realtà che di solito raccoglie le briciole dei voti più rigidamente ortodossi. Quando i sondaggi hanno mostrato che Scozzafava era scivolata al terzo posto, lei si è ritirata e ha appoggiato il democratico Bill Owens. Il suo nome è comunque restato sulla scheda come Repubblicana, e ha preso il 5,5%, regalando la vittoria a Owens (49,3) su Hoffman (45,2%). Insomma un pasticciaccio che ha portato all’autogol: il distretto 23 era in mano ai Repubblicani da 120 anni.
New York City
Doveva essere una passeggiata per il sindaco uscente Mike Bloomberg, indipendente che si è presentato come repubblicano e ha speso quasi 90 milioni di dollari per la campagna. Ha vinto, ma con meno di cinque punti di margine (50,6% contro 46%) e lo sconfitto Bill Thompson, african american ex tesoriere della città, democratico, può essere soddisfatto e prepararsi per la prossima volta. Bloomberg aveva fatto cambiare la legge locale per poter correre per il terzo mandato, e questa sua arroganza in stile Chavez ha maldisposto molti elettori. In più, a New York i democratici registrati sono un multiplo dei minuscoli repubblicani, e Thompson ha beneficiato dall’essere l’alternativa all’esistente in un momento di crisi economica che ha colpito la città (i disoccupati sono oltre il 10%).
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